La nuova pittura croata tra astratto e figurativo
Dal 05 Luglio 2022 al 09 Ottobre 2022
Trieste
Luogo: Museo Revoltella
Indirizzo: Via Diaz 27
Curatori: Branko Franceschi, Jasminka Poklečki Stošić
Enti promotori:
- Ufficio comunale per la cultura della Città di Zagabria
- Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia
Telefono per informazioni: +39 040 6754350
E-Mail info: revoltella@comune.trieste.it
Sito ufficiale: http://www.museorevoltella.it
La mostra è stata realizzata in occasione del 30° Anniversario del Riconoscimento Internazionale della Repubblica di Croazia e del 30° Anniversario dei Rapporti Diplomatici tra la Repubblica di Croazia e la Repubblica Italiana.
La mostra sulla pittura contemporanea croata, dal titolo Tra Figurazione e Astrazione, presenta dipinti di artisti che, nei turbolenti decenni a cavallo tra il millennio scorso e quello attuale, sono riusciti a trovare e a sviluppare con successo le loro carriere artistiche proprio in quella che veniva considerata la disciplina artistica più antica. E sono riusciti a farlo nonostante il discorso allora predominante sulla morte della pittura o, quanto meno, sull’inutilità della pittura da cavalletto, in quanto divergeva da quelle che erano le discipline, le tecniche e le strategie artistiche più innovative. Come tutte le rassegne che decidono di occuparsi di una determinata scena artistica, anche questa si prefigge di riunire formule estetiche e preoccupazioni tematiche estremamente differenti tra loro, ma caratterizzate da un denominatore comune. Il nostro obiettivo è quello di presentare al pubblico straniero la diversità e la vitalità dell’arte figurativa croata venuta a delinearsi e a svilupparsi in decenni particolarmente dinamici, contrassegnati da radicali cambiamenti sociali. In seguito alla guerra e al conseguimento dell’indipendenza, infatti, fra le diverse priorità vi era anche quella riguardante lo sviluppo dell’identità culturale croata, in particolare la sua riconoscibilità sulla scena culturale internazionale.
La selezione dei dipinti esposti, oltre una trentina di ragguardevoli dimensioni, vuole rappresentare la transizione e la realizzazione del complesso contesto storico-artistico-culturale del territorio croato, attraverso il lavoro di diverse generazioni di pittori che hanno costruito il loro status professionale in un arco temporale compreso tra gli anni Novanta e i giorni nostri. Durante questo periodo, alcuni di loro da studenti sono diventati professori presso accademie d’arte, altri, invece, sono diventati professori di scuola superiore oppure lavorano come artisti freelance. Per la maggior parte degli artisti qui presenti, la pittura è la disciplina artistica prediletta, mentre per qualcuno rappresenta solo una delle forme di espressione di cui è composta la propria prassi artistica multimediale. Tutti insieme hanno raggiunto un livello professionale invidiabile sulla scena croata grazie alle diverse mostre realizzate, e vengono considerati, ormai già da diverse generazioni, gli esponenti e i continuatori della pittura da cavalletto. I più anziani si sono laureati tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, ed hanno iniziato la loro carriera artistica e pittorica nel momento in cui, per l’ennesima volta nell’era moderna, veniva proclamata la morte della pittura. Negli anni Novanta, in seguito ad un maggior interesse per il mezzo pittorico registratosi già nel corso degli anni Ottanta, nel campo della promozione istituzionale e della critica d’arte, la scena di Zagabria (storicamente aperta alla sperimentazione artistica) ha sostenuto tutte le forme di arte mediale: dalle performance alla prassi attivista, passando per quella interattiva e inclusiva. A quel tempo, sembrava davvero che la pittura da cavalletto ruotasse in un cerchio chiuso fatto di formule, idee e temi estetici oramai datati. L’impressione prevalente era che, a parte i pittori già affermati che avevano continuato a sviluppare la loro poetica, le generazioni più giovani non vedessero la pittura da cavalletto come un mezzo attraverso il quale poter esprimere le proprie visioni ed i propri impulsi. Ovviamente ci sono state anche delle eccezioni. Si tratta di