Manlio Malabotta e le Arti. De Pisis, Martini, Morandi e i grandi maestri triestini
Dal 08 Dicembre 2013 al 02 Marzo 2014
Trieste
Luogo: Magazzino delle Idee
Indirizzo: Corso Cavour
Orari: martedì e mercoledì 10-13; giovedì 10-17; venerdì, sabato e domenica 10-13/ 15-19
Enti promotori:
- Provincia di Trieste
- Comune di Ferrara
- Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis
- Archivio di Stato di Trieste
- Fondazione CRTrieste
Telefono per informazioni: +39 040 3798500
E-Mail info: cultura@provincia.trieste.it
Sito ufficiale: http://www.provincia.trieste.it
A una delle più affascinanti personalità culturali del Novecento giuliano è dedicata la mostra Manlio Malabotta e le Arti. De Pisis, Martini Morandi e i grandi maestri triestini presentata oggi dalla Presidente della Provincia di Trieste e Assessore alla Cultura, Maria Teresa Bassa Poropat, insieme alla signora Franca Fenga Malabotta e ad alcuni degli esperti che hanno partecipato al progetto. L’evento che si apre a Trieste, al Magazzino delle Idee, domenica 8 dicembre 2013, è sostenuto dalla Fondazione CRTrieste e si avvale della collaborazione del Comune di Ferrara e, in particolare, del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis, e dell’Archivio di Stato di Trieste.
Manlio Malabotta (Trieste 1907-1975) è certamente stato un uomo che ha coltivato la passione di un raccogliere elegante, acuto, meticoloso nell’accendersi degli interessi. Le opere acquistate, tutte preziose, sono divenute nel tempo compagne di un percorso, quasi “esseri viventi”, come sottolinea Franca Fenga Malabotta.
Questa mostra si presenta come un evento irrepetibile poiché ricompone, dopo la donazione dei de Pisis a Ferrara, le raccolte restituendo nella sua interezza l’universo culturale e artistico di Malabotta, le sue relazioni, il suo impegno di scrittore, poeta, critico militante, studioso, fini alla passione per la fotografia.
Così pur senza negare che volgere l’attenzione alla raccolta significa confrontarsi con Filippo de Pisis, con i tanti oli, disegni, incisioni nel tempo costantemente e intelligentemente inseguiti fino a formare un corpus rilevante, non va dimenticato che tanto altro racconta la collezione del Notaio fattosi egli stesso intellettuale.
Ecco allora che accanto alle prove del Marchesino pittore ci sono sculture di Arturo Martini, opere di Giorgio Morandi, dipinti di maestri triestini come Arturo Nathan, Vittorio Bolaffio, Giorgio Carmelich, Adolfo Levier, Mario Lannes, Arturo Fittke, libri, custoditi e raccolti da bibliofilo, e riviste, campo di scrittura dello stesso Malabotta, sestanti che raccontano dell’Adriatico e dell’Istria, le raccolte di poesia, scritti in prosa, scatti fotografici che fissano il mondo osservato.
E i de Pisis, in questo dispiegarsi, vivono non solo dell’arte del loro autore ma raccontano altre storie perché giungono a Malabotta dopo esser stati di altri, importanti, proprietari: Leonor Fini, Umberto Saba, Giovanni Scheiwiller, Bifani e Romanelli.
“La mostra Manlio Malabotta e le Arti mi è parsa subito una delle tappe più impegnative e complesse affrontate dalla Provincia di Trieste” ha detto Bassa Poropat. “Non si tratta di una semplice rassegna di oggetti d’arte – ha aggiunto - ma di un viaggio alla scoperta di un uomo dal fecondo ingegno, sensibile e appassionato, pronto a confrontarsi con i grandi temi eppure rimasto saldamente legato alle proprie origini. Raccontare la sua vita significa narrare molto della cultura italiana e non solo”.
