Giorgio Griffa. Una linea, Montale e qualcos’altro
Dal 23 Marzo 2024 al 25 Dicembre 2024
San Secondo di Pinerolo | Torino
Luogo: Castello di Miradolo
Indirizzo: Via Cardonata 2
Orari: Sabato, domenica e lunedì 10-19 (dal 21 giugno orario estivo)
Curatori: Giulio Caresio e Roberto Galimberti
Costo del biglietto: 15 euro intero, 12 euro ridotto
Telefono per informazioni: +39 0121 502761
E-Mail info: prenotazioni@fondazionecosso.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionecosso.com
«Io non rappresento nulla, io dipingo». Così descrive il proprio lavoro Giorgio Griffa, tra i principali esponenti a livello internazionale della ricerca pittorica contemporanea, nominato “Artista dell’Anno 2024” da Il Giornale dell’Arte.
“Giorgio Griffa. Una linea, Montale e qualcos’altro” - in programma dal 23 marzo al 25 dicembre 2024 al Castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo (TO) - si articola in diverse tappe espositive che attraversano le quattro stagioni e abbracciano più di cinquant’anni di pittura dell’artista coinvolgendo tutti gli spazi del Castello, alcuni per la prima volta, e del suo parco.
Prodotta dalla Fondazione Cosso e dalla Fondazione Giorgio Griffa, la mostra, curata da Giulio Caresio e Roberto Galimberti, è stata ideata e progettata con Giorgio Griffa, che ha anche realizzato alcune opere site specific appositamente per l’occasione.
Una prima installazione dialoga con gli alberi monumentali nel giardino di fronte all’entrata. “Sei colori” sono tre tele con colori complementari, appositamente realizzate per essere posizionate sugli alberi, che delimitano una grande sala all’aperto. Concepiti per rimanere esposti all’esterno durante tutto il periodo di apertura della mostra, questi lavori sono destinati a includere i segni lasciati da tempo, umidità, pioggia, neve, insetti e altro. Sul grande prato del castello, una serie di ceramiche bianche e blu tracciano “Una linea” , collegando una monumentale farnia caduta nel 2020 con l’architettura del castello, mettendo così in relazione natura e architettura. Nel canneto di bambù gigante, in “Un filo” corde bianche parallele disegnano linee spezzate che, come un pentagramma, organizzano ritmicamente e filtrano le energie del parco.
I 36 metri della serra sono scanditi dalle 18 tele di un lungo “Canone Aureo 980” , che appartiene al ciclo di lavori iniziato negli anni 2000 e dedicato alla sezione aurea, numero irrazionale, infinito per sua natura, metafora del compito destinato all’arte figurativa, alla poesia e alla musica fin dai tempi di Orfeo: conoscere l’inconoscibile e dire l’indicibile. L’antico atelier della Contessa Sofia di Bricherasio diventa occasione per investigare la pittura con un’installazione di leggere tele trasparenti che richiamano la poesia “Arte povera” con cui nel 1971 Eugenio Montale riflette e ironizza sulla sua attività di pittore. In “Montale” il testo della poesia diventa segno e scandisce il tempo e lo spazio di uno dei luoghi più vissuti del castello, che è stato atelier di pittura, poi cucina ed è oggi luogo di convivio.
All’interno, l’ala storica del castello, in un’atmosfera di intimità e raccoglimento, ospita una ventina di lavori in cornice su carta e tela che segnano alcune tappe del percorso artistico di Giorgio Griffa, attraversando i decenni e i cicli “Dal 1968”. Tra le opere esposte: “Orizzontale” del 1973, “Canone aureo 604” e “Canone aureo 894” del 2015, “Verticale” del 1981, “Tre linee con arabesco n.45” e “Tre linee con arabesco n.16” del 1991, “Piccolo Dioniso” del 1995. Racconta Griffa: «La sospensione dei segni prima che occupino per intero la tela, ebbe origine da una connessione con il pensiero zen per cui se ti fermi a riflettere su di un suo momento la vita nel frattempo è passata avanti». In una sala del castello, “Venti frammenti” dipinto nel 1980 e installato nel 2021 in occasione della mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, è costituito da 20 porzioni di tela diverse per natura e per forma. Concepita inizialmente come installazione temporanea, l’integrazione efficace con lo spazio l’ha resa permanente.
