Daniele Tamagni. Another Look. Sguardi e stili di un'Africa in movimento

Daniele Tamagni, Coumbelle Kane, Dakar, 2011

 

Dal 06 Luglio 2017 al 16 Settembre 2017

Roma

Luogo: Galleria del Cembalo

Indirizzo: Largo della Fontanella di Borghese 19

Orari: giovedì e venerdì 16 - 19; sabato 10.30 - 13 / 16 - 19 e su appuntamento

Curatori: Giovanna Fazzuoli

Telefono per informazioni: +39 06 83796619

E-Mail info: info@galleriadelcembalo.it

Sito ufficiale: http://www.galleriadelcembalo.it



Dal 6 luglio al 16 settembre, presso la Galleria del Cembalo (Palazzo Borghese) a Roma, la mostra ANOTHER LOOK, a cura di Giovanna Fazzuoli, racconterà la moda di strada come strumento di affermazione individuale e di rivendicazione politica e sociale. Dai dandy congolesi di Brazzaville ai metallari cowboys di Gaborone, dai giovani ballerini di Johannesburg ai creativi di Nairobi e Dakar, Daniele Tamagni è riuscito a cogliere l'immediatezza espressiva di queste comunità.

Nel suo lungo lavoro di reportage condotto in diversi paesi africani, Tamagni ritrae fenomeni di resistenza eccentrica e di rivendicazione della differenza attraverso la moda. L'identità delle fashion tribes è rappresentata in diversi contesti geografici in cui si è radicata una controcultura popolare che si ispira a quella coloniale e occidentale, sfidandola e reinterpretandola con inesauribile creatività.

L'intimità di questi ritratti testimonia lo stretto rapporto di fiducia che il fotografo riesce a instaurare con i soggetti rappresentati: “Questo forte legame gli ha permesso di andare alle radici, di realizzare vitali scatti istantanei con gli occhi di una persona di fiducia, calata all'interno di un microcosmo difficile da conoscere, dove è raro per un estraneo essere ammesso.” (Paul Goldwin, già curatore Tate Gallery, London)

Tra globalizzazione e tradizione, desiderio di emulazione e affermazione sociale, spontaneità e artificio, creatività individuale e reinterpretazione, le tribù della moda, raccolte nel volume “Fashion Tribes”, rivendicano la propria identità nella realtà di tutti i giorni, una realtà che Tamagni ha saputo guardare da un punto di vista diverso, sfidando stereotipi e luoghi comuni.
Gentlemen of Bacongo

Le origini della Sape - abbreviazione di "Société d'ambienceurs et personnes élégantes" - risalgono al periodo coloniale francese, quando i congolesi indossavano gli abiti usati dei coloni, sfoggiandoli nei giorni di festa. Il fenomeno si afferma poi nel corso del Novecento e in particolare negli anni Sessanta, quando i congolesi emigrati, affascinati dalla moda occidentale, tornano da Parigi indossando completi all'ultimo grido. I membri della Sape hanno un loro stile unico ed eccentrico, ma anche un codice d'onore e delle rigide regole di comportamento. “Si tratta di persone semplici, con lavori diversi; si vestono come tutti gli altri congolesi durante la giornata, ma nelle occasioni importanti, o quando si ritrovano nei locali, sfoggiano i loro completi da Sapeurs suscitando l'ammirazione della gente del quartiere come fossero delle vere e proprie celebrità. Pur nelle loro diversità, si identificavano tutti nella Sape, che è unica e universale” (Daniele Tamagni). La Sape non è la mera appropriazione di uno stile, ma uno strumento attraverso cui il soggetto postcoloniale afferma la propria identità, sfuggendo ogni categorizzazione.

