Stefania Fersini. Reflection / Illusion
Dal 05 Novembre 2015 al 16 Aprile 2016
Torino
Luogo: Galleria d’arte contemporanea Gagliardi e Domke
Indirizzo: via Cervino 16
Orari: dal martedì al sabato 15.30 -19.30
Telefono per informazioni: +39 011 19.70.00.31
E-Mail info: info@gagliardiedomke.com
Sito ufficiale: http://gagliardiedomke.com
La galleria d’arte contemporanea Gagliardi e Domke dopo la mostra dell’artista spagnolo Rómulo Celdrán, prosegue la sua attività con un doppio progetto espositivo: la personale Reflection di Stefania Fersini e la mostra collettiva Illusion, con installazioni di Davide Coltro, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz e Fabio Viale.
Si avvia così un format espositivo, che vede l’organizzazione di una mostra personale e contestualmente di una collettiva tematica, strettamente connessa al concept espositivo della personale, che vedrà la partecipazione di artisti legati alla galleria, con opere anche inedite. Periodicamente saranno organizzati dei focus dedicati ai singoli artisti presenti nella collettiva, con testi critici monografici a firma del critico d’arte Lorenzo Madaro.
Stefania Fersini. Reflections (absence)
Lorenzo Madaro
C’è un filone specifico della ricerca in cui l’arte riflette su se stessa, sulle proprie identità statutarie, dando avvio a progetti in cui l’autore-artista e il pubblico-spettatore possono interagire con essa, creando un dialogo che ha anzitutto aspirazioni dialettiche.
Dopo aver indagato i lati patinati del presente, riproducendo attraverso la sua pittura mimetica profili e corpi femminili estratti dalle riviste di moda, Stefania Fersini ha dato avvio a un nuovo ciclo di opere, dedicate a un discorso che mira a riflettere sull’arte e la vita, su questioni teoriche e percettive attorno a un tema a maglie larghe:
l’assenza. Alla mitologia effimera di certa moda, dei suoi comportamenti e dei suoi codici, delle sue regole e delle sue visioni, oggi Fersini contrappone una riflessione dilatata su ciò che è e non appare e sul confine teorico e reale della presenza e del suo contrario.
Negli anni scorsi ha dipinto a lungo – quasi come un’ossessione – corpi longilinei in un perpetuo ricorso al glamour. Le pagine delle riviste erano state però preventivamente accartocciate, magari cestinate, poi recuperate e successivamente riprodotte attraverso un processo pittorico scrupoloso. Provenendo dal mondo del design, Stefani Fersini ha poi deciso di dedicarsi con costanza alla pittura, reiventando irrimediabilmente la sua identità creativa. Oggi con Reflections
(absence) approda a un risultato che tiene conto non solo dell’opera ma anche del suo contesto, dando così vita a una serie di installazioni site-specific in luoghi dall’alto tasso simbolico e non solo, com’è stato in tempi recenti con Museo Casa Mollino dell'architetto, designer e fotografo italiano Carlo Mollino (Torino, 1905-1973).
Nel progetto concepito per il primo piano della galleria Gagliardi e Domke, Stefania Fersini anzitutto si è limitata a occupare lo spazio di archeologia industriale con un solo lavoro, lasciando libero il resto dell’ambiente; elaborando così, intenzionalmente, un vuoto che ha deciso di riempire parzialmente con un grande dipinto su tavola che raffigura uno specchio al cui interno si riflette ciò che è di fronte – le travi e le pareti ruvide dell’ambiente espositivo, mentre al suo interno custodisce il profilo di una tela bianca –, ma chiaramente non lo spettatore che si accingerà a scrutare l’opera.
La “tela bianca” all’interno di quest’ideale specchio-schermo è chiaramente un’icona, la tela d’altronde è metafora riconosciuta del grado zero della rappresentazione, punto di partenza e approdo di speculazioni teoriche; punto cardinale di una serie d’indagini che hanno riguardato – e rivoluzionato – anche la storia dell’arte contemporanea.
