Gianni Piacentino. Personale
![Gianni Piacentino, "CROSS RACE 1 (H.R.V.F.W.)", 1999-2000. Various materials, cm. 320 x 435,6 x 35 Gianni Piacentino, "CROSS RACE 1 (H.R.V.F.W.)", 1999-2000. Various materials, cm. 320 x 435,6 x 35](http://www.arte.it/foto/600x450/4d/20443-01_-_Gianni_Piacentino_1.jpg)
Gianni Piacentino, "CROSS RACE 1 (H.R.V.F.W.)", 1999-2000. Various materials, cm. 320 x 435,6 x 35
Dal 07 Marzo 2014 al 18 Maggio 2014
Roma
Luogo: Giacomo Guidi Arte Contemporanea - Palazzo Sforza Cesarini
Indirizzo: corso Vittorio Emanuele II, 282
Orari: da martedì a sabato 11-13.30 / 14.30-19.30
Telefono per informazioni: +39 06 68801038 / 393 8059116
E-Mail info: info@giacomoguidi.it
Sito ufficiale: http://www.giacomoguidi.it
Dal 7 marzo al 18 maggio 2014, Giacomo Guidi Arte Contemporanea è lieta di presentare la mostra personale di Gianni Piacentino. In mostra una selezione di opere dell’artista torinese dagli anni ’90 ad oggi che testimoniano la grande vitalità e versatilità della sua produzione nell’ultimo ventennio, oltre alla presentazione di un nuovo veicolo - “GP” - appositamente realizzato per la mostra.
Il lavoro di Gianni Piacentino risulta essere un caso unico nel panorama italiano e internazionale in quanto originale punto di contatto tra alcuni dei movimenti più significativi degli anni Sessanta e Settanta, come l’Arte Povera e il Minimalismo americano di Dolald Judd, Sol LeWitt, Robert Morris e John McCracken.
Inizialmente associato appunto con l’Arte Povera, ha partecipato alle prime mostre del movimento presso la galleria Gian Enzo Sperone di Torino nel 1966 e, in particolare, “Arte Povera Più Azioni Povere” presso l’ex arsenale di Amalfi nel 1968 - e poi alla mostra “Prospect ‘68” alla Kunsthalle di Düsseldorf.
Piacentino ha però sviluppato un proprio linguaggio autonomo distaccandosi dal gruppo. I simboli o forme geometriche dei suoi primissimi lavori, lasciano prima il posto a oggetti di uso quotidiano, e conseguentemente, dalla fine degli anni ’60, le sue sculture minimaliste si traducono in forme aereodinamiche che tendono sempre più a celebrare il mito della velocità e dei motori, il movimento e la dinamicità della macchina.
Piacentino é sia artista che costruttore, unisce un approccio ludico ad una maniacale autodisciplina e perfezionismo tecnico nella resa formale - è stato infatti anche consulente di un produttore di vernici speciali, progettista e pilota di moto da corsa. La sua passione per “L’Estetica della Tecnica” diventerà il suo marchio di fabbrica.
Le sue opere sono oggetti improbabili, prototipi impossibili di veicoli, automobili, motocicli e velivoli, contemporaneamente metafore di un oggetto e indagine costante del rapporto tra creatività artistica e processo industriale, del confine tra arte e design. Egli rimane una figura di grande rilevanza in virtù dell’originalità e della contemporaneità della sua visione
Nato a Coazze (Torino) nel 1945, Gianni Piacentino vive e lavora a Torino. Le opere di Piacentino sono state esposte in numerose gallerie e istituzioni pubbliche nazonali e internazionali quali il Centre d’Art Contemporain di Ginevra, il Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Nationalgalerie di Berlino, il
MoMA PS1 di New York, la Gesellschaft für Aktuelle Kunst di Brema, il Museum am Ostwall di Dortmund e il Palais des Beaux Arts, Bruxelles. Ha inoltre partecipato a Documenta 6 a Kassel (1977), alla XLV Biennale di
Venezia (1993) e alla Quadriennale di Roma (nel 1973 e nel 2005).
Il lavoro di Gianni Piacentino risulta essere un caso unico nel panorama italiano e internazionale in quanto originale punto di contatto tra alcuni dei movimenti più significativi degli anni Sessanta e Settanta, come l’Arte Povera e il Minimalismo americano di Dolald Judd, Sol LeWitt, Robert Morris e John McCracken.
Inizialmente associato appunto con l’Arte Povera, ha partecipato alle prime mostre del movimento presso la galleria Gian Enzo Sperone di Torino nel 1966 e, in particolare, “Arte Povera Più Azioni Povere” presso l’ex arsenale di Amalfi nel 1968 - e poi alla mostra “Prospect ‘68” alla Kunsthalle di Düsseldorf.
Piacentino ha però sviluppato un proprio linguaggio autonomo distaccandosi dal gruppo. I simboli o forme geometriche dei suoi primissimi lavori, lasciano prima il posto a oggetti di uso quotidiano, e conseguentemente, dalla fine degli anni ’60, le sue sculture minimaliste si traducono in forme aereodinamiche che tendono sempre più a celebrare il mito della velocità e dei motori, il movimento e la dinamicità della macchina.
Piacentino é sia artista che costruttore, unisce un approccio ludico ad una maniacale autodisciplina e perfezionismo tecnico nella resa formale - è stato infatti anche consulente di un produttore di vernici speciali, progettista e pilota di moto da corsa. La sua passione per “L’Estetica della Tecnica” diventerà il suo marchio di fabbrica.
Le sue opere sono oggetti improbabili, prototipi impossibili di veicoli, automobili, motocicli e velivoli, contemporaneamente metafore di un oggetto e indagine costante del rapporto tra creatività artistica e processo industriale, del confine tra arte e design. Egli rimane una figura di grande rilevanza in virtù dell’originalità e della contemporaneità della sua visione
Nato a Coazze (Torino) nel 1945, Gianni Piacentino vive e lavora a Torino. Le opere di Piacentino sono state esposte in numerose gallerie e istituzioni pubbliche nazonali e internazionali quali il Centre d’Art Contemporain di Ginevra, il Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Nationalgalerie di Berlino, il
MoMA PS1 di New York, la Gesellschaft für Aktuelle Kunst di Brema, il Museum am Ostwall di Dortmund e il Palais des Beaux Arts, Bruxelles. Ha inoltre partecipato a Documenta 6 a Kassel (1977), alla XLV Biennale di
Venezia (1993) e alla Quadriennale di Roma (nel 1973 e nel 2005).
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