Silvio Vigliaturo. HELP!
![Silvio Vigliaturo, Elena Andromaca Silvio Vigliaturo, Elena Andromaca](http://www.arte.it/foto/600x450/e8/11131-ElenaAndromacasculture_in_vetro_2011.jpg)
Silvio Vigliaturo, Elena Andromaca
Silvio Vigliaturo, Elena Andromaca, sculture in vetro, Museo Regionale di Scienze Naturali, Torino
Dal 25 Maggio 2012 al 01 Luglio 2012
Torino
Luogo: Museo Regionale di Scienze Naturali
Indirizzo: via Giolitti 36
Orari: 10-19; martedì chiuso
Telefono per informazioni: +39 011 9422568/ 011 4326354
E-Mail info: maca@museovigliaturo.it
Sito ufficiale: http://www.museovigliaturo.it
A partire da venerdì 25 maggio 2012, il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino ospita un’importante mostra che raccoglie le ultime creazioni dell’artista e maestro del vetro Silvio Vigliaturo. Il percorso, ideato da Vigliaturo appositamente per l’occasione, insieme ai curatori Cinzia Folcarelli e Andrea Rodi, si snoda alla stregua di una narrazione suddivisa in racconti fortemente connessi gli uni agli altri. Ogni storia è rappresentata da una suggestiva installazione in cui scultura in vetro e dipinto diventano tutt’uno, trovando nel segno marcato e sinuoso e nei magistrali accostamenti cromatici, tipici dell’artista, la loro comune origine.
Ad aprire la mostra è l’opera Help!, in cui una struttura a croce separa quattro sculture in vetro di grandi dimensioni che alternano due grida di aiuto ad altrettante rappresentazioni di padri e madri abbracciati ai loro figli. I genitori appaiono a testa china, quasi che l’interminabile crisi economica li avesse affranti e sconvolti, rendendo sempre più incerto il futuro della loro prole e sconfiggendo ogni residua speranza di un avvenire migliore. La seconda installazione – La lunga marcia – racconta di una risposta fallimentare a quelle stesse grida. Recuperando la celebre icona warholiana di Mao Tse Tung, Silvio Vigliaturo ne dà un’interpretazione ancor più contemporanea e affine alla nuova realtà cinese, che troppo spesso coniuga gli aspetti più deleteri del capitalismo estremo e del regime comunista. Nella visione dell’artista, il Grande Timoniere indossa degli occhiali da sole di una famosa azienda americana, e sotto le lenti nere che coprono il suo sguardo sfilano inermi degli esseri trasparenti, sviliti della loro stessa umanità.
Le venticinque opere che compongono la mostra, tra dipinti di grandi dimensioni e sculture in vetro di oltre due metri d’altezza, rappresentano ciascuna una risposta sempre e solo parziale alla crisi che sta colpendo l’Occidente e che, per Vigliaturo, non è soltanto economica, ma ha un forte corrispettivo morale nella nichilistica e relativistica perdita dei valori che contraddistingue le società postmoderne. Solo se presi nel complesso della mostra che li raccoglie, i singoli suggerimenti artistici si profilano come una soluzione effettiva ai drammi del XXI secolo. La famiglia, nell’esempio ancestrale di Sara e Abramo, come suggerisce l’installazione di quattro sculture Matrimonio bifronte, la natura, rappresentata dal maestoso fico d’india di Mediterraneo, e ancora, la bellezza, ideale che immancabilmente muove il fare artistico di Vigliaturo e che egli restituisce negli incanti cromatici delle sue opere, sono le basi primordiali su cui cominciare a costruire una nuova umanità.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’associazione culturale De Arte.
Ad aprire la mostra è l’opera Help!, in cui una struttura a croce separa quattro sculture in vetro di grandi dimensioni che alternano due grida di aiuto ad altrettante rappresentazioni di padri e madri abbracciati ai loro figli. I genitori appaiono a testa china, quasi che l’interminabile crisi economica li avesse affranti e sconvolti, rendendo sempre più incerto il futuro della loro prole e sconfiggendo ogni residua speranza di un avvenire migliore. La seconda installazione – La lunga marcia – racconta di una risposta fallimentare a quelle stesse grida. Recuperando la celebre icona warholiana di Mao Tse Tung, Silvio Vigliaturo ne dà un’interpretazione ancor più contemporanea e affine alla nuova realtà cinese, che troppo spesso coniuga gli aspetti più deleteri del capitalismo estremo e del regime comunista. Nella visione dell’artista, il Grande Timoniere indossa degli occhiali da sole di una famosa azienda americana, e sotto le lenti nere che coprono il suo sguardo sfilano inermi degli esseri trasparenti, sviliti della loro stessa umanità.
Le venticinque opere che compongono la mostra, tra dipinti di grandi dimensioni e sculture in vetro di oltre due metri d’altezza, rappresentano ciascuna una risposta sempre e solo parziale alla crisi che sta colpendo l’Occidente e che, per Vigliaturo, non è soltanto economica, ma ha un forte corrispettivo morale nella nichilistica e relativistica perdita dei valori che contraddistingue le società postmoderne. Solo se presi nel complesso della mostra che li raccoglie, i singoli suggerimenti artistici si profilano come una soluzione effettiva ai drammi del XXI secolo. La famiglia, nell’esempio ancestrale di Sara e Abramo, come suggerisce l’installazione di quattro sculture Matrimonio bifronte, la natura, rappresentata dal maestoso fico d’india di Mediterraneo, e ancora, la bellezza, ideale che immancabilmente muove il fare artistico di Vigliaturo e che egli restituisce negli incanti cromatici delle sue opere, sono le basi primordiali su cui cominciare a costruire una nuova umanità.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’associazione culturale De Arte.
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