Hybrids

Corn79, Hybrids, Square23 Art Gallery, Torino
Dal 12 Dicembre 2014 al 20 Gennaio 2015
Torino
Luogo: Square23 Art Gallery
Indirizzo: via San Massimo 45
Telefono per informazioni: +39 334 9980390
E-Mail info: info@square23.net
Sito ufficiale: http://square23.blogspot.com
"Hybrids" è una personale atipica. Tutte le opere sono state realizzate a quattro mani da Corn79 (Riccardo Lanfranco) in collaborazione con altri street artist: 108, Andrrea, Aris, Etnik, Eon75, Fabrizio Visone, Francesco Barbieri, Giorgio Bartocci, Giulio Vesprini, Hide, Jeroo, Mach505, Made514, MrFijodor, Proembrion, Rems182, Reser, Romi, Ruas, Vesod, Zoer, ZorkMade.
“Hybrids” è un’occasione unica per scoprire la ricerca ventennale di Corn79: dal writing alla street art, dalla tag al mandala.
Il percorso che ha portato Riccardo Lanfranco a realizzare il ciclo di opere che compongono "Hybrids" è lungo ed articolato.
Il viaggio inizia negli anni Novanta, periodo nel quale entra nel mondo del writing sia come artista che come organizzatore di eventi importanti (Street Attitudes/Picturin). Più tardi, intorno alla metà degli anni Duemila, abbraccia il "post graffitismo" o "street art", dove la firma (tag), ovvero la peculiarità del writing, viene sostituita da una rappresentazione pittorica, figurativa o astratta.
Appassionato di grafica, affascinato dalla Op art e dalla cultura psichedelica, Riccardo inizia così una seconda vita, scegliendo come figura personale un intricato sistema di geometrie assimilabile al "mandala" buddista o al "yantra" Hindu: un diagramma circolare costituito dall'associazione di punti, triangoli, cerchi e quadrati, un articolato simbolismo che consente a chi lo osserva un imprevisto percorso spirituale.
Nella rappresentazione, questo simbolo dalla storia antichissima e dalle mille interpretazioni moderne entra in risonanza con l’esperienza del writing, così che a ogni dipinto vengono conferiti allo stesso tempo motivi di perfezione geometrica - mutuati dalla tradizione religiosa e dalla simbologia profana - ed elementi caotici, come le imperfezioni delle pareti urbane o l’uso delle vernici acquerellate, spesso utilizzate per i fondali.
Il passaggio dalla firma al "mandala" è importante e complesso: dalla frenetica e istintiva attività borderline del writer, si passa al lavoro progettuale e lento delle rappresentazioni geometriche: cambiano gli strumenti, i tempi, le modalità di esecuzione, le dimensioni e soprattutto i soggetti.
La firma in caratteri romani, espressione massima dell’individualità occidentale, viene sostituita da una simbologia geometrica di ispirazione orientale, che incarna valori come spiritualità, calma, meditazione ed empatia, antitetici alla poetica del writing. Nella sua radicalità, questo cambio di rotta esprime la volontà di rompere con il background di origine per approdare a un linguaggio diverso, che veicola messaggi e valori molto lontani anche dalla street art, in larga misura, spesso ruffianamente pop o banalmente politicizzata. Permane il supporto, rimangono le infrastrutture urbane e quindi la deperibilità dell'opera murale, destinata a rovinarsi e scomparire a causa delle intemperie, proprio come nella tradizione buddista, dove il "mandala" viene periodicamente "distrutto" per ricordare la caducità delle cose e la loro rinascita.
"Hybrids" è il punto di arrivo di questo percorso: una personale atipica, in cui tutte le opere sono state realizzate a quattro mani, in collaborazione con altri artisti.
La ragione di questa scelta va ricercata nel desiderio di raccontare entrambe le vite dell’artista: da una parte il passato, fondamentale sorgente della sua ricerca, rievocata mediante un "team work" su tele e carte che evoca il lavoro di squadra tipico del writing, dove la crew riveste un ruolo fondamentale nel "getting up" del nome e spesso anche nella realizzazione di opere di grandi dimensioni o in situazioni di particolare pericolo; dall'atra il presente, in cui le figure astratte, entrando nel perimetro circoscritto della galleria assumono la forma di algoritmi, di particelle subatomiche in movimento, molecole e galassie, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo che determinano i limiti della percezione umana e rimandano insieme alla spiritualità delle opere su muro, dalle quali si distaccano nella tecnica, nelle dimensioni e spesso nelle forme.
