Al volo. Fotografie di Matteo Chinellato
Dal 17 Gennaio 2013 al 09 Febbraio 2014
Venezia
Luogo: Centro Culturale Candiani
Indirizzo: piazza Candiani 7
Orari: da mercoledì a domenica 16-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 2386111
E-Mail info: candiani@comune.venezia.it
Sito ufficiale: http://candiani.comune.venezia.it
Viviamo una nuova fase dell'Era dell'Iconismo; in parole povere, siamo nell'era dell'immagine automatica, genialmente avviata da Daguerre, con la sua invenzione, nel 1839.
Una fase, quella attuale, detta del "digitale", un lemma per me antipatico, comunque impreciso, che si può confondere con il famoso medicinale, che salvò a suo tempo tante vite con il "mal di cuore".
I francesi, beati loro, l'hanno definito "numérique".
Ma il giovane Matteo è un fotografo anfibio, e queste distinzioni non lo preoccupano, né lo distraggono dalla sua passione per la fotografia.
Matteo ha utilizzato, fin da ragazzo, quand'era mio studente all'Iuav, il vecchio sistema "analogico" (ahimè, altro lemma scioccherello, perché anche l'attuale fotografia elettronica è analogica, riflettendo sulle definizioni di Roland Barthes, datate 1961!).
Ha sempre cercato, con intelligenza anche sportiva, di cogliere vivaci scene d'ambiente, o anomalie, eventi passeggeri, che sono stimoli storici per i fotografi.
E non soltanto i gabbiani in amore del pane gettato in laguna, ma le luci passeggere, e i colori, spesso nuovi e sfolgoranti, quindi sorprendenti. O le emblematiche brume e nebbie veneziane, nel confronto con i cromatismi lampeggianti, come nelle case di Burano, dipinte con pigmenti chimici che imitano i colori televisivi.
Insomma Matteo Chinellato, con un occhio virginale, sta rivisitando, anche nel "banale", il suo habitat e riesce via via a sorprendersi, a scoprire e a segnalare in immagine, aspetti quotidiani del nuovo paesaggio, senza remore per il prima e il dopo della Fotografia, dalla fotochimica alla fotoelettronica.
Ciò che conta per lui, è trattenere in una fotografia un pensiero, una emozione, e a volte egli riesce anche a cogliere un momento di poesia.
La fotografia "veneziana" ha in Matteo un nuovo appassionato, delicato artefice, che merita attenzione per il suo futuro.
Italo Zannier
Una fase, quella attuale, detta del "digitale", un lemma per me antipatico, comunque impreciso, che si può confondere con il famoso medicinale, che salvò a suo tempo tante vite con il "mal di cuore".
I francesi, beati loro, l'hanno definito "numérique".
Ma il giovane Matteo è un fotografo anfibio, e queste distinzioni non lo preoccupano, né lo distraggono dalla sua passione per la fotografia.
Matteo ha utilizzato, fin da ragazzo, quand'era mio studente all'Iuav, il vecchio sistema "analogico" (ahimè, altro lemma scioccherello, perché anche l'attuale fotografia elettronica è analogica, riflettendo sulle definizioni di Roland Barthes, datate 1961!).
Ha sempre cercato, con intelligenza anche sportiva, di cogliere vivaci scene d'ambiente, o anomalie, eventi passeggeri, che sono stimoli storici per i fotografi.
E non soltanto i gabbiani in amore del pane gettato in laguna, ma le luci passeggere, e i colori, spesso nuovi e sfolgoranti, quindi sorprendenti. O le emblematiche brume e nebbie veneziane, nel confronto con i cromatismi lampeggianti, come nelle case di Burano, dipinte con pigmenti chimici che imitano i colori televisivi.
Insomma Matteo Chinellato, con un occhio virginale, sta rivisitando, anche nel "banale", il suo habitat e riesce via via a sorprendersi, a scoprire e a segnalare in immagine, aspetti quotidiani del nuovo paesaggio, senza remore per il prima e il dopo della Fotografia, dalla fotochimica alla fotoelettronica.
Ciò che conta per lui, è trattenere in una fotografia un pensiero, una emozione, e a volte egli riesce anche a cogliere un momento di poesia.
La fotografia "veneziana" ha in Matteo un nuovo appassionato, delicato artefice, che merita attenzione per il suo futuro.
Italo Zannier
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