Dias & Riedweg. Penas de Pena. Feste di tristezza
Dal 02 Ottobre 2015 al 11 Ottobre 2015
Roma
Luogo: AuditoriumArte - Auditorium Parco della Musica
Indirizzo: viale Pietro de Coubertin 10
Curatori: Anna Cestelli Guidi
Telefono per informazioni: +39 06 80241281
E-Mail info: info@musicaperroma.it
Sito ufficiale: http://www.auditorium.com
Fondazione Musica per Roma presenta per la prima volta a Roma il lavoro del duo artistico Dias & Riedweg (Mauricio Dias e Walter Riedweg). Presenti nelle più importanti mostre internazionali, gli artisti realizzano dal 1993 progetti collaborativi e interdisciplinari di arte pubblica con particolare attenzione alla soggettività dell’ “altro” all’interno delle complesse dinamiche economico-sociali.
In occasione del VI Festival Flamenco e all’interno del progetto curatoriale legato alle relazioni tra arti visive e suono One Space / One Sound, in AuditoriumArte saranno esposte alcune delle opere realizzate da Dias & Riedweg nel 2010 su commissione di CajaSol per il progetto su cultura flamenca e arte contemporanea In-ter-va-los, a cura dello storico spagnolo Francisco del Rio de dell’artista Javier Codesal.
Invitati a passare un periodo in Andalusia alla ricerca di un soggetto che potesse essere di interesse per il loro lavoro, gli artisti sono entrati in contatto con le sempre più rare manifestazioni del flamenco tradizionale che sopravvivono a stento in circoli sociali appartati e in spazi modesti e poco spettacolari, il più sovente nei luoghi chiamati tradizionalmente peñas.
Molto colpiti dall’atmosfera di nostalgia e d’introspezione, talvolta persino di abbandono, che regna in queste peñas tradizionali, Dias & Riedweg hanno deciso di documentare gli spazi delle peñas nei quartieri flamenchi San Miguel e Santiago di Jerez de la Frontera, concentrandosi sul delicato rapporto fra la nostalgia per il passato e il vuoto delle attività contemporanee. Il lavoro di documentazione è stato realizzato mediante video e fotografie, ma soprattutto in stretto contatto e in fusione con la musica che permea l’intero contesto.
La mostra allestita in AuditoriumArte si compone della serie d'immagini fotografiche Peñas de Pena e del video su canale unico Antonio proiettato su uno schermo nello spazio frontale, mentre la galleria retrostante ospita la doppia installazione video Cuarto de Cabales.
Peñas de Pena - Questo meta-lavoro è un “murale di fotografie” che riproduce le pareti delle peñas stesse, sempre gremite di foto di vecchi idoli, musicisti e accoliti, accostate a immagini più attuali nelle quali si vedono il pubblico e gli artisti che ancora oggi si esibiscono in questi luoghi, tra cui anche i musicisti protagonisti del video Cuarto de Cabales. Ciascuna immagine a colori è accompagnata da una copia in bianco e nero stampata su un foglio di plastica autoadesivo e incollata direttamente sul muro, immediatamente sotto la stampa su carta, quasi si trattasse di una sorta di ombra.
Antonio - Si tratta di un lungo video (15 min. circa) in bianco e nero su canale unico che presenta il cantaor Antonio Agujetas, figlio di Manuel Agujetas e nipote di Agujetas El Viejo. Questo artista, che rappresenta la terza generazione di una delle più grandi famiglie di cantaores di Flamenco, parla diffusamente della madre sordo-muta e del difficile rapporto che ha segnato la sua vita accanto al padre, personalità estremamente influente sul piano artistico, ma uomo dal carattere molto duro. Antonio racconta anche altri eventi della propria vita, tra cui quelli che lo hanno condotto a scontare sedici anni di carcere. Con tutta la sua fragilità, il cantaor parla rivolgendosi direttamente alla videocamera e ogni volta che non trova le parole intona i più tristi martirios e martinetes del puro Flamenco antico.