Joburg Style Battles
I giovani nati nel Sudafrica post-1994, dopo le prime elezioni libere nella storia del Paese, si battono per affermare la propria identità individuale, libera e creativa. Quando il collettivo degli Smarteez esplode nella cultura pop sudafricana, il suo stile inconfondibile apre la strada a numerosi gruppi che invadono le strade di Johannesburg. Tra queste la Vintage Crew. Si tratta di un collettivo il cui dress code prevede abiti vintage contaminati da elementi che loro stessi definiscono “assurdi”. Attraverso la moda, affermano le proprie idee politiche e sociali, combattendo il conservatorismo e sensibilizzando i loro coetanei all'accettazione dell'alterità. “Siamo giovani e liberi, e abbiamo qualcosa da dire. Conosciamo la storia dolorosa del nostro Paese, ma guadiamo avanti. Ci serviamo della moda come strumento per comunicare ciò che proviamo” - così sintetizza il loro messaggio Asanda Sizani, già fashion editor di ELLE Sudafrica.

Disquettes
Le Disquettes sono giovani modelle che abitano a Dakar, in Senegal. Fotografate di notte, sotto le luci colorate della Dakar Fashion Week, si esibiscono in tutta la loro sfarzosa eleganza, con gioielli, cappelli, acconciature eccentriche e trucco pesante. Le stesse donne, con le loro figure filiformi, catturano ogni sguardo anche per le strade di Dakar, alla luce del sole. Non s’identificano in nessuna ideologia, religione o fazione politica. Tuttavia, ancora una volta, non si tratta solo di moda. La generazione nata negli anni ‘80 e ’90 e cresciuta nell'era di Internet e dei viaggi accessibili, vuole reinventarsi, affermarsi e osare di più.

Afrometals  La storia dei metallari botswani risale agli anni Settanta, quando lo psichiatra italiano Giuseppe Sbrana si stabilizza in Botswana, dove apre il più grande ospedale psichiatrico africano. I suoi figli, Ivo e Renato, fondano il primo gruppo rock del Paese chiamato Nosey Road e i figli di questi ultimi, Giuseppe e Sandra - detta Hurricane Sandy, fondano Skinflint, spostandosi dalla musica rock a quella havy metal con una delle band attualmente più famose del Botswana. Ma gli Skinflint non sono un'eccezione. Le band heavy metal botswane sono ormai molte e riscuotono grande successo. I loro protagonisti e fan, sia uomini che donne, hanno uno stile unico che la giornalista Katie Breen descrive come un ibrido "tra il motociclista e il cowboy": giacche di pelle nera, cinte, catene, borchie e cappelli in stile western. Skinflint, al pari di altri, è impegnato nel sociale e in particolare nella lotta contro l'AIDS: “Continueremo a fare ciò che serve per sensibilizzare i nostri fan, perché pensiamo che lo heavy metal sia un medium perfetto per veicolare questo messaggio, dal momento che la musica metal è una forma di espressione che non ha paura di guardare la morte negli occhi e questo può aiutare a trasmettere la brutalità assoluta della malattia”, scrive il cantante Giuseppe.

Daniele Tamagni è un fotografo freelance di moda e reportage. Nel 2007 vince il Canon Young Photographer Award con un progetto sui dandy congolesi, i Sapeurs di Brazzaville. Nel 2009 pubblica il libro intitolato “Gentlemen of Bacongo” e nel 2010 vince l'ICP INFINITY AWARD per la categoria fashion. Il suo progetto sulle lottatrici boliviane si classifica secondo al World Press Photo 2011 per la categoria Arts &Entertainment. Nel 2015 pubblica “Fashion Tribes/Global Style Battles”, Abrams/La Decouverte. Il suo ultimo libro, “Mtindo Stylemovers. Rebranding Africa”, edito da Skira, è stato presentato a Milano il 15 novembre 2016. Le fotografie di Tamagni sono state esposte nelle gallerie private e nei musei di tutto il mondo e sono entrate a far parte delle collezioni permanenti di numerose istituzioni, tra cui il LACMA di Los Angeles, il MoCP di Chicago, il Volkerkunde Museo di Amburgo e il Royal Pavillion Museum di Brighton. 

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