Corporate Art. L'azienda come oggetto d'arte
Dal 25 Giugno 2015 al 11 Ottobre 2015
Roma
Luogo: Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea
Indirizzo: viale delle Belle Arti 131
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 4
Telefono per informazioni: +39 06 322981 / 06 32298221
E-Mail info: gan-amc@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.gnam.beniculturali.it/
La Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, in collaborazione con pptArt, prima piattaforma di crowdsourcing di arte, e con LUISS Creative Business Center, ha lanciato un invito ad artisti e aziende per un’esposizione sul tema Corporate Art volta a valorizzare la relazione tra il mondo del business e la creatività artistica.
L’obiettivo dell’esposizione è quello di recuperare la tradizione di collaborazione e interazione tra i due mondi, valorizzando i segnali recenti di una riscoperta delle potenzialità artistiche all’interno dei processi di marketing, responsabilità sociale e comunicazione aziendale.
Molte aziende hanno risposto all’appello selezionando una o più collaborazioni con il mondo dell’arte aventi per oggetto la Mission o la Corporate Image aziendale. La Galleria, in collaborazione con pptArt, ha selezionato le proposte in base al valore artistico e alla rispondenza dell’opera d’arte con il DNA dell’impresa, escludendo opere commissionate in un’ottica di mecenatismo che non hanno legami con l’immagine aziendale.
Tra le proposte selezionate segnaliamo le seguenti:
artisti storici italiani
- L’immagine aziendale di Esso nelle opere di Afro Basaldella, Paolucci, Santomaso, Vespignani - Le opere realizzate da Guttuso, Mafai, Guzzi per arredare il caffè Strega di Via Veneto dove nacque il
Premio Strega - Bacardi Martini con due cartelloni pubblicitari di Cappiello e Riccobaldi artisti contemporanei internazionali - Tre opere realizzate dall’artista neo-pop americano Romero Britto per Absolut Vodka - Due gift card realizzate da Peter Max per American Express - “The Turbine” del Corporate Artist inglese David Harber artisti contemporanei italiani
- Una Vespa personalizzata dall’artista torinese Ugo Nespolo, realizzata in occasione della mostra “La Vespa
e il Cinema” organizzata dalla Fondazione Piaggio - American Express con un’opera di Gianluigi Colin - Cappelli di Borsalino dipinti a mano dall’artista Willow - Una scultura luminosa di Marco Lodola per Fabbri - Una Vespa dell’artista neo-pop Marcello Reboani, ideatore del concetto dei Must-Have Tra le aziende partecipanti: American Express, Bacardi-Martini, Banca Ifis, Caffarel, ESSO, Perfetti, Piaggio, Poste Italiane, Sisal, Strega Alberti, Telecom Italia.
Arte e business: un rapporto di amore-odio lungo un secolo
Nel pieno del fermento artistico degli anni 60, all’apice di un rapido sviluppo economico che aveva portato gli Stati Uniti a diventare la prima potenza mondiale, Andy Warhol esprimeva la sua critica della società dei consumi riproducendo in serie scatole di zuppa e confezioni di Corn Flakes. Avendo costruito il suo successo personale sui meccanismi dei mass-media, Warhol sapeva apprezzare e riconoscere la complessità del mondo aziendale tanto da affermare di aver iniziato la carriera come uno dei tanti “commercial artist” e di averla finita come “business artist” di successo.
Prima della Pop Art, già all’inizio degli anni 20, in un contesto pervaso dall’entusiasmo per la nascente società dei consumi e dalla ventata di creatività che la comunicazione aziendale stava introducendo nel mondo dell’arte, il manifesto dada di Tristan Tzara affermava provocatoriamente che “anche la pubblicità e gli affari sono elementi poetici”.
Una parabola, quindi, che si apre con l’entusiasmo dada e futurista per il mondo della pubblicità e si chiude, mezzo secolo più tardi, con la Pop Art e la sua feroce critica della massificazione e del livellamento sociale. Spenti ormai i fuochi e le passioni intorno alla società dei consumi e al sistema produttivo, oggi l’impresa è tornata ad essere una scatola fredda e impersonale, relegata al ruolo di mecenate passivo di eventi culturali. Si è andata progressivamente ampliando la contrapposizione tra l’arte, tempio indiscusso della libertà e della creatività, e il mondo aziendale, arido tentativo della mente umana di introdurre un ordine razionale nel caos dei mercati e dei desideri umani. Raramente si considera il business come una fonte di complessità e bellezza in grado di fornire nuovi spunti all’arte stessa.
