Hungarian Cubes, la baracca più allegra del blocco sovietico
Dal 18 Maggio 2018 al 15 Luglio 2018
Roma
Luogo: Accademia d'Ungheria - Palazzo Falconieri
Indirizzo: via Giulia 1
Curatori: Tamás Torma
Sito ufficiale: http://www.roma.balassiintezet.hu/it/
Venerdì 18 maggio p.v. alle ore 19.30 presso la Galleria dell’Accademia d’Ungheria in Roma si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica HUNGARIAN CUBES, la baracca più allegra del blocco sovietico, di Katharina Roters e József Szolnoki, a cura di Tamás Torma.
La mostra organizzata dall’Accademia d’Ungheria in Roma in collaborazione con la Galleria ACB di Budapest resterà aperta fino al 15 giugno p.v.
Si tratta degli scatti della fotografa, artista visiva tedesco-ungherese Katharina Roters che ha deciso di realizzare un progetto fotografico su un fenomenopiuttosto interessante dell’architettura ungherese del XX secolo, ovvero sulle case unifamiliari e standardizzate sorte nei sobborghi di Budapest e delle periferie di numerose cittadine nell’Ungheria comunista del dopoguerra, soprannominate “Kádár kocka” (Cubi di Kádár), dal nome del leader comunista János Kádár, al potere in Ungheria tra il 1956 e il 1988.
La Roters attraverso i suoi scatti è riuscita a spogliare degli dettagli eccedenti (ringhiere, recinzioni, antene, segnali stradal, linee elettriche) le case che aveva fotografo, consentendo allo spettatore di concentrarsi sulle decorazioni ornamentali delle facciate e di vedere come esse siano state un’opportunità per i proprietari delle stesse per l’individualismo e una forma di protesta nei confronti della conformità del sistema comunista.
Parallelamente alla mostra fotografica di cui sopra, sul Piano Nobile dell’Accademia d’Ungheria in Roma verrà inaugurata anche un’altra mostra, quella delle opere pervenute all’omonimo concorso e workshop “Hungarian Cubes” organizzati in collaborazione con Sapienza, l’Università di Roma.
Io non mi vedo fotografa bensì pittrice. Anche da queste foto si percepisce che il colore all’epoca ebbe un ruolo piuttosto importante. Anche gli elementi decorativi erano favorevoli poiché la loro estetica prevedeva l’uso di colori tipici della Pop art. Quindi colori semplici, vivaci. Le foto realizzate con tecnica analogica in seguito ai lavori digitali di finissage – quindi l’eliminazione degli elementi ridonanti (quali fili elettrici, antenne e piante) – divennero dei simboli nitidi. Ciascuna foto è frontale. Quindi non si tratta di spazi, forme o volumi architettonici. La tipologia dei portait d’edifici esteticamente astratti ha reso possibile la raffigurazione del punto centrale delle facciate.
(Katharina Roters, fotografa)
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