Il racconto espositivo “reso possibile – ha ricordato la Presidente Poropat - dall’affettuosa e attenta vicinanza della signora Franca Fenga Malabotta”, parte da Trieste, città nella quale il giovane Manlio frequenta il Liceo Classico Dante Alighieri insieme ai compagni ed amici Leo Castelli e Gino Pincherle. Per gli studi universitari si sposta a Padova, dove si laurea nel 1929 in Giurisprudenza. Sono questi gli anni in cui inizia a sviluppare il suo interesse per le arti e ad esercitare la sua attività di critico militante sulla stampa locale e su riviste d'arte nazionali. E’ il periodo in cui Malabotta scrive su “Il Popolo di Trieste” di arte, recensisce mostre e stringe contatti con artisti. Il suo sguardo non si limita ai maestri locali, impegnandosi a commentare rassegne dove emergono De Chirico, de Pisis ed altri. L’interesse per Bolaffio, Nathan, Carmelich, Fonda, Fittke, Levier, Lannes matura in questo periodo vivificato dai tanti contatti personali. Non stupisce allora vedere nella raccolta del Notaio capolavori dell’arte triestina come La cinesina di Vittorio Bolaffio, La Solitudine di Arturo Narhan e un importante e unico nucleo di opere e fotografie di Giorgio Carmelich cui Malabotta dedica nel 1930 una prima e fondamentale monografia.
Le prime esperienze da notaio lo portano a Comeno e poi a Montona, in Istria. E’ qui che prende a coltivare la passione per il collezionismo e l’interesse per i libri. Forma una biblioteca di oltre 7.000 volumi che poi dovrà abbandonare nel 1943. La mostra documenta questo periodo con l’esposizione di carteggi, fotografie inedite, stampe e fascicoli tra i quali quello per l’indennizzo dei danni di guerra e beni abbandonati.
Sono gli anni in cui si avvicina alla fotografia, partecipando nel 1937 anche a una mostra con gli interessanti scatti del macello e altre immagini; inizia a scrivere per le riviste “L’Italiano” e il “Selvaggio”, collaborando anche con “Casabella”. Conosce Leo Longanesi e Mino Maccari.
Nel 1946, dopo un breve soggiorno a Roma, si trasferisce a Montebelluna, dove gli è stata assegnata una nuova e importante sede notarile. Continua a coltivare la passione per le arti e inizia a dare corpo alla sua collezione. Si aprono le acquisizioni d’importanti maestri dell’arte italiana: de Pisis, Morandi, Martini e altri indiscussi maestri. E’ in questo momento che si apre la lunga frequentazione con lo scrittore trevigiano Giovanni Comisso, dal quale Malabotta acquista I pesci marci, Quai Voltaire e Il gladiolo fulminato di de Pisis e, tra il 1946/47, l’Ofelia di Arturo Martini.
“Le importanti opere di de Pisis, Morandi, Martini sono destinate a suscitare l’immediato interesse del visitatore, come naturale – ha commentato la Presidente Poropat - ma sono certa che altrettanto affascinante apparirà la personalità di chi le ha selezionate, raccolte e valorizzate, rendendo questi capolavori espressioni vive, cariche di significato, frutto di un rapporto con l’arte costruito amorevolmente nel tempo”.
Al Malabotta attento ed entusiasta osservatore e collezionista d’arte, all’uomo pronto a cimentarsi nella fotografia e nella critica si aggiunge, integrando senza soluzione di continuità il profilo poliedrico, lo scrittore che sperimenta, con successo, la prosa e la poesia, l’attento bibliofilo, lo studioso e curatore di pubblicazioni.
In mostra documenti, menabò delle sue opere letterarie e le eleganti edizioni poste sotto l’egida dell’ “insegna del pesce d’oro” di Scheiwiller (Dieci poesie scrite de Novembre, Treviso, 1947, Dieci poesie scrite de Novembre e qualche altra dopo, Milano, 1968, Pianzer fa bele le foie, Milano, 1969, Fiori di nailon, Milano, 1971, 7 poesie par Trieste, Trieste, 1975, No ghe xe sol, Milano, 1977). Si presenta anche una significativa selezione di corrispondenza con intellettuali tutti divenuti nel tempo amici, nonché una scelta della ricca biblioteca cui Franca Fenga Malabotta non ha tralasciato in questi anni di inserire nuovi e importanti titoli. I volumi selezionati vanno dalle preziose cinque centine sino ai libri d’arte di grandi maestri del novecento: l’amato de Pisis accanto a George Grosz, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Oscar Kokoschka, solo per portare qualche esempio.
