Capitale. Un trialogo
Dal 15 Maggio 2014 al 30 Giugno 2014
Siena
Luogo: Libreria Einaudi
Indirizzo: via Pantaneto 66
Curatori: Alessandra Marzuoli
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.capitale.name
Anna Benedetto, Christian Brogi e Veronica Finucci portano in mostra tre interpretazioni artistiche del concetto di “testa” e “corpo”, fra segno, immagine e forma. Siena, Libreria Einaudi, Via Pantaneto 66, dal 15.05.2014 al 30.06.2014 Solenne, primaria e capitale la testa rimanda al pensiero occidentale del “Cogito ergo sum” letta attraverso linguaggi artistici contemporanei. Noi siamo ed esistiamo perché pensiamo, noi siamo il nostro corpo ma anche e soprattutto la nostra testa. Tutto il pensiero occidentale moderno si fonda su questo e questo lega, con un filo ideale, le opere della collettiva e muove l’intero progetto. Anna Benedetto, Crhistian Brogi e Veronica Finucci danno vita, insieme e separatamente, ad opere che interpretano in modo diverso il concetto di testa e di corpo. Ne risulta un vero e proprio discorso sulla testa e sul corpo carico di rimandi storici e suggestioni che coinvolgono l’osservatore in un gioco collettivo ironico e stimolante. Capitale - Un trialogo, Siena, 2014 Anna Benedetto (Domodossola, 1963) nelle sette opere esposte all’interno di questo percorso attraversa spazi temporali e geografici mitici e mitologici e ci conduce con il proprio sguardo all’interno di un mondo in cui la testa si rivela come autoritratto mettendo a punto un personalissimo universo lessicale in cui confluiscono varie sollecitazioni tutte di tipo grafico. Con le sue opere torna alle origini della cultura occidentale, alle origini dell’arte classica, inserendola, però, all’interno di un linguaggio grafico attuale. Il suo alfabeto segnico è legato alle Avanguardie storiche come il Futurismo, il Suprematismo e alle esperienze decorative secessioniste e tedesche del primo quarto di secolo del ’900 fino ad arrivare alla grafica pubblicitaria contemporanea dove la ricerca estetica del decoro è unita al personale ed espressivo uso del colore e della forma. Ne vengono fuori delle immagini dal forte impatto emotivo nelle quali i rimandi storici della Grecia Classica si attualizzano in un linguaggio certamente contaminato ma contemporaneo. Capitale - Un trialogo, Siena, 2014.Christian Brogi (Roma, 1969) è un artista multimediale e fotografo. Presenta due gruppi di opere le “Decapitazioni” ed il “Domino Emozionale”. Nelle quattro serie fotografiche chiamate“Decapitazioni” legge la testa come assenza. Essa è negata, decapitata dal corpo, ma proprio per questo fortemente ed idealmente presente. Di contro l’artista raffigura il corpo con tutta la sua pesantezza e con tutto il suo potere evocativo. Nelle opere, infatti, c’è un uso del corpo femminile fortemente simbolico. Esso è visto come emblema del ruolo della donna nel mondo contemporaneo in cui la fisicità viene spesso abusata e mercificata. L’assenza della testa dunque pone l’accento sulla donna vista solo ed esclusivamente come oggetto e non come essere dotato di pensiero. Il volto femminile è invece al centro del “Domino Emozionale”. Il gioco/opera d’arte è basato sull’uso estetico e dinamico della testa. L’opera è costruita come un gioco, ogni pezzo è collegato all’altro dentro il quale l’azione, il caso ed il movimento ne sono i principi portatori. Christian Brogi, Anna Benedetto e Veronica Finucci. Foto di Stefano PaciniVeronica Finucci (Siena, 1972) nelle sue sculture vede la testa come oggetto. Essa viene indagata attraverso arnesi antichi elevati a feticci come una corona in rame, un pettorale metallico, un collare in terracotta, un elmo, un cuscino che idealmente rimanda alla ghigliottina e uno specchio dal forte sapore arcaico e celtico. Le culture ed i secoli si mescolano negli oggetti consunti, volutamente grezzi, realizzati con materiali poveri e di scarto. Gli oggetti sembrano non conclusi, sospesi nel tempo, sottratti dall’artista alla quotidianità e assemblati. Essi vengono minimamente ritoccati con materiali vari. L’unione di materiali diversi, dunque, e la loro collocazione in contesti diversi da quello naturale hanno l’obiettivo di inquietare e spiazzare chi osserva. Essi non appartengono ad un tempo e ad un’epoca ben definita e rimandano ad un arte universale dove i segni di diverse culture e di differenti secoli si confrontano con il presente. Gli oggetti, decontestualizzati dal loro significato d’uso, dunque, si rivelano così in tutta la loro potenza come icone e vessilli secolari del potere politico che ogni volta viene costituito dentro lo scorrere implacabile della storia. Alessandra Marzuoli
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