DICÓ | Combustioni
Dal 08 Giugno 2017 al 09 Luglio 2017
Roma
Luogo: Complesso del Vittoriano
Indirizzo: via di San Pietro in Carcere
Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 (L’ingresso in mostra è consentito fino a 30 minuti prima)
Curatori: Lamberto Petrecca
Costo del biglietto: ingresso Gratuito
Sito ufficiale: http://www.ilvittoriano.com/
Dall’8 giugno al 9 luglio 2017 la Sala del Giubileo del Complesso del Vittoriano – Ala Brasini di Roma ospita la mostra DICÓ | Combustioni: un’antologica dedicata ad uno degli artisti più dirompenti ed originali dal panorama italiano ed internazionale, che rappresenta ad oggi una delle più innovative manifestazioni artistiche del Neo-Pop.
A essere esposte saranno circa 40 opere, alcune delle quali presentate per la prima volta al pubblico che potrà immergersi in un originale universo espressivo che unisce gli echi di Warhol e Burri con la Street Art.
Come è ormai noto, infatti, Dicò avvolge i ritratti di personaggi famosi assurti a icone del proprio tempo e monumenti altrettanto iconici in una lastra di materiale plastico che viene poi bruciato e piegato, dando all’opera una nuova prospettiva. Come sottolinea il curatore Lamberto Petrecca, Dicò “utilizza i miti già ampiamente massificati dai media e li trasfigura rendendoli nuovamente unici grazie alla combustione...Dicò non fa quindi del fuoco un uso distruttivo e iconoclasta, ma un uso rivitalizzante e quasi grazioso”.
Queste “Combustioni” non possono non far pensare ad Alberto Burri, anche se Dicò, come ricorda ancora il curatore, “rende plastici e combusti personaggi veri e reali. È la vita stessa – attraverso i suoi esponenti più noti – che si deforma e trasmuta in altro. I ritratti di Dicò diventano così quasi primi piani cinematografici”.
Da Burri e Warhol, Dicò trae una sintesi rigeneratrice che gli consente di ridare una vita nuova ai miti contemporanei: da Marilyn alla Gioconda, da Gandhi a Fidel Castro, da Mohammad Alì a Gianni Agnelli.
“In fondo Dicò – ricorda Vittorio Sgarbi nel suo testo critico in catalogo – non fa né il Burri redivivo, né l’erede della Pop Art, anche se entrambe le esperienze lo hanno ampiamente ispirato”, la sua, prosegue il critico , è “una concezione pragmatica dell’arte, per cui quello che conta è l’oggetto che riesci a elaborare, non ciò che agiti intorno ad esso”.
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