Qualche numero: 58 Filippo de Pisis, tra dipinti e opere su carta, 6 Arturo Martini tra sculture, un inchiostro e un olio, 3 lavori di Giorgio Morandi, 21 tra dipinti, matite, fotografie, grafiche di autori triestini (Arturo Fittke, Vittorio Bolaffio, Giorgio Carmelich, Adolfo Levier, Mario Lannes, Arturo Nathan, Leonor Fini), un paio di opere di Mino Maccari e Leo Longanesi, più di 20 fotografie inedite realizzate dallo stesso Manlio Malabotta, numerosi volumi e documenti.
La mostra si articola nelle seguenti sezioni
1. La critica militante, le prime collezioni e gli artisti: Trieste, Montona, Roma
1.a) La critica militante e Trieste
1.b) “Collezionista per un bisogno spirituale”: le prime raccolte, il legame con l’Istria, la Dalmazia e il mare
1.c) Le riviste, la fotografia, la grafica
2. La grande stagione del collezionismo
3. Gli scritti in versi e prosa
4. Le biblioteche
5. Le amicizie e le passioni
6. I sestanti
Manlio Malabotta e le Arti è un evento sostenuto dalla Fondazione CRTrieste e realizzato collaborazione dell’Archivio di Stato di Trieste, del Comune di Ferrara e, in particolare, del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis.
Il progetto espositivo, realizzato sotto la direzione dai Servizi culturali della Provincia di Trieste, si è avvalso della collaborazione di studiosi quali Luca Massimo Barbero, curatore, critico d’arte e direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini di Venezia , Ester Coen, professore ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università de L’Aquila, Diana De Rosa, storica e autrice di diverse pubblicazioni su Trieste e su Malabotta bibliofilo e scrittore, Pierpaolo Dorsi, dirigente soprintendenza archivistica per il Friuli Venezia Giulia e curatore del fondo Malabotta presso l’Archivio di Stato di Trieste, Pietro Gibellini, critico letterario, filologo, ordinario di Letteratura italiana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Enrico Lucchese, studioso, collaboratore di diverse Università, autore di diversi saggi su autori della collezione Malabotta, Marco Menato, direttore della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, Lorenzo Nuovo, studioso e autori di importanti studi sull’attività di critico di Malabotta, Maria Luisa Pacelli, direttore Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara. Si ringrazia l’associazione Cizerouno, e in particolare Massimiliano Schiozzi, cui si deve il recupero e il restauro delle foto realizzate da Manlio Malabotta negli anni Trenta e Quaranta.
Insostituibile l’apporto Franca Fenga Malabotta che ha donato a questo progetto il suo tempo, i suoi ricordi, la sua sensibilità.
Manlio Malabotta (Trieste 1907-1975) è certamente stato un uomo che ha coltivato la passione di un raccogliere elegante, acuto, meticoloso nell’accendersi degli interessi. Le opere acquistate, tutte preziose, sono divenute nel tempo compagne di un percorso, quasi “esseri viventi”, come sottolinea Franca Fenga Malabotta.
Questa mostra si presenta come un evento irrepetibile poiché ricompone, dopo la donazione dei de Pisis a Ferrara, le raccolte restituendo nella sua interezza l’universo culturale e artistico di Malabotta, le sue relazioni, il suo impegno di scrittore, poeta, critico militante, studioso, fini alla passione per la fotografia.
Così pur senza negare che volgere l’attenzione alla raccolta significa confrontarsi con Filippo de Pisis, con i tanti oli, disegni, incisioni nel tempo costantemente e intelligentemente inseguiti fino a formare un corpus rilevante, non va dimenticato che tanto altro racconta la collezione del Notaio fattosi egli stesso intellettuale.
Ecco allora che accanto alle prove del Marchesino pittore ci sono sculture di Arturo Martini, opere di Giorgio Morandi, dipinti di maestri triestini come Arturo Nathan, Vittorio Bolaffio, Giorgio Carmelich, Adolfo Levier, Mario Lannes, Arturo Fittke, libri, custoditi e raccolti da bibliofilo, e riviste, campo di scrittura dello stesso Malabotta, sestanti che raccontano dell’Adriatico e dell’Istria, le raccolte di poesia, scritti in prosa, scatti fotografici che fissano il mondo osservato.
