Sticky Eyes di Arthur Duff
Dal 05 Ottobre 2023 al 05 Novembre 2023
Torino
Luogo: Cavallerizza Torino
Indirizzo: Via Fratelli Vasco
Curatori: Francesca Canfora e Laura Tota
Giovedì 5 ottobre, alle ore 19.00, Paratissima presenta nella cornice di Spazio alle ARTI in Cavallerizza, Sticky Eyes, l’installazione site specific di Arthur Duff.
L'installazione, a cura di Francesca Canfora e Laura Tota - in continuità con i progetti espositivi di Daniel Gonzàlez, Anonima Luci e None Collective - conferma la volontà di Paratissima, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, di destinare la funzione del Complesso della Cavallerizza a hub culturale aperto alla città.
“Fuori dalle mura istituzionali, l’Arte abbraccia chi la vive.
Lontano dai confini della sacralità museale, l’Arte si trasforma in pratica sociale e l’opera assorbe senza mediazione alcuna tutte le influenze esterne cui viene esposta.
Nel corteggiamento senza fine della contemplazione estetica la paternità dell’opera, tradizionalmente intesa, viene meno lasciando in eredità allo spettatore il potere di attribuire un proprio significato e un personale valore al manufatto artistico, cambiandone di volta in volta la prospettiva e la percezione. Le mille storie di chi osserva diventano parte narrante dell’opera d’arte pubblica, “appiccicandosi” al suo passato, presente e futuro e contribuendo a una ridefinizione dei suoi confini, che risultano mutevoli e in continua evoluzione. Parimenti, i luoghi comprendono in sé strati di vissuto, esperienze, memorie, ricordi e accadimenti tali da cambiarne sorti e connotati a seconda del diverso momento storico a cui ci si riferisce.
Edifici, piazze e quartieri nel corso anche solo di pochi decenni sono riusciti a cambiare volto anche in modo radicale, ma nello stesso tempo conservando su di sé in modo indelebile tracce, aneddoti e umori. La Stickyness – termine intraducibile in italiano che richiama una sensazione di “appiccicosità” – evocata da Arthur Duff non è dunque solo una questione corporea o fisica, ma è potenzialmente un concetto molto più esteso.
La proprietà adesiva e collosa trascende la materia per applicarsi in astratto a suoni, pensieri, storie, emozioni o abitudini, indicando la tendenza di un qualcosa a rimanere particolarmente impresso. Ogni variabile aderisce e si incolla al dato di partenza cambiandone la percezione, per lasciare spazio a un’interpretazione non più univoca ma plurale, cangiante, mutevole. L’installazione di Duff si riferisce dunque a “uno stato “pubblico” esposto, in cui l’arte si trasforma in una pratica sociale e culturale, meno dipendente dall’artista come entità individuale e più dalle forze di coesione che legano insieme il corpo sociale, coinvolgendo lo spettatore, le narrazioni storiche, gli elementi propri del contesto e altro ancora”.
Scritte e parole luminose, in successione intermittente e ossessiva, alterano la fisionomia della Cavallerizza da Piazzetta Vasco e nello stesso tempo accendono letteralmente una luce sul quotidiano, sottolineando come il bagaglio identitario di qualsiasi cosa, luogo o persona, risulti inevitabilmente condizionato da una sommatoria di elementi alieni che nel tempo, in qualche modo, si depositano, sedimentano, si attaccano e vi rimangono impressi “dissolvendone i confini in un arazzo di essenze e storie diverse”.”
ARTHUR DUFF
Nato a Wiesbanden nel 1973, dopo aver vissuto negli Stati Uniti, patria dei genitori, in Korea, Germania e Giappone, si stabilisce in Italia. Attualmente vive e lavora a Vicenza e insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e la Boston University.
Dalla fine degli anni novanta è presente come artista visivo nella scena dell’arte contemporanea italiana e internazionale. Nel 2010 è vincitore del premio 2% al MACRO di Roma con il progetto ROPE. Ha partecipato a diverse collettive tra cui: La Finestra sul Cortile. Scorci di collezioni private, alla GAM di Milano nel 2017, The Muse, presso il Whanki Museum di Seoul nel 2016, Temi & Variazioni, Scrittura e Spazio alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia nel 2011, La parola nell'arte. Ricerche d'avanguardia nel '900. Dal Futurismo ad oggi attraverso le Collezioni del Mart, al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto nel 2007. Negli ultimi anni ha realizzato numerosi lavori a scala urbana a Shanghai, Seoul, Basilea, Praga e in molte città italiane tra cui Roma al Museo MACRO. Nel 2022 realizza l’importante opera Light Cycles al Museo MAXXI di Roma ed è attualmente aperto l’installazione The Hungriest Eye al Art Studio alle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco a Venezia.
