Serafino Amato. False Finzioni. Fotografie di Andrea Ruggeri
Dal 05 Settembre 2017 al 09 Settembre 2017
Roma
Luogo: Interno 14
Indirizzo: via Carlo Alberto 63
Curatori: Francesca Capriccioli
Il giorno martedì 5 settembre 2017 alle ore 18.30 Interno 14, lo spazio dell’AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica, presenta “False Finzioni” di Serafino Amato, a cura di Francesca Capriccioli, con le fotografie di Andrea Ruggeri e i testi di Roberta Valtorta e Francesca Capriccioli.
Giovedì 7 settembre alle ore 18.30 Serafino Amato sarà in conversazione con Lorenzo Pavolini.
“False Finzioni” è una serie di opere fotografiche che Serafino Amato ha realizzato tra il 2006 e il 2008. Si tratta di un lavoro in cui l’artista radicalizza, estremizzandolo, un suo costante modus operandi, ideando un progetto fotografico in cui egli è performer, soggetto che incarna e struttura il senso della visione, mentre affida la realizzazione delle immagini al suo amico e collaboratore Andrea Ruggeri che con generosità, sensibilità, empatia e discrezione documenta e interpreta il percorso visivo concepito da Serafino Amato.
Un percorso fisico e metaforico dove l’artista fa di sé stesso un corpo in azione, un corpo che sperimenta, mentre compie – come scrive l’autore stesso – una ricognizione interiore in luoghi non ancora esplorati, comuni in fondo. Ormai. Un incontro ravvicinato con memorie, sogni e talvolta incubi; purtroppo possibili. Ormai.
L’opera nasce infatti da una riflessione e da una indagine sul disagio esistenziale e sulla manifestazione che di esso si dà attraverso il corpo e attraverso le modalità di relazione che il corpo stabilisce (o non stabilisce) con lo spazio che di volta in volta abita. Una riflessione sulla fragilità resa drammaturgicamente attraverso quei segni, quelle cifre stonate, quei gesti iperbolici che dicono l’improprietà e l’incongruità dello stare.
Le immagini ritraggono Serafino Amato perso in azioni solitarie e solipsistiche, dove il corpo denuncia tutta la sua goffaggine e inadeguatezza alle aspettative comuni. Un corpo che interagisce a suo modo con una natura circostante, talvolta resa attraverso orizzonti aperti, talvolta presente come natura urbanizzata, interstiziale rispetto al contesto metropolitano. Le sequenze indugiano su passi che incespicano in una indeterminatezza senza scopo, su posture innaturali, decentrate, e colgono sguardi assenti, bloccati, retroversi, azioni eccentriche rivolte ad una natura indifferente, e tessono la sintassi di un discorso intimo eppure rovesciato verso l’esterno a ribadire l’incontrovertibiltà del suo darsi e a esigere una rinnovata attenzione.
Eppure Serafino Amato, funambolo sul filo tra autobiografia e finzione, indagando segni e comportamenti specifici di una qualche patologia, evidenzia anche un bisogno curativo. L’autonarrarsi, inteso anche come efficace strumento terapeutico, lenisce il vissuto doloroso e costituisce la via per allontanarne lo spettro da sé stesso, per neutralizzare quei fantasmi interiori attraverso la loro sublimazione simbolica.
Praticare teatro, fare del rituale, calarsi in uno stato diverso manifestandone i segni, ha in questo caso una funzione anche catartica, potentemente liberatoria.
Serafino Amato è nato a Roma nel 1958, si è formato nell’ambito della ricerca teatrale, nel filone della cosiddetta “Nuova spettacolarità” agli inizi degli anni ottanta, per poi dedicarsi esclusivamente alla fotografia. Dal 1986 espone in numerose collettive e personali tra cui: Sull’astrazione (1986), Millenovecentocinquantasette, viaggio negli U.S.A., Segnavia (1989), Emblémata (1994), Der Professor, der Assistent, und (1997), Pallido Pallido (1998), Appunti per operette morali (2002), Fogli dei giorni (2008), RareFare (con Georgina Spengler) (2017). Dal 2000 affianca alla fotografia l’uso della videocamera realizzando sia opere video, Racconti bislacchi (2006), Racconti melanconici (2008), che documentari RLC scrittore d’acqua su e con Raffaele La Capria (Fandango, 2005), Caro occhio su e con Roberto Mattioli (2010). Dalla fine degli anni Novanta scrive testi, pensieri e racconti che costituiscono un contributo letterario autonomo, equivalente e parallelo alle opere fotografiche, confluendo in pubblicazioni come Pallido Pallido (Venezia 1998), Ecatombe, i girini della storia, libro e video, con Lorenzo Pavolini (2008), Fogli dei giorni-Leafing Through the Days (2012). Dal 2013, parallelamente alla propria ricerca artistica, è impegnato nella cura di una serie di mostre, Side by Side presso la Galleria Monty & Co., (2013-2015) e di iniziative che vogliono essere soprattutto occasioni di incontro tra artisti e indagini sulle diverse procedure adottate da ciascun artista rispetto al proprio lavoro, SDWA (Special Devices Without Apps) presso la John Cabot University (2016-2017). Dal 2008 è docente di fotografia alla John Cabot University, e alla Iowa State University.
Andrea Ruggeri è nato a Roma nel 1980. Ha iniziato a fotografare nel 2003, e da allora ha collaborato con diverse riviste ed agenzie come fotografo freelance e videomaker. Tra il 2005 e il 2011 ha viaggiato a lungo in America Latina, dove ha anche insegnato fotografia digitale in una riserva indigena brasiliana, in collaborazione con l’Università di San Paolo. Dal 2010 vive a Milano. Ha realizzato campagne pubblicitarie per il turismo in Argentina e in Cina, e per la moda (Trussardi, Philippe Plein). Le sue fotografie sono state pubblicate su Vogue, Marie Claire, Vanity Fair, National Geographic, L’Espresso, Geo, Gambero Rosso, La Repubblica, La Nacion. Ha esposto nell’ambito di FotoGrafia. Festival internazionale di Roma (2007); presso il MOCA-Museum of Contemporary Art di Shanghai (2010); alla John Cabot University di Roma (2013); alla Galleria Monty & Co., Roma (con Luigi Billi) nell’ambito della rassegna di mostre Side by Side (2015).
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