Lorenzo Audisio. Profondità di campo
Dal 27 Febbraio 2014 al 29 Marzo 2014
Torino
Luogo: Galleria Salamon
Indirizzo: via Torquato Tasso 11
Orari: martedì, mercoledì, venerdì 15-19; giovedì e sabato 10.30-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 7652619
E-Mail info: elena@elenasalamon.com
Sito ufficiale: http://www.elenasalamon.com
Una mostra personale del fotografo torinese Lorenzo Audisio occuperà lo spazio espositivo della galleria Elena Salamon offrendo una selezione di fotografie a colori affascinanti.
Simili a fotogrammi di effetti speciali cinematografici o dervisci mossi dalle correnti d’aria, le immagini in mostra dichiarano esplicitamente l’ossessione creativa dell’autore di raffigurare il movimento attraverso l’azione del movimento stesso.
“Spesso mi son chiesto a cosa potessero servire quelle fotografie – spiega Lorenzo – sono il mio mezzo per raccontare e trasmettere ad altri il risultato dell’approfondimento di qualcosa che ha colpito il mio interesse: rendere visibile il movimento di uno spostamento”.
La tecnica d’esecuzione prevede dei movimenti controllati in diverse direzioni della fotocamera durante lo scatto, i risultati sono figure e forme composte di scie luminose che nulla hanno a che fare con oggetti reali.
Per realizzare le sue fotografie Lorenzo ha utilizzato un’apparecchiatura fotografica analogica che offre un maggiore controllo della profondità di campo, ossia l’intervallo tra le due distanze estreme entro le quali i soggetti fotografati sono a fuoco, in pratica lo spazio utile per eseguire i movimenti nei pochi secondi d’apertura dell’otturatore. Ed è qui che gli oggetti inquadrati, fonti luminose o piastre fessurate a volte filtrati con gelatine colorate per differenziare i piani, si rivelano in realtà strumenti per indagare le qualità invisibili dei movimenti che accompagnano gli spostamenti della fotocamera.
Tuttavia, i flussi continui e sinuosi di luce colorata che fluttuano sui diversi piani con vibrazioni più o meno ampie riprodotti nelle fotografie, suggeriscono di guardare oltre la raffigurazione di un evento altrimenti invisibile, verso la vera natura del lavoro di Audisio che è la gestualità con cui compone le sue immagini.
La luce mostra la vera natura di tutto ciò che viene messo in chiaro; poi la luce trasforma ciò che essa illumina e lo rende luminoso. (San Paolo)
Lorenzo Audisio (Torino, 1960) inizia a lavorare nel campo fotografico come assistente di laboratorio alla fine degli anni settanta. Nel 1982 collabora con il CFF – Centro de Formaçao Fotografica – di Saputo a un progetto dedicato alla formazione professionale di fotografi e tecnici.
In questa prima personale, Lorenzo dimostra di essere un artista della luce. La sua lunga ricerca sul movimento lo ha portato a individuare nuove forme e identità con cui indagare eventi immateriali come il moto.
Audisio sfida ciò che è reale ma impercettibile a trasformarsi in una sorta di visione. Fotografare per lui è un esercizio per ammettere che è possibile immaginare. Nelle sue immagini cattura la visione di una realtà che non si limita a essere una fedele riproduzione del visibile ma affronta ambiti misteriosi per indagare sotto la superficie delle cose il loro significato “altro”.
Simili a fotogrammi di effetti speciali cinematografici o dervisci mossi dalle correnti d’aria, le immagini in mostra dichiarano esplicitamente l’ossessione creativa dell’autore di raffigurare il movimento attraverso l’azione del movimento stesso.
“Spesso mi son chiesto a cosa potessero servire quelle fotografie – spiega Lorenzo – sono il mio mezzo per raccontare e trasmettere ad altri il risultato dell’approfondimento di qualcosa che ha colpito il mio interesse: rendere visibile il movimento di uno spostamento”.
La tecnica d’esecuzione prevede dei movimenti controllati in diverse direzioni della fotocamera durante lo scatto, i risultati sono figure e forme composte di scie luminose che nulla hanno a che fare con oggetti reali.
Per realizzare le sue fotografie Lorenzo ha utilizzato un’apparecchiatura fotografica analogica che offre un maggiore controllo della profondità di campo, ossia l’intervallo tra le due distanze estreme entro le quali i soggetti fotografati sono a fuoco, in pratica lo spazio utile per eseguire i movimenti nei pochi secondi d’apertura dell’otturatore. Ed è qui che gli oggetti inquadrati, fonti luminose o piastre fessurate a volte filtrati con gelatine colorate per differenziare i piani, si rivelano in realtà strumenti per indagare le qualità invisibili dei movimenti che accompagnano gli spostamenti della fotocamera.
Tuttavia, i flussi continui e sinuosi di luce colorata che fluttuano sui diversi piani con vibrazioni più o meno ampie riprodotti nelle fotografie, suggeriscono di guardare oltre la raffigurazione di un evento altrimenti invisibile, verso la vera natura del lavoro di Audisio che è la gestualità con cui compone le sue immagini.
La luce mostra la vera natura di tutto ciò che viene messo in chiaro; poi la luce trasforma ciò che essa illumina e lo rende luminoso. (San Paolo)
Lorenzo Audisio (Torino, 1960) inizia a lavorare nel campo fotografico come assistente di laboratorio alla fine degli anni settanta. Nel 1982 collabora con il CFF – Centro de Formaçao Fotografica – di Saputo a un progetto dedicato alla formazione professionale di fotografi e tecnici.
In questa prima personale, Lorenzo dimostra di essere un artista della luce. La sua lunga ricerca sul movimento lo ha portato a individuare nuove forme e identità con cui indagare eventi immateriali come il moto.
Audisio sfida ciò che è reale ma impercettibile a trasformarsi in una sorta di visione. Fotografare per lui è un esercizio per ammettere che è possibile immaginare. Nelle sue immagini cattura la visione di una realtà che non si limita a essere una fedele riproduzione del visibile ma affronta ambiti misteriosi per indagare sotto la superficie delle cose il loro significato “altro”.
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