Musei Vaticani, la collezione dei marmi antichi nelle fotografie di Massimo Listri
Dal 15 Ottobre 2014 al 02 Dicembre 2014
Roma
Luogo: Musei Vaticani - Museo Pio Clementino di Scultura
Indirizzo: piazza San Pietro
Orari: da lunedì a sabato 9-16. Domenica chiuso ad eccezione dell’ultima domenica del mese (ingresso 9-12,30)
Costo del biglietto: intero € 16, ridotto € 8, gratuito ultima domenica del mese
Telefono per informazioni: +39 06 69883860
E-Mail info: musei@scv.va
Sito ufficiale: http://w2.vatican.va
Ci sono luoghi colmi di grazia che a un certo punto spariscono dal nostro orizzonte visivo: attraversandoli senza guardarli li annulliamo. “Musei Vaticani, la collezione dei marmi antichi nelle fotografie di Massimo Listri”, una mostra bella e intelligente, ci restituisce un ambiente dei Musei Vaticani prezioso eppure oggi negletto dalla massa dei visitatori, il Museo Pio Clementino. La mostra vede al lavoro uno staff d’eccezione: Antonio Paolucci e Massimo Listri, acclamato maestro della fotografia d’interni. Listri mette in posa il Pio Clementino restituendocelo in tutta la sua grazia attraverso venti foto di grande formato (180x225) che saranno esposte all’interno dello stesso Pio Clementino, in un delizioso gioco di specchi che ci farà esclamare:“Come ho potuto non vedere tutto questo? Com’è stato possibile passare oltre?”. Alla mostra si abbina un pregevole libro d’arte che si è scelto di vendere al prezzo popolare di diciannove euro.
Per lungo tempo, prima che la Cappella Sistina divenisse uno dei principali oggetti di culto del turismo di massa, ai Vaticani si andava per ammirare il Laocoonte, l’Apollo di Prassitele, l’Arianna addormentata, l’Hermes del Belvedere e tanti altri capolavori della statuaria greco romana, considerati modelli sommi della civiltà artistica universale. Ora Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e celebrato storico dell’arte, affida a una mostra la missione di riportare all’attenzione di un pubblico troppo spesso smemorato e frettoloso la clamorosa bellezza della collezione di statuaria classica più importante del mondo e del prezioso scrigno architettonico progettato – tra la fine dell’Epoca dei Lumi e l’avvento della stagione neoclassica - per ospitarla: il Museo Pio Clementino. Avendo dunque constatato che quel luogo di grazia sublime si è negli anni trasformato nel corridoio di transito veloce per le truppe d’assalto turistico dirette in Sistina, Paolucci si è preso uno straordinario compagno di squadra: Massimo Listri, uno dei primi fotografi d’interni del mondo, sicuramente il più elegante, uno che da trent’anni compie il miracolo di ridare la vista ai ciechi della bellezza. E siccome quel tipo di cecità sta contagiando un po’ tutti, la mostra di Paolucci e Listri è una mostra per tutti.
Quello con i Vaticani era un appuntamento che Listri non poteva mancare e troppo affascinante la sfida lanciata da Antonio Paolucci: raccontare, insieme a un critico eccelso, la collezione di statuaria greco-romana che non ha eguali al mondo per varietà, rarità e celebrità dei reperti e che espone lo stupefacente numero di 4416 marmi e bronzi. Senza contare i rilievi, le lapidi, i cippi funerari: uno stupefacente schieramento che occupa per chilometri di percorso i Musei Vaticani. Un tesoro inestimabile per il quale due papi romagnoli, Clemente XIV Ganganelli e Pio VI Braschi, vollero creare, negli anni Settanta del XVIII secolo, un alloggio di speciale bellezza aperto al pubblico per influsso dello spirito illuminista del tempo. Più tardi, all’inizio del XIX secolo, in piena epoca neoclassica, un altro papa romagnolo, Pio VII Chiaramonti, aggregherà due nuove sezioni: la Galleria Chiaramonti e il Braccio Nuovo. Dal momento dell’inserimento delle opere d’arte all’interno di un contesto architettonico e decorativo studiato per commentarle esaltandone al contempo la bellezza, esse diventano tutt’uno con il loro contenitore. Questo è in fondo il fine ultimo della mostra, raccontare una collezione d’arte che diventa un ambiente d’arte, spiegare che il museo di ispirazione illuministica e neoclassica è esso stesso opera d’arte. L’intento perseguito al Pio Clementino dagli architetti e dagli artisti del papa è quello di esporre l’Antico non in forma di reperto aggredito dal tempo, ma come era. Per questo le opere in esposizione appaiono spesso integrate delle parti mancanti, arrivando in alcuni casi alla reinvenzione geniale e fantastica.
Il Cortile Ottagono e i suoi capolavori, la Sala degli Animali, la Galleria delle Statue e la Sala dei Busti, il Gabinetto delle Maschere, la Sala a Croce Greca e quella della Biga, il più geniale postiche di tutti i tempi: le stanze del Pio Clementino in posa per Massimo Listri.