Il mondo dell’arte, nel rifiutare a priori questo confronto, si è privato di un interessante campo di esplorazione.
L’obiettivo dell’esposizione è quello di recuperare la tradizione di collaborazione e interazione tra i due mondi, valorizzando i segnali recenti di una riscoperta delle potenzialità artistiche all’interno dei processi di marketing, responsabilità sociale e comunicazione aziendale.
Molte aziende hanno risposto all’appello selezionando una o più collaborazioni con il mondo dell’arte aventi per oggetto la Mission o la Corporate Image aziendale. La Galleria, in collaborazione con pptArt, ha selezionato le proposte in base al valore artistico e alla rispondenza dell’opera d’arte con il DNA dell’impresa, escludendo opere commissionate in un’ottica di mecenatismo che non hanno legami con l’immagine aziendale.
Tra le proposte selezionate segnaliamo le seguenti:
artisti storici italiani
- L’immagine aziendale di Esso nelle opere di Afro Basaldella, Paolucci, Santomaso, Vespignani - Le opere realizzate da Guttuso, Mafai, Guzzi per arredare il caffè Strega di Via Veneto dove nacque il
Premio Strega - Bacardi Martini con due cartelloni pubblicitari di Cappiello e Riccobaldi artisti contemporanei internazionali - Tre opere realizzate dall’artista neo-pop americano Romero Britto per Absolut Vodka - Due gift card realizzate da Peter Max per American Express - “The Turbine” del Corporate Artist inglese David Harber artisti contemporanei italiani
- Una Vespa personalizzata dall’artista torinese Ugo Nespolo, realizzata in occasione della mostra “La Vespa
e il Cinema” organizzata dalla Fondazione Piaggio - American Express con un’opera di Gianluigi Colin - Cappelli di Borsalino dipinti a mano dall’artista Willow - Una scultura luminosa di Marco Lodola per Fabbri - Una Vespa dell’artista neo-pop Marcello Reboani, ideatore del concetto dei Must-Have Tra le aziende partecipanti: American Express, Bacardi-Martini, Banca Ifis, Caffarel, ESSO, Perfetti, Piaggio, Poste Italiane, Sisal, Strega Alberti, Telecom Italia.
Arte e business: un rapporto di amore-odio lungo un secolo
Nel pieno del fermento artistico degli anni 60, all’apice di un rapido sviluppo economico che aveva portato gli Stati Uniti a diventare la prima potenza mondiale, Andy Warhol esprimeva la sua critica della società dei consumi riproducendo in serie scatole di zuppa e confezioni di Corn Flakes. Avendo costruito il suo successo personale sui meccanismi dei mass-media, Warhol sapeva apprezzare e riconoscere la complessità del mondo aziendale tanto da affermare di aver iniziato la carriera come uno dei tanti “commercial artist” e di averla finita come “business artist” di successo.
Prima della Pop Art, già all’inizio degli anni 20, in un contesto pervaso dall’entusiasmo per la nascente società dei consumi e dalla ventata di creatività che la comunicazione aziendale stava introducendo nel mondo dell’arte, il manifesto dada di Tristan Tzara affermava provocatoriamente che “anche la pubblicità e gli affari sono elementi poetici”.
Una parabola, quindi, che si apre con l’entusiasmo dada e futurista per il mondo della pubblicità e si chiude, mezzo secolo più tardi, con la Pop Art e la sua feroce critica della massificazione e del livellamento sociale. Spenti ormai i fuochi e le passioni intorno alla società dei consumi e al sistema produttivo, oggi l’impresa è tornata ad essere una scatola fredda e impersonale, relegata al ruolo di mecenate passivo di eventi culturali. Si è andata progressivamente ampliando la contrapposizione tra l’arte, tempio indiscusso della libertà e della creatività, e il mondo aziendale, arido tentativo della mente umana di introdurre un ordine razionale nel caos dei mercati e dei desideri umani. Raramente si considera il business come una fonte di complessità e bellezza in grado di fornire nuovi spunti all’arte stessa.
Il mondo dell’arte, nel rifiutare a priori questo confronto, si è privato di un interessante campo di esplorazione.
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