L’altra ala del primo piano ospita, infine, “Bianchi”. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 un’estate Giorgio Griffa si trova a dipingere in una casa nel bosco. Sopraffatto dal verde della natura si rende conto di non riuscire a gestire i suoi soliti colori e decide quindi di dipingere utilizzando solo il bianco. In queste stanze dove il verde del parco domina la luce che entra dalle finestre, alcune tele bianche si ritrovano in una situazione analoga a quella che le ha originate. Questi lavori non sono mai stati esposti insieme prima d’ora. «Anziché condurre alla pittura la memoria di una foglia, tentar di porre tra le foglie le memorie della pittura» spiega Griffa.
L’esposizione è accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto artistico Avant-dernière pensée, dedicata alle differenti sezioni della mostra, che indaga assonanze e analogie con la pittura di Giorgio Griffa e sottolinea gli itinerari e le linee di differenti strumenti e, insieme, li ricompone come unità. Frammenti musicali di John Cage per l’opera “Venti frammenti”, Chick Corea per “Bianchi”, Steve Reich per “Canone aureo 980”, Claude Debussy per il libro d’artista “Deux Arabesques”, Arvo Pärt per la sezione “Dal 1968” e Johann Sebastian Bach, con la “Cantata del Caffè” per l’opera “Montale”. Scrive Giorgio Griffa: «L’immagine musicale percorre anch’essa il mondo nascosto, ci introduce in esso, impone silenzio alla ragione e la ragione ci aiuta a capire l’importanza estrema del suo silenzio. Apre la porta al nostro intimo profondo e sconosciuto».
Parallelamente alla mostra si articolerà il progetto Da un metro in giù: un percorso didattico per i visitatori di tutte le età per imparare, con gli strumenti del gioco, a osservare le opere d’arte e la realtà che ci circonda.
Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936. Inizia a dipingere da bambino e solo a partire dal 1968 si dedica alle opere astratte e a sviluppare la sua personale poesia. Dal 1960 al 1963 è allievo di Filippo Scroppo, pittore astratto della scuola di Felice Casorati ed esponente del MAC Movimento Arte Concreta. Tuttavia, è solo a metà degli anni Sessanta che gli elementi astratti cominciano ad apparire nei suoi quadri figurativi, segnando l’inizio della sua riflessione sullo status della pittura, sui suoi strumenti e sull’artista. “Segni primari” pone le basi della sua inimitabile carriera pittorica collocandolo tra i protagonisti del dibattito di quel periodo, che nasce dalle ceneri dell’informale e si fa strada attraverso la pop art americana, il minimalismo e l’arte concettuale. In quel periodo, sollecitato dall’amico Aldo Mondino, entra in contatto con l’opera di Giulio Paolini. Il suo arrivo alla Galleria Sperone alla fine degli anni Sessanta lo porta a stringere rapporti con una serie di artisti dell’Arte Povera: Giovanni Anselmo, Gilberto Zorio e Giuseppe Penone, in particolare. Nonostante il suo nome sia spesso associato a movimenti come l’Arte Povera, la Pittura Analitica, il Minimalismo, il percorso artistico di Giorgio Griffa rimane unico, al di fuori di una corrente specifica. Dopo più di cinquant’anni, prosegue questo suo percorso con continuità e coerenza, vitalità e poesia.
Griffa ha tenuto più di 150 personali e partecipato a una lunga serie di mostre collettive, esponendo in spazi pubblici e privati e gallerie di tutto il mondo. La sua prima personale risale al 1968. Tra le sue più importanti esposizioni: Prospekt a Düsseldorf nel 1969 e 1973; “Processi di pensiero visualizzati” al Kunstmuseum di Lucerna nel 1970; “Contemporanea” a Villa Borghese a Roma nel 1973; la Biennale di Venezia nel 1978, 1980 e 2017; “L’Informale in Italia” alla GAM di Bologna nel 1983; “Un’avventura internazionale” al Castello di Rivoli nel 1993. Tra le sue più recenti mostre personali nei principali musei: “Golden Ratio” al MACRO di Roma nel 2010 a cura di Luca Massimo Barbero; “A retrospective 1968-2014” a cura di Andrea Bellini al Centre d’Art Contemporain di Genève nel 2015; “Painted in the fold” a cura di Andrea Bellini e Martin Clark alla Bergen Kusthall nel 2015; “Giorgio Griffa” a cura di Bice Curiger alla Foundation Vincent Van Gogh Arles nel 2016; “Quasi tutto” a cura di Suzanne Cotter e Andrea Bellini alla Fundação de Serralves Porto nel 2016; “A Continuous Becoming” a cura di Martin Clark al Camden Arts Centre London nel 2018; “Tutti i pensieri di tutti” a cura di Marco Tonelli e Davide Silvioli a Palazzo Collicola, Spoleto nel 2020; “Merveilles de l’inconnu” a cura di Sébastien Delot al LaM – Lille Métropole Musée d’art moderne, d’art contemporain ed d’art brut nel 2021; “Il tempo è memoria” a cura di Caroline Bongard e Sébastien Delot al Musée des Beaux-arts de Chambery nel 2021; “Giorgio Griffa” curata da Christine Macel al Centre Pompidou di Parigi nel 2022.