Massimo Listri è considerato uno dei maggiori fotografi d’interni e di architettura del mondo. Ha pubblicato dai primi anni Ottanta circa 60 libri. Tra le sue tematiche predilette i luoghi che, in ogni epoca, si sono distinti come centri propulsori di conoscenza, arte e civiltà. Ci ha regalato meravigliosi ritratti di biblioteche, archivi e palazzi patrizi. Ama però in particolare le strutture architettoniche di ogni tipo inventate per ospitare e celebrare le grandi collezioni d’arte. E scorrendo il lunghissimo elenco degli importanti musei e delle gallerie che in Europa, America e Asia hanno messo in mostra le sue opere capiamo che quei luoghi da lui tanto amati lo ricambiano di pari affetto. Info: http://www.massimolistri.com
Per lungo tempo, prima che la Cappella Sistina divenisse uno dei principali oggetti di culto del turismo di massa, ai Vaticani si andava per ammirare il Laocoonte, l’Apollo di Prassitele, l’Arianna addormentata, l’Hermes del Belvedere e tanti altri capolavori della statuaria greco romana, considerati modelli sommi della civiltà artistica universale. Ora Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e celebrato storico dell’arte, affida a una mostra la missione di riportare all’attenzione di un pubblico troppo spesso smemorato e frettoloso la clamorosa bellezza della collezione di statuaria classica più importante del mondo e del prezioso scrigno architettonico progettato – tra la fine dell’Epoca dei Lumi e l’avvento della stagione neoclassica - per ospitarla: il Museo Pio Clementino. Avendo dunque constatato che quel luogo di grazia sublime si è negli anni trasformato nel corridoio di transito veloce per le truppe d’assalto turistico dirette in Sistina, Paolucci si è preso uno straordinario compagno di squadra: Massimo Listri, uno dei primi fotografi d’interni del mondo, sicuramente il più elegante, uno che da trent’anni compie il miracolo di ridare la vista ai ciechi della bellezza. E siccome quel tipo di cecità sta contagiando un po’ tutti, la mostra di Paolucci e Listri è una mostra per tutti.
Quello con i Vaticani era un appuntamento che Listri non poteva mancare e troppo affascinante la sfida lanciata da Antonio Paolucci: raccontare, insieme a un critico eccelso, la collezione di statuaria greco-romana che non ha eguali al mondo per varietà, rarità e celebrità dei reperti e che espone lo stupefacente numero di 4416 marmi e bronzi. Senza contare i rilievi, le lapidi, i cippi funerari: uno stupefacente schieramento che occupa per chilometri di percorso i Musei Vaticani. Un tesoro inestimabile per il quale due papi romagnoli, Clemente XIV Ganganelli e Pio VI Braschi, vollero creare, negli anni Settanta del XVIII secolo, un alloggio di speciale bellezza aperto al pubblico per influsso dello spirito illuminista del tempo. Più tardi, all’inizio del XIX secolo, in piena epoca neoclassica, un altro papa romagnolo, Pio VII Chiaramonti, aggregherà due nuove sezioni: la Galleria Chiaramonti e il Braccio Nuovo. Dal momento dell’inserimento delle opere d’arte all’interno di un contesto architettonico e decorativo studiato per commentarle esaltandone al contempo la bellezza, esse diventano tutt’uno con il loro contenitore. Questo è in fondo il fine ultimo della mostra, raccontare una collezione d’arte che diventa un ambiente d’arte, spiegare che il museo di ispirazione illuministica e neoclassica è esso stesso opera d’arte. L’intento perseguito al Pio Clementino dagli architetti e dagli artisti del papa è quello di esporre l’Antico non in forma di reperto aggredito dal tempo, ma come era. Per questo le opere in esposizione appaiono spesso integrate delle parti mancanti, arrivando in alcuni casi alla reinvenzione geniale e fantastica.
Il Cortile Ottagono e i suoi capolavori, la Sala degli Animali, la Galleria delle Statue e la Sala dei Busti, il Gabinetto delle Maschere, la Sala a Croce Greca e quella della Biga, il più geniale postiche di tutti i tempi: le stanze del Pio Clementino in posa per Massimo Listri.
Massimo Listri è considerato uno dei maggiori fotografi d’interni e di architettura del mondo. Ha pubblicato dai primi anni Ottanta circa 60 libri. Tra le sue tematiche predilette i luoghi che, in ogni epoca, si sono distinti come centri propulsori di conoscenza, arte e civiltà. Ci ha regalato meravigliosi ritratti di biblioteche, archivi e palazzi patrizi. Ama però in particolare le strutture architettoniche di ogni tipo inventate per ospitare e celebrare le grandi collezioni d’arte. E scorrendo il lunghissimo elenco degli importanti musei e delle gallerie che in Europa, America e Asia hanno messo in mostra le sue opere capiamo che quei luoghi da lui tanto amati lo ricambiano di pari affetto. Info: http://www.massimolistri.com
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