Elisa Montessori. La camera bianca
![Elisa Montessori, Paesaggio della Manciuria, 1981. Carta telata, carboncino, gesso, pastelli; 202 x 340 cm. I Ph. Giorgio Benni Elisa Montessori, Paesaggio della Manciuria, 1981. Carta telata, carboncino, gesso, pastelli; 202 x 340 cm. I Ph. Giorgio Benni](http://www.arte.it/foto/600x450/ba/112721-2_FG_Paesaggio-della-Manciuria-440x293.jpg)
© Elisa Montessori e Monitor Roma, Lisbona, Pereto | Elisa Montessori, Paesaggio della Manciuria, 1981. Carta telata, carboncino, gesso, pastelli; 202 x 340 cm. I Ph. Giorgio Benni
Dal 08 Febbraio 2021 al 31 Marzo 2021
Roma
Luogo: Fondazione Giuliani
Indirizzo: Via Gustavo Bianchi 1
Orari: da mercoledì a venerdì 15-19.30
Telefono per informazioni: +39 06 57301091
E-Mail info: info@fondazionegiuliani.org
Sito ufficiale: http://www.fondazionegiuliani.org
Fondazione Giuliani è molto lieta di presentare la personale di Elisa Montessori, ‘La camera bianca’. Ripercorrendo vari decenni dell’attività dell’artista, la mostra intende dare risalto a una serie di opere su carta, molte delle quali raramente esposte in passato, disegni in grafite peculiari della produzione di Montessori, e un’inedita configurazione dei lavori in cellofan ideata appositamente per la mostra. Opacità e trasparenza, luce e ombra, astrazione e figurazione: le dualità proliferano nella mostra. Percorrendo una stanza dopo l’altra, l’osservatore è condotto attraverso gli spazi della Fondazione lungo un percorso visivo che si trasforma, passando da una densa materialità a una dematerializzazione formale.
Nel corso della sua prolifera produzione e sperimentazione, l’artista è rimasta fieramente indipendente dalle specifiche categorizzazioni del suo lavoro, respingendo qualsiasi semplicistica distinzione tra astrazione e figurazione. Per l’artista non c’è alcuna differenza, e una panoplia di immagini più letterali è spesso incorporata in panorami astratti. Le immagini non sono nature morte, né intendono comunicare semplici narrazioni. Al contrario, sono tanto complesse quanto la materia visiva che incontriamo quando fluttuiamo tra il passato e il presente. Sebbene l’inclusione di questi elementi possa apparire ambigua, essi sono in realtà codici visivi che avviano una concatenazione di associazioni, creando un’interconnessione di idee relative al rapporto tra donne e natura, alla frammentazione del corpo, alla trasformazione e alla metamorfosi. Inoltre, in questo agglomerato di immagini, permeano una serie di dicotomie e sdoppiamenti. Un paio di pantofole può essere la prima cosa che si indossa appena svegli, ma è anche l’ultima a rimanere ai piedi del letto quando si muore; una falce, strumento agricolo usato per tagliare il grano, simbolizza anche la morte personificata dal Tristo Mietitore; le ali di una farfalla – essa stessa simbolo di cambiamento e mutazione – sono costituite da due parti uguali ma separate; le forbici, con il loro movimento persistente, ne diventano un simbolo dialettico ideale.
Queste correlazioni metaforiche sono alla base del lavoro di Montessori: creare relazioni e interconnessioni che si uniscono, mutano e si trasformano. L’artista non affronta mai un unico tema nel suo lavoro, al contrario lascia spazio all’osservatore per creare nuove interpretazioni. In questo modo, l’opera cambia a seconda della sua traduzione, permettendo a ogni idea di trasformarsi in qualcosa di nuovo; e proprio in questa trasformazione ci scopriamo parte di essa.
