Luigi Ontani. Alam Jiwa & Vanitas

Luigi Ontani, Elefantino Ganeshino, 1999

 

Dal 03 Novembre 2021 al 30 Gennaio 2022

Torino

Luogo: GAM – Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea

Indirizzo: Via Magenta 31

Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18. Giovedì dalle 13 alle 21. Lunedì chiuso. Le biglietterie chiudono un’ora prima

Curatori: Elena Volpato

Costo del biglietto: Intero: € 10 Ridotto: € 8 Gratuito: minori 18 anni, Abbonamento Musei Torino, Torino + Piemonte card

Telefono per informazioni: +39 0114429518

E-Mail info: gam@fondazionetorinomusei.it

Sito ufficiale: http://www.gamtorino.it


La GAM di Torino dedica per la prima volta all’esposizione di opere contemporanee il suo spazio denominato Wunderkammer e forse nessun altro artista avrebbe potuto più di Luigi Ontanirestituire a quel nome i molti suoi significati originari.

Ontani (Vergato, 1943) è andato creando attorno sé numerose Camere delle meraviglie, a partire dalla fine degli anni Sessanta quando compose la sua Stanza delle Similitudini. Per tutta la vita ha ridisegnato sin nei minimi dettagli decorativi lo spazio dei suoi diversi studi e delle sue abitazioni. Ha fatto delle sue opere una proliferazione pervasiva di simboli e forme con cui dare vita a un microcosmo intriso del suo immaginario.

Anche questa mostra è un ambiente-mondo attraversato da un’unica ghirlanda allegorica di innumerevoli figure e significati, sacri e profani, della cultura d’Oriente e d’Occidente. Sono simulacri intrecciati tra loro per principio di analogia e per gusto sincretico che si rispondono da un capo all’altro della stanza prendendo di volta in volta forma di scultura, di fotografia acquarellata, di immagine lenticolare, di maschera, di burattino da teatro d’ombre o di acquerello.

Vi sono esposte più di 130 opere su carta alle quali Ontani ha rimesso mano negli ultimi due anni, ultimando e dipingendo disegni a china realizzati negli anni Ottanta e Novanta.

Il corpus si compone di diverse serie. Molti sono nudini tracciati dal vivo, di fronte al modello, ma nessun naturalismo ha spazio in queste opere. Le linee vi si intrecciano leziose. Si attorcigliano e tornano, narcise, su sé stesse.

Tutto è elegantemente calligrafico, esotizzante di arzigogoli. Gli arti dei ragazzi ritratti si metamorfizzano in zampe di Ganesha, in uova dorate, in foglie di ontano, in code di tritone. Anche il fiore sensuale dell’Alam Jiwa, da cui l’esposizione prende il titolo e di cui Ontani adorna una serie unitaria di 18 acquerelli, è trasfigurazione di se stesso.

La tattilità dei suoi petali, il suo profumo, il suo umidore vegetale, tutto questo si è rappreso nella chiusa ieraticità del simbolo, nella sua trasformazione in maschera, volto sacro dai molti occhi.

Alam Jiwa significa in balinese Natura dell’anima. L’unione, nel titolo, di quel nome con la parola Vanitas appare come una voluta ripetizione di significati simili. La natura dell’anima è quella di essere soffio, anemos, vento. E non diversa è la natura della Vanitas la cui insistita iterazione in Vanitas vanitatum et omnia vanitas è, nel dettato originale ebraico, la ripetizione di hebel: soffio, vuoto, perfetto nulla.

Un soffio dà la vita, la vita è un soffio. Forse è questa la verità-vanità, bifronte e contraddittoria, che si può scorgere iscritta, come una cifra nascosta, tra le sinuose linee dell’opera di Ontani.


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