pittori che già durante il loro percorso di studi universitari, pur lavorando nell’ambito della tradizionale pittura da cavalletto, avevano sviluppato temi e tipologie atipici e molto originali, cosa che per me, giovane curatore della Galleria Miroslav Kraljević, che vantava un programma espositivo eclettico, risultava essere molto interessante. Uno di loro è Tomislav Buntak, che fin dall’inizio della sua carriera si è distinto come pittore figurativo di mondi esotici ed evasivi. Buntak non è stato ispirato direttamente da nulla che, storicamente o nella sua epoca, facesse parte della locale tradizione pittorica. Inizierà, invece, a sviluppare in maniera del tutto spontanea la sua formula artistica che ha come base giocosi bozzetti e disegni murali, incisi nel supporto pittorico o digitali, attraverso composizioni site specific e grafiche monumentali, fluorescenti o dorate, fino ai dipinti da cavalletto. Il suo universo artistico si evolverà tematicamente spaziando da temi e motivi fantastici e sensuali fino a quelli sacri. Nel 2011 è stato tra coloro che hanno dato vita a Zagabria alla Biennale di Pittura, che ha coinciso con il periodo in cui l’interesse globale per la pittura da cavalletto ha raggiunto i suoi massimi livelli in tempi recenti. Buntak ricopre attualmente la carica di Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Zagabria e per molti anni è stato anche presidente dell’Associazione croata degli artisti figurativi a Zagabria, la più importante associazione professionale di artisti visivi. I due artisti più anziani da noi selezionati vivono e operano a Pola. Ciascuno di loro si avvicina in maniera personale, con molto spirito e un forte senso per l’assurdità esistenziale, a temi e motivi che sono dei riferimenti critici, a livello globale e nazionale, a fenomeni sociali, ideologici e di visione del mondo. Bojan Šumonja è conosciuto per le sue impeccabili composizioni figurative fantasmagoriche, mentre Robert Pauletta è noto per le composizioni che, a seconda del tema, passano con leggerezza dal linguaggio figurativo all’astratto e viceversa, nonché nel campo della pittura che ingloba nella composizione componenti testuali o scultoree. Appartiene a questa generazione anche Zoltan Novak, le cui composizioni hanno una forte carica simbolica e sono caratterizzate da un’atmosfera e una colorazione cupa. Il suo motivo ricorrente è una figura umana ridotta a un segno o a una figura piatta che rappresenta simbolicamente un tipico e anonimo rappresentante di una civiltà disorientata. L’opus abilmente realizzato di Robert Šimrak è vicino al precedente artista per il concetto di riduzione mentre la sua figurazione strizza l’occhio all’estetica della Pop Art americana. Sia l’impressione visiva che il modo in cui l’artista rappresenta i motivi si avvicinano all’estetica del disegno preciso ed enfatizzato promosso dall’industria dei fumetti e della pubblicità. Dopo aver lavorato per anni nei media digitali e alla realizzazione di oggetti luminosi basati su composizioni create digitalmente, Šimrak ritorna alla pittura con tematiche distopiche rappresentate in una società post-apocalittica che, nonostante l’insegnamento della storia, continua con le distruzioni belliche. È l’umore cinico quello che lega Šimrak alla prossima generazione di artisti figurativi laureatisi per lo più verso la metà del primo decennio di questo millennio. Sono coloro che sulla scena locale hanno fatto della pittura figurativa da cavalletto una tendenza dominante riscontrando un grande successo di critica e di pubblico. Una generazione molto abile nel disegno che si è ispirata alle immagini proposte dalle grandi compagnie di marketing e mass media che hanno inondato la realtà visiva; una generazione influenzata, dal punto di vista concettuale, da una visione del mondo new age e che ha incuriosito il pubblico sfruttando gli elusi temi del tracollo ecologico, dell’apocalisse nucleare, degli squilibri e delle situazioni bizzarre della civiltà e dell’ipocrisia sociale. I rappresentanti di punta di questo gruppo si presentano anche in questa mostra e sono, in ordine alfabetico, Sebastijan Dračić, Pavle Pavlović, Stjepan Šandrk, Josip Tirić e Zlatan Vehabović.
