Niccolò Piccolomini. Respiri
Dal 12 Aprile 2014 al 27 Aprile 2014
Asolo | Treviso
Luogo: Galleria Browning
Indirizzo: via Robert Browning 167
Orari: sabato 15-19:30; domenica 10-12:30 / 15-19:30 o su appuntamento
E-Mail info: studio.bisson@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.galleriabrowning.tumblr.com
La Galleria Browning di Asolo è lieta di presentare sabato 12 aprile 2014 l'artista Niccolò Piccolomini nella mostra di disegni ad acquerello 'Respiri'.
Una passione, quella di Niccolò Piccolimini, che risale alle sue esperienze romane a partire dagli anni Sessanta con il grafico Alfredo De Santis. Lavori che spaziano tra l'editoria, la politica e il cinema. All'epoca non esistevano computer, si disegnava tutto a mano, si usava la china e il ‘tirarighe’. Da quell'esperienza egli maturò un grande amore per la carta. Bisognava essere molto precisi, puliti, ordinati. E occorreva avere sempre vicino dei fogli di carta dove fare le prove prima di spennellare. La vita poi riporta Piccolomini in giro, e soprattutto in Sud America, dove egli risiede per diversi anni e conosce un mondo diverso del colore. Questa vivacità di toni e colori entra a far parte della sua pittura mai interrotta e, successivamente, nella produzione di acquerelli.
Nelle parole di Piccolomini l'acquerello è qualcosa di tenero e dolce, per il quale basta poco spazio. È un po' anche una scommessa, perché in realtà lo si vede solo quando si asciuga e in qualche modo bisogna fidarsi non solo della mente. «A me piace fare quello che ho nel cuore, nell'anima. Faccio paesaggi immaginari», dice l'artista, «perché l'immaginazione non è fantasia, è cuore e sentimento». E in questo tipo di sguardo possiamo ritrovare il bambino che nella vita ha viaggiato moltissimo, in un’Italia senza autostrade, cartelloni pubblicitari e traffico, così come l'adulto che ancora si lascia catturare dalla natura e dai sentimenti che essa esprime. Il paesaggio che conta, quindi, è quello che si ha dentro. Quello della Toscana e delle terre laziali, più materno, e quello friulano del mare acquisito.
I paesaggi che Piccolomini disegna sono immaginati ma anche legati alla simbologia e alla lettura di esoterismo, culture e religioni. Tutto questo senza mai tradire un'ironia pura, quella innocente di chi ha potuto osservare la corte papale in San Pietro nelle vesti di chierichetto. Ecco allora tornare nei suoi paesaggi elementi simbolici come il cipresso, che è eternità, solitudine, bisogno d'affetto ma anche grande libertà. Oppure le fortezze che osservano il mare a rappresentare difesa, sicurezza e protezione. I fari che portano luce, aiuto e anticipano i pericoli della vita. E poi i vulcani con la loro forza e passione che talvolta si uniscono a ricordarci l'importanza della coppia, dell'affiatamento e dell'alleanza per il bene del mondo.
Negli acquerelli ritroviamo gli elementi essenziali alla vita, l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco, tuttavia c'è spazio anche per delle parole e per delle brevi frasi, un poco spiritose e sempre legate ai sentimenti che tutti abbiamo nel cuore. In questo senso Piccolomini che ha vissuto a stretto contatto con grandi personaggi e artisti, ha imparato dall’arte e dalla cultura assaporandone i frutti talvolta crudi, ci sa ancora trasmettere un desiderio di dolcezza, spensieratezza, pace e amicizia. Una visione più eterna dell'arte, meno legata alle epoche e ai crucci del tempo, e che forse per questo ha il sapore di una riscoperta.
Una passione, quella di Niccolò Piccolimini, che risale alle sue esperienze romane a partire dagli anni Sessanta con il grafico Alfredo De Santis. Lavori che spaziano tra l'editoria, la politica e il cinema. All'epoca non esistevano computer, si disegnava tutto a mano, si usava la china e il ‘tirarighe’. Da quell'esperienza egli maturò un grande amore per la carta. Bisognava essere molto precisi, puliti, ordinati. E occorreva avere sempre vicino dei fogli di carta dove fare le prove prima di spennellare. La vita poi riporta Piccolomini in giro, e soprattutto in Sud America, dove egli risiede per diversi anni e conosce un mondo diverso del colore. Questa vivacità di toni e colori entra a far parte della sua pittura mai interrotta e, successivamente, nella produzione di acquerelli.
Nelle parole di Piccolomini l'acquerello è qualcosa di tenero e dolce, per il quale basta poco spazio. È un po' anche una scommessa, perché in realtà lo si vede solo quando si asciuga e in qualche modo bisogna fidarsi non solo della mente. «A me piace fare quello che ho nel cuore, nell'anima. Faccio paesaggi immaginari», dice l'artista, «perché l'immaginazione non è fantasia, è cuore e sentimento». E in questo tipo di sguardo possiamo ritrovare il bambino che nella vita ha viaggiato moltissimo, in un’Italia senza autostrade, cartelloni pubblicitari e traffico, così come l'adulto che ancora si lascia catturare dalla natura e dai sentimenti che essa esprime. Il paesaggio che conta, quindi, è quello che si ha dentro. Quello della Toscana e delle terre laziali, più materno, e quello friulano del mare acquisito.
I paesaggi che Piccolomini disegna sono immaginati ma anche legati alla simbologia e alla lettura di esoterismo, culture e religioni. Tutto questo senza mai tradire un'ironia pura, quella innocente di chi ha potuto osservare la corte papale in San Pietro nelle vesti di chierichetto. Ecco allora tornare nei suoi paesaggi elementi simbolici come il cipresso, che è eternità, solitudine, bisogno d'affetto ma anche grande libertà. Oppure le fortezze che osservano il mare a rappresentare difesa, sicurezza e protezione. I fari che portano luce, aiuto e anticipano i pericoli della vita. E poi i vulcani con la loro forza e passione che talvolta si uniscono a ricordarci l'importanza della coppia, dell'affiatamento e dell'alleanza per il bene del mondo.
Negli acquerelli ritroviamo gli elementi essenziali alla vita, l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco, tuttavia c'è spazio anche per delle parole e per delle brevi frasi, un poco spiritose e sempre legate ai sentimenti che tutti abbiamo nel cuore. In questo senso Piccolomini che ha vissuto a stretto contatto con grandi personaggi e artisti, ha imparato dall’arte e dalla cultura assaporandone i frutti talvolta crudi, ci sa ancora trasmettere un desiderio di dolcezza, spensieratezza, pace e amicizia. Una visione più eterna dell'arte, meno legata alle epoche e ai crucci del tempo, e che forse per questo ha il sapore di una riscoperta.
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