Il silenzio è mafia. Falcone e Borsellino vent’anni dopo
Il silenzio è mafia. Falcone e Borsellino vent’anni dopo, Palazzo Incontro, Roma
Dal 21 Maggio 2012 al 09 Settembre 2012
Roma
Luogo: Palazzo Incontro
Indirizzo: via dei Prefetti 22
Orari: da martedì a domenica 9-21
Curatori: Franca De Bartolomeis, Alessandra Mauro
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 328281/ +39 06 97276614
E-Mail info: eventi@fandangoincontro.it
Sito ufficiale: http://www.contrasto.it
A vent’anni di distanza dagli attentati di Capaci e via D’Amelio (23 maggio - 19 luglio 1992) in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, il giudice Paolo Borsellino con gli agenti delle rispettive scorte, Contrasto presenta la mostra Il silenzio è mafia. Falcone e Borsellino vent’anni dopo, a cura di Franca De Bartolomeis e Alessandra Mauro nell’ambito de Il tempo della lotta alla mafia. ‘Lezioni civili’ in ricordo di Falcone e Borsellino e di tutte le vittime della mafia, gli incontri che l’Amministrazione Provinciale promuove dal 21 maggio al 19 luglio nella sede di Palazzo Incontro a Roma.
Un omaggio al ruolo e alla figura di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nella memoria degli attentati nei quali, venti anni fa, furono barbaramente uccisi.
Oltre la rievocazione di quel periodo, oltre il ricordo dei risultati ottenuti dai due giudici e dalla Procura di Palermo, la mostra vuole ricordare il tempo, quello della lotta alla mafia, scandito nei suoi momenti più significativi, nelle sue tappe più atroci ma anche nei traguardi raggiunti e nella consapevolezza acquisita.
Le immagini compongono un percorso che fa da contrappunto a una cronologia di parole che mette insieme, uno dopo l’altro, i semplici, crudi avvenimenti che hanno caratterizzato la mafia in Sicilia in questi ultimi anni. Seguendo il doppio percorso, fotografico e testuale, il visitatore può così ricostruire il senso della sua memoria personale a quello della lotta alla mafia.
Tra celebrazione e cronaca, l’impegno contro la mafia rappresenta un compito che riguarda non solo i magistrati e le forze dell’ordine ma anche i giornalisti e i fotografi chiamati a documentare il nostro paese e a far luce su una delle sue piaghe più profonde e antiche. E se col tempo, le forme di lotta alla mafia e di documentazione partecipata cambiano, seguendo le nuove esigenze di vita e di comunicazione, anche il lavoro di tanti che, sul campo, raccontano cosa significhi oggi la presenza della mafia e il valore dell’antimafia, cambia necessariamente e acquista nuovi linguaggi incisivi e profondi.
Anche solo raccontare la mafia,il lavoro di chi l’ha combattuta e di chi ancora la combatte, diventa allora una sfida a fare della rievocazione un impegno sociale e professionale. Un impegno urgente e indispensabile.
Non si è lavorato invano in questi anni difficili. L’iniziale impegno di pochi ha costretto le istituzioni e la società a guardare in faccia la realtà di un fenomeno criminale destabilizzante troppo a lungo minimizzato ed è valso ad aprire un varco, creare una testa di ponte che ha resistito, con gravi perdite e tra enormi difficoltà, a una pesante controffensiva. Adesso, fortificati dalle esperienze nel bene e nel male acquisite, è tempo di andare avanti non con sterili declamazioni e non più confidando sull’impegno straordinario di pochi ma con il doveroso impegno ordinario di tutti in una battaglia che è anzitutto di civiltà e che può e deve essere vinta. Ottimismo e retorica a buon mercato? Forse. Ma come sarebbe stato possibile spendere tanti anni in un duro lavoro di trincea se non vi fosse stata anche un po’ di sana retorica e un pizzico di ottimismo?
I fatti, però, mi sembra che mi diano ragione e, comunque, una cosa è certa: indietro ormai non si può più tornare.
Giovanni Falcone
(“La mafia non è invincibile”, Micromega, 1990)
Un omaggio al ruolo e alla figura di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nella memoria degli attentati nei quali, venti anni fa, furono barbaramente uccisi.
Oltre la rievocazione di quel periodo, oltre il ricordo dei risultati ottenuti dai due giudici e dalla Procura di Palermo, la mostra vuole ricordare il tempo, quello della lotta alla mafia, scandito nei suoi momenti più significativi, nelle sue tappe più atroci ma anche nei traguardi raggiunti e nella consapevolezza acquisita.
Le immagini compongono un percorso che fa da contrappunto a una cronologia di parole che mette insieme, uno dopo l’altro, i semplici, crudi avvenimenti che hanno caratterizzato la mafia in Sicilia in questi ultimi anni. Seguendo il doppio percorso, fotografico e testuale, il visitatore può così ricostruire il senso della sua memoria personale a quello della lotta alla mafia.
Tra celebrazione e cronaca, l’impegno contro la mafia rappresenta un compito che riguarda non solo i magistrati e le forze dell’ordine ma anche i giornalisti e i fotografi chiamati a documentare il nostro paese e a far luce su una delle sue piaghe più profonde e antiche. E se col tempo, le forme di lotta alla mafia e di documentazione partecipata cambiano, seguendo le nuove esigenze di vita e di comunicazione, anche il lavoro di tanti che, sul campo, raccontano cosa significhi oggi la presenza della mafia e il valore dell’antimafia, cambia necessariamente e acquista nuovi linguaggi incisivi e profondi.
Anche solo raccontare la mafia,il lavoro di chi l’ha combattuta e di chi ancora la combatte, diventa allora una sfida a fare della rievocazione un impegno sociale e professionale. Un impegno urgente e indispensabile.
Non si è lavorato invano in questi anni difficili. L’iniziale impegno di pochi ha costretto le istituzioni e la società a guardare in faccia la realtà di un fenomeno criminale destabilizzante troppo a lungo minimizzato ed è valso ad aprire un varco, creare una testa di ponte che ha resistito, con gravi perdite e tra enormi difficoltà, a una pesante controffensiva. Adesso, fortificati dalle esperienze nel bene e nel male acquisite, è tempo di andare avanti non con sterili declamazioni e non più confidando sull’impegno straordinario di pochi ma con il doveroso impegno ordinario di tutti in una battaglia che è anzitutto di civiltà e che può e deve essere vinta. Ottimismo e retorica a buon mercato? Forse. Ma come sarebbe stato possibile spendere tanti anni in un duro lavoro di trincea se non vi fosse stata anche un po’ di sana retorica e un pizzico di ottimismo?
I fatti, però, mi sembra che mi diano ragione e, comunque, una cosa è certa: indietro ormai non si può più tornare.
Giovanni Falcone
(“La mafia non è invincibile”, Micromega, 1990)
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