“Giorgio Griffa. Una linea, Montale e qualcos’altro” - in programma dal 23 marzo al 25 dicembre 2024 al Castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo (TO) - si articola in diverse tappe espositive che attraversano le quattro stagioni e abbracciano più di cinquant’anni di pittura dell’artista coinvolgendo tutti gli spazi del Castello, alcuni per la prima volta, e del suo parco.
Prodotta dalla Fondazione Cosso e dalla Fondazione Giorgio Griffa, la mostra, curata da Giulio Caresio e Roberto Galimberti, è stata ideata e progettata con Giorgio Griffa, che ha anche realizzato alcune opere site specific appositamente per l’occasione.
Una prima installazione dialoga con gli alberi monumentali nel giardino di fronte all’entrata. “Sei colori” sono tre tele con colori complementari, appositamente realizzate per essere posizionate sugli alberi, che delimitano una grande sala all’aperto. Concepiti per rimanere esposti all’esterno durante tutto il periodo di apertura della mostra, questi lavori sono destinati a includere i segni lasciati da tempo, umidità, pioggia, neve, insetti e altro. Sul grande prato del castello, una serie di ceramiche bianche e blu tracciano “Una linea” , collegando una monumentale farnia caduta nel 2020 con l’architettura del castello, mettendo così in relazione natura e architettura. Nel canneto di bambù gigante, in “Un filo” corde bianche parallele disegnano linee spezzate che, come un pentagramma, organizzano ritmicamente e filtrano le energie del parco.
I 36 metri della serra sono scanditi dalle 18 tele di un lungo “Canone Aureo 980” , che appartiene al ciclo di lavori iniziato negli anni 2000 e dedicato alla sezione aurea, numero irrazionale, infinito per sua natura, metafora del compito destinato all’arte figurativa, alla poesia e alla musica fin dai tempi di Orfeo: conoscere l’inconoscibile e dire l’indicibile. L’antico atelier della Contessa Sofia di Bricherasio diventa occasione per investigare la pittura con un’installazione di leggere tele trasparenti che richiamano la poesia “Arte povera” con cui nel 1971 Eugenio Montale riflette e ironizza sulla sua attività di pittore. In “Montale” il testo della poesia diventa segno e scandisce il tempo e lo spazio di uno dei luoghi più vissuti del castello, che è stato atelier di pittura, poi cucina ed è oggi luogo di convivio.
All’interno, l’ala storica del castello, in un’atmosfera di intimità e raccoglimento, ospita una ventina di lavori in cornice su carta e tela che segnano alcune tappe del percorso artistico di Giorgio Griffa, attraversando i decenni e i cicli “Dal 1968”. Tra le opere esposte: “Orizzontale” del 1973, “Canone aureo 604” e “Canone aureo 894” del 2015, “Verticale” del 1981, “Tre linee con arabesco n.45” e “Tre linee con arabesco n.16” del 1991, “Piccolo Dioniso” del 1995. Racconta Griffa: «La sospensione dei segni prima che occupino per intero la tela, ebbe origine da una connessione con il pensiero zen per cui se ti fermi a riflettere su di un suo momento la vita nel frattempo è passata avanti». In una sala del castello, “Venti frammenti” dipinto nel 1980 e installato nel 2021 in occasione della mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, è costituito da 20 porzioni di tela diverse per natura e per forma. Concepita inizialmente come installazione temporanea, l’integrazione efficace con lo spazio l’ha resa permanente.
L’altra ala del primo piano ospita, infine, “Bianchi”. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 un’estate Giorgio Griffa si trova a dipingere in una casa nel bosco. Sopraffatto dal verde della natura si rende conto di non riuscire a gestire i suoi soliti colori e decide quindi di dipingere utilizzando solo il bianco. In queste stanze dove il verde del parco domina la luce che entra dalle finestre, alcune tele bianche si ritrovano in una situazione analoga a quella che le ha originate. Questi lavori non sono mai stati esposti insieme prima d’ora. «Anziché condurre alla pittura la memoria di una foglia, tentar di porre tra le foglie le memorie della pittura» spiega Griffa.