I critici e gli storici d’arte più anziani hanno avuto l’impressione che questa generazione di giovani artisti stesse creando le proprie opere come se non fosse mai esistita una grande tradizione locale di pittura astratta gestuale e costruttivista, predominante nella seconda metà del secolo scorso. Era come se i riferimenti visivi di questa generazione fossero molto più vicini alle immagini che il mondo dei mass media trasmette in forma fotografica e di immagini in movimento nei film e alla televisione, che non alla storia stessa della pittura. Eppure, le esperienze ricavate dall’astrazione non sono andate del tutto perdute. Matko Vekić è uno degli artisti che nel suo opus ha raggiunto un certo equilibrio tra figurazione e astrazione, grazie anche ad un suo profondo senso tattile della materia artistica. A questa mostra viene presentato con dipinti nei quali, nella realizzazione di grandi opere paesaggistiche combina il suo lavoro sul supporto pittorico e quello nel supporto pittorico, che in alcuni passaggi si tramuta in puro piacere nel lavorare la materia. Un attento equilibrio tra figurazione e astrazione emerge anche dall’insolito progetto Heavenly Image Corporation che accomuna il lavoro della coppia di pittori Danica Franić e Davor Krelja. In un atelier comune hanno iniziato spontaneamente a dipingere insieme realizzando un opus coerente, ma equidistante dai loro progetti artistici personali. Le composizioni sono caratterizzate da motivi di organismi fantastici, amorfi e fluttuanti, la tecnica di pittura piatta e le tonalità miti creano un’atmosfera ipnotica di bassa intensità e un’atmosfera psichedelica. Il progetto è stato accantonato forzatamente a causa del terremoto di Zagabria che ha causato danni al loro comune ambiente di lavoro. La produzione pittorica di Anabel Zanze trova una sua collocazione sulla scia della lunga tradizione della poesia visiva e dell’arte concettuale nazionale che ha introdotto nella pittura le lettere e la parola come elemento estetico. Seguendo questa tradizione Zanze sviluppa una personale poetica complessa e riconoscibile che definisce la composizione delle opere, per lo più monocromatiche o bicromatiche, a seconda del carattere utilizzato e del loro rapporto spaziale reciproco.
Il significato è volutamente ermetico ma, in ultima istanza, del tutto irrilevante per l’impressione estetica. Anabel Zanze è una pittrice di Dubrovnik, come lo è Katarina Ivanišin, una tra gli artisti che orbitano nello spazio in cui la figurazione e l’astrazione si incontrano (e viceversa). Ha suscitato l’interesse del pubblico con il suo ciclo, quasi interamente monocromatico, di motivi di uccelli impagliati ricoperti da teli protettivi. Il successivo ciclo di composizioni monumentali su carta, con motivi di montagne, ha rappresentato una deviazione nel raffigurare i motivi mimetici per avvicinarsi, nella maggior misura possibile, all’astrazione, pur lasciando riconoscibile il motivo originario. Il procedimento è concettualmente simile a quello applicato dai nostri primi pittori astratti la cui transizione verso l’astrazione si profilava attraverso la riduzione del paesaggio costiero a superfici di cielo, mare e contorni delle isole. Zoran Šimunović, pittore nativo di Osijek, crea composizioni che suggeriscono uno spazio mentale complesso in cui non valgono le leggi naturali, ma si tratta apparentemente di un insieme di motivi figurativi che si prestano ad un’interpretazione aperta del significato orchestrato in una prospettiva iconografica. Anche in questo caso l’equilibrio tra gli elementi figurativi e astratti nella composizione è realizzato in modo tale da dare una suggestione di un’atmosfera surreale e sognante.
