L.A.M.E. Lame Armoniche, Metamorfosi Esistenziali - di Valentina Chiappini

manifesto evento
Dal 03 Febbraio 2013 al 24 Febbraio 2013
Roma
Luogo: Galleria 291 Est
Indirizzo: viale dello scalo san lorenzo 45
Orari: da martedì a venerdì 11-19.30; sabato 16-22
Curatori: Vania Caruso, Rossella Della Vecchia
Telefono per informazioni: +39 06 44360056
E-Mail info: info@galleria291est.com
Sito ufficiale: http://www.galleria291est.com
Mescolando elementi pop ad un’estetica operazione a ritroso, Valentina Chiappini svela il cortocircuito fra Arte e Mercato. Al suo fare arte sottende una struggente ballata concettuale, manifesto delle ragioni d’essere del “graffio”. In una dicotomica oscillazione tra il costruire e il distruggere si alimenta un ciclo d’infinite metamorfosi esistenziali: un greve ma armonico senso di rottura emerge tra le stratificazioni di colore, dilaniate da un gesto nervoso di cui si impossessa la lama nella mano dell’artista. È a partire da questa riflessione che Valentina Chiappini muove una poetica di resistenza all’Art-System come luogo di spettacolarizzazione, facendole vestire polemicamente i panni del Circo. “Il circo? È il mondo dell'arte”. Testimonianza e accusa di quanto già consapevolmente pubblicato nel 1967 da Guy Debord, L.A.M.E. funge da Arte-Critica, ridicolizzando quell’arte che si vende come merce o puro intrattenimento. Mescolando elementi pop ad un’estetica operazione a ritroso, Valentina Chiappini svela il cortocircuito fra Arte e Mercato. Al suo fare arte sottende una struggente ballata concettuale, manifesto delle ragioni d’essere del “graffio”, quale rituale di un ritorno alle origini dell’esperienza estetica. In una dicotomica oscillazione tra il costruire e il distruggere si alimenta un ciclo di infinite metamorfosi esistenziali: un greve ma armonico senso di rottura emerge tra le stratificazioni di colore, dilaniate da un gesto nervoso di cui si impossessa la lama nella mano dell’artista. Con L.A.M.E Valentina Chiappini strumentalizza la messa in scena di archetipi del feticismo mediatico, impressi serigraficamente sulla tela a denuncia dell’industria culturale, fautrice della spettacolarizzazione dell’Arte. Tra tali fenomeni di costume ricorre Moira Orfei, protagonista-feticcio di una strategia d’arresto dell’assurdo e del mistificatorio: “Il circo? È il mondo dell’arte”. Questa emblematica dichiarazione riecheggia nella personale elaborazione che Valentina Chiappini fa della contingente metafora dell'artista "burattino". Strutturando il proprio iter identitario all’insegna del brand, l’artista odierno monitora indirettamente la degenerazione dell'Arte. Aleggia una delegittimazione di memoria manzoniana, affrancando L.A.M.E dalle regole di mercato. E Piero Manzoni viene omaggiato, anzi quasi evocato, in un trittico, intriso del racconto di vita, di cui la Chiappini è venuta a conoscenza grazie alle testimonianze dell’amico G. Zecchillo, al di fuori di sterili costruzioni biografiche. Tutto ciò evidenzia come l’intricata operazione laminare smascheri una fantasia regressiva: graffiare visceralmente il vigente sistema per permettere all’Arte di riportarsi in auge.
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