Mauro Staccioli. Sensibile ambientale
![Mauro Staccioli, Condizione barriera, 1972, cemento e ferro, 470x80x80 cm., due elementi. Collezione privata, Parma Mauro Staccioli, Condizione barriera, 1972, cemento e ferro, 470x80x80 cm., due elementi. Collezione privata, Parma](http://www.arte.it/foto/600x450/c0/80107-2_SSABAPRoma_photo_Caricchia_Giovinazzo.jpg)
Dal 13 Giugno 2018 al 04 Novembre 2018
Roma
Luogo: Terme di Caracalla
Indirizzo: viale delle Terme di Caracalla 52
Orari: 9-19.15 fino al 31 Agosto; 9-19 dal 1 al 30 Settembre; 9-14 Lunedì
Curatori: Alberto Fiz
Enti promotori:
- Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma
- La Galleria Nazionale di Roma
- Archivio Mauro Staccioli
- Electa
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 4. Gratuito cittadini sotto i 18 anni della comunità europea ed extracomunitari, personale docente italiano della scuola di ruolo o con contratto a termine dietro esibizione di idonea attestazione rilasciata dalle istituzioni scolastiche
Telefono per informazioni: +39 06 399 67 700
Le Terme di Caracalla ospitano Mauro Staccioli. Sensibile ambientale, la prima grande retrospettiva dedicata all’artista toscano dopo la sua scomparsa all’età di 80 anni lo scorso primo gennaio. Promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, l’Archivio Mauro Staccioli e con Electa, la mostra ripercorre le diverse fasi creative dello scultore, la sua ricerca inesausta, la sua volontà di rapporto tra scultura e ambiente.
Dal 13 giugno al 30 settembre 2018 (prorogata al 4 novembre 2018) ventisei opere di Staccioli si confrontano con i monumentali spazi delle Terme di Caracalla e dei suoi sotterranei. Un percorso, a cura di Alberto Fiz, che fin dal titolo, Sensibile ambientale, vuole sottolineare come questa mostra sia dedicata all’artista italiano contemporaneo –celebrato anche in Europa e negli Stati Uniti– che ha più avvertito il rapporto tra l’opera e il luogo che la circonda e in cui essa si colloca.
In questa chiave l’omaggio azzarda testimonianze dalla spiccata sensibilità ambientale in rapporto con un luogo dal forte carattere come le Terme di Caracalla. La mostra è articolata dall’inizio degli anni Settanta fino al 2017, attraverso sculture come Seneffe, un vortice in acciaio tubolare di dieci metri di diametro, o il grande Portale, in acciaio corten, fino a un lavoro come Anello, gigantesco occhio che attraversa il luogo e ne viene attraversato, parte della serie degli Anelli, forse la più popolare nella produzione dell’artista. Tutte opere che intrecciano un inedito dialogo e una nuova interazione con l’imponente complesso termale romano.
La prima fase creativa è testimoniata da lavori dai valori emblematici, come Barriera o Piramidedalla forte connotazione di critica ideologica e politica, già esposte a Volterra nel 1972 in occasione diSculture in città, la prima mostra pubblica di Staccioli. Triangolo dai lati curvi, Ellisse verticale o Cerchio imperfetto, assieme ad altre sculture dalla geometria primaria e, talvolta, in equilibrio sospeso, sono allestite nei suggestivi sotterranei che custodiscono anche le antiche decorazioni scultoree delle Terme.
Sculture-intervento quelle di Staccioli, che modificano il contesto nel quale vengono inserite e permettono di attivare un meccanismo di rinnovata consapevolezza nei confronti dell’arte plastica, quale autentica occasione per rileggere l’habitat sociale e non nostalgica rievocazione di una monumentalità perduta.
Un’antologia di lavori dove la storia appare quale elemento costante nella ricerca di un artista, il quale ha privilegiato materiali che, non a caso, interagiscono con lo scorrere del tempo: come il cemento, il ferro e, in ultimo, l’acciaio corten. «Le esperienze, i progetti, le idee, il tempo e la storia riconoscibili negli oggetti connotano il luogo dandogli senso», scriveva Mauro Staccioli.
La mostra è accompagnata da un’ampia monografia edita da Electa che, accanto al saggio di Alberto Fiz, pubblica interventi di Marco Bazzini, Hugh M. Davies, Massimo Mininni, Simona Santini, assieme alle testimonianze edite di Bruno Corà, Giuseppe Panza di Biumo e a un’intervista di Gillo Dorfles.
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