La tela cromo-fobica interroga Stefania Fersini e noi spettatori, ponendosi al centro di un nuovo corso per la sua pittura. Convinta assertrice della tesi per cui oggi in arte non ci si può più spingere oltre determinate soglie, poiché a suo parere tutto è stato già concepito e teorizzato, tenta di tornare alle radici primarie del fare, adottando la metafora della tela bianca. Rimane pertanto la necessità di interrogarsi, di mettere in mostra un’icona dall’alto tasso simbolico, com’è stato – con diverse declinazioni e teorie – per una parte dell’arte concettuale dell’ultimo mezzo secolo. Basti pensare al lavoro di Paolini, in cui ancora oggi la tela è il cardine di una meditazione straordinariamente pregnante sull’arte e i suoi confini. E bisognerà scomodare proprio Paolini, raffinato teorico della sua pratica artistica e attento pensatore, per chiarire un altro aspetto che può avere dei legami con l’opera di Fersini: «Per questo, progettare oggi non può che significare volontà di una sperimentazione “finita” (cioè non più tesa a, ma rivolta in), tale che di per sé si viene a definire il rapporto e la differenza qualitativa, non secondo superate ipotesi di purezza e libertà di linguaggio, ma per proprietà di espressione, per esempio tra pittura e design: in termini di stretta lettura dell’opera, cioè di pure apparenza, il design “significa”, esibisce il progetto, il quadro lo dimentica, lo cancella, per le infinite e profonde aperture che soltanto possiamo intravedere, ma che dobbiamo perseguire perché la realtà possa essere più fruita e, dunque, più reale».
Rimane però un aspetto che ha sempre contrassegnato la sua indagine, ovvero l’estremo e ossessivo ricorso alla pittura mimetica, che rivela all’osservatore tutti i dettagli dello spazio espositivo frontale rispetto all’opera. Non è però un caso che lo spettatore non potrà mai specchiarsi in questo gioco tra realtà e finzione, presenza e assenza, che rimangono tra i punti cardinali della percezione dell’arte.
D’altronde, per dirla con Mallarmé, «In lui, io non mi appaio, ma mi scompaio, o piuttosto mi appaio nell’atto di scomparire, scomparire all’interno di me stesso, a meno che, […] io non mi scompaia riapparendomi […]».
Illusion
Opere di Davide Coltro, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz e Fabio Viale
“L’illusione anche è una pratica di conoscenza verso ciò che è attorno a noi, talvolta una distorsione rispetto a un sapere e a una percezione condivisa dai più e forse proprio per questo più intensa e decisiva. Spesso è veicolo di sogni e di disperate volontà, altre volte di immaginazione estrema, che consente all’uomo e poi all’artista di estrapolare frammenti su cui lavorare e in cui applicare progettualità partecipate. Assai complessa è la letteratura su questo tema a maglie larghe, che ha prodotto riflessioni e vere e proprie modalità di approccio all’esistenza: se per Gustave Flaubert «La prima qualità dell’arte è l’illusione», Albert Einstein ha sostenuto che «La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente». Sono in ballo, dunque, l’arte e la vita, in un approccio intrecciato che rievoca il sapore dell’esistenza e della costruzione di mondi possibili, di tracce ipotetiche che solo l’arte ci può rievocare. Nella selezione concepita dalla galleria Gagliardi e Domke per Illusion, sei artisti vivono lo spazio della galleria, si confrontano con l’architettura post-industriale e tentano un approccio installativo che tiene anche conto degli accordi e delle dissonanze tra vari generi, anche se si rintraccia una predilezione per quelli della multimedialità. L’arte, sin dalle sue prime espressioni manifeste, ha sempre intercettato brandelli di realtà, talvolta l’ha inseguita e intrappolata con il mimetismo dei graffiti prima e della pittura poi. Basti pensare al tòpos dell’uva dipinta dal più grande pittore greco dell’antichità, Zeusi, ampiamente citato dalle fonti storiografica per le sue eccellenti qualità tecniche, tanto che dipinse acini d’uva talmente realistici da attirare le attenzioni di un drappello di uccelli affamati. L’illusione della realtà è pertanto uno degli aspetti che segnano il percorso di conoscenza della percezione dell’uomo”.
Gagliardi e Domke. La galleria
Gagliardi Art System, nasce a Torino nel 2003 su iniziativa di Pietro Gagliardi. Nel gennaio 2011 GAS rafforza la sua sfida attuando un cambio di sede per offrire sempre più spazio a lavori di grande formato o di natura installativa. Si trasferisce in via Cervino negli spazi ex Sicme, dove sorgevano le acciaierie di proprietà della Fiat, area industriale oggi al centro di un ampio progetto di riqualificazione urbana che trova conferma anche dall’insediamento nelle vicinanze del MEF, Museo Ettore Fico. Nel 2015 Christian Domke affianca Pietro Gagliardi nella direzione; nasce così Gagliardi e Domke, che prosegue nell’attività di ricerca e sostegno degli artisti e nella promozione della collezione della galleria.
