Accademia italiana
![Accademia italiana, Pinacoteca Albertina, Torino Accademia italiana, Pinacoteca Albertina, Torino](http://www.arte.it/foto/600x450/e8/19808-acc.jpg)
Accademia italiana, Pinacoteca Albertina, Torino
Dal 30 Gennaio 2014 al 02 Marzo 2014
Torino
Luogo: Pinacoteca Albertina
Indirizzo: via dell’Accademia Albertina 8
Orari: domenica e lunedì 10?18; martedì, giovedì, venerdì e sabato 14?18
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 2.50
Telefono per informazioni: +39 011 889020
E-Mail info: info@accademialbertina.torino.it
Sito ufficiale: http://www.accademialbertina.torino.it
Accademia italiana è un progetto entusiasmante avviato nel 2011 da tre artisti, docenti di Pittura a Brera, Gaetano Grillo, Nicola Salvatore e Stefano Pizzi, ma subito condiviso da Luca Caccioni (Accademia di Bologna), Luigi Carboni (Accademia di Urbino), Marco Cingolani (ora all’Albertina di Torino ma nel 2011 all’Accademia di Palermo), Omar Galliani (allora all’Accademia di Carrara, oggi anche lui a Brera) e Albano Morandi (allora all’Accademia LABA di Brescia) ma anche da Gianfranco Notargiacomo (che era all’Accademia di Roma) e da Radu Dragomirescu (che era all’Albertina di Torino) e da Aldo Spoldi (anche lui a Brera).
Un progetto di ampio respiro, finalizzato a raccogliere alcune fra le personalità più interessanti del panorama artistico italiano che hanno voluto fare del loro impegno accademico anche un impegno artistico e intellettuale.
Persone che si sono messe in gioco, artisti che hanno voluto con entusiasmo trasferire ai giovani la loro esperienza e i loro sogni come hanno fatto in passato molti Maestri della storia dell’arte italiana come Morandi a Bologna, Casorati a Torino, Capogrossi, Perez e Notte a Napoli, Guttuso, Greco e Monachesi a Roma, Vedova a Venezia, Marino Marini, Cavaliere, Fabro e tanti, tanti altri ancora a Milano ecc.
Artisti e teorici che hanno voluto confrontarsi fra loro, sicuri che sia ancora possibile raccogliere energie buone per ripartire proprio da questi nostri luoghi (unici nel panorama formativo italiano), per riscattare lo stallo culturale del nostro tempo, afflitto da una crisi sistemica forse esnza precedenti. Si sono incontrati, hanno lavorato a più mani, hanno cercato di ridefinire il senso del laboratorio e dell’atelier, dopo molti anni in cui alcuni artisti hanno insegnato in modo teorico, pensando che fosse più importante imparare a gestire il lavoro piuttosto che conoscere la sintassi specifica del linguaggio e capire come strutturare un’opera.
A Brera sono arrivati colleghi da varie accademie italiane, (artisti che hanno svolto e svolgono un’attività professionale continuativa), per tenere delle lezioni aperte, a più voci ed a più mani; Brera li ha ospitati confermando la sua vocazione alla sperimentazione ed al confronto.
Barbara Tosi aveva detto: ...insegnare in un’Accademia di Belle Arti, se all’inizio per me è stato un evento fortunato e casuale, in seguito è diventata una scelta e mai e poi mai cambierei Istituzione.
Le accademie, da vecchi baluardi dell’attardato virtuosismo, tornano oggi al centro come luoghi privilegiati di studio e di ricerca poichè sino ad ora sono state svincolate dai lacci del sistema di mercato e di potere che hanno invece manipolato e pilotato l’arte contemporanea.
Questi artisti hanno creduto nelle Accademie, si sono spesi per esse, hanno spesso trascurato la loro stessa professione per esprimersi nel rapporto con i giovani, non hanno mai smesso di aggiornarsi e di capire il fluire delle istanze ed oggi hanno la forza di rivendicare la loro scelta come una qualità in più rispetto a coloro che in tutti questi anni si sono cotti e stracotti nell’autoreferenzialità più vanitosa ed egocentrica.
Questi artisti affermano: “Non siamo artisti perchè insegnamo nelle accademie ma insegnamo nelle accademie perchè siamo artisti e le accademie sono le nostre case, i luoghi nei quali si sono sedimentate le nostre memorie, i luoghi nei quali ci siamo formati e in cui ci riconosciamo”.
Le accademie con i loro patrimoni sono giacimenti da far rivivere, sono i più bei musei d’arte contemporanea che abbiamo e che non usiamo.
Un progetto di ampio respiro, finalizzato a raccogliere alcune fra le personalità più interessanti del panorama artistico italiano che hanno voluto fare del loro impegno accademico anche un impegno artistico e intellettuale.
Persone che si sono messe in gioco, artisti che hanno voluto con entusiasmo trasferire ai giovani la loro esperienza e i loro sogni come hanno fatto in passato molti Maestri della storia dell’arte italiana come Morandi a Bologna, Casorati a Torino, Capogrossi, Perez e Notte a Napoli, Guttuso, Greco e Monachesi a Roma, Vedova a Venezia, Marino Marini, Cavaliere, Fabro e tanti, tanti altri ancora a Milano ecc.
Artisti e teorici che hanno voluto confrontarsi fra loro, sicuri che sia ancora possibile raccogliere energie buone per ripartire proprio da questi nostri luoghi (unici nel panorama formativo italiano), per riscattare lo stallo culturale del nostro tempo, afflitto da una crisi sistemica forse esnza precedenti. Si sono incontrati, hanno lavorato a più mani, hanno cercato di ridefinire il senso del laboratorio e dell’atelier, dopo molti anni in cui alcuni artisti hanno insegnato in modo teorico, pensando che fosse più importante imparare a gestire il lavoro piuttosto che conoscere la sintassi specifica del linguaggio e capire come strutturare un’opera.
A Brera sono arrivati colleghi da varie accademie italiane, (artisti che hanno svolto e svolgono un’attività professionale continuativa), per tenere delle lezioni aperte, a più voci ed a più mani; Brera li ha ospitati confermando la sua vocazione alla sperimentazione ed al confronto.
Barbara Tosi aveva detto: ...insegnare in un’Accademia di Belle Arti, se all’inizio per me è stato un evento fortunato e casuale, in seguito è diventata una scelta e mai e poi mai cambierei Istituzione.
Le accademie, da vecchi baluardi dell’attardato virtuosismo, tornano oggi al centro come luoghi privilegiati di studio e di ricerca poichè sino ad ora sono state svincolate dai lacci del sistema di mercato e di potere che hanno invece manipolato e pilotato l’arte contemporanea.
Questi artisti hanno creduto nelle Accademie, si sono spesi per esse, hanno spesso trascurato la loro stessa professione per esprimersi nel rapporto con i giovani, non hanno mai smesso di aggiornarsi e di capire il fluire delle istanze ed oggi hanno la forza di rivendicare la loro scelta come una qualità in più rispetto a coloro che in tutti questi anni si sono cotti e stracotti nell’autoreferenzialità più vanitosa ed egocentrica.
Questi artisti affermano: “Non siamo artisti perchè insegnamo nelle accademie ma insegnamo nelle accademie perchè siamo artisti e le accademie sono le nostre case, i luoghi nei quali si sono sedimentate le nostre memorie, i luoghi nei quali ci siamo formati e in cui ci riconosciamo”.
Le accademie con i loro patrimoni sono giacimenti da far rivivere, sono i più bei musei d’arte contemporanea che abbiamo e che non usiamo.
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