Alberto Sordi e la sua Roma
Dal 15 Febbraio 2013 al 31 Marzo 2013
Roma
Luogo: Complesso del Vittoriano
Indirizzo: piazza dell’Ara Coeli 1
Orari: da lunedì a giovedì 9.30-18.30; venerdì, sabato e domenica 9.3-19.30
Enti promotori:
- Roma Capitale
- Ministero per i Beni e le Attività Culturali
- Direzione per il Cinema
- RAI
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 69202049
E-Mail info: p.saba@comunicareorganizzando.it
A dieci anni dalla scomparsa, il Complesso del Vittoriano ospita, dal 15 febbraio al 31 marzo 2013, la grande mostra “Alberto Sordi e la sua Roma” che vuole rendere omaggio al celebre artista mettendo in evidenza il suo straordinario rapporto con la capitale attraverso fotografie, filmati, lettere autografe, materiali audio e video, sceneggiature, installazioni, oggetti e documenti, molti dei quali inediti, provenienti dalla casa, dallo studio e dagli archivi privati.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione per il Cinema, RAI, con il patrocinio di Fondazione Alberto Sordi, Media Partner, Il Messaggero, è a cura di Gloria Satta, Vincenzo Mollica, Alessandro Nicosia, che ne ha curato anche l’organizzazione generale, con Tiziana Appetito.
La mostra è realizzata da Comunicare Organizzando e sarà inaugurata giovedì 14 febbraio alle ore 18.00 presso il Complesso del Vittoriano.
La mostra
Alberto Sordi moriva a 83 anni nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 2003. A dieci anni dalla scomparsa, mentre il ricordo dell’attore è ancora vivissimo nel cuore degli italiani, questa mostra intende celebrare il rapporto di Sordi con Roma. Un rapporto mai interrotto, incondizionato, appassionato, sempre a cavallo tra arte e vita. La Capitale è stata il grande amore di Alberto, il luogo dove magicamente si sono intrecciati i suoi film e le vicende private di una biografia ricca di eventi e successi, emozionante come un romanzo. “Alberto Sordi e la sua Roma” fa rivivere i luoghi in cui l’attore ha vissuto e quelli in cui ha ambientato la maggior parte dei suoi film.
Come scrive Gloria Satta “Nel romanzo sorprendente della sua vita, la storia d’amore con Roma occupa un ruolo chiave. Albertone era perdutamente innamorato della sua città. La considerava la più bella del mondo e sognava di liberarla dal traffico. Dovette limitarsi a “governarla” nel giorno del suo ottantesimo compleanno, il 15 giugno del 2000, quando il sindaco Francesco Rutelli gli affidò la fascia tricolore per 24 ore tra ali di folla acclamante. Indimenticabile. L’attore è stato il miglior ambasciatore della romanità nel mondo.”
Proporre la Roma di Sordi, significa anche intraprendere una cavalcata attraverso il fascismo, la guerra, la ricostruzione, il boom economico, gli anni Ottanta, l’euforia dei Novanta, l’inizio del nuovo millennio. Questa mostra permette anche di ritrovare gli innumerevoli personaggi interpretati dall’attore sullo schermo per scoprirli più che mai attuali e vivi. Sono ancora e rimarranno per sempre il simbolo di un grande romano che, rimanendo fedele alla propria storia e alle proprie radici, ha saputo diventare universale per raccontare al mondo intero non solo la sua amata città ma l’Italia intera.
Queste le parole di Vincenzo Mollica: “Quante vite ha vissuto Alberto Sordi, in quanti personaggi si è incarnato, in quante storie si è immedesimato? Tante che non basta una vita intera a raccontare l'incrocio di avventure di cui è stato sempre protagonista con genialità, divertimento, lucidità, coraggio, generosità. Di tutto questo è stato attore, regista, sceneggiatore, orchestratore, cantante, affabulatore. […] Sordi è stato un poeta, figlio di Omero e del Belli, il nostro Ulisse che ha attraversato il dopoguerra italiano sgangherato e sbandato, ma così vitale, col cuore negli occhi, il disincanto nella testa, il non arrendersi nelle gambe, l'arte della sopravvivenza nelle mani, e una risata che quando arrivava era musica e sembrava aprisse le porte del paradiso.”
