CAGLI 1947 – 1959
Dal 30 Marzo 2023 al 05 Maggio 2023
Roma
Luogo: Antichità Alberto Di Castro
Indirizzo: Piazza di Spagna 5
Orari: dal lunedì al sabato, ore 10.00 – 19.00 | domenica su appuntamento
Curatori: lberto Di Castro, Denise Di Castro, Gian Enzo Sperone, Yuri Tagliacozzo
Costo del biglietto: Ingresso libero
E-Mail info: info@dicastro.com
Sito ufficiale: http://www.dicastro.com
La mostra CAGLI 1947 – 1959, a cura di Alberto Di Castro, Denise Di Castro, Gian Enzo Sperone, Yuri Tagliacozzo, che inaugura a Roma giovedì 30 marzo presso la galleria Antichità Alberto Di Castro, propone un viaggio nel mondo sorprendente di Corrado Cagli (Ancona 1910- Roma 1976), grande pittore e Maestro del ‘900.
L’attività di Cagli è sempre stata orientata verso un orizzonte multidisciplinare, dalla pittura alla scultura e alla ceramica, dal teatro alla danza. I suoi esperimenti sono stati di grande ispirazione per artisti come Afro, Guttuso, Burri e Schifano.
Le opere esposte - una trentina tra le più iconiche della sua produzione - sono staterealizzate nel dopoguerra. A seguito delle leggi razziali, Cagli è costretto a lasciare Roma soggiornando prima a Parigi e poi a New York, dove conosce e frequenta le più importanti avanguardie culturali, collaborando con Stravinsky e Balanchine. Torna in Europa con l’esercito americano, affermandosi al centro della scena artistica Italiana.
I dipinti in mostra sono databili alla fase più prolifica e di maggior qualità all’interno della sua opera. Durante il soggiorno-rifugio a Marsiglia, J. Herold e Max Ernst, tra gli altri, realizzano un mazzo di tarocchi d’artista. André Breton prosegue questi studi durante il suo esilio americano, coinvolgendo Cagli ed artisti che frequentavano la Julien Levy Gallery di New York. La mostra presenta alcune tra le sue più riconoscibili immagini esoteriche legate al mondo dei tarocchi, come “Ruota della Fortuna” e il “Bagatto come Arlecchino.” E’ presente anche una selezione di opere del 1949 che sperimentano la quarta dimensione, come “L’Angoscia” e “Diogene”, caratterizzate da una gestualità fortemente espressiva.
L’artista, rivoluzionario innovatore, arriva ad abbandonare il pennello, sperimentando nuove tecniche che daranno vita alle “impronte dirette” e le “impronte indirette” - di cui uno dei capolavori più storicizzati, “Ça Irà” - è esposto in mostra. “Ça Irà resta in qualche modo nel lirismo di Cagli quello che è Guernica nel realismo di Picasso” (E. Crispolti, G. Marchiori, 1964). Saranno anche esposte opere che esaltano la sua ricerca del primordiale (“Simboli”, 1956, e “Flotta Arunta”, 1957), che ha stimolato giovani artisti romani del calibro di Capogrossi. Infine, sarà proposta un’impressionante serie di “carte mute” realizzate tra il 1958 e 1959, dove l’artista converge arte, scienza, artigianato e teoria per creare straordinari effetti ottici.
La mostra costituisce la seconda collaborazione tra Alberto Di Castro e Gian Enzo Sperone, amici di lunga data oltre che professionalmente colleghi: Sperone, gallerista d’avanguardia e collezionista di fama mondiale; Di Castro, storico riferimento dell’antiquariato internazionale.
Ad affiancarli per la prima volta Denise Di Castro, rappresentante della quinta generazione della famiglia, che, dopo aver conseguito il Master al Courtauld Institute of Art, cura importanti progetti culturali e le nuove mostre della galleria e Yuri Tagliacozzo, giovane collezionista che ha radunato i quadri della mostra.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, contiene le introduzioni di Denise e Alberto Di Castro, Gian Enzo Sperone, Yuri Tagliacozzo, il saggio critico di Ester Coen e la contestualizzazione storica di Veronica Prestini.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio Corrado Cagli.
Corrado Cagli nasce ad Ancona il 23 febbraio 1910 da una famiglia appartenente alla comunità ebraica.
Negli anni ‘30 a Roma propone la poetica del Primordio e dell’arcaismo nella Scuola che lo vide protagonista insieme a Capogrossi e Cavalli. Nel 1936 realizza per la VI triennale di Milano la monumentale “Battaglia di San Martino e Solferino”, oggi custodita agli Uffizi. Nel 1937 la Repubblica Francese conferisce all’artista la medaglia d’oro per aver realizzato un ciclo di pitture (168 mq) nel vestibolo del padiglione italiano all’Exposition Internationale di Parigi. L’anno successivo, con l’emanazione delle leggi razziali, è costretto a lasciare l’Italia rifugiandosi prima a Parigi e poi a New York dove si arruola volontario nell’esercito americano e partecipa a numerose campagne in Europa come lo sbarco in Normandia e la liberazione del campo di concentramento di Buchenwald nel 1945.
Dal 1948 in poi si stabilisce definitivamente a Roma, sua patria artistica, e qui sperimenta tecniche e linguaggi pittorici per i suoi lavori formali e astratti che lo portano anche a ricevere numerosi premi: il Guggenheim Fellowship per la pittura (1946), il premio Marzotto (1954), il Premio Presidente della Repubblica per la pittura dell’Accademia Nazionale di San Luca (1973).
Muore a Roma il 28 marzo 1976.
L’attività di Cagli è sempre stata orientata verso un orizzonte multidisciplinare, dalla pittura alla scultura e alla ceramica, dal teatro alla danza. I suoi esperimenti sono stati di grande ispirazione per artisti come Afro, Guttuso, Burri e Schifano.
Le opere esposte - una trentina tra le più iconiche della sua produzione - sono staterealizzate nel dopoguerra. A seguito delle leggi razziali, Cagli è costretto a lasciare Roma soggiornando prima a Parigi e poi a New York, dove conosce e frequenta le più importanti avanguardie culturali, collaborando con Stravinsky e Balanchine. Torna in Europa con l’esercito americano, affermandosi al centro della scena artistica Italiana.
I dipinti in mostra sono databili alla fase più prolifica e di maggior qualità all’interno della sua opera. Durante il soggiorno-rifugio a Marsiglia, J. Herold e Max Ernst, tra gli altri, realizzano un mazzo di tarocchi d’artista. André Breton prosegue questi studi durante il suo esilio americano, coinvolgendo Cagli ed artisti che frequentavano la Julien Levy Gallery di New York. La mostra presenta alcune tra le sue più riconoscibili immagini esoteriche legate al mondo dei tarocchi, come “Ruota della Fortuna” e il “Bagatto come Arlecchino.” E’ presente anche una selezione di opere del 1949 che sperimentano la quarta dimensione, come “L’Angoscia” e “Diogene”, caratterizzate da una gestualità fortemente espressiva.
L’artista, rivoluzionario innovatore, arriva ad abbandonare il pennello, sperimentando nuove tecniche che daranno vita alle “impronte dirette” e le “impronte indirette” - di cui uno dei capolavori più storicizzati, “Ça Irà” - è esposto in mostra. “Ça Irà resta in qualche modo nel lirismo di Cagli quello che è Guernica nel realismo di Picasso” (E. Crispolti, G. Marchiori, 1964). Saranno anche esposte opere che esaltano la sua ricerca del primordiale (“Simboli”, 1956, e “Flotta Arunta”, 1957), che ha stimolato giovani artisti romani del calibro di Capogrossi. Infine, sarà proposta un’impressionante serie di “carte mute” realizzate tra il 1958 e 1959, dove l’artista converge arte, scienza, artigianato e teoria per creare straordinari effetti ottici.
La mostra costituisce la seconda collaborazione tra Alberto Di Castro e Gian Enzo Sperone, amici di lunga data oltre che professionalmente colleghi: Sperone, gallerista d’avanguardia e collezionista di fama mondiale; Di Castro, storico riferimento dell’antiquariato internazionale.
Ad affiancarli per la prima volta Denise Di Castro, rappresentante della quinta generazione della famiglia, che, dopo aver conseguito il Master al Courtauld Institute of Art, cura importanti progetti culturali e le nuove mostre della galleria e Yuri Tagliacozzo, giovane collezionista che ha radunato i quadri della mostra.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale, contiene le introduzioni di Denise e Alberto Di Castro, Gian Enzo Sperone, Yuri Tagliacozzo, il saggio critico di Ester Coen e la contestualizzazione storica di Veronica Prestini.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio Corrado Cagli.
Corrado Cagli nasce ad Ancona il 23 febbraio 1910 da una famiglia appartenente alla comunità ebraica.
Negli anni ‘30 a Roma propone la poetica del Primordio e dell’arcaismo nella Scuola che lo vide protagonista insieme a Capogrossi e Cavalli. Nel 1936 realizza per la VI triennale di Milano la monumentale “Battaglia di San Martino e Solferino”, oggi custodita agli Uffizi. Nel 1937 la Repubblica Francese conferisce all’artista la medaglia d’oro per aver realizzato un ciclo di pitture (168 mq) nel vestibolo del padiglione italiano all’Exposition Internationale di Parigi. L’anno successivo, con l’emanazione delle leggi razziali, è costretto a lasciare l’Italia rifugiandosi prima a Parigi e poi a New York dove si arruola volontario nell’esercito americano e partecipa a numerose campagne in Europa come lo sbarco in Normandia e la liberazione del campo di concentramento di Buchenwald nel 1945.
Dal 1948 in poi si stabilisce definitivamente a Roma, sua patria artistica, e qui sperimenta tecniche e linguaggi pittorici per i suoi lavori formali e astratti che lo portano anche a ricevere numerosi premi: il Guggenheim Fellowship per la pittura (1946), il premio Marzotto (1954), il Premio Presidente della Repubblica per la pittura dell’Accademia Nazionale di San Luca (1973).
Muore a Roma il 28 marzo 1976.
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