La camera bianca è presentata in occasione della Quadriennale d’arte 2020
Elisa Montessori nasce a Genova nel 1931; attualmente vive e lavora a Roma. Una selezione delle sue mostre personali più rappresentative include: Lungotevere, Auditorium Parco della Musica, Roma (2018); Fiori Scarlatti Manguste e Volo Notturno, Casa delle Letterature, Roma (2017); Bamboo, Casina delle Civette, Roma (2016); Elisa Montessori. Shangai Blues, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (2006); Paesaggio da Oriente, Parma (1994); Rotoli, Studio Bocchi, Roma (1993-1994); Omaggio a Ingeborg Bachman, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1993); Il Giardino delle Effemeridi, Palazzo de André, Ravenna (1990); The painter’s garden, Villa Cuoghi, Fiorano Modenese (1989); Galleria Ugo Ferranti, Roma (1979); Studio d’Arte Lia Rumma, Napoli (1977). Montessori ha inoltre partecipato in numerose mostre collettive prestigiose, tra cui: Ecco come Piranesi ha ispirato gli artisti contemporanei, Casa di Goethe, Roma (2020); Vita, morte e miracoli. L’arte della longevità, Museo di Villa Croce, Genova (2018); Punto uno, Seul, Tokyo, Osaka, Roma (2004); Trasparenza sulla via della carta, Beijing (1993); Festival dei Due Mondi, Spoleto (1989); XI Quadriennale, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1986); XVII Biennale d’Arte, San Paolo (1983); International Kunstmesse Art 5’84’’, Basilea (1983); Aperto 82/Tempo, XL Biennale di Venezia (1982); Arteder-’82 – Muestra Internacional de Arte Grafica, Bilbao (1982).
Nel corso della sua prolifera produzione e sperimentazione, l’artista è rimasta fieramente indipendente dalle specifiche categorizzazioni del suo lavoro, respingendo qualsiasi semplicistica distinzione tra astrazione e figurazione. Per l’artista non c’è alcuna differenza, e una panoplia di immagini più letterali è spesso incorporata in panorami astratti. Le immagini non sono nature morte, né intendono comunicare semplici narrazioni. Al contrario, sono tanto complesse quanto la materia visiva che incontriamo quando fluttuiamo tra il passato e il presente. Sebbene l’inclusione di questi elementi possa apparire ambigua, essi sono in realtà codici visivi che avviano una concatenazione di associazioni, creando un’interconnessione di idee relative al rapporto tra donne e natura, alla frammentazione del corpo, alla trasformazione e alla metamorfosi. Inoltre, in questo agglomerato di immagini, permeano una serie di dicotomie e sdoppiamenti. Un paio di pantofole può essere la prima cosa che si indossa appena svegli, ma è anche l’ultima a rimanere ai piedi del letto quando si muore; una falce, strumento agricolo usato per tagliare il grano, simbolizza anche la morte personificata dal Tristo Mietitore; le ali di una farfalla – essa stessa simbolo di cambiamento e mutazione – sono costituite da due parti uguali ma separate; le forbici, con il loro movimento persistente, ne diventano un simbolo dialettico ideale.
Queste correlazioni metaforiche sono alla base del lavoro di Montessori: creare relazioni e interconnessioni che si uniscono, mutano e si trasformano. L’artista non affronta mai un unico tema nel suo lavoro, al contrario lascia spazio all’osservatore per creare nuove interpretazioni. In questo modo, l’opera cambia a seconda della sua traduzione, permettendo a ogni idea di trasformarsi in qualcosa di nuovo; e proprio in questa trasformazione ci scopriamo parte di essa.
La camera bianca è presentata in occasione della Quadriennale d’arte 2020
Elisa Montessori nasce a Genova nel 1931; attualmente vive e lavora a Roma. Una selezione delle sue mostre personali più rappresentative include: Lungotevere, Auditorium Parco della Musica, Roma (2018); Fiori Scarlatti Manguste e Volo Notturno, Casa delle Letterature, Roma (2017); Bamboo, Casina delle Civette, Roma (2016); Elisa Montessori. Shangai Blues, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (2006); Paesaggio da Oriente, Parma (1994); Rotoli, Studio Bocchi, Roma (1993-1994); Omaggio a Ingeborg Bachman, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1993); Il Giardino delle Effemeridi, Palazzo de André, Ravenna (1990); The painter’s garden, Villa Cuoghi, Fiorano Modenese (1989); Galleria Ugo Ferranti, Roma (1979); Studio d’Arte Lia Rumma, Napoli (1977). Montessori ha inoltre partecipato in numerose mostre collettive prestigiose, tra cui: Ecco come Piranesi ha ispirato gli artisti contemporanei, Casa di Goethe, Roma (2020); Vita, morte e miracoli. L’arte della longevità, Museo di Villa Croce, Genova (2018); Punto uno, Seul, Tokyo, Osaka, Roma (2004); Trasparenza sulla via della carta, Beijing (1993); Festival dei Due Mondi, Spoleto (1989); XI Quadriennale, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1986); XVII Biennale d’Arte, San Paolo (1983); International Kunstmesse Art 5’84’’, Basilea (1983); Aperto 82/Tempo, XL Biennale di Venezia (1982); Arteder-’82 – Muestra Internacional de Arte Grafica, Bilbao (1982).
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