E i de Pisis, in questo dispiegarsi, vivono non solo dell’arte del loro autore ma raccontano altre storie perché giungono a Malabotta dopo esser stati di altri, importanti, proprietari: Leonor Fini, Umberto Saba, Giovanni Scheiwiller, Bifani e Romanelli.
“La mostra Manlio Malabotta e le Arti mi è parsa subito una delle tappe più impegnative e complesse affrontate dalla Provincia di Trieste” ha detto Bassa Poropat. “Non si tratta di una semplice rassegna di oggetti d’arte – ha aggiunto - ma di un viaggio alla scoperta di un uomo dal fecondo ingegno, sensibile e appassionato, pronto a confrontarsi con i grandi temi eppure rimasto saldamente legato alle proprie origini. Raccontare la sua vita significa narrare molto della cultura italiana e non solo”.
Il racconto espositivo “reso possibile – ha ricordato la Presidente Poropat - dall’affettuosa e attenta vicinanza della signora Franca Fenga Malabotta”, parte da Trieste, città nella quale il giovane Manlio frequenta il Liceo Classico Dante Alighieri insieme ai compagni ed amici Leo Castelli e Gino Pincherle. Per gli studi universitari si sposta a Padova, dove si laurea nel 1929 in Giurisprudenza. Sono questi gli anni in cui inizia a sviluppare il suo interesse per le arti e ad esercitare la sua attività di critico militante sulla stampa locale e su riviste d'arte nazionali. E’ il periodo in cui Malabotta scrive su “Il Popolo di Trieste” di arte, recensisce mostre e stringe contatti con artisti. Il suo sguardo non si limita ai maestri locali, impegnandosi a commentare rassegne dove emergono De Chirico, de Pisis ed altri. L’interesse per Bolaffio, Nathan, Carmelich, Fonda, Fittke, Levier, Lannes matura in questo periodo vivificato dai tanti contatti personali. Non stupisce allora vedere nella raccolta del Notaio capolavori dell’arte triestina come La cinesina di Vittorio Bolaffio, La Solitudine di Arturo Narhan e un importante e unico nucleo di opere e fotografie di Giorgio Carmelich cui Malabotta dedica nel 1930 una prima e fondamentale monografia.
Le prime esperienze da notaio lo portano a Comeno e poi a Montona, in Istria. E’ qui che prende a coltivare la passione per il collezionismo e l’interesse per i libri. Forma una biblioteca di oltre 7.000 volumi che poi dovrà abbandonare nel 1943. La mostra documenta questo periodo con l’esposizione di carteggi, fotografie inedite, stampe e fascicoli tra i quali quello per l’indennizzo dei danni di guerra e beni abbandonati.
Sono gli anni in cui si avvicina alla fotografia, partecipando nel 1937 anche a una mostra con gli interessanti scatti del macello e altre immagini; inizia a scrivere per le riviste “L’Italiano” e il “Selvaggio”, collaborando anche con “Casabella”. Conosce Leo Longanesi e Mino Maccari.
Nel 1946, dopo un breve soggiorno a Roma, si trasferisce a Montebelluna, dove gli è stata assegnata una nuova e importante sede notarile. Continua a coltivare la passione per le arti e inizia a dare corpo alla sua collezione. Si aprono le acquisizioni d’importanti maestri dell’arte italiana: de Pisis, Morandi, Martini e altri indiscussi maestri. E’ in questo momento che si apre la lunga frequentazione con lo scrittore trevigiano Giovanni Comisso, dal quale Malabotta acquista I pesci marci, Quai Voltaire e Il gladiolo fulminato di de Pisis e, tra il 1946/47, l’Ofelia di Arturo Martini.
“Le importanti opere di de Pisis, Morandi, Martini sono destinate a suscitare l’immediato interesse del visitatore, come naturale – ha commentato la Presidente Poropat - ma sono certa che altrettanto affascinante apparirà la personalità di chi le ha selezionate, raccolte e valorizzate, rendendo questi capolavori espressioni vive, cariche di significato, frutto di un rapporto con l’arte costruito amorevolmente nel tempo”.