E così Gloria Satta “Nessuno come lui ha raccontato il Paese dai tempi del fascismo al nuovo millennio attraversando la ricostruzione, l’emigrazione, il boom economico, il femminismo, l’euforia degli Ottanta, l’evoluzione della coppia, il rapporto con la Chiesa, l’arroganza del potere, la solitudine degli anziani. Non era un attore, era un Paese intero con i suoi difetti e le sue virtù.”
Il percorso della mostra si snoda in due momenti. In una prima sezione rivivono Sordi e i suoi 56 film girati a Roma con circa 20 approfondimenti che vedono esposti, molte volte per la prima volta, fotografie, album personali con rassegne stampa, copioni, oggetti utilizzati nei film. In una seconda sezione vengono proposti i momenti più significativi della vita di Sordi a Roma: tra i tanti, la sua casa, il suo studio, gli articoli da lui scritti per “Il Messaggero”, il giorno in cui fu per ventiquattro ore Sindaco della Capitale, l’addio alla lira, il suo particolare e personalissimo rapporto con Giovanni Paolo II. E quasi a chiudere questo cammino ideale tra film e vita, finzione e realtà, ecco le toccanti immagini del funerale a testimonianza di quanto i romani abbiano amato Sordi rendendo omaggio alla camera ardente allestita per lui in Campidoglio in cinquecentomila e partecipando in duecentocinquantamila alle esequie del grande artista a San Giovanni.
Ad illustrare il rapporto di Sordi con Roma contribuiscono in misura determinante i numerosi articoli scritti dall’attore su “Il Messaggero” tra il 1988 e il 2002 a proposito di argomenti legati alla Capitale. Sordi, infatti, scrive numerosi articoli spaziando tra i più disparati argomenti: costume, vita quotidiana, ricordi personali, aneddoti legati alla carriera, riflessioni acute, garbate denunce. In questi gustosi editoriali, pubblicati il più delle volte in prima pagina, Roma ha un ruolo di primo piano. Attraverso le pagine del suo giornale, l’attore stabilisce un dialogo affettuoso e arguto con la città, da lui considerata la più bella del mondo malgrado il traffico, le difficoltà della convivenza, i mutamenti intervenuti negli anni.
La Capitale, per Sordi editorialista, è una fonte inesauribile di spunti, episodi di cronaca, tipi umani, comportamenti da commentare alla luce della sua vasta esperienza di attore e della sua condizione di cittadino. Le mode esterofile come il fast food, la solitudine degli anziani, l’indolenza intesa come saggezza tipica dei romani, la rievocazione dei fasti dell’avanspettacolo, la figura di Nerone, i ricordi legati a Piazza di Siena, la corsa al mare, l’energia dello slang, la sorte di cavalli e “botticelle”: sono alcuni dei temi che l’attore affronta con libertà, leggerezza, ironia e il tono bonario di un amico, un parente, un nonno che ne ha viste tante. Attraverso le pagine de “Il Messaggero” Sordi è stato la voce di Roma, l’espressione della filosofia di vita di chi è nato sotto il Cupolone.
Come scrive Alessandro Nicosia, “Roma è il luogo dove magicamente sono confluiti film e vicende personali della vita di Alberto Sordi e gli oltre cinquanta film girati nei luoghi della capitale ne sono la testimonianza più significativa. […] A dieci anni dalla sua scomparsa, l’esposizione che gli viene oggi dedicata intende offrire una lettura che, partendo dalla sua romanità, possa ricordarci la grande umanità, la straordinaria capacità d’interprete e d’autore di Alberto Sordi, così come i personaggi che ha portato sullo schermo e che costituiscono la più singolare galleria del nostro tempo.”
