Dario Agati | Fabio Giorgi Alberti. Quite solo
Dal 15 Febbraio 2018 al 01 Marzo 2018
Roma
Luogo: AlbumArte
Indirizzo: via Flaminia 122
Orari: dal martedì al sabato dalle ore 15.00 alle ore 19.00
Curatori: Carla Capodimonti, Marta Silvi
Enti promotori:
- AlbumArte
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: info@albumarte.org
Sito ufficiale: http://www.albumarte.org
Dal 15 febbraio al 1 marzo 2018 nella doppia personale Quite solo, gli artisti Dario Agati e Fabio Giorgi Alberti presentano una serie di lavori inediti pittorici e installativi, che introducono il pubblico alla loro ricerca personale.
Gli artisti realizzano la mostra da AlbumArte perché vincitori ex aequo di Dancity Open Call 2017 Control Reversal nell’ambito di Dancity Art Session, in occasione di Dancity Festival (11° edizione).
Il Festival
DANCITY FESTIVAL è un festival internazionale di cultura e musica elettronica nato nel 2006, organizzato dall’Associazione Culturale Dancity con l’intento di promuovere la ricerca e la sperimentazione in diversi ambiti creativi. Dancity si svolge a Foligno (Umbria). Nel 2017 è giunto alla sua undicesima edizione. Al suo interno, DANCITY ART SESSION 2017 a cura di Carla Capodimonti e Marta Silvi ha ospitato: Claire Fontaine con Breakfast Starts At Midnight, neon blu, 2011; William Basinski & James Elaine con l’installazione video The River, 2005; con installazioni sonore di Brian Catling, Roberto de Simone, Francesco Fonassi e Liliana Moro, Dan Kinzelman, Myriam Laplante, Franco Piersanti, Raimund Ritz, Nyla van Ingen; DANCITY // OPEN CALL Control Reversal, mostra delle opere selezionate; presentazione in anteprima del libro Fallimento di Teresa Macrì.
La giuria del Premio
La giuria del Premio Control Reversal nell’ambito di Dancity Art Session 2017 è stata composta da nomi di rilievo nel panorama artistico nazionale: Paola Capata, Galleria MONITOR, Roma; Carla Capodimonti, storica dell’arte e curatrice; Simone Ciglia, storico dell’arte e curatore; Teresa Macrì, critica d’arte e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma; Pier Luigi Metelli, collezionista; Santa Nastro, critica d’arte e giornalista, ARTRIBUNE; Marta Silvi, storica dell’arte e curatrice. Con la supervisione di Cristina Dinello Cobianchi, presidente di AlbumArte.
Il premio
La scelta della giuria, dopo attenta discussione, ha stabilito un ex-aequo. Sono stati premiati Dario Agati e Fabio Giorgi Alberti. Dario Agati per l’aderenza al concept del bando e la capacità di esprimere con elevata qualità formale il senso di precarietà di una generazione. Fabio Giorgio Alberti per la capacità di costruire con materiali di uso quotidiano un’installazione cinetica in grado di creare uno straniamento rispetto al contesto espositivo settecentesco in cui si colloca e per aver saputo coniugare alla matrice concettuale un fare espressionista.
La Mostra
Nella doppia personale dal titolo Quite solo, gli artisti Dario Agati e Fabio Giorgi Alberti presentano una serie di lavori inediti pittorici e installativi, che introducono il pubblico alla loro ricerca personale. Lo spazio di AlbumArte diventa luogo d’incontro, gioco di rimandi tra pieni e vuoti, sparizioni e svelamenti.
Nell’opera di Dario Agati si snoda l’imprevedibilità delle scelte: legate al tempo, spesso lungo, che l’autore impiega nella realizzazione di ciascun lavoro, esse tendono quindi a essere modificate e riplasmate in base alle esigenze contingenti, stratificate nelle specifiche evoluzioni temporali. Con l’ironia che contraddistingue i suoi lavori, Agati penetra il concetto di limite trasformando la pittura in un mezzo che si sposa con il desiderio. I lavori proposti, realizzati per l’occasione, si intitolano tutti enfaticamente Senza titolo (non capiresti): «Come un fuoco d’artificio, stupisce, ma dura un attimo e il cielo torna come prima. Ciò che arriva allo spettatore è soltanto una scintilla, lo strato superficiale delle cose. Penso tutto il giorno a cercare qualcosa di indefinito, nel tentativo di cambiare il modo di vedere il mondo». Una constatazione amara e disillusa che sembra dare voce a una generazione, quella nata a fine anni Ottanta, in cui le aspettative si sfaldano, i sogni si smaterializzano.
