Museo Illuminato, arte contemporanea e nuovi percorsi museali
Dal 20 Dicembre 2014 al 02 Marzo 2014
Trieste
Luogo: Museo Revoltella
Indirizzo: via Diaz 27
Orari: 10-19; chiuso martedì
Curatori: Lorenzo Michelli
Costo del biglietto: intero 7 €, ridotto 5 €, scuole € 3
Telefono per informazioni: +39 040 6754350 / 4158
E-Mail info: revoltella@comune.trieste.it
Sito ufficiale: http://www.museorevoltella.it/
Con l'obiettivo di valorizzare il patrimonio museale e con un occhio alla contemporaneità il Museo Revoltella di Trieste venerdì 20 dicembre 2013, alle ore 18.30, inaugura la mostra "Museo Illuminato, arte contemporanea e nuovi percorsi museali”.
Il progetto si lega alla mostra Corrispondenze d’arte tenutasi nel settembre 2011 ed intende esserne un ideale proseguimento proponendo al contempo alcune varianti. Se il concetto principale di questa nuova iniziativa è nuovamente collegato all’inserimento di opere d’arte contemporanea all’interno del percorso espositivo museale con l’idea di creare un cortocircuito estetico, in questo caso, diversamente dal primo appuntamento, gli artisti invitati a partecipare al progetto sono stati messi in relazione esclusivamente con le sale del palazzo baronale.
La casa di Pasquale Revoltella, ora museo per sua volontà, di per sé è un luogo carico di simboli. L’architetto al quale venne affidato l’incarico di progettazione, il berlinese G.H. Friedrich Hitzig, disegnò uno dei palazzi più sontuosi della Trieste emporiale dell’800 in cui si riflette il prestigio acquisito dal facoltoso commerciante che si distinse sia in vita per diverse imprese commerciali – la più celebre è quella del taglio dell’Istmo di Suez – che alla sua scomparsa, che lo rese di fatto il più munifico mecenate di quei tempi.
Anche da un punto di vista squisitamente architettonico il palazzo evoca molte suggestioni legate all’evoluzione del gusto e dello stile di una città all’apice della sua ricchezza e fortuna.
Luci e ombre. Se i piani più alti del palazzo, quelli votati alla rappresentanza, mostrano il lato esterno e sfavillante del ricco finanziere, in quelli più bassi, dedicati alla vita privata, si cela la sua complessa personalità di Pasquale revoltella, alla quale, come è noto appartengono molte ambiguità.
A partire da queste premesse legate a termini quali stile e cultura architettonica, memoria e futuro, apparenza e sostanza, storia e utopia, le nuove corrispondenze attivate dai diversi artisti mettono in luce alcuni dei molti tesori– materiali ed ideali - che il museo conserva.
I livelli del palazzo baronale sono tre e ognuno di essi possiede caratteristiche diverse: daI pianoterra che, oltre allo spettacolare atrio ospita la biblioteca ricca di un prezioso arredo ligneo, alle stanze private del primo piano, fino alla fastosità del secondo piano in cui i grandi saloni di rappresentanza sono lo specchio della grande fortuna economica dell’imprenditore triestino.
I diversi ambienti sono stati “affidati” agli artisti per un rinnovato colloquio.
Interventi esterni
Ma la prima “corrispondenza” attivata è quella con l‘esterno in cui sono previsti due interventi: il primo è Punto di Anna Pontel installazione luminosa atta a trasformare il passante casuale in protagonista della perfomance, il secondo un’esperienza di video mapping curata da Fulvio Sabia, di mappatura del prospetto dell’edificio che trasforma la percezione consueta degli spazi e ci trasporta dall’esterno all’interno del museo.
Il percorso espositivo interno prende il via dall’atrio del palazzo baronale. Vicino la fontana dedicata alla Ninfa Aurisina di Pietro Magni Hanno Kautz (Austria) ha concepito un intervento site specific. Una nuova particolare colonna è addossata a quelle esistenti ma è di carta. All’interno alcuni corpi luce di diversi colori indicano nuovi percorsi spaziali: un oggetto da vedere da lontano ma anche da vicino esplorandone i meandri più reconditi.
Si passa poi ad un intervento speciale, quello dei giovani sound designer Marco Laurenti e Damiano Marcon che sperimentano con il suono per “sonorizzare” le tele di Cesare Dell’Acqua. Le opere storiche, ricche di elementi iconografici legati alla grande tradizione accademica, sono rivisitate per coglierne altre potenziali letture che possiedono risvolti didattici sui quali l’attività istituzionale del museo trova uno dei suoi cardini principali.
Nella biblioteca l’intervento “I silenti” di Maria Elisabetta Novello, che lavora sempre con materiali delicati a produrre opere rarefatte, si mette in comunicazione con l’ambiente per accennare ad un discorso sulla memoria e l'importanza della scrittura, prezioso strumento per tramandare e custodire il passato e per affrontare il futuro. Nella sala attigua dedicata al grande ritrattista Giuseppe Tominz è accostata la pittura di Aldo Ghirardello con le sue ambientazioni di vita quotidiana, in cui gli elementi di genere parlano di un’epoca definita dai dettagli dell’arredo e dalle posture delle persone che indicano una volta di più la continua trasformazione dello stile e la necessità di saper osservare le opere per poterle collocare in un preciso quadro storico.
Al primo piano, destinato alle stanze private del barone, si susseguono alcune sale particolarmente eloquenti come ad esempio la sala da pranzo, che sarà arricchita dalla fantastiche presenze polimorfe delle ceramiche di Luciano Celli che espone anche un lavoro inedito – di grandi dimensioni dedicato al Minotauro, la figura mitica con cui da anni si confronta.
La camera da letto e gli ambienti attigui sono stati affidati ad Ursula Berlot che opera sul concetto di quarta dimensione con proiezioni e riflessi altamente evocativi. Attraverso il suo lavoro “Vanitas” si è voluto avvicinare temi quali eternizzazione e caducità.
La sala centrale del primo piano è teatro di un’installazione pittorica dell’artista Giulio Frigo che dopo aver dipinto la sua tela figurativa con finezza accademica e stile retrò la collega con l’ambiente attraverso una microvideoproiezione, di segno minimo eppure potente. L’opera è stata collocata vicino ai ritratti di Revoltella e Von Bruck, grandi ingegni illuminati, sodali e protagonisti di grandi manovre finanziarie.
Allo stesso livello si trova la sala dedicata alla rappresentazione della donna nell’ottocento alla quale vengono accostate le opere di Paolo Cervi Kervischer, da sempre attratto dall’elemento femminile che, pertinentemente al luogo in cui si trova ad esporre propone figure in cui rieccheggiano grandi autori della linea pittorica modernista.
Infine, su questo livello, vi è lo scrittoio particolare, che, per l’occasione, sarà arricchito dalle opere d’arte di Giorgio Valvassori - eleganti oggetti con forma antropomorfa che sembrano rapportarsi con antichi amuleti contenenti nuove narrazioni.
Si giunge poi al secondo piano nell’ampia e spettacolare sala da ballo in cui i grandi elementi mobili, autoportanti e interattivi di Božica Dea Matasi? (Croazia) si sostituiscono ai personaggi che animavano il palazzo. Nelle stanze attigue attraverso particolari coppe di champagne e una videoproiezione di Carlo Bach, rieccheggia la mondanità e il fascino dell’esotismo ma anche la sete di conoscenza che permeò la figura di Massimiliano d’Asburgo, l’arciduca esploratore.
Nella stanza parallela, in una sorte di ideale dualità, vi sono i “diamanti” di Serse, che assumono attraverso l’ingrandimento e la maestria tecnica, un effetto stupefacente, omologo a quello che gli ambienti baronali consuetamente fanno scaturire.
Un altro progetto speciale – di videomapping – è quello di Paola Pisani che interviene con video e suoni sperimentali nella stanza delle muse della musica, che si trasforma in una vera e propria lanterna magica.
Chiude il percorso espositivo un omaggio a Livio Schiozzi con l’esposizione dell’opera donata al Museo Revoltella “Piramide interrata”. Dell’artista, che aveva già avuto modo di rapportarsi, con grande lucidità e perfetta calibratura estetica, con gli spazi baronali sono esposte anche alcune opere legate al concetto di “Melancolia” intesa nella sua valenza fattrice d’arte d’arte e di continua ricerca sperimentale.