L’esposizione è accompagnata da un’inedita installazione sonora a cura del progetto artistico Avant-dernière pensée, dedicata alle differenti sezioni della mostra, che indaga assonanze e analogie con la pittura di Giorgio Griffa e sottolinea gli itinerari e le linee di differenti strumenti e, insieme, li ricompone come unità. Frammenti musicali di John Cage per l’opera “Venti frammenti”, Chick Corea per “Bianchi”, Steve Reich per “Canone aureo 980”, Claude Debussy per il libro d’artista “Deux Arabesques”, Arvo Pärt per la sezione “Dal 1968” e Johann Sebastian Bach, con la “Cantata del Caffè” per l’opera “Montale”. Scrive Giorgio Griffa: «L’immagine musicale percorre anch’essa il mondo nascosto, ci introduce in esso, impone silenzio alla ragione e la ragione ci aiuta a capire l’importanza estrema del suo silenzio. Apre la porta al nostro intimo profondo e sconosciuto».
Parallelamente alla mostra si articolerà il progetto Da un metro in giù: un percorso didattico per i visitatori di tutte le età per imparare, con gli strumenti del gioco, a osservare le opere d’arte e la realtà che ci circonda.
Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936. Inizia a dipingere da bambino e solo a partire dal 1968 si dedica alle opere astratte e a sviluppare la sua personale poesia. Dal 1960 al 1963 è allievo di Filippo Scroppo, pittore astratto della scuola di Felice Casorati ed esponente del MAC Movimento Arte Concreta. Tuttavia, è solo a metà degli anni Sessanta che gli elementi astratti cominciano ad apparire nei suoi quadri figurativi, segnando l’inizio della sua riflessione sullo status della pittura, sui suoi strumenti e sull’artista. “Segni primari” pone le basi della sua inimitabile carriera pittorica collocandolo tra i protagonisti del dibattito di quel periodo, che nasce dalle ceneri dell’informale e si fa strada attraverso la pop art americana, il minimalismo e l’arte concettuale. In quel periodo, sollecitato dall’amico Aldo Mondino, entra in contatto con l’opera di Giulio Paolini. Il suo arrivo alla Galleria Sperone alla fine degli anni Sessanta lo porta a stringere rapporti con una serie di artisti dell’Arte Povera: Giovanni Anselmo, Gilberto Zorio e Giuseppe Penone, in particolare. Nonostante il suo nome sia spesso associato a movimenti come l’Arte Povera, la Pittura Analitica, il Minimalismo, il percorso artistico di Giorgio Griffa rimane unico, al di fuori di una corrente specifica. Dopo più di cinquant’anni, prosegue questo suo percorso con continuità e coerenza, vitalità e poesia.
Griffa ha tenuto più di 150 personali e partecipato a una lunga serie di mostre collettive, esponendo in spazi pubblici e privati e gallerie di tutto il mondo. La sua prima personale risale al 1968. Tra le sue più importanti esposizioni: Prospekt a Düsseldorf nel 1969 e 1973; “Processi di pensiero visualizzati” al Kunstmuseum di Lucerna nel 1970; “Contemporanea” a Villa Borghese a Roma nel 1973; la Biennale di Venezia nel 1978, 1980 e 2017; “L’Informale in Italia” alla GAM di Bologna nel 1983; “Un’avventura internazionale” al Castello di Rivoli nel 1993. Tra le sue più recenti mostre personali nei principali musei: “Golden Ratio” al MACRO di Roma nel 2010 a cura di Luca Massimo Barbero; “A retrospective 1968-2014” a cura di Andrea Bellini al Centre d’Art Contemporain di Genève nel 2015; “Painted in the fold” a cura di Andrea Bellini e Martin Clark alla Bergen Kusthall nel 2015; “Giorgio Griffa” a cura di Bice Curiger alla Foundation Vincent Van Gogh Arles nel 2016; “Quasi tutto” a cura di Suzanne Cotter e Andrea Bellini alla Fundação de Serralves Porto nel 2016; “A Continuous Becoming” a cura di Martin Clark al Camden Arts Centre London nel 2018; “Tutti i pensieri di tutti” a cura di Marco Tonelli e Davide Silvioli a Palazzo Collicola, Spoleto nel 2020; “Merveilles de l’inconnu” a cura di Sébastien Delot al LaM – Lille Métropole Musée d’art moderne, d’art contemporain ed d’art brut nel 2021; “Il tempo è memoria” a cura di Caroline Bongard e Sébastien Delot al Musée des Beaux-arts de Chambery nel 2021; “Giorgio Griffa” curata da Christine Macel al Centre Pompidou di Parigi nel 2022.
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