Cuarto de Cabales - Dittico di videoproiezioni che scorrono in sincrono in un loop di 30 min. circa, in bianco e nero, nelle quali viene ricostituito un incontro musicale di Flamenco tipico dell’Ottocento, chiamato formalmente Cuarto de Cabales. In scena vi sono quattro fra i più grandi cantaores di Flamenco tradizionale, Diego Agujetas, Jose Mendes, El Zarzuelita e Paco El Gasolina, accompagnati dal chitarrista Alberto San Miguel. Questi musicisti, che in precedenza non avevano mai registrato musica insieme, suonano, cantano e bevono seduti attorno a un tavolo con alcuni amici. Dias & Riedweg li riprendono con due videocamere sistemate attorno al tavolo, allo stesso livello e alla stessa distanza dai partecipanti. Le videocamere si comportano come i musicisti, ne riproducono le immagini e la musica attraverso una studiata regia. I quattro canali audio, registrati dal centro del tavolo e poi riversati nei quattro angoli dello spazio dell’installazione, restituiscono il carattere d’intimità, ma anche la grande potenza artistica di quest'incontro.
Tutti questi lavori insieme hanno lo scopo di rendere visivamente il senso di svuotamento e di nostalgia, ma al contempo rimarcano anche la bellezza e la forza insite nel perpetuarsi di qualsiasi tradizione culturale autentica che resiste allo stile di vita globalizzato di oggi.
Mauricio Dias (Brasile, 1964), con una formazione principalmente nelle arti visive e Walter Riedweg (Svizzera, 1955), con alle spalle studi di teatro, musica e performance, vivono e lavorano insieme dal 1993. Con base in Brasile il duo realizza progetti interdisciplinari di arte pubblica che “esaminano la soggettività dell’individuo in relazione ai condizionamenti dell’appartenenza a una nazione e alla mediazione dalla tecnologia contemporanea”. Il lavoro del duo artistico, contraddistinto dal desiderio di esplorare “l’altro” e di condurre indagini genuine, si interroga sui rapporti fra individui e gruppi diversi all’interno della società. Attraverso un lungo processo dialettico, i due artisti tentano di analizzare le diverse tensioni e i vari conflitti che agitano la sfera politica, sociale ed economica del mondo. Hanno partecipato a numerose Biennali, fra le quali: Venezia (1999), Sao Paulo (1998 e 2002), Istanbul (1998), La Havana (2003), Liverpool (2004), Shanghai (2004) e Gwangju (2006), oltre che a Documenta 12 a Kassel (2007). Hanno inoltre esposto e creato opere in Egitto, Cina, Giappone, Sudafrica, Stati Uniti ed Europa.
In occasione del VI Festival Flamenco e all’interno del progetto curatoriale legato alle relazioni tra arti visive e suono One Space / One Sound, in AuditoriumArte saranno esposte alcune delle opere realizzate da Dias & Riedweg nel 2010 su commissione di CajaSol per il progetto su cultura flamenca e arte contemporanea In-ter-va-los, a cura dello storico spagnolo Francisco del Rio de dell’artista Javier Codesal.
Invitati a passare un periodo in Andalusia alla ricerca di un soggetto che potesse essere di interesse per il loro lavoro, gli artisti sono entrati in contatto con le sempre più rare manifestazioni del flamenco tradizionale che sopravvivono a stento in circoli sociali appartati e in spazi modesti e poco spettacolari, il più sovente nei luoghi chiamati tradizionalmente peñas.
Molto colpiti dall’atmosfera di nostalgia e d’introspezione, talvolta persino di abbandono, che regna in queste peñas tradizionali, Dias & Riedweg hanno deciso di documentare gli spazi delle peñas nei quartieri flamenchi San Miguel e Santiago di Jerez de la Frontera, concentrandosi sul delicato rapporto fra la nostalgia per il passato e il vuoto delle attività contemporanee. Il lavoro di documentazione è stato realizzato mediante video e fotografie, ma soprattutto in stretto contatto e in fusione con la musica che permea l’intero contesto.
La mostra allestita in AuditoriumArte si compone della serie d'immagini fotografiche Peñas de Pena e del video su canale unico Antonio proiettato su uno schermo nello spazio frontale, mentre la galleria retrostante ospita la doppia installazione video Cuarto de Cabales.