Artisti:
Hanno Kautz, Maria Elisabetta Novello, Aldo Ghirardello, Uršula Berlot, Giulio Frigo, Paolo Cervi Kervischer, Giorgio Valvassori, Božica Dea Matasi?, Carlo Bach, Serse, Paola Pisani, Luciano Celli
Il progetto si lega alla mostra Corrispondenze d’arte tenutasi nel settembre 2011 ed intende esserne un ideale proseguimento proponendo al contempo alcune varianti. Se il concetto principale di questa nuova iniziativa è nuovamente collegato all’inserimento di opere d’arte contemporanea all’interno del percorso espositivo museale con l’idea di creare un cortocircuito estetico, in questo caso, diversamente dal primo appuntamento, gli artisti invitati a partecipare al progetto sono stati messi in relazione esclusivamente con le sale del palazzo baronale.
La casa di Pasquale Revoltella, ora museo per sua volontà, di per sé è un luogo carico di simboli. L’architetto al quale venne affidato l’incarico di progettazione, il berlinese G.H. Friedrich Hitzig, disegnò uno dei palazzi più sontuosi della Trieste emporiale dell’800 in cui si riflette il prestigio acquisito dal facoltoso commerciante che si distinse sia in vita per diverse imprese commerciali – la più celebre è quella del taglio dell’Istmo di Suez – che alla sua scomparsa, che lo rese di fatto il più munifico mecenate di quei tempi.
Anche da un punto di vista squisitamente architettonico il palazzo evoca molte suggestioni legate all’evoluzione del gusto e dello stile di una città all’apice della sua ricchezza e fortuna.
Luci e ombre. Se i piani più alti del palazzo, quelli votati alla rappresentanza, mostrano il lato esterno e sfavillante del ricco finanziere, in quelli più bassi, dedicati alla vita privata, si cela la sua complessa personalità di Pasquale revoltella, alla quale, come è noto appartengono molte ambiguità.
A partire da queste premesse legate a termini quali stile e cultura architettonica, memoria e futuro, apparenza e sostanza, storia e utopia, le nuove corrispondenze attivate dai diversi artisti mettono in luce alcuni dei molti tesori– materiali ed ideali - che il museo conserva.
I livelli del palazzo baronale sono tre e ognuno di essi possiede caratteristiche diverse: daI pianoterra che, oltre allo spettacolare atrio ospita la biblioteca ricca di un prezioso arredo ligneo, alle stanze private del primo piano, fino alla fastosità del secondo piano in cui i grandi saloni di rappresentanza sono lo specchio della grande fortuna economica dell’imprenditore triestino.
I diversi ambienti sono stati “affidati” agli artisti per un rinnovato colloquio.
Interventi esterni
Ma la prima “corrispondenza” attivata è quella con l‘esterno in cui sono previsti due interventi: il primo è Punto di Anna Pontel installazione luminosa atta a trasformare il passante casuale in protagonista della perfomance, il secondo un’esperienza di video mapping curata da Fulvio Sabia, di mappatura del prospetto dell’edificio che trasforma la percezione consueta degli spazi e ci trasporta dall’esterno all’interno del museo.
Il percorso espositivo interno prende il via dall’atrio del palazzo baronale. Vicino la fontana dedicata alla Ninfa Aurisina di Pietro Magni Hanno Kautz (Austria) ha concepito un intervento site specific. Una nuova particolare colonna è addossata a quelle esistenti ma è di carta. All’interno alcuni corpi luce di diversi colori indicano nuovi percorsi spaziali: un oggetto da vedere da lontano ma anche da vicino esplorandone i meandri più reconditi.
Si passa poi ad un intervento speciale, quello dei giovani sound designer Marco Laurenti e Damiano Marcon che sperimentano con il suono per “sonorizzare” le tele di Cesare Dell’Acqua. Le opere storiche, ricche di elementi iconografici legati alla grande tradizione accademica, sono rivisitate per coglierne altre potenziali letture che possiedono risvolti didattici sui quali l’attività istituzionale del museo trova uno dei suoi cardini principali.