Fabio Giorgi Alberti lavora invece sul concetto allargato di tempo inteso come esperienza empatica tra l’io autoriale e il noi spettatoriale. L’incontro di differenti spazi visivi, all’interno di determinate coordinate temporali, costituisce la base della ricerca partecipativa a cui l’artista sottomette i suoi lavori. Egli impiega la contaminazione tra scultura, video, pittura, poesia, per indagare il linguaggio e il rapporto dell’individuo con la realtà che lo circonda. L’elemento vagamente spiazzante funziona da indice per ricalibrare la nuova posizione dell’osservatore in un mondo ripensato. I suoi lavori hanno infatti a che fare con l’idea di circolarità e di frammentazione: la realtà è un fluire di eventi isolati che è l’individuo stesso a collegare secondo la propria esperienza, creando un’unica (e forse inedita) narrazione valida. L’opera d’arte diventa quindi un ponte tra due soggettività, quella dell’artista e quella dello spettatore.
La mostra fa parte del ciclo AlbumArte | Flash!, un ciclo di mostre brevi che vengono ospitate da AlbumArte per un periodo di massimo 15 giorni. Il ciclo comprende mostre itineranti, mostre che vogliono concentrare lo sguardo su un preciso particolare artistico, mostre per eventi speciali o mostre prodotte da altre fondazioni e musei, in Italia o all’estero e che vengono presentate per la prima volta al pubblico romano. Questi progetti completano la ricerca di AlbumArte, diventando apporti molto dinamici della piattaforma inclusiva di dialogo e confronto che, come giovane spazio indipendente, AlbumArte è diventato in città.
Dario Agati (1990). Nasce a Caltagirone, vive a Roma. Studia Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dove ottiene il diploma di primo e secondo livello con lode; successivamente consegue un Master in Linguaggi dell’Arte Grafica. Durante gli studi trascorre un periodo di Erasmus presso l’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi. Dal 2015 svolge il ruolo di Cultore della Materia nel corso di Stampa d’Arte della Prof.ssa G. Campisi e dal 2017 insegna Disegno e Storia dell’arte nelle scuole secondarie di secondo grado. Partecipa a diverse mostre collettive in Italia e all’estero, tra cui: Uscita D’emergenza, a cura di Whart, Museo MACRO Testaccio, Roma, 2015; Μύθοι_ Myths, a cura di M. R. Sossai e M. Balka, Fondazione Pastificio Cerere, Roma, 2014; Impressiò Esperimental, promossa da Fundaciò Xavier Nogues, Escola Massana, Barcellona, 2014; Extra Moenia, a cura di L. Perilli, CIAC – Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea, Castello Colonna, Genazzano RM, 2014; Limen Arte 2012, a cura di M. Caggiano, G. Di Bert, Palazzo Enrico Gagliardi, Vibo Valentia, 2012; Artesiana – Artisti in Villa, a cura di G. Cantamessa, Parco Archeologico della Villa Romana del Casale, Enna, 2012.
Fabio Giorgi Alberti (1980). Nasce in Olanda. Cresce e si forma in Italia. Vive tra Bevagna, in Umbria, e Roma. Lavora con la contaminazione fra scultura, video, pittura, poesia, per indagare il linguaggio e il rapporto dell’individuo con la realtà. Ha esposto in spazi indipendenti e luoghi istituzionali in Italia e all’estero tra cui: Straperetana, a cura di Saverio Verini, un progetto di Paola Capata e Delfo Durante, Pereto (Aq), 2017; The Milky Way 3, a cura della Fondazione Pianoterra onlus, Galleria Giò Marconi, Milano, 2016; Matrimonio all’italiana, a cura di Home Movies e Nosadelladue, Ex Atelier Corradi, Bologna, 2016; Bomb Gallery Art Lazareti, Dubrovnik (Hr), 2015; Biotopographies, Citè Internationale des Arts, Parigi, 2014; A here in another now, a cura di Claudio Libero Pisano, La Colata project room, CIAC Genazzano, Roma, 2013; Tutto – Teoria e pratica di caos espositivo, a cura di Gabriele Gaspari e Sabrina Vedovotto, 26 cc, Roma, 2013; Above is only sky a Expograph, Vienna, 2012; Premio Roma centro storico, a cura di Cecilia Casorati, Palazzo del Monte di Pietà, Archivio del Consiglio di Stato, Roma, 2012; Bomb Gallery Preview Show, Galerie Axel Obiger, Berlino, 2012.
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