Peter Friedl. Denouement
Dal 09 Novembre 2013 al 15 Febbraio 2014
Torino
Luogo: Guido Costa Projects
Indirizzo: via Mazzini 24
Orari: da lunedì a sabato 15-19
Telefono per informazioni: +39 011 8154113
E-Mail info: guidocosta@libero.it
Sito ufficiale: http://www.guidocostaprojects.com
Sabato 9 novembre 2013, in occasione di Artissima e della Notte delle Arti Contemporanee, Guido Costa Projects ha l’onore di presentare Dénouement, la nuova mostra personale di Peter Friedl.
Il termine francese “dénouement”, traducibile letteralmente come “scioglimento”, o “risoluzione”, appartiene originalmente alla teoria del dramma: nella tragedia porta alla catarsi, nella commedia a un happy end. Peter Friedl declina brillantemente tale pluralità di significati nei suoi lavori creati negli ultimi due anni e radicalizza la sua ricerca artistica sull’interazione estetica tra il documento e l’artefatto.
Al centro della mostra c’è il concetto di modello e la sua poetica. Da sempre le opere di Peter Friedl nella loro capacità di condensare realtà complesse sono state interpretate come modelli: articolazioni e soluzioni esemplari di problemi estetici che coinvolgono una coscienza politica e storica. È l’idea di modello architettonico a cui corrispondono le quattro case di Rehousing (2012-2013), realizzate in scala con tutti i dettagli possibili: la casa paterna dell’artista in Alta Austria, quale traccia della memoria autobiografica ed emblema di caducità; la residenza privata di Ho Chi Min nella città di Hanoi, un caso specifico di architettura politica; l’utopia modernista della “Villa tropicale” di Luigi Piccinato, prototipo di una casa coloniale, progettata durante il Fascismo e mai realizzata, di cui sopravvivono alcune tracce in un numero della rivista Domus del 1936; infine, il modello naturalistico di un’anonima capanna degli schiavi della Evergreen Plantation in Louisiana. Sono, al di là della mimesi, case studies per una geografia mentale di una modernità diversa.
L’idea di modello governa anche The Dramatist (2013), il secondo gruppo scultoreo in mostra, formato da quattro marionette in cui sono distillate in forma di ritratto altrettante riflessioni sulla storiografia e narrazione politica. Le dramatis personae sono: Giulia Schucht (1896-1980), moglie di Antonio Gramsci; Toussaint Louverture, il rivoluzionario e liberatore di Haiti, morto prigioniero in Francia nel 1803; John Chavafambira, il “Black Hamlet” della prima psicoanalisi africana, documentato in forma letteraria a Johannesburg negli anni ’30; il celeberrimo magnate dell'automobile Henry Ford. Quattro personaggi in cerca d’autore e storie di vita esemplari, già presenti in diversi altri progetti e scritti di Peter Friedl a partire dagli anni ’90.
Un’altra opera della mostra è la maschera mortuaria dell’artista realizzata in vita, un’esercizio d’intimità critica, anch’essa corrispondente alla drammaturgia del “dénouement” e allo stesso tempo modello laconico di una poetica in cui si intrecciano storie personali e storie frammentarie della modernità.
Peter Friedl (b. 1960) è un artista che lavora in situ. Ha partecipato a documenta X (1997), a documenta 12 (2007), alla 48a Biennale di Venezia, alla terza Biennale di arte contemporanea di Berlino (2004), a Manifesta 7, Trento (2008), alla settima Biennale di Gwangju (2008), alla 28a Bienal de São Paulo (2008), a La Triennale, Paris (2012), e, recentemente, alla Biennale di Taipei (2012) e alla 10a Biennale di Architettura di São Paulo (2013). Tra le personali sono da ricordare luttesdesclasses, Institut d’Art Contemporain, Villeurbanne (2002), OUT OF THE SHADOWS, Witte de With, Center for Contemporary Art, Rotterdam (2004), la retrospettiva itinerante Work 1964-2006, Museu d’Art Contemporani de Barcelona, Miami Art Central, Musée d’Art Contemporain, Marseille (2006-2007), Blow Job, Extra City Kunsthal Antwerpen, Antwerp (2008), Working, Kunsthalle Basel (2008), e Peter Friedl, Sala Rekalde, Bilbao (2010). Dal 1980 ha pubblicato svariati saggi e libri, come Four or Five Roses, Working at Copan, e Playgrounds. Una selezione dei suoi testi è stata pubblicata con il titolo Secret Modernity: Selected Writings and Interviews 1981–2009.
Pubblicazione recente: Über Peter Friedl, a cura di Dirk Snauwaert, con saggi di Mieke Bal, Roger M. Buergel, Jean-François Chevrier, Norman M. Klein, Bartomeu Mari, Eva Schmidt, Marco Scotini, Hilde Van Gelder, Leire Vergara. Coedito da WIELS e Motto Books, 2013, 232 pagine, ISBN 978-2-940524-04-4.
Il termine francese “dénouement”, traducibile letteralmente come “scioglimento”, o “risoluzione”, appartiene originalmente alla teoria del dramma: nella tragedia porta alla catarsi, nella commedia a un happy end. Peter Friedl declina brillantemente tale pluralità di significati nei suoi lavori creati negli ultimi due anni e radicalizza la sua ricerca artistica sull’interazione estetica tra il documento e l’artefatto.
Al centro della mostra c’è il concetto di modello e la sua poetica. Da sempre le opere di Peter Friedl nella loro capacità di condensare realtà complesse sono state interpretate come modelli: articolazioni e soluzioni esemplari di problemi estetici che coinvolgono una coscienza politica e storica. È l’idea di modello architettonico a cui corrispondono le quattro case di Rehousing (2012-2013), realizzate in scala con tutti i dettagli possibili: la casa paterna dell’artista in Alta Austria, quale traccia della memoria autobiografica ed emblema di caducità; la residenza privata di Ho Chi Min nella città di Hanoi, un caso specifico di architettura politica; l’utopia modernista della “Villa tropicale” di Luigi Piccinato, prototipo di una casa coloniale, progettata durante il Fascismo e mai realizzata, di cui sopravvivono alcune tracce in un numero della rivista Domus del 1936; infine, il modello naturalistico di un’anonima capanna degli schiavi della Evergreen Plantation in Louisiana. Sono, al di là della mimesi, case studies per una geografia mentale di una modernità diversa.
L’idea di modello governa anche The Dramatist (2013), il secondo gruppo scultoreo in mostra, formato da quattro marionette in cui sono distillate in forma di ritratto altrettante riflessioni sulla storiografia e narrazione politica. Le dramatis personae sono: Giulia Schucht (1896-1980), moglie di Antonio Gramsci; Toussaint Louverture, il rivoluzionario e liberatore di Haiti, morto prigioniero in Francia nel 1803; John Chavafambira, il “Black Hamlet” della prima psicoanalisi africana, documentato in forma letteraria a Johannesburg negli anni ’30; il celeberrimo magnate dell'automobile Henry Ford. Quattro personaggi in cerca d’autore e storie di vita esemplari, già presenti in diversi altri progetti e scritti di Peter Friedl a partire dagli anni ’90.
Un’altra opera della mostra è la maschera mortuaria dell’artista realizzata in vita, un’esercizio d’intimità critica, anch’essa corrispondente alla drammaturgia del “dénouement” e allo stesso tempo modello laconico di una poetica in cui si intrecciano storie personali e storie frammentarie della modernità.
Peter Friedl (b. 1960) è un artista che lavora in situ. Ha partecipato a documenta X (1997), a documenta 12 (2007), alla 48a Biennale di Venezia, alla terza Biennale di arte contemporanea di Berlino (2004), a Manifesta 7, Trento (2008), alla settima Biennale di Gwangju (2008), alla 28a Bienal de São Paulo (2008), a La Triennale, Paris (2012), e, recentemente, alla Biennale di Taipei (2012) e alla 10a Biennale di Architettura di São Paulo (2013). Tra le personali sono da ricordare luttesdesclasses, Institut d’Art Contemporain, Villeurbanne (2002), OUT OF THE SHADOWS, Witte de With, Center for Contemporary Art, Rotterdam (2004), la retrospettiva itinerante Work 1964-2006, Museu d’Art Contemporani de Barcelona, Miami Art Central, Musée d’Art Contemporain, Marseille (2006-2007), Blow Job, Extra City Kunsthal Antwerpen, Antwerp (2008), Working, Kunsthalle Basel (2008), e Peter Friedl, Sala Rekalde, Bilbao (2010). Dal 1980 ha pubblicato svariati saggi e libri, come Four or Five Roses, Working at Copan, e Playgrounds. Una selezione dei suoi testi è stata pubblicata con il titolo Secret Modernity: Selected Writings and Interviews 1981–2009.
Pubblicazione recente: Über Peter Friedl, a cura di Dirk Snauwaert, con saggi di Mieke Bal, Roger M. Buergel, Jean-François Chevrier, Norman M. Klein, Bartomeu Mari, Eva Schmidt, Marco Scotini, Hilde Van Gelder, Leire Vergara. Coedito da WIELS e Motto Books, 2013, 232 pagine, ISBN 978-2-940524-04-4.
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