Nella biblioteca l’intervento “I silenti” di Maria Elisabetta Novello, che lavora sempre con materiali delicati a produrre opere rarefatte, si mette in comunicazione con l’ambiente per accennare ad un discorso sulla memoria e l'importanza della scrittura, prezioso strumento per tramandare e custodire il passato e per affrontare il futuro. Nella sala attigua dedicata al grande ritrattista Giuseppe Tominz è accostata la pittura di Aldo Ghirardello con le sue ambientazioni di vita quotidiana, in cui gli elementi di genere parlano di un’epoca definita dai dettagli dell’arredo e dalle posture delle persone che indicano una volta di più la continua trasformazione dello stile e la necessità di saper osservare le opere per poterle collocare in un preciso quadro storico.
Al primo piano, destinato alle stanze private del barone, si susseguono alcune sale particolarmente eloquenti come ad esempio la sala da pranzo, che sarà arricchita dalla fantastiche presenze polimorfe delle ceramiche di Luciano Celli che espone anche un lavoro inedito – di grandi dimensioni dedicato al Minotauro, la figura mitica con cui da anni si confronta.
La camera da letto e gli ambienti attigui sono stati affidati ad Ursula Berlot che opera sul concetto di quarta dimensione con proiezioni e riflessi altamente evocativi. Attraverso il suo lavoro “Vanitas” si è voluto avvicinare temi quali eternizzazione e caducità.
La sala centrale del primo piano è teatro di un’installazione pittorica dell’artista Giulio Frigo che dopo aver dipinto la sua tela figurativa con finezza accademica e stile retrò la collega con l’ambiente attraverso una microvideoproiezione, di segno minimo eppure potente. L’opera è stata collocata vicino ai ritratti di Revoltella e Von Bruck, grandi ingegni illuminati, sodali e protagonisti di grandi manovre finanziarie.
Allo stesso livello si trova la sala dedicata alla rappresentazione della donna nell’ottocento alla quale vengono accostate le opere di Paolo Cervi Kervischer, da sempre attratto dall’elemento femminile che, pertinentemente al luogo in cui si trova ad esporre propone figure in cui rieccheggiano grandi autori della linea pittorica modernista.
Infine, su questo livello, vi è lo scrittoio particolare, che, per l’occasione, sarà arricchito dalle opere d’arte di Giorgio Valvassori - eleganti oggetti con forma antropomorfa che sembrano rapportarsi con antichi amuleti contenenti nuove narrazioni.
Si giunge poi al secondo piano nell’ampia e spettacolare sala da ballo in cui i grandi elementi mobili, autoportanti e interattivi di Božica Dea Matasi? (Croazia) si sostituiscono ai personaggi che animavano il palazzo. Nelle stanze attigue attraverso particolari coppe di champagne e una videoproiezione di Carlo Bach, rieccheggia la mondanità e il fascino dell’esotismo ma anche la sete di conoscenza che permeò la figura di Massimiliano d’Asburgo, l’arciduca esploratore.
Nella stanza parallela, in una sorte di ideale dualità, vi sono i “diamanti” di Serse, che assumono attraverso l’ingrandimento e la maestria tecnica, un effetto stupefacente, omologo a quello che gli ambienti baronali consuetamente fanno scaturire.
Un altro progetto speciale – di videomapping – è quello di Paola Pisani che interviene con video e suoni sperimentali nella stanza delle muse della musica, che si trasforma in una vera e propria lanterna magica.
Chiude il percorso espositivo un omaggio a Livio Schiozzi con l’esposizione dell’opera donata al Museo Revoltella “Piramide interrata”. Dell’artista, che aveva già avuto modo di rapportarsi, con grande lucidità e perfetta calibratura estetica, con gli spazi baronali sono esposte anche alcune opere legate al concetto di “Melancolia” intesa nella sua valenza fattrice d’arte d’arte e di continua ricerca sperimentale.
Artisti:
Hanno Kautz, Maria Elisabetta Novello, Aldo Ghirardello, Uršula Berlot, Giulio Frigo, Paolo Cervi Kervischer, Giorgio Valvassori, Božica Dea Matasi?, Carlo Bach, Serse, Paola Pisani, Luciano Celli
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