testi critici di Lorenzo Madaro
La mostra personale di Stefania Fersini: Reflection sarà visitabile dal 5 novembre 2015 al 9 gennaio 2016;
Illusion dal 5 novembre 2015 al 16 aprile 2016
Orario: dal martedì al sabato, 15.30 -19.30
Opening: giovedì 5 novembre 2015 ore 18
In occasione del weekend di Artissima la galleria sarà aperta nei seguenti orari:
giovedì e venerdì 5 e 6 novembre: 8.30-12.30 / 15.30-22;
sabato 7 novembre: 8.30-24;
domenica 8 novembre: 8.30-12.30 / 15.30-22
Si avvia così un format espositivo, che vede l’organizzazione di una mostra personale e contestualmente di una collettiva tematica, strettamente connessa al concept espositivo della personale, che vedrà la partecipazione di artisti legati alla galleria, con opere anche inedite. Periodicamente saranno organizzati dei focus dedicati ai singoli artisti presenti nella collettiva, con testi critici monografici a firma del critico d’arte Lorenzo Madaro.
Stefania Fersini. Reflections (absence)
Lorenzo Madaro
C’è un filone specifico della ricerca in cui l’arte riflette su se stessa, sulle proprie identità statutarie, dando avvio a progetti in cui l’autore-artista e il pubblico-spettatore possono interagire con essa, creando un dialogo che ha anzitutto aspirazioni dialettiche.
Dopo aver indagato i lati patinati del presente, riproducendo attraverso la sua pittura mimetica profili e corpi femminili estratti dalle riviste di moda, Stefania Fersini ha dato avvio a un nuovo ciclo di opere, dedicate a un discorso che mira a riflettere sull’arte e la vita, su questioni teoriche e percettive attorno a un tema a maglie larghe:
l’assenza. Alla mitologia effimera di certa moda, dei suoi comportamenti e dei suoi codici, delle sue regole e delle sue visioni, oggi Fersini contrappone una riflessione dilatata su ciò che è e non appare e sul confine teorico e reale della presenza e del suo contrario.
Negli anni scorsi ha dipinto a lungo – quasi come un’ossessione – corpi longilinei in un perpetuo ricorso al glamour. Le pagine delle riviste erano state però preventivamente accartocciate, magari cestinate, poi recuperate e successivamente riprodotte attraverso un processo pittorico scrupoloso. Provenendo dal mondo del design, Stefani Fersini ha poi deciso di dedicarsi con costanza alla pittura, reiventando irrimediabilmente la sua identità creativa. Oggi con Reflections
(absence) approda a un risultato che tiene conto non solo dell’opera ma anche del suo contesto, dando così vita a una serie di installazioni site-specific in luoghi dall’alto tasso simbolico e non solo, com’è stato in tempi recenti con Museo Casa Mollino dell'architetto, designer e fotografo italiano Carlo Mollino (Torino, 1905-1973).
Nel progetto concepito per il primo piano della galleria Gagliardi e Domke, Stefania Fersini anzitutto si è limitata a occupare lo spazio di archeologia industriale con un solo lavoro, lasciando libero il resto dell’ambiente; elaborando così, intenzionalmente, un vuoto che ha deciso di riempire parzialmente con un grande dipinto su tavola che raffigura uno specchio al cui interno si riflette ciò che è di fronte – le travi e le pareti ruvide dell’ambiente espositivo, mentre al suo interno custodisce il profilo di una tela bianca –, ma chiaramente non lo spettatore che si accingerà a scrutare l’opera.
La “tela bianca” all’interno di quest’ideale specchio-schermo è chiaramente un’icona, la tela d’altronde è metafora riconosciuta del grado zero della rappresentazione, punto di partenza e approdo di speculazioni teoriche; punto cardinale di una serie d’indagini che hanno riguardato – e rivoluzionato – anche la storia dell’arte contemporanea.
La tela cromo-fobica interroga Stefania Fersini e noi spettatori, ponendosi al centro di un nuovo corso per la sua pittura. Convinta assertrice della tesi per cui oggi in arte non ci si può più spingere oltre determinate soglie, poiché a suo parere tutto è stato già concepito e teorizzato, tenta di tornare alle radici primarie del fare, adottando la metafora della tela bianca. Rimane pertanto la necessità di interrogarsi, di mettere in mostra un’icona dall’alto tasso simbolico, com’è stato – con diverse declinazioni e teorie – per una parte dell’arte concettuale dell’ultimo mezzo secolo. Basti pensare al lavoro di Paolini, in cui ancora oggi la tela è il cardine di una meditazione straordinariamente pregnante sull’arte e i suoi confini. E bisognerà scomodare proprio Paolini, raffinato teorico della sua pratica artistica e attento pensatore, per chiarire un altro aspetto che può avere dei legami con l’opera di Fersini: «Per questo, progettare oggi non può che significare volontà di una sperimentazione “finita” (cioè non più tesa a, ma rivolta in), tale che di per sé si viene a definire il rapporto e la differenza qualitativa, non secondo superate ipotesi di purezza e libertà di linguaggio, ma per proprietà di espressione, per esempio tra pittura e design: in termini di stretta lettura dell’opera, cioè di pure apparenza, il design “significa”, esibisce il progetto, il quadro lo dimentica, lo cancella, per le infinite e profonde aperture che soltanto possiamo intravedere, ma che dobbiamo perseguire perché la realtà possa essere più fruita e, dunque, più reale».
Rimane però un aspetto che ha sempre contrassegnato la sua indagine, ovvero l’estremo e ossessivo ricorso alla pittura mimetica, che rivela all’osservatore tutti i dettagli dello spazio espositivo frontale rispetto all’opera. Non è però un caso che lo spettatore non potrà mai specchiarsi in questo gioco tra realtà e finzione, presenza e assenza, che rimangono tra i punti cardinali della percezione dell’arte.
D’altronde, per dirla con Mallarmé, «In lui, io non mi appaio, ma mi scompaio, o piuttosto mi appaio nell’atto di scomparire, scomparire all’interno di me stesso, a meno che, […] io non mi scompaia riapparendomi […]».
Illusion
Opere di Davide Coltro, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz e Fabio Viale
“L’illusione anche è una pratica di conoscenza verso ciò che è attorno a noi, talvolta una distorsione rispetto a un sapere e a una percezione condivisa dai più e forse proprio per questo più intensa e decisiva. Spesso è veicolo di sogni e di disperate volontà, altre volte di immaginazione estrema, che consente all’uomo e poi all’artista di estrapolare frammenti su cui lavorare e in cui applicare progettualità partecipate. Assai complessa è la letteratura su questo tema a maglie larghe, che ha prodotto riflessioni e vere e proprie modalità di approccio all’esistenza: se per Gustave Flaubert «La prima qualità dell’arte è l’illusione», Albert Einstein ha sostenuto che «La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente». Sono in ballo, dunque, l’arte e la vita, in un approccio intrecciato che rievoca il sapore dell’esistenza e della costruzione di mondi possibili, di tracce ipotetiche che solo l’arte ci può rievocare. Nella selezione concepita dalla galleria Gagliardi e Domke per Illusion, sei artisti vivono lo spazio della galleria, si confrontano con l’architettura post-industriale e tentano un approccio installativo che tiene anche conto degli accordi e delle dissonanze tra vari generi, anche se si rintraccia una predilezione per quelli della multimedialità. L’arte, sin dalle sue prime espressioni manifeste, ha sempre intercettato brandelli di realtà, talvolta l’ha inseguita e intrappolata con il mimetismo dei graffiti prima e della pittura poi. Basti pensare al tòpos dell’uva dipinta dal più grande pittore greco dell’antichità, Zeusi, ampiamente citato dalle fonti storiografica per le sue eccellenti qualità tecniche, tanto che dipinse acini d’uva talmente realistici da attirare le attenzioni di un drappello di uccelli affamati. L’illusione della realtà è pertanto uno degli aspetti che segnano il percorso di conoscenza della percezione dell’uomo”.
Gagliardi e Domke. La galleria
Gagliardi Art System, nasce a Torino nel 2003 su iniziativa di Pietro Gagliardi. Nel gennaio 2011 GAS rafforza la sua sfida attuando un cambio di sede per offrire sempre più spazio a lavori di grande formato o di natura installativa. Si trasferisce in via Cervino negli spazi ex Sicme, dove sorgevano le acciaierie di proprietà della Fiat, area industriale oggi al centro di un ampio progetto di riqualificazione urbana che trova conferma anche dall’insediamento nelle vicinanze del MEF, Museo Ettore Fico. Nel 2015 Christian Domke affianca Pietro Gagliardi nella direzione; nasce così Gagliardi e Domke, che prosegue nell’attività di ricerca e sostegno degli artisti e nella promozione della collezione della galleria.
testi critici di Lorenzo Madaro
La mostra personale di Stefania Fersini: Reflection sarà visitabile dal 5 novembre 2015 al 9 gennaio 2016;
Illusion dal 5 novembre 2015 al 16 aprile 2016
Orario: dal martedì al sabato, 15.30 -19.30
Opening: giovedì 5 novembre 2015 ore 18
In occasione del weekend di Artissima la galleria sarà aperta nei seguenti orari:
giovedì e venerdì 5 e 6 novembre: 8.30-12.30 / 15.30-22;
sabato 7 novembre: 8.30-24;
domenica 8 novembre: 8.30-12.30 / 15.30-22
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