Sarenco. Caravanserraglio - African Dada / Francesco Del Conte. Fräsen / Project Room - Peter Mohall. Ideale
Dal 19 Maggio 2016 al 17 Luglio 2016
Torino
Luogo: Fondazione 107
Indirizzo: via Sansovino 234
Orari: da giovedì a domenica 14-19
Enti promotori:
- Regione Piemonte
- Città di Torino
- Circoscrizionecinque
- Fondazione CRT
Costo del biglietto: intero € 8; ridotto (dai 13 ai 18 anni) € 5; gratuito sino ai 12 anni e per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte. Visite guidate su prenotazione e tutte le domeniche alle ore 17
Telefono per informazioni: +39 011 4544474
E-Mail info: info@fondazione107.it
Sito ufficiale: http://www.fondazione107.it
Sarenco, nome d’arte di Isaia Mabellini, è nato a Vobarno, sulle montagne della Vallesabbia, in provincia di Brescia, nel 1945. All’età di sedici anni, nel 1961, scrive la sua prima poesia. Nel 1963 produce la sua prima opera di ‘poesia visiva’. Nel 1965 la sua prima mostra di poesie visive.
Dal 1966 ad oggi la sua attività espositiva conta centinaia di mostre nel mondo, quattro partecipazioni alla Biennale di Venezia, una partecipazione alla Documenta di Kassel e una partecipazione alla Biennale di Siviglia. Ha pubblicato una trentina di libri, fondato numerose riviste d’avanguardia (la più famosa delle quali rimane Lotta Poetica). Negli anni ’80 si è trasferito part-time in Kenya, realizzando opere di forte impatto anti-coloniale, in seguito alla sua amici- zia e collaborazione con i grandi eroi Mau Mau, sopravvissuti alla mattanza del colonialismo inglese. Rientrato in Italia per problemi di salute, ha costituito con il fratello Oriano la ‘Fondazione Sarenco’ che, tra le altre cose, si occupa del suo lavoro e dell’organizzazione del lavoro di alcuni dei più interessanti artisti africani contemporanei. Attualmente vive e lavora a Salò, sul Lago di Garda, dove si occupa del riordino di tutte le sue numerose pubblicazioni, della conser- vazione dei suoi cinque film (presenti per ben due volte a Festival Internazionale del Cinema di Venezia) e dei suoi dieci video-film professionali.
In Fondazione 107 Sarenco presenta Una storia in opere 1963 - 2016, un’unica grande opera composta da 200 collage realizzati nel 2015/2016 durante un periodo di riposo forzato durante il quale l’artista ha ricostruito il suo percorso artistico rielaborando le opere più significative dal 1963 ad oggi attraverso l’esercizio della memoria. L’installazione si sviluppa tracciando una linea continua che seziona lo spazio espositivo tagliandolo in due piani. Al cen- tro della sala esplode Caravanserraglio, una selezione di opere a partire dagli anni ’90 che costruiscono una grande installazione. Scultura, pittura, collage, fotografia e performance sono presenti in un allestimento che evoca il nostro immaginario nel Caravanserraglio, luogo di riposo e di ristoro per i viandanti ma anche territorio di incontro e di scambio. Sculture alte oltre 4 metri laccate di bianco raffigurano i ritratti giovanili dei poeti amati da Sarenco, i ‘veri giganti’ della cultura del XX secolo: Marinetti, Apollinaire, Tzara, Breton così come grandi dipinti su corteccia realizzati in Africa: superfici su cui parola ed immagine si integrano, sovrappongono e talvolta contrastano in un gioco in cui la traccia è la storia poetica dell’artista, o quadri con le ceramiche di Siviglia realizzate in occasione della Biennale, con il materiale tipico utilizzato dagli artigiani di questa città. Con Il Poeta è nudo, installazione a terra disposta a tappeto, attraver- so la provocazione (Aiutate l’arte, grazie per l’offerta), Sarenco testimonia il ruolo del poeta contemporaneo, ultimo anello di un sistema economico indiffe- rente alla sopravvivenza della “vera” cultura, quella dei “no-man” (i poeti, gli artisti non ufficiali, ecc.). Un‘installazione di pali funerari Giriama (una tribù della costa del Kenya), ognuno dedicato a un poeta morto, quelli che hanno fortemente influenzato la sua vita di poeta e, nel caso dei poeti contemporanei, i com- pagni di viaggio che hanno condiviso con lui la gioia e il peso di essere ‘poeti’. 14 lavagnette scolastiche organizzate come una Via Crucis o le sculture di un’installazione di donne della tribù Maasai del Kenya, stuprate dai colonizzatori inglese durante la lotta di indipendenza organizzata dai Mau Mau del Monte Kenya o i 3 Black Voyeurs, installazione scultorea in cui gli africani prendono coscienza della loro identità vitale e culturale diventando ‘personaggi pubblici’. Chiude questa rassegna antologica la rielaborazione del portale di Aushwitz di cui Sarenco ha modificato la famosa scritta: non è più ARBEIT (il Lavoro) che rende liberi, ma GEDICHT (la Poesia).
In una sala a parte sarà esposto African Dada, in occasione del centenario dalla nascita del movimento Dada (1916) sarà presentata un’importante opera composta da 40 tavole e 1 scultura raffigurante il dittatore Amin Dada secondo una teoria che sostiene che i tre grandi movimenti artistico-culturali delle avanguardie storiche del Novecento (Futurismo, Dada, Surrealismo) abbiano radici profonde nell’humus dell’Africa Nera.
In mostra catalogo edito da Fondazione 107 con testi di Achille Bonito Oliva, Enrico Mascelloni e Sarenco.
Mostra in collaborazione con Fondazione Sarenco
Francesco Del Conte presenta il ciclo completo di Fräsen, installazioni di proiezioni di grande formato. L’artista si muove tra due approcci contrapposti: uno fondato sulle proprietà oggettive dello strumento fotografico, l’altro sulla possibilità di astrarre porzioni di realtà grazie all’intervento dell’uomo.
Del Conte esplora il mezzo fotografico attraverso la ritualità dei passaggi operativi, la materialità del negativo, le tempistiche dilatate e il modo in cui tutti que- sti elementi si riflettono sull’esito del lavoro.
In Fräsen, tradotto dal tedesco “Fresare”, la ricerca è volta ad enfatizzare l’oggettività della macchina fotografica generando una riflessione sull’estetica di attrezzi meccanici industriali – frese – oggetti plasmati che hanno a loro volta il compito di modellare altri materiali. Attraverso l’intervento dell’artista questi oggetti sono presentati in scala differente, assumono una valenza totemica, architetture possibili, custodite nella nostra memoria sino a diventare “altro”.
Project Room di Peter Mohall, artista svedese, presenta Ab-roller, un’opera scultorea che ha origine dal fitness e realizzata con i dispositivi di addestra- mento addominale resi noti dai messaggi pubblicitari delle TV. Questi dispositivi attraverso la manipolazione dell’artista sono riassemblati per dare origine ad un segno, una scrittura di volumi. In questo modo la comunicazione viene alterata generando un oggetto astratto non più riconoscibile.
Inaugurazione giovedì 19 maggio 2016 dalle ore 18 alle ore 21
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