Emilio Vedova. La vitalità dell’espressione
![Emilio Vedova,Senza titolo,1959,olio su tela,cm 65 x 50 Emilio Vedova,Senza titolo,1959,olio su tela,cm 65 x 50](http://www.arte.it/foto/600x450/27/12470-v.jpg)
Emilio Vedova,Senza titolo,1959,olio su tela,cm 65 x 50
Dal 17 Novembre 2012 al 28 Febbraio 2013
Torino
Luogo: Mazzoleni Galleria d’Arte Moderna
Indirizzo: piazza Solferino 2
Orari: da martedì a sabato 10.30-13/ 16-19.30; domenica su appuntamento
Curatori: Francesco Poli
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 534473
E-Mail info: info@mazzoleniarte.it
Sito ufficiale: http://www.mazzoleniarte.it/
La Mazzoleni Galleria d’Arte presenta nelle proprie sale espositive di Palazzo Panizza a Torino una mostra dedicata all’artista veneziano Emilio Vedova (1919-2006), originale e indiscusso protagonista italiano delle tendenze dell’Arte Informale europea.
Esponente della vita artistica italiana nella seconda metà del ‘900, Vedova fa parte di quella generazione che desidera colmare le lacune culturali scaturite dal Ventennio con un’attività artistica impegnata, fautrice di un profondo rinnovamento che passa attraverso la partecipazione attiva alla vita politica e civile. Nel 1946 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti, fucina delle poetiche del segno e dell’informale in cui si mescolano realismo e astrazione. In questo breve periodo, che durerà fino al 1948, Vedova esprime la propria visione soggettiva della realtà attraverso composizioni meccanoforme (Il mondo sulle punte, 1946-1951; Il Toro aveva il cuore in alto, 1947-51; Caffè alle Zattere, 1948) che tentano di accordare il neofuturismo con la sua esperienza espressionista di Corrente degli anni Trenta. Lo spazio della tela è una dimensione da conquistare, di riflessione esistenziale, psicologico e drammatico, ma anche di testimonianza culturale e politica.
Nel breve periodo caratterizzato dall’adesione al Gruppo degli Otto, in occasione della Biennale di Venezia del 1952, Vedova rinuncia al formalismo neofuturista e dà libero sfogo ai suoi gesti pittorici, pennellate di colore che creano dinamiche articolazioni spaziali, che non rinunciano mai ad essere un atto di denuncia politica e di riscatto culturale ed un invito ad una partecipazione attiva nella società del fruitore (ad esempio il Ciclo della Protesta ’53 o il Ciclo della Natura ’53). Questo atteggiamento è sempre rimasto costante nel tempo, dalla prima fase a quelle successive, caratterizzate da una gestualità esplosiva: “Alla fine del 1950 passo da una crisi, mi ribello contro tutta la geometria, il rigore dominante dei miei quadri e cerco di far vibrare il mio lavoro in una maggiore spontaneità; ora non mi preoccuperò più di tagliare profili netti, angolature esatte di luce e ombra, ma scaturirà dal mio intimo direttamente luce e ombra, preoccupato unicamente di trasmettere l’immagine senza nessun revisionismo aprioristico” (E. Vedova, Pagine di Diario, Milano, 1960, p. 51).
L’esposizione propone diversi oli su tela di medie dimensioni (Senza titolo, 1959, 65 x 45 cm; Senza titolo, 1959, 65 x 50 cm; Senza titolo, 1959, 81 x 65 cm) , che attestano molto bene lo sviluppo della ricerca dell’artista tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta (Senza titolo, 1963, 40 x 50 cm), un periodo di ricerche e sperimentazioni: dai primi studi per i Plurimi, fino a giungere al ciclo degli Absurdes Berliner Tagebuch ’64.
Infine, a documentare la crescita della ricerca dell’artista sono presenti due opere del 1986 Oltre e Tondo non dove ‘86 – 2, in cui perimetro del cerchio e la superficie, fatta di accesi contrasti tra il bianco e il nero e violente pennellate di rosso, evocano l’instabilità spaziotemporale della vita umana.
In occasione dell’esposizione sarà realizzato un catalogo con la riproduzione a colori di tutte le opere esposte e saggio critico del Prof. Francesco Poli.
Esponente della vita artistica italiana nella seconda metà del ‘900, Vedova fa parte di quella generazione che desidera colmare le lacune culturali scaturite dal Ventennio con un’attività artistica impegnata, fautrice di un profondo rinnovamento che passa attraverso la partecipazione attiva alla vita politica e civile. Nel 1946 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti, fucina delle poetiche del segno e dell’informale in cui si mescolano realismo e astrazione. In questo breve periodo, che durerà fino al 1948, Vedova esprime la propria visione soggettiva della realtà attraverso composizioni meccanoforme (Il mondo sulle punte, 1946-1951; Il Toro aveva il cuore in alto, 1947-51; Caffè alle Zattere, 1948) che tentano di accordare il neofuturismo con la sua esperienza espressionista di Corrente degli anni Trenta. Lo spazio della tela è una dimensione da conquistare, di riflessione esistenziale, psicologico e drammatico, ma anche di testimonianza culturale e politica.
Nel breve periodo caratterizzato dall’adesione al Gruppo degli Otto, in occasione della Biennale di Venezia del 1952, Vedova rinuncia al formalismo neofuturista e dà libero sfogo ai suoi gesti pittorici, pennellate di colore che creano dinamiche articolazioni spaziali, che non rinunciano mai ad essere un atto di denuncia politica e di riscatto culturale ed un invito ad una partecipazione attiva nella società del fruitore (ad esempio il Ciclo della Protesta ’53 o il Ciclo della Natura ’53). Questo atteggiamento è sempre rimasto costante nel tempo, dalla prima fase a quelle successive, caratterizzate da una gestualità esplosiva: “Alla fine del 1950 passo da una crisi, mi ribello contro tutta la geometria, il rigore dominante dei miei quadri e cerco di far vibrare il mio lavoro in una maggiore spontaneità; ora non mi preoccuperò più di tagliare profili netti, angolature esatte di luce e ombra, ma scaturirà dal mio intimo direttamente luce e ombra, preoccupato unicamente di trasmettere l’immagine senza nessun revisionismo aprioristico” (E. Vedova, Pagine di Diario, Milano, 1960, p. 51).
L’esposizione propone diversi oli su tela di medie dimensioni (Senza titolo, 1959, 65 x 45 cm; Senza titolo, 1959, 65 x 50 cm; Senza titolo, 1959, 81 x 65 cm) , che attestano molto bene lo sviluppo della ricerca dell’artista tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta (Senza titolo, 1963, 40 x 50 cm), un periodo di ricerche e sperimentazioni: dai primi studi per i Plurimi, fino a giungere al ciclo degli Absurdes Berliner Tagebuch ’64.
Infine, a documentare la crescita della ricerca dell’artista sono presenti due opere del 1986 Oltre e Tondo non dove ‘86 – 2, in cui perimetro del cerchio e la superficie, fatta di accesi contrasti tra il bianco e il nero e violente pennellate di rosso, evocano l’instabilità spaziotemporale della vita umana.
In occasione dell’esposizione sarà realizzato un catalogo con la riproduzione a colori di tutte le opere esposte e saggio critico del Prof. Francesco Poli.
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