Tra gli innumerevoli materiali esposti, tante sono le curiosità: il pianoforte che Sordi suonava nei momenti di relax, la poltrona da barbiere che troneggiava in bagno, la bicicletta con cui scorazzava nel parco, la macchina da scrivere personale, il salvadanaio donatogli come cittadino di Kansas City, il baule con gli attrezzi da ginnastica, la benedizione di Giovanni Paolo II. E poi, naturalmente, copioni annotati, album fotografici, arredi e costumi come cappello, stivaletti e caschetto di Un Americano a Roma oppure paletta, casco e stivaloni del Vigile.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione per il Cinema, RAI, con il patrocinio di Fondazione Alberto Sordi, Media Partner, Il Messaggero, è a cura di Gloria Satta, Vincenzo Mollica, Alessandro Nicosia, che ne ha curato anche l’organizzazione generale, con Tiziana Appetito.
La mostra è realizzata da Comunicare Organizzando e sarà inaugurata giovedì 14 febbraio alle ore 18.00 presso il Complesso del Vittoriano.
La mostra
Alberto Sordi moriva a 83 anni nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 2003. A dieci anni dalla scomparsa, mentre il ricordo dell’attore è ancora vivissimo nel cuore degli italiani, questa mostra intende celebrare il rapporto di Sordi con Roma. Un rapporto mai interrotto, incondizionato, appassionato, sempre a cavallo tra arte e vita. La Capitale è stata il grande amore di Alberto, il luogo dove magicamente si sono intrecciati i suoi film e le vicende private di una biografia ricca di eventi e successi, emozionante come un romanzo. “Alberto Sordi e la sua Roma” fa rivivere i luoghi in cui l’attore ha vissuto e quelli in cui ha ambientato la maggior parte dei suoi film.
Come scrive Gloria Satta “Nel romanzo sorprendente della sua vita, la storia d’amore con Roma occupa un ruolo chiave. Albertone era perdutamente innamorato della sua città. La considerava la più bella del mondo e sognava di liberarla dal traffico. Dovette limitarsi a “governarla” nel giorno del suo ottantesimo compleanno, il 15 giugno del 2000, quando il sindaco Francesco Rutelli gli affidò la fascia tricolore per 24 ore tra ali di folla acclamante. Indimenticabile. L’attore è stato il miglior ambasciatore della romanità nel mondo.”
Proporre la Roma di Sordi, significa anche intraprendere una cavalcata attraverso il fascismo, la guerra, la ricostruzione, il boom economico, gli anni Ottanta, l’euforia dei Novanta, l’inizio del nuovo millennio. Questa mostra permette anche di ritrovare gli innumerevoli personaggi interpretati dall’attore sullo schermo per scoprirli più che mai attuali e vivi. Sono ancora e rimarranno per sempre il simbolo di un grande romano che, rimanendo fedele alla propria storia e alle proprie radici, ha saputo diventare universale per raccontare al mondo intero non solo la sua amata città ma l’Italia intera.
Queste le parole di Vincenzo Mollica: “Quante vite ha vissuto Alberto Sordi, in quanti personaggi si è incarnato, in quante storie si è immedesimato? Tante che non basta una vita intera a raccontare l'incrocio di avventure di cui è stato sempre protagonista con genialità, divertimento, lucidità, coraggio, generosità. Di tutto questo è stato attore, regista, sceneggiatore, orchestratore, cantante, affabulatore. […] Sordi è stato un poeta, figlio di Omero e del Belli, il nostro Ulisse che ha attraversato il dopoguerra italiano sgangherato e sbandato, ma così vitale, col cuore negli occhi, il disincanto nella testa, il non arrendersi nelle gambe, l'arte della sopravvivenza nelle mani, e una risata che quando arrivava era musica e sembrava aprisse le porte del paradiso.”
E così Gloria Satta “Nessuno come lui ha raccontato il Paese dai tempi del fascismo al nuovo millennio attraversando la ricostruzione, l’emigrazione, il boom economico, il femminismo, l’euforia degli Ottanta, l’evoluzione della coppia, il rapporto con la Chiesa, l’arroganza del potere, la solitudine degli anziani. Non era un attore, era un Paese intero con i suoi difetti e le sue virtù.”