Negli ultimi anni si sta manifestando una certa saturazione del trend della pittura figurativa. L’impulso iniziale con cui gli artisti avevano descritto i gravi problemi della civiltà oppure i problemi sociali locali, si sposta verso l’elemento illustrativo; l’impegno intellettuale originale viene sostituito da una sorta di competizione a livello di virtuosismo di esecuzione. È questo il motivo per cui un certo numero di abili pittori affermatisi come artisti figurativi, si orientano interamente verso l’idioma dell’astrazione. Sono presentati alla mostra con i loro recenti lavori Fedor Fischer e Izvor Pende. Il primo artista ha optato per un’astrazione gestuale dalla potente espressività, che alla fine ha generato un’opus alla maniera dell’arte informale. Sulla scia dei suoi predecessori degli anni Cinquanta, Fischer utilizza utensili industriali per miscelare materiali pittorici e non, che vengono poi spalmati sulla superficie in grossi e spessi strati con un furore quasi orgiastico. Lo stile pittorico di Pende si fonda su un’attenta analisi del rapporto tra superficie dipinta, linee e luminosità del colore e rappresenta un fenomeno peculiare nella pittura croata contemporanea. Sebbene caratterizzate da un colorismo vivace scaturito dal colorismo del Circolo pittorico di Dubrovnik, le opere di questo artista si avvicinano per tonalità all’astrazione americana o tedesca, ma alla Pop Art americana per uso di sillabe e, meno spesso, di intere parole come motivo pittorico. Nei dipinti di Pende l’occhio può cercare di riconoscere la sagoma di una qualche forma organica, ma in realtà si tratta soltanto dell’impostazione prospettica del nostro apparato visivo intento a ricercare, nel contrasto di linee e flussi di superfici colorate, una forma umana o animale. Infine, dopo molti anni è ritornata sulla scena con monumentali e travolgenti composizioni astratte anche Lidija Šeler, che conoscevamo per i suoi dipinti-oggetti decorativi realizzati con tecniche combinate. Le sue nuove e drammatiche opere sono state eseguite con una forza fisica e mentale intensa in un’eruzione intuitiva rimasta, ovviamente, finora soppressa. Gli artisti sembrano quasi riscoprire la straordinaria energia liberatoria che solo l’arte astratta può dare a loro stessi e al pubblico senza che sia necessario far arrivare un messaggio o raggiungere la perfezione mimetica.
Il cerchio si riapre. O si richiude.
La mostra sulla pittura contemporanea croata, dal titolo Tra Figurazione e Astrazione, presenta dipinti di artisti che, nei turbolenti decenni a cavallo tra il millennio scorso e quello attuale, sono riusciti a trovare e a sviluppare con successo le loro carriere artistiche proprio in quella che veniva considerata la disciplina artistica più antica. E sono riusciti a farlo nonostante il discorso allora predominante sulla morte della pittura o, quanto meno, sull’inutilità della pittura da cavalletto, in quanto divergeva da quelle che erano le discipline, le tecniche e le strategie artistiche più innovative. Come tutte le rassegne che decidono di occuparsi di una determinata scena artistica, anche questa si prefigge di riunire formule estetiche e preoccupazioni tematiche estremamente differenti tra loro, ma caratterizzate da un denominatore comune. Il nostro obiettivo è quello di presentare al pubblico straniero la diversità e la vitalità dell’arte figurativa croata venuta a delinearsi e a svilupparsi in decenni particolarmente dinamici, contrassegnati da radicali cambiamenti sociali. In seguito alla guerra e al conseguimento dell’indipendenza, infatti, fra le diverse priorità vi era anche quella riguardante lo sviluppo dell’identità culturale croata, in particolare la sua riconoscibilità sulla scena culturale internazionale.
La selezione dei dipinti esposti, oltre una trentina di ragguardevoli dimensioni, vuole rappresentare la transizione e la realizzazione del complesso contesto storico-artistico-culturale del territorio croato, attraverso il lavoro di diverse generazioni di pittori che hanno costruito il loro status professionale in un arco temporale compreso tra gli anni Novanta e i giorni nostri. Durante questo periodo, alcuni di loro da studenti sono diventati professori presso accademie d’arte, altri, invece, sono diventati professori di scuola superiore oppure lavorano come artisti freelance. Per la maggior parte degli artisti qui presenti, la pittura è la disciplina artistica prediletta, mentre per qualcuno rappresenta solo una delle forme di espressione di cui è composta la propria prassi artistica multimediale. Tutti insieme hanno raggiunto un livello professionale invidiabile sulla scena croata grazie alle diverse mostre realizzate, e vengono considerati, ormai già da diverse generazioni, gli esponenti e i continuatori della pittura da cavalletto. I più anziani si sono laureati tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, ed hanno iniziato la loro carriera artistica e pittorica nel momento in cui, per l’ennesima volta nell’era moderna, veniva proclamata la morte della pittura. Negli anni Novanta, in seguito ad un maggior interesse per il mezzo pittorico registratosi già nel corso degli anni Ottanta, nel campo della promozione istituzionale e della critica d’arte, la scena di Zagabria (storicamente aperta alla sperimentazione artistica) ha sostenuto tutte le forme di arte mediale: dalle performance alla prassi attivista, passando per quella interattiva e inclusiva. A quel tempo, sembrava davvero che la pittura da cavalletto ruotasse in un cerchio chiuso fatto di formule, idee e temi estetici oramai datati. L’impressione prevalente era che, a parte i pittori già affermati che avevano continuato a sviluppare la loro poetica, le generazioni più giovani non vedessero la pittura da cavalletto come un mezzo attraverso il quale poter esprimere le proprie visioni ed i propri impulsi. Ovviamente ci sono state anche delle eccezioni. Si tratta di pittori che già durante il loro percorso di studi universitari, pur lavorando nell’ambito della tradizionale pittura da cavalletto, avevano sviluppato temi e tipologie atipici e molto originali, cosa che per me, giovane curatore della Galleria Miroslav Kraljević, che vantava un programma espositivo eclettico, risultava essere molto interessante. Uno di loro è Tomislav Buntak, che fin dall’inizio della sua carriera si è distinto come pittore figurativo di mondi esotici ed evasivi. Buntak non è stato ispirato direttamente da nulla che, storicamente o nella sua epoca, facesse parte della locale tradizione pittorica. Inizierà, invece, a sviluppare in maniera del tutto spontanea la sua formula artistica che ha come base giocosi bozzetti e disegni murali, incisi nel supporto pittorico o digitali, attraverso composizioni site specific e grafiche monumentali, fluorescenti o dorate, fino ai dipinti da cavalletto. Il suo universo artistico si evolverà tematicamente spaziando da temi e motivi fantastici e sensuali fino a quelli sacri. Nel 2011 è stato tra coloro che hanno dato vita a Zagabria alla Biennale di Pittura, che ha coinciso con il periodo in cui l’interesse globale per la pittura da cavalletto ha raggiunto i suoi massimi livelli in tempi recenti. Buntak ricopre attualmente la carica di Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Zagabria e per molti anni è stato anche presidente dell’Associazione croata degli artisti figurativi a Zagabria, la più importante associazione professionale di artisti visivi. I due artisti più anziani da noi selezionati vivono e operano a Pola. Ciascuno di loro si avvicina in maniera personale, con molto spirito e un forte senso per l’assurdità esistenziale, a temi e motivi che sono dei riferimenti critici, a livello globale e nazionale, a fenomeni sociali, ideologici e di visione del mondo. Bojan Šumonja è conosciuto per le sue impeccabili composizioni figurative fantasmagoriche, mentre Robert Pauletta è noto per le composizioni che, a seconda del tema, passano con leggerezza dal linguaggio figurativo all’astratto e viceversa, nonché nel campo della pittura che ingloba nella composizione componenti testuali o scultoree. Appartiene a questa generazione anche Zoltan Novak, le cui composizioni hanno una forte carica simbolica e sono caratterizzate da un’atmosfera e una colorazione cupa. Il suo motivo ricorrente è una figura umana ridotta a un segno o a una figura piatta che rappresenta simbolicamente un tipico e anonimo rappresentante di una civiltà disorientata. L’opus abilmente realizzato di Robert Šimrak è vicino al precedente artista per il concetto di riduzione mentre la sua figurazione strizza l’occhio all’estetica della Pop Art americana. Sia l’impressione visiva che il modo in cui l’artista rappresenta i motivi si avvicinano all’estetica del disegno preciso ed enfatizzato promosso dall’industria dei fumetti e della pubblicità. Dopo aver lavorato per anni nei media digitali e alla realizzazione di oggetti luminosi basati su composizioni create digitalmente, Šimrak ritorna alla pittura con tematiche distopiche rappresentate in una società post-apocalittica che, nonostante l’insegnamento della storia, continua con le distruzioni belliche. È l’umore cinico quello che lega Šimrak alla prossima generazione di artisti figurativi laureatisi per lo più verso la metà del primo decennio di questo millennio. Sono coloro che sulla scena locale hanno fatto della pittura figurativa da cavalletto una tendenza dominante riscontrando un grande successo di critica e di pubblico. Una generazione molto abile nel disegno che si è ispirata alle immagini proposte dalle grandi compagnie di marketing e mass media che hanno inondato la realtà visiva; una generazione influenzata, dal punto di vista concettuale, da una visione del mondo new age e che ha incuriosito il pubblico sfruttando gli elusi temi del tracollo ecologico, dell’apocalisse nucleare, degli squilibri e delle situazioni bizzarre della civiltà e dell’ipocrisia sociale. I rappresentanti di punta di questo gruppo si presentano anche in questa mostra e sono, in ordine alfabetico, Sebastijan Dračić, Pavle Pavlović, Stjepan Šandrk, Josip Tirić e Zlatan Vehabović.
I critici e gli storici d’arte più anziani hanno avuto l’impressione che questa generazione di giovani artisti stesse creando le proprie opere come se non fosse mai esistita una grande tradizione locale di pittura astratta gestuale e costruttivista, predominante nella seconda metà del secolo scorso. Era come se i riferimenti visivi di questa generazione fossero molto più vicini alle immagini che il mondo dei mass media trasmette in forma fotografica e di immagini in movimento nei film e alla televisione, che non alla storia stessa della pittura. Eppure, le esperienze ricavate dall’astrazione non sono andate del tutto perdute. Matko Vekić è uno degli artisti che nel suo opus ha raggiunto un certo equilibrio tra figurazione e astrazione, grazie anche ad un suo profondo senso tattile della materia artistica. A questa mostra viene presentato con dipinti nei quali, nella realizzazione di grandi opere paesaggistiche combina il suo lavoro sul supporto pittorico e quello nel supporto pittorico, che in alcuni passaggi si tramuta in puro piacere nel lavorare la materia. Un attento equilibrio tra figurazione e astrazione emerge anche dall’insolito progetto Heavenly Image Corporation che accomuna il lavoro della coppia di pittori Danica Franić e Davor Krelja. In un atelier comune hanno iniziato spontaneamente a dipingere insieme realizzando un opus coerente, ma equidistante dai loro progetti artistici personali. Le composizioni sono caratterizzate da motivi di organismi fantastici, amorfi e fluttuanti, la tecnica di pittura piatta e le tonalità miti creano un’atmosfera ipnotica di bassa intensità e un’atmosfera psichedelica. Il progetto è stato accantonato forzatamente a causa del terremoto di Zagabria che ha causato danni al loro comune ambiente di lavoro. La produzione pittorica di Anabel Zanze trova una sua collocazione sulla scia della lunga tradizione della poesia visiva e dell’arte concettuale nazionale che ha introdotto nella pittura le lettere e la parola come elemento estetico. Seguendo questa tradizione Zanze sviluppa una personale poetica complessa e riconoscibile che definisce la composizione delle opere, per lo più monocromatiche o bicromatiche, a seconda del carattere utilizzato e del loro rapporto spaziale reciproco.
Il significato è volutamente ermetico ma, in ultima istanza, del tutto irrilevante per l’impressione estetica. Anabel Zanze è una pittrice di Dubrovnik, come lo è Katarina Ivanišin, una tra gli artisti che orbitano nello spazio in cui la figurazione e l’astrazione si incontrano (e viceversa). Ha suscitato l’interesse del pubblico con il suo ciclo, quasi interamente monocromatico, di motivi di uccelli impagliati ricoperti da teli protettivi. Il successivo ciclo di composizioni monumentali su carta, con motivi di montagne, ha rappresentato una deviazione nel raffigurare i motivi mimetici per avvicinarsi, nella maggior misura possibile, all’astrazione, pur lasciando riconoscibile il motivo originario. Il procedimento è concettualmente simile a quello applicato dai nostri primi pittori astratti la cui transizione verso l’astrazione si profilava attraverso la riduzione del paesaggio costiero a superfici di cielo, mare e contorni delle isole. Zoran Šimunović, pittore nativo di Osijek, crea composizioni che suggeriscono uno spazio mentale complesso in cui non valgono le leggi naturali, ma si tratta apparentemente di un insieme di motivi figurativi che si prestano ad un’interpretazione aperta del significato orchestrato in una prospettiva iconografica. Anche in questo caso l’equilibrio tra gli elementi figurativi e astratti nella composizione è realizzato in modo tale da dare una suggestione di un’atmosfera surreale e sognante.
Negli ultimi anni si sta manifestando una certa saturazione del trend della pittura figurativa. L’impulso iniziale con cui gli artisti avevano descritto i gravi problemi della civiltà oppure i problemi sociali locali, si sposta verso l’elemento illustrativo; l’impegno intellettuale originale viene sostituito da una sorta di competizione a livello di virtuosismo di esecuzione. È questo il motivo per cui un certo numero di abili pittori affermatisi come artisti figurativi, si orientano interamente verso l’idioma dell’astrazione. Sono presentati alla mostra con i loro recenti lavori Fedor Fischer e Izvor Pende. Il primo artista ha optato per un’astrazione gestuale dalla potente espressività, che alla fine ha generato un’opus alla maniera dell’arte informale. Sulla scia dei suoi predecessori degli anni Cinquanta, Fischer utilizza utensili industriali per miscelare materiali pittorici e non, che vengono poi spalmati sulla superficie in grossi e spessi strati con un furore quasi orgiastico. Lo stile pittorico di Pende si fonda su un’attenta analisi del rapporto tra superficie dipinta, linee e luminosità del colore e rappresenta un fenomeno peculiare nella pittura croata contemporanea. Sebbene caratterizzate da un colorismo vivace scaturito dal colorismo del Circolo pittorico di Dubrovnik, le opere di questo artista si avvicinano per tonalità all’astrazione americana o tedesca, ma alla Pop Art americana per uso di sillabe e, meno spesso, di intere parole come motivo pittorico. Nei dipinti di Pende l’occhio può cercare di riconoscere la sagoma di una qualche forma organica, ma in realtà si tratta soltanto dell’impostazione prospettica del nostro apparato visivo intento a ricercare, nel contrasto di linee e flussi di superfici colorate, una forma umana o animale. Infine, dopo molti anni è ritornata sulla scena con monumentali e travolgenti composizioni astratte anche Lidija Šeler, che conoscevamo per i suoi dipinti-oggetti decorativi realizzati con tecniche combinate. Le sue nuove e drammatiche opere sono state eseguite con una forza fisica e mentale intensa in un’eruzione intuitiva rimasta, ovviamente, finora soppressa. Gli artisti sembrano quasi riscoprire la straordinaria energia liberatoria che solo l’arte astratta può dare a loro stessi e al pubblico senza che sia necessario far arrivare un messaggio o raggiungere la perfezione mimetica.
Il cerchio si riapre. O si richiude.
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