Peñas de Pena - Questo meta-lavoro è un “murale di fotografie” che riproduce le pareti delle peñas stesse, sempre gremite di foto di vecchi idoli, musicisti e accoliti, accostate a immagini più attuali nelle quali si vedono il pubblico e gli artisti che ancora oggi si esibiscono in questi luoghi, tra cui anche i musicisti protagonisti del video Cuarto de Cabales. Ciascuna immagine a colori è accompagnata da una copia in bianco e nero stampata su un foglio di plastica autoadesivo e incollata direttamente sul muro, immediatamente sotto la stampa su carta, quasi si trattasse di una sorta di ombra.
Antonio - Si tratta di un lungo video (15 min. circa) in bianco e nero su canale unico che presenta il cantaor Antonio Agujetas, figlio di Manuel Agujetas e nipote di Agujetas El Viejo. Questo artista, che rappresenta la terza generazione di una delle più grandi famiglie di cantaores di Flamenco, parla diffusamente della madre sordo-muta e del difficile rapporto che ha segnato la sua vita accanto al padre, personalità estremamente influente sul piano artistico, ma uomo dal carattere molto duro. Antonio racconta anche altri eventi della propria vita, tra cui quelli che lo hanno condotto a scontare sedici anni di carcere. Con tutta la sua fragilità, il cantaor parla rivolgendosi direttamente alla videocamera e ogni volta che non trova le parole intona i più tristi martirios e martinetes del puro Flamenco antico.
Cuarto de Cabales - Dittico di videoproiezioni che scorrono in sincrono in un loop di 30 min. circa, in bianco e nero, nelle quali viene ricostituito un incontro musicale di Flamenco tipico dell’Ottocento, chiamato formalmente Cuarto de Cabales. In scena vi sono quattro fra i più grandi cantaores di Flamenco tradizionale, Diego Agujetas, Jose Mendes, El Zarzuelita e Paco El Gasolina, accompagnati dal chitarrista Alberto San Miguel. Questi musicisti, che in precedenza non avevano mai registrato musica insieme, suonano, cantano e bevono seduti attorno a un tavolo con alcuni amici. Dias & Riedweg li riprendono con due videocamere sistemate attorno al tavolo, allo stesso livello e alla stessa distanza dai partecipanti. Le videocamere si comportano come i musicisti, ne riproducono le immagini e la musica attraverso una studiata regia. I quattro canali audio, registrati dal centro del tavolo e poi riversati nei quattro angoli dello spazio dell’installazione, restituiscono il carattere d’intimità, ma anche la grande potenza artistica di quest'incontro.
Tutti questi lavori insieme hanno lo scopo di rendere visivamente il senso di svuotamento e di nostalgia, ma al contempo rimarcano anche la bellezza e la forza insite nel perpetuarsi di qualsiasi tradizione culturale autentica che resiste allo stile di vita globalizzato di oggi.
Mauricio Dias (Brasile, 1964), con una formazione principalmente nelle arti visive e Walter Riedweg (Svizzera, 1955), con alle spalle studi di teatro, musica e performance, vivono e lavorano insieme dal 1993. Con base in Brasile il duo realizza progetti interdisciplinari di arte pubblica che “esaminano la soggettività dell’individuo in relazione ai condizionamenti dell’appartenenza a una nazione e alla mediazione dalla tecnologia contemporanea”. Il lavoro del duo artistico, contraddistinto dal desiderio di esplorare “l’altro” e di condurre indagini genuine, si interroga sui rapporti fra individui e gruppi diversi all’interno della società. Attraverso un lungo processo dialettico, i due artisti tentano di analizzare le diverse tensioni e i vari conflitti che agitano la sfera politica, sociale ed economica del mondo. Hanno partecipato a numerose Biennali, fra le quali: Venezia (1999), Sao Paulo (1998 e 2002), Istanbul (1998), La Havana (2003), Liverpool (2004), Shanghai (2004) e Gwangju (2006), oltre che a Documenta 12 a Kassel (2007). Hanno inoltre esposto e creato opere in Egitto, Cina, Giappone, Sudafrica, Stati Uniti ed Europa.
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