Al Malabotta attento ed entusiasta osservatore e collezionista d’arte, all’uomo pronto a cimentarsi nella fotografia e nella critica si aggiunge, integrando senza soluzione di continuità il profilo poliedrico, lo scrittore che sperimenta, con successo, la prosa e la poesia, l’attento bibliofilo, lo studioso e curatore di pubblicazioni.
In mostra documenti, menabò delle sue opere letterarie e le eleganti edizioni poste sotto l’egida dell’ “insegna del pesce d’oro” di Scheiwiller (Dieci poesie scrite de Novembre, Treviso, 1947, Dieci poesie scrite de Novembre e qualche altra dopo, Milano, 1968, Pianzer fa bele le foie, Milano, 1969, Fiori di nailon, Milano, 1971, 7 poesie par Trieste, Trieste, 1975, No ghe xe sol, Milano, 1977). Si presenta anche una significativa selezione di corrispondenza con intellettuali tutti divenuti nel tempo amici, nonché una scelta della ricca biblioteca cui Franca Fenga Malabotta non ha tralasciato in questi anni di inserire nuovi e importanti titoli. I volumi selezionati vanno dalle preziose cinque centine sino ai libri d’arte di grandi maestri del novecento: l’amato de Pisis accanto a George Grosz, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Oscar Kokoschka, solo per portare qualche esempio.
Qualche numero: 58 Filippo de Pisis, tra dipinti e opere su carta, 6 Arturo Martini tra sculture, un inchiostro e un olio, 3 lavori di Giorgio Morandi, 21 tra dipinti, matite, fotografie, grafiche di autori triestini (Arturo Fittke, Vittorio Bolaffio, Giorgio Carmelich, Adolfo Levier, Mario Lannes, Arturo Nathan, Leonor Fini), un paio di opere di Mino Maccari e Leo Longanesi, più di 20 fotografie inedite realizzate dallo stesso Manlio Malabotta, numerosi volumi e documenti.
La mostra si articola nelle seguenti sezioni
1. La critica militante, le prime collezioni e gli artisti: Trieste, Montona, Roma
1.a) La critica militante e Trieste
1.b) “Collezionista per un bisogno spirituale”: le prime raccolte, il legame con l’Istria, la Dalmazia e il mare
1.c) Le riviste, la fotografia, la grafica
2. La grande stagione del collezionismo
3. Gli scritti in versi e prosa
4. Le biblioteche
5. Le amicizie e le passioni
6. I sestanti
Manlio Malabotta e le Arti è un evento sostenuto dalla Fondazione CRTrieste e realizzato collaborazione dell’Archivio di Stato di Trieste, del Comune di Ferrara e, in particolare, del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis.
Il progetto espositivo, realizzato sotto la direzione dai Servizi culturali della Provincia di Trieste, si è avvalso della collaborazione di studiosi quali Luca Massimo Barbero, curatore, critico d’arte e direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini di Venezia , Ester Coen, professore ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università de L’Aquila, Diana De Rosa, storica e autrice di diverse pubblicazioni su Trieste e su Malabotta bibliofilo e scrittore, Pierpaolo Dorsi, dirigente soprintendenza archivistica per il Friuli Venezia Giulia e curatore del fondo Malabotta presso l’Archivio di Stato di Trieste, Pietro Gibellini, critico letterario, filologo, ordinario di Letteratura italiana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Enrico Lucchese, studioso, collaboratore di diverse Università, autore di diversi saggi su autori della collezione Malabotta, Marco Menato, direttore della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, Lorenzo Nuovo, studioso e autori di importanti studi sull’attività di critico di Malabotta, Maria Luisa Pacelli, direttore Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara. Si ringrazia l’associazione Cizerouno, e in particolare Massimiliano Schiozzi, cui si deve il recupero e il restauro delle foto realizzate da Manlio Malabotta negli anni Trenta e Quaranta.
Insostituibile l’apporto Franca Fenga Malabotta che ha donato a questo progetto il suo tempo, i suoi ricordi, la sua sensibilità.
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