Il percorso della mostra si snoda in due momenti. In una prima sezione rivivono Sordi e i suoi 56 film girati a Roma con circa 20 approfondimenti che vedono esposti, molte volte per la prima volta, fotografie, album personali con rassegne stampa, copioni, oggetti utilizzati nei film. In una seconda sezione vengono proposti i momenti più significativi della vita di Sordi a Roma: tra i tanti, la sua casa, il suo studio, gli articoli da lui scritti per “Il Messaggero”, il giorno in cui fu per ventiquattro ore Sindaco della Capitale, l’addio alla lira, il suo particolare e personalissimo rapporto con Giovanni Paolo II. E quasi a chiudere questo cammino ideale tra film e vita, finzione e realtà, ecco le toccanti immagini del funerale a testimonianza di quanto i romani abbiano amato Sordi rendendo omaggio alla camera ardente allestita per lui in Campidoglio in cinquecentomila e partecipando in duecentocinquantamila alle esequie del grande artista a San Giovanni.
Ad illustrare il rapporto di Sordi con Roma contribuiscono in misura determinante i numerosi articoli scritti dall’attore su “Il Messaggero” tra il 1988 e il 2002 a proposito di argomenti legati alla Capitale. Sordi, infatti, scrive numerosi articoli spaziando tra i più disparati argomenti: costume, vita quotidiana, ricordi personali, aneddoti legati alla carriera, riflessioni acute, garbate denunce. In questi gustosi editoriali, pubblicati il più delle volte in prima pagina, Roma ha un ruolo di primo piano. Attraverso le pagine del suo giornale, l’attore stabilisce un dialogo affettuoso e arguto con la città, da lui considerata la più bella del mondo malgrado il traffico, le difficoltà della convivenza, i mutamenti intervenuti negli anni.
La Capitale, per Sordi editorialista, è una fonte inesauribile di spunti, episodi di cronaca, tipi umani, comportamenti da commentare alla luce della sua vasta esperienza di attore e della sua condizione di cittadino. Le mode esterofile come il fast food, la solitudine degli anziani, l’indolenza intesa come saggezza tipica dei romani, la rievocazione dei fasti dell’avanspettacolo, la figura di Nerone, i ricordi legati a Piazza di Siena, la corsa al mare, l’energia dello slang, la sorte di cavalli e “botticelle”: sono alcuni dei temi che l’attore affronta con libertà, leggerezza, ironia e il tono bonario di un amico, un parente, un nonno che ne ha viste tante. Attraverso le pagine de “Il Messaggero” Sordi è stato la voce di Roma, l’espressione della filosofia di vita di chi è nato sotto il Cupolone.
Come scrive Alessandro Nicosia, “Roma è il luogo dove magicamente sono confluiti film e vicende personali della vita di Alberto Sordi e gli oltre cinquanta film girati nei luoghi della capitale ne sono la testimonianza più significativa. […] A dieci anni dalla sua scomparsa, l’esposizione che gli viene oggi dedicata intende offrire una lettura che, partendo dalla sua romanità, possa ricordarci la grande umanità, la straordinaria capacità d’interprete e d’autore di Alberto Sordi, così come i personaggi che ha portato sullo schermo e che costituiscono la più singolare galleria del nostro tempo.”
Tra gli innumerevoli materiali esposti, tante sono le curiosità: il pianoforte che Sordi suonava nei momenti di relax, la poltrona da barbiere che troneggiava in bagno, la bicicletta con cui scorazzava nel parco, la macchina da scrivere personale, il salvadanaio donatogli come cittadino di Kansas City, il baule con gli attrezzi da ginnastica, la benedizione di Giovanni Paolo II. E poi, naturalmente, copioni annotati, album fotografici, arredi e costumi come cappello, stivaletti e caschetto di Un Americano a Roma oppure paletta, casco e stivaloni del Vigile.
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