L'installazione, a cura di Francesca Canfora e Laura Tota - in continuità con i progetti espositivi di Daniel Gonzàlez, Anonima Luci e None Collective - conferma la volontà di Paratissima, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, di destinare la funzione del Complesso della Cavallerizza a hub culturale aperto alla città.
“Fuori dalle mura istituzionali, l’Arte abbraccia chi la vive.
Lontano dai confini della sacralità museale, l’Arte si trasforma in pratica sociale e l’opera assorbe senza mediazione alcuna tutte le influenze esterne cui viene esposta.
Nel corteggiamento senza fine della contemplazione estetica la paternità dell’opera, tradizionalmente intesa, viene meno lasciando in eredità allo spettatore il potere di attribuire un proprio significato e un personale valore al manufatto artistico, cambiandone di volta in volta la prospettiva e la percezione. Le mille storie di chi osserva diventano parte narrante dell’opera d’arte pubblica, “appiccicandosi” al suo passato, presente e futuro e contribuendo a una ridefinizione dei suoi confini, che risultano mutevoli e in continua evoluzione. Parimenti, i luoghi comprendono in sé strati di vissuto, esperienze, memorie, ricordi e accadimenti tali da cambiarne sorti e connotati a seconda del diverso momento storico a cui ci si riferisce.
Edifici, piazze e quartieri nel corso anche solo di pochi decenni sono riusciti a cambiare volto anche in modo radicale, ma nello stesso tempo conservando su di sé in modo indelebile tracce, aneddoti e umori. La Stickyness – termine intraducibile in italiano che richiama una sensazione di “appiccicosità” – evocata da Arthur Duff non è dunque solo una questione corporea o fisica, ma è potenzialmente un concetto molto più esteso.
La proprietà adesiva e collosa trascende la materia per applicarsi in astratto a suoni, pensieri, storie, emozioni o abitudini, indicando la tendenza di un qualcosa a rimanere particolarmente impresso. Ogni variabile aderisce e si incolla al dato di partenza cambiandone la percezione, per lasciare spazio a un’interpretazione non più univoca ma plurale, cangiante, mutevole. L’installazione di Duff si riferisce dunque a “uno stato “pubblico” esposto, in cui l’arte si trasforma in una pratica sociale e culturale, meno dipendente dall’artista come entità individuale e più dalle forze di coesione che legano insieme il corpo sociale, coinvolgendo lo spettatore, le narrazioni storiche, gli elementi propri del contesto e altro ancora”.
Scritte e parole luminose, in successione intermittente e ossessiva, alterano la fisionomia della Cavallerizza da Piazzetta Vasco e nello stesso tempo accendono letteralmente una luce sul quotidiano, sottolineando come il bagaglio identitario di qualsiasi cosa, luogo o persona, risulti inevitabilmente condizionato da una sommatoria di elementi alieni che nel tempo, in qualche modo, si depositano, sedimentano, si attaccano e vi rimangono impressi “dissolvendone i confini in un arazzo di essenze e storie diverse”.”
ARTHUR DUFF
Nato a Wiesbanden nel 1973, dopo aver vissuto negli Stati Uniti, patria dei genitori, in Korea, Germania e Giappone, si stabilisce in Italia. Attualmente vive e lavora a Vicenza e insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e la Boston University.
Dalla fine degli anni novanta è presente come artista visivo nella scena dell’arte contemporanea italiana e internazionale. Nel 2010 è vincitore del premio 2% al MACRO di Roma con il progetto ROPE. Ha partecipato a diverse collettive tra cui: La Finestra sul Cortile. Scorci di collezioni private, alla GAM di Milano nel 2017, The Muse, presso il Whanki Museum di Seoul nel 2016, Temi & Variazioni, Scrittura e Spazio alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia nel 2011, La parola nell'arte. Ricerche d'avanguardia nel '900. Dal Futurismo ad oggi attraverso le Collezioni del Mart, al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto nel 2007. Negli ultimi anni ha realizzato numerosi lavori a scala urbana a Shanghai, Seoul, Basilea, Praga e in molte città italiane tra cui Roma al Museo MACRO. Nel 2022 realizza l’importante opera Light Cycles al Museo MAXXI di Roma ed è attualmente aperto l’installazione The Hungriest Eye al Art Studio alle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco a Venezia.
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