Max Tomasinelli. Sense Out
Dal 09 Ottobre 2013 al 25 Ottobre 2013
Torino
Luogo: Internocortile
Indirizzo: via Villa Glori 6
Orari: da martedì a venerdì 11-13/ 15.30-19; sabato 11-13 e su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 011 6618841/ 347 4167555
E-Mail info: info@internocortile.it
Sito ufficiale: http://www.internocortile.it
Martedì 8 ottobre 2013 dalle ore 18.30 Internocortile, via villa glori 6, inaugura la personale di max tomasinelli dal titolo “SenseOut”, in collaborazione con Una stanza per la fotografia, c.so moncalieri 238: séguito del lavoro di indagine su immagine e linguaggio presentato al Museo della Fotografia di Mougins nell’esposizione “Regards sur l’Architecture” con Gabriele Basilico, Frédéric Hubert e Caroline Bach.
E’ evidente come, in ogni campo, il pensiero individuale articolato e complesso, si converta in un linguaggio frequentemente suscettibile di cattive interpretazioni. Per quanto questo effetto indesiderato dipenda a volte da una debole capacità espressiva o da una scarsa ricchezza lessicale, altre volte è proprio lo strumento linguaggio a rivelarsi erroneo ed impreciso. La propensione della nuova società ad una vita sempre più compressa e veloce, comporta la rapida mutazione linguistica, di cui siamo testimoni ogni giorno sulla rete o sul nostro telefonino. Il linguaggio resta tuttavia la nostra sola via di comunicazione all’interno della collettività. Lo vorremmo preciso, corrispondente, inequivocabile.
In famiglia, come a scuola, negli uffici, nelle strade, nei musei esso resta incompreso, misconosciuto, sottovalutato.
Ispirato dalla mia stessa scarsa attitudine alla comunicazione verbale e ancora di più dalle miriadi di volte nelle quali ho sentito le lamentele degli astanti, ho notato come i musei, per antonomasia grandi scatole del sapere, si rivelino spesso incapaci di svolgere la loro funzione di intermediari culturali tra i creatori e il pubblico. Pur in un continuo tentativo di rendere intelleggibili i messaggi impliciti nelle creazioni d’arte, essi finiscono per svolgere la pura funzione di contenitore.
Il pubblico vive questa mancanza di intermediazione con frustrazione e ritiene l’arte contemporanea incomprensibile, inarrivabile, benché essa sia molto fitta di contenuti.
Questo difficile flusso del contenuto dell’arte verso il visitatore si deve, da una parte, al linguaggio inopportuno del sistema dell’arte, dall’altra alla rassegnazione di un pubblico sempre meno stimolato.
I tentativi linguistici del museo-contenitore restano difficili, nebulosi. Pochi astanti si abbandonano a esperimenti di interpretazione e in questo compiacciono gli artisti, ma il loro sforzo determina un nuovo impreciso livello linguistico, che levandosi nelle sale dei musei costituisce un velo incompreso sopra l’immagine.
La fotografia si completa di un elemento di chiara provenienza linguistica, tuttavia chiuso in sé, presente ma indecifrabile.
Il linguaggio, privato della sua funzione di elezione, assume un valore decorativo e si ritrova accessorio.
Nel lavoro “Sense Out”, le fotografie di spazi museali pongono in luce la distanza tra pubblico e opera. Una scrittura automatica costituisce un livello sovrapposto all’immagine, mostrando un contenuto codificato ma indecifrabile.
In mostra da Internocortile sino al 25 ottobre fotografie di grande formato (edizioni di 3 esemplari ognuno più 1 p.a.), carte vergate a mano su immagini come disegni architettonici progettuali, libri d’artista “SenseOut”, e interventi in situ.
Presso Una stanza per la fotografia verrà presentato il video in loop costituito da una proiezione in dissolvenza di lavori precedenti, accompagnati dalla babele linguistica di guide museali che descrivono varie opere d’arte.
Max Tomasinelli nasce nel 1971 a Torino.
Autore di moltissimi ritratti alle star internazionali dell’architettura e dell’arte contemporanea, pubblicati su Vogue, Elle Decòr USA, Gq, Grazia, Collezioni Trends, Amica, Moder Painter, Abitare ed altri, inizia nel 2003 la sua attività espositiva con una mostra presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Tra le mostre personali “Sense out” presso la Galleria PHOTO35 di Torino, nel 2007 , “MoltepliciUnici”, Machè, Torino, nel 2009, “MOT DIT – Sense Out à Bruxelles” presso la Galleria Artecontemporanea di Bruxelles, giu-sett 2011. Di particolare rilievo tra le collettive la mostra “Regards sur l’architecture”, al Museo della Fotografia di Mougins nel 2008 con Gabriele Basilico, Frédéric Hubert e Caroline Bach
E’ evidente come, in ogni campo, il pensiero individuale articolato e complesso, si converta in un linguaggio frequentemente suscettibile di cattive interpretazioni. Per quanto questo effetto indesiderato dipenda a volte da una debole capacità espressiva o da una scarsa ricchezza lessicale, altre volte è proprio lo strumento linguaggio a rivelarsi erroneo ed impreciso. La propensione della nuova società ad una vita sempre più compressa e veloce, comporta la rapida mutazione linguistica, di cui siamo testimoni ogni giorno sulla rete o sul nostro telefonino. Il linguaggio resta tuttavia la nostra sola via di comunicazione all’interno della collettività. Lo vorremmo preciso, corrispondente, inequivocabile.
In famiglia, come a scuola, negli uffici, nelle strade, nei musei esso resta incompreso, misconosciuto, sottovalutato.
Ispirato dalla mia stessa scarsa attitudine alla comunicazione verbale e ancora di più dalle miriadi di volte nelle quali ho sentito le lamentele degli astanti, ho notato come i musei, per antonomasia grandi scatole del sapere, si rivelino spesso incapaci di svolgere la loro funzione di intermediari culturali tra i creatori e il pubblico. Pur in un continuo tentativo di rendere intelleggibili i messaggi impliciti nelle creazioni d’arte, essi finiscono per svolgere la pura funzione di contenitore.
Il pubblico vive questa mancanza di intermediazione con frustrazione e ritiene l’arte contemporanea incomprensibile, inarrivabile, benché essa sia molto fitta di contenuti.
Questo difficile flusso del contenuto dell’arte verso il visitatore si deve, da una parte, al linguaggio inopportuno del sistema dell’arte, dall’altra alla rassegnazione di un pubblico sempre meno stimolato.
I tentativi linguistici del museo-contenitore restano difficili, nebulosi. Pochi astanti si abbandonano a esperimenti di interpretazione e in questo compiacciono gli artisti, ma il loro sforzo determina un nuovo impreciso livello linguistico, che levandosi nelle sale dei musei costituisce un velo incompreso sopra l’immagine.
La fotografia si completa di un elemento di chiara provenienza linguistica, tuttavia chiuso in sé, presente ma indecifrabile.
Il linguaggio, privato della sua funzione di elezione, assume un valore decorativo e si ritrova accessorio.
Nel lavoro “Sense Out”, le fotografie di spazi museali pongono in luce la distanza tra pubblico e opera. Una scrittura automatica costituisce un livello sovrapposto all’immagine, mostrando un contenuto codificato ma indecifrabile.
In mostra da Internocortile sino al 25 ottobre fotografie di grande formato (edizioni di 3 esemplari ognuno più 1 p.a.), carte vergate a mano su immagini come disegni architettonici progettuali, libri d’artista “SenseOut”, e interventi in situ.
Presso Una stanza per la fotografia verrà presentato il video in loop costituito da una proiezione in dissolvenza di lavori precedenti, accompagnati dalla babele linguistica di guide museali che descrivono varie opere d’arte.
Max Tomasinelli nasce nel 1971 a Torino.
Autore di moltissimi ritratti alle star internazionali dell’architettura e dell’arte contemporanea, pubblicati su Vogue, Elle Decòr USA, Gq, Grazia, Collezioni Trends, Amica, Moder Painter, Abitare ed altri, inizia nel 2003 la sua attività espositiva con una mostra presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Tra le mostre personali “Sense out” presso la Galleria PHOTO35 di Torino, nel 2007 , “MoltepliciUnici”, Machè, Torino, nel 2009, “MOT DIT – Sense Out à Bruxelles” presso la Galleria Artecontemporanea di Bruxelles, giu-sett 2011. Di particolare rilievo tra le collettive la mostra “Regards sur l’architecture”, al Museo della Fotografia di Mougins nel 2008 con Gabriele Basilico, Frédéric Hubert e Caroline Bach
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