"Hybrids" è un’occasione unica per apprezzare la ricerca ventennale di Riccardo Lanfranco, per studiare l'evolversi di collaborazioni ormai consolidate (Mr. Fijodor, Etnik, Vesod, Reser...) e per scoprire intrecci del tutto inediti (108, Bartocci, Aris…) che andranno ad arricchire un nuovo cammino, un altro ancora, che inizia da qui.
Pietro Rivasi (Icone Modena, D406 gallery)
“Hybrids” è un’occasione unica per scoprire la ricerca ventennale di Corn79: dal writing alla street art, dalla tag al mandala.
Il percorso che ha portato Riccardo Lanfranco a realizzare il ciclo di opere che compongono "Hybrids" è lungo ed articolato.
Il viaggio inizia negli anni Novanta, periodo nel quale entra nel mondo del writing sia come artista che come organizzatore di eventi importanti (Street Attitudes/Picturin). Più tardi, intorno alla metà degli anni Duemila, abbraccia il "post graffitismo" o "street art", dove la firma (tag), ovvero la peculiarità del writing, viene sostituita da una rappresentazione pittorica, figurativa o astratta.
Appassionato di grafica, affascinato dalla Op art e dalla cultura psichedelica, Riccardo inizia così una seconda vita, scegliendo come figura personale un intricato sistema di geometrie assimilabile al "mandala" buddista o al "yantra" Hindu: un diagramma circolare costituito dall'associazione di punti, triangoli, cerchi e quadrati, un articolato simbolismo che consente a chi lo osserva un imprevisto percorso spirituale.
Nella rappresentazione, questo simbolo dalla storia antichissima e dalle mille interpretazioni moderne entra in risonanza con l’esperienza del writing, così che a ogni dipinto vengono conferiti allo stesso tempo motivi di perfezione geometrica - mutuati dalla tradizione religiosa e dalla simbologia profana - ed elementi caotici, come le imperfezioni delle pareti urbane o l’uso delle vernici acquerellate, spesso utilizzate per i fondali.
Il passaggio dalla firma al "mandala" è importante e complesso: dalla frenetica e istintiva attività borderline del writer, si passa al lavoro progettuale e lento delle rappresentazioni geometriche: cambiano gli strumenti, i tempi, le modalità di esecuzione, le dimensioni e soprattutto i soggetti.
La firma in caratteri romani, espressione massima dell’individualità occidentale, viene sostituita da una simbologia geometrica di ispirazione orientale, che incarna valori come spiritualità, calma, meditazione ed empatia, antitetici alla poetica del writing. Nella sua radicalità, questo cambio di rotta esprime la volontà di rompere con il background di origine per approdare a un linguaggio diverso, che veicola messaggi e valori molto lontani anche dalla street art, in larga misura, spesso ruffianamente pop o banalmente politicizzata. Permane il supporto, rimangono le infrastrutture urbane e quindi la deperibilità dell'opera murale, destinata a rovinarsi e scomparire a causa delle intemperie, proprio come nella tradizione buddista, dove il "mandala" viene periodicamente "distrutto" per ricordare la caducità delle cose e la loro rinascita.
"Hybrids" è il punto di arrivo di questo percorso: una personale atipica, in cui tutte le opere sono state realizzate a quattro mani, in collaborazione con altri artisti.
La ragione di questa scelta va ricercata nel desiderio di raccontare entrambe le vite dell’artista: da una parte il passato, fondamentale sorgente della sua ricerca, rievocata mediante un "team work" su tele e carte che evoca il lavoro di squadra tipico del writing, dove la crew riveste un ruolo fondamentale nel "getting up" del nome e spesso anche nella realizzazione di opere di grandi dimensioni o in situazioni di particolare pericolo; dall'atra il presente, in cui le figure astratte, entrando nel perimetro circoscritto della galleria assumono la forma di algoritmi, di particelle subatomiche in movimento, molecole e galassie, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo che determinano i limiti della percezione umana e rimandano insieme alla spiritualità delle opere su muro, dalle quali si distaccano nella tecnica, nelle dimensioni e spesso nelle forme.
"Hybrids" è un’occasione unica per apprezzare la ricerca ventennale di Riccardo Lanfranco, per studiare l'evolversi di collaborazioni ormai consolidate (Mr. Fijodor, Etnik, Vesod, Reser...) e per scoprire intrecci del tutto inediti (108, Bartocci, Aris…) che andranno ad arricchire un nuovo cammino, un altro ancora, che inizia da qui.
Pietro Rivasi (Icone Modena, D406 gallery)
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