Ti con zero
Dal 12 Ottobre 2021 al 27 Febbraio 2022
Roma
Luogo: Palazzo delle Esposizioni
Indirizzo: Via Nazionale 194
Curatori: Paola Bonani, Francesca Rachele Oppedisano e Laura Perrone
Enti promotori:
- ROMA Culture
Telefono per informazioni: +39 06 696271
E-Mail info: info.pde@palaexpo.it
Sito ufficiale: http://www.palazzoesposizioni.it
Algoritmi che usano l'errore come sistema generativo di forme, apparati biologici sintetici, microbi eucarioti intuitivi e intelligenze artificiali, processi di trasformazione dei territori, desertificazioni, esplorazioni spaziali e panorami marziani. Le ricerche degli artisti coinvolti nella mostra Ti con zero si configurano come luoghi di confronto, scarto o capovolgimento di temi e paradigmi della nostra contemporaneità: la profilazione e l’automatizzazione, le frontiere della genetica medica, il riscaldamento globale, la riconversione ecologica, i modelli previsionali e lo spillover. Attraverso una collaborazione diretta con scienziati e istituti di ricerca, e sfruttando le ampie possibilità offerte dalla tecnologia, questi artisti superano la contingenza della ricerca applicata e con la forza immaginativa propria dell’opera d’arte, configurano visioni singolari, a volte distopiche, sui possibili futuri.
Ti con zero, titolo tratto da un racconto di Italo Calvino pubblicato nel 1967, è una notazione matematica con cui si indica il momento iniziale di osservazione di un fenomeno, un istante di arresto fissato nel tempo e nello spazio che si apre a infinite possibilità. Questa dimensione si rivela un punto di vista privilegiato in cui possono convergere conoscenza e immaginazione. Sullo scambio, sul dialogo e sull’interazione tra questi due ambiti i trenta artisti, italiani e internazionali, coinvolti nella mostra, hanno fondato il loro percorso di ricerca.
Alcuni dei più noti protagonisti del panorama artistico contemporaneo, come Tacita Dean, Antony Gormley, Pierre Huyghe, Ryoji Ikeda, Carsten Nicolai, Roman Ondak, Giuseppe Penone e Sissel Tolaas, sono in dialogo con una selezione di artisti di una generazione più giovane, tra cui Tega Brain, Dora Budor, Revital Cohen e Tuur van Balen, Daniel Steegman Mangrané, Richard Mosse, Rachel Rose e Jenna Sutela, e con alcuni famosi artisti del passato, come Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Agnes Denes, Albrecht Dürer, Channa Horwitz, Gustav Metzger, Roman Opałka, Nancy Holt e Robert Smithson.
La mostra raccoglie trenta artisti suddivisi in sette sezioni. Ciascuna delle opere scelte, insieme ai dialoghi che stabiliscono a distanza l'una con l'altra, generano prospettive particolari e uniche su alcune questioni che interessano sia la ricerca scientifica sia quella artistica. Ognuno di questi lavori si configura, quindi, come un luogo di condensazione, di espansione, di scarto o di capovolgimento di alcuni temi e paradigmi della nostra contemporaneità.
Il percorso propone due diversi sguardi: il primo si fonda sulla pratica della conoscenza razionale della realtà che ci circonda, mediata dal linguaggio e dalla tecnica; il secondo riguarda la conoscenza sensibile dei fenomeni. Le prime tre sale, intitolate Sistemi di segni, Sintesi e Comunicazione molecolare, riguardano processi di codificazione linguistica, di pratica da laboratorio e di ricerca sperimentale sugli elementi, che rinviano in maniera esplicita ai modi di procedere della matematica, della biologia e della chimica. Nella seconda parte della mostra, nelle tre sale intitolate Palude, Eclissi e Origine Seconda, le opere invitano a percorrere alcune realtà spaziotemporali con un più diretto coinvolgimento dei nostri corpi. Diversi territori e paesaggi, insieme alle loro configurazioni presenti e future, sono offerti alla nostra percezione nel tentativo di stimolare una reazione sensibile, da affiancare a quella razionale, su diverse forme possibili di «essere-nel-mondo». Le opere esposte in questa parte del percorso affrontano il senso di spaesamento e di "gettatezza" di fronte alle conseguenze della "grande accelerazione" e del sopravanzamento della tecnica nel mondo moderno, fino a immaginare nuove possibili forme di vita grazie alla capacità degli artisti di rovesciare il proprio sguardo e di dilatare il tempo della visione.
Nel punto di fuga dominante, la sala centrale al di là dello spazio circolare della Rotonda, intitolata Caosmosi, sono raccolte un insieme di opere che rappresentano il punto di convergenza tra questi due sguardi e restituiscono un'esperienza concreta di un'esplorazione possibile del reale in cui convergono astrazioni teoriche e percezioni sensibili.
Gli ambienti della mostra sono scanditi da un sistema di pannelli costituito da telai in legno rivestititi in tela neutra, concepito per delineare ricorsivamente lo spazio. Questa leggera e regolare griglia accompagna la visione configurandosi come un diagramma astratto e ordinato su cui organizzare la complessità delle immagini e dei temi proposti, alludendo al contempo allo spazio ideale di una tela o di un frame fotografico, come campi di infinite possibili restituzioni della realtà.
Ti con zero, titolo tratto da un racconto di Italo Calvino pubblicato nel 1967, è una notazione matematica con cui si indica il momento iniziale di osservazione di un fenomeno, un istante di arresto fissato nel tempo e nello spazio che si apre a infinite possibilità. Questa dimensione si rivela un punto di vista privilegiato in cui possono convergere conoscenza e immaginazione. Sullo scambio, sul dialogo e sull’interazione tra questi due ambiti i trenta artisti, italiani e internazionali, coinvolti nella mostra, hanno fondato il loro percorso di ricerca.
Alcuni dei più noti protagonisti del panorama artistico contemporaneo, come Tacita Dean, Antony Gormley, Pierre Huyghe, Ryoji Ikeda, Carsten Nicolai, Roman Ondak, Giuseppe Penone e Sissel Tolaas, sono in dialogo con una selezione di artisti di una generazione più giovane, tra cui Tega Brain, Dora Budor, Revital Cohen e Tuur van Balen, Daniel Steegman Mangrané, Richard Mosse, Rachel Rose e Jenna Sutela, e con alcuni famosi artisti del passato, come Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Agnes Denes, Albrecht Dürer, Channa Horwitz, Gustav Metzger, Roman Opałka, Nancy Holt e Robert Smithson.
La mostra raccoglie trenta artisti suddivisi in sette sezioni. Ciascuna delle opere scelte, insieme ai dialoghi che stabiliscono a distanza l'una con l'altra, generano prospettive particolari e uniche su alcune questioni che interessano sia la ricerca scientifica sia quella artistica. Ognuno di questi lavori si configura, quindi, come un luogo di condensazione, di espansione, di scarto o di capovolgimento di alcuni temi e paradigmi della nostra contemporaneità.
Il percorso propone due diversi sguardi: il primo si fonda sulla pratica della conoscenza razionale della realtà che ci circonda, mediata dal linguaggio e dalla tecnica; il secondo riguarda la conoscenza sensibile dei fenomeni. Le prime tre sale, intitolate Sistemi di segni, Sintesi e Comunicazione molecolare, riguardano processi di codificazione linguistica, di pratica da laboratorio e di ricerca sperimentale sugli elementi, che rinviano in maniera esplicita ai modi di procedere della matematica, della biologia e della chimica. Nella seconda parte della mostra, nelle tre sale intitolate Palude, Eclissi e Origine Seconda, le opere invitano a percorrere alcune realtà spaziotemporali con un più diretto coinvolgimento dei nostri corpi. Diversi territori e paesaggi, insieme alle loro configurazioni presenti e future, sono offerti alla nostra percezione nel tentativo di stimolare una reazione sensibile, da affiancare a quella razionale, su diverse forme possibili di «essere-nel-mondo». Le opere esposte in questa parte del percorso affrontano il senso di spaesamento e di "gettatezza" di fronte alle conseguenze della "grande accelerazione" e del sopravanzamento della tecnica nel mondo moderno, fino a immaginare nuove possibili forme di vita grazie alla capacità degli artisti di rovesciare il proprio sguardo e di dilatare il tempo della visione.
Nel punto di fuga dominante, la sala centrale al di là dello spazio circolare della Rotonda, intitolata Caosmosi, sono raccolte un insieme di opere che rappresentano il punto di convergenza tra questi due sguardi e restituiscono un'esperienza concreta di un'esplorazione possibile del reale in cui convergono astrazioni teoriche e percezioni sensibili.
Gli ambienti della mostra sono scanditi da un sistema di pannelli costituito da telai in legno rivestititi in tela neutra, concepito per delineare ricorsivamente lo spazio. Questa leggera e regolare griglia accompagna la visione configurandosi come un diagramma astratto e ordinato su cui organizzare la complessità delle immagini e dei temi proposti, alludendo al contempo allo spazio ideale di una tela o di un frame fotografico, come campi di infinite possibili restituzioni della realtà.
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