Calogero Condello. Sogno e son desto?
Dal 21 Luglio 2018 al 30 Agosto 2018
Trieste
Luogo: Sala U. Veruda / Teatro romano
Indirizzo: via del Teatro Romano
Curatori: Sabrina Zannier
Enti promotori:
- Comune di Trieste
- Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio del FVG
Telefono per informazioni: +39 040 6754701
E-Mail info: sabap-fvg.comunicazionepromozione@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.sabap.fvg.beniculturali.it
Ritorna a Trieste, dopo numerose mostre personali e collettive in Friuli Venezia Giulia e all’estero, l’artista, di origine agrigentina ma residente a Udine dal 1987, Calogero Condello, con un’unica mostra articolata in due spazi diversi, nella Sala Veruda di Palazzo Costanzi e nel Teatro romano, entrambi luoghi di cultura e di storia.
L’esposizione, organizzata con il contributo del Comune di Trieste e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del FVG, e curata da Sabrina Zannier, giornalista e critico d’arte contemporanea, aprirà il giorno 21 luglio e si concluderà in Sala Veruda il 19 agosto e al Teatro romano il 30 agosto.
L’intento dell’artista, nella scelta dei due siti espositivi, è quello di lanciare ai visitatori il messaggio del forte legame che esiste tra passato e presente, del rispetto che la collettività, in particolare quella giovanile, deve sviluppare per la storia e per i luoghi che la esprimono e la raccontano.
Presidente di Play Art – Associazione culturale Alta Val di Torre, fondata nel 2013 con lo scopo di diffondere la cultura artistica nel territorio e in particolare nel mondo giovanile, e docente presso il Liceo Artistico “Sello” di Udine, Condello propone in generale una scultura che ha come soggetto la figura umana, caratterizzata da un marcato realismo.
In particolare quelle che presenta a Trieste, in aderenza al titolo “Sogno o son desto?” sono figure di giovani, ripresi in gesti e posture di una giornata qualunque, ragazzi destinati a vivere in una società che spesso li ignora e li lascia soli nei loro dubbi e nei loro interrogativi.
“Sogno o son desto?” vuole esprimere, quindi, il desiderio, da parte dei giovani, cui l’artista si rivolge e dà la parola, di affermare, come dice Sabrina Zannier, “attraverso una rinascita emozionale, la propria identità in un mondo di adulti votati al giovanilismo”.
I loro corpi, proposti in forma scultorea a grandezza naturale con utilizzo di materiali diversi, vogliono essere espressione diretta del diffuso disagio sociale che attraversa la nuova generazione e del forte desiderio di ascolto che la pervade.
La mostra sarà inaugurata alle ore 18 in Sala Veruda. Seguirà alle ore 19 la presentazione al Teatro romano che accoglie, per la prima volta, un’installazione d’arte contemporanea.
Più d’uno i gruppi scultorei presentati a Palazzo Costanzi, realizzati da Calogero Condello in vetroresina, gesso o terracotta, in alcuni casi animati dalle cromie degli smalti ad acqua. Rappresentano complessivamente la volontà di prendere di petto la realtà e di indicare la via di una rinascita esistenziale. Come suggerito dall’installazione intitolata Non siamo i soliti ignoti, dove si respira il sapore del riscatto innanzi ai candidi corpi liberati dalla grezza e impersonale corazza dell’uniformità. Corpi che dialogano con una colorata teoria dei volti alle pareti, bloccati nell’espressione di stati emotivi immediatamente riconoscibili: dal grugno allo sberleffo, dall’urlo di gioia o di protesta.
Affiora così uno stato di emergenza emozionale, che ha il sapore della meraviglia di una vibrante rinascita, che affiancata dalla preghiera dei due adulti inginocchiati davanti all’Italia nell’installazione Pregando il risveglio, si eleva a metafora di un cammino tra padri e figli. Un cammino di rilevanza sociale, entro il quale Condello mette in scena anche il riscatto del singolo attraverso i busti colorati che identificano ragazze e ragazzi fermati in gesti, abiti e posture quotidiane.
Un unico gruppo, invece, al Teatro romano, composto da due figure in vetroresina, ognuna replicata più volte nella medesima postura: il ragazzo che urla, per rabbia, gioia, disappunto o felicità; e il ragazzo con la colomba, immerso nell’intimismo dei suoi pensieri. La loro moltiplicazione sulla gradinata del Teatro si eleva a metafora dei nostri giovani, che si riappropriano di un prestigioso luogo antico, per tracciare un consapevole ponte tra passato e futuro.
Ottenute mediante il calco di corpi reali, le sculture, espressione della riflessione dell’artista sull’identità individuale della nuova generazione in perenne dialettica fra ricerca di affermazione e conferme di protezione, sono caratterizzate dalla luce nel suo mutare. Sarà possibile, quindi, ammirarle bianche e silenti durante il giorno e la sera accese in un caleidoscopio cromatico che ora svela l’aura lungo il profilo della sagoma, ora inscena il dramma interiore con luminescenze di colori primari che ne rivelano la struttura formale.
Orario feriale e festivo: 10-13 / 17-20
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