Candida Ferrari. Fragilità
Dal 02 Dicembre 2012 al 07 Gennaio 2013
Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia
Luogo: Chiostri di San Domenico
Indirizzo: via Dante Alighieri 11
Orari: venerdi 15- 20; sabato e domenica 11-20
Enti promotori:
- Musei civici di Reggio Emilia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0522 451722
E-Mail info: cultura@municipio.re.it
Sito ufficiale: http://www.musei.re.it
Sono una trentina le opere che l'artista di Parma, Candida Ferrari, presenta dal 1 dicembre 2012 al 7 gennaio 2013 nei Chiostri di San Domenico a Reggio Emilia con la mostra intitolata "Fragilità”. Si tratta di vere e proprie installazioni, sia bidimensionali che a tutto tondo, posizionate a terra o appese al soffitto. I materiali utilizzati sono il plexiglass, le plastiche, le carte speciali (metallizzate e acetati) che opportunamente trattate col colore - oro, bianco o nero catrame - si aggregano tra loro accostandosi e sovrapponendosi. La luce crea intense composizioni cromatiche a seconda della sua incidenza, rendendo i materiali leggeri e trasformandoli in campi trasparenti, cangianti e complessi.
Se nella realtà è la luce che avvolge e penetra la materia, qui, nella costruzione artistica, pare quasi che provenga da essa.
Allo stesso tempo, quelle superfici lucide e libere, quelle colonne che scendono dall’alto, hanno in sé la possibilità del movimento, il quale acquista ancor più concretezza proprio grazie alla luce, che guizza e scivola su e tra di esse.
Queste opere, con le loro caratteristiche, si inseriscono con notevole armonia e grande fascino nei bellissimi spazi dei Chiostri.
Biografia
Sembra impossibile che il lavoro di Candida Ferrari sia nato da esordi geometrici e analitici, eppure, considerando le cose secondo una prospettiva che va al di là di certe miopie linguistiche, la coerenza e il rigore del suo percorso nascono da un amore per il colore e per la luce che negli esempi iniziali della sua ricerca era già fortemente evidente e che l’ha portata alla trasparenza e alla relazione con una stesura pittorica intrinsecamente legata alle dinamiche dello spazio e dell’ambiente in rapporto con la storia e lo scorrere del tempo.
Furono due situazioni espositive ad essere importanti per l’accoglimento della luce come dimensione naturale, una mostra del 1991 con grandi acetati sovrapposti e stratificati, a cura di Luciano Caramel alla Galleria Mazzocchi di Parma, e Accordi di luce a cura di Vittoria Biasi, in cui Ferrari proiettava immagini in dissolvenza sui movimenti dello Stadio di Domiziano “vestendone” i resti con l’impalpabile corporeità dei suoi lavori. Da allora ad oggi il filtro cronologico ha assunto una consistenza sempre più rilevante arrivando ad abbracciare il colore come colatura oggettuale in relazione con il divenire lento e progressivo di una traccia impressa gradualmente, e che coperta dalle stratificazioni del tempo, diventa una sorta di libro le cui pagine vanno sfogliate per leggere il racconto delle immagini necessarie della storia.
Oggi, dopo che il corpo di questa ricerca ha trovato anche una dimensione oggettuale e installativa, e dopo che il rapporto con la luce è divenuto compiutamente trasversale, Candida Ferrari è pronta a misurarsi con gli opposti concettuali più assoluti, quelli della rifrazione dell’argento e della densa consistenza del bitume colato su una superficie specchiante, che la porta a toccare i territori di una raffinata trascendenza.
Candida Ferrari vive e lavora tra Parma e Milano. La sua galleria di riferimento è lo Studio Maria Cilena Arte Contemporanea. Oltre agli eventi citati nel testo e nell’impossibilità di segnalare in maniera completa il curriculum dell’artista, si segnalano il Concorso Immaginaria del 1992 (Secondo premio; giuria composta da A. Bonito, D. Palazzoli, B.Munari, G. Politi, T. Pericoli) la personale del 2005 a cura di G. Bonomi alla Galleria San Ludovico di Parma dal titolo Sfogliando pagine di luce e ombra. Aphrodite, opere per la superficie acquatica, Venezia 2009. Venetiandream, Istanbul città della cultura 2010, La luce della leggerezza, Galleria Varart, Firenze 2011, a cura di G. Bonomi e C. Caramel.
Elena Fiorin
La mostra, promossa in collaborazione con i Musei civici di Reggio Emilia, è accompagnata da un catalogo con una introduzione del direttore dei Musei Civici Elisabetta Farioli e da due testi critici di Giorgio Bonomi e Umberto Nobili.
Se nella realtà è la luce che avvolge e penetra la materia, qui, nella costruzione artistica, pare quasi che provenga da essa.
Allo stesso tempo, quelle superfici lucide e libere, quelle colonne che scendono dall’alto, hanno in sé la possibilità del movimento, il quale acquista ancor più concretezza proprio grazie alla luce, che guizza e scivola su e tra di esse.
Queste opere, con le loro caratteristiche, si inseriscono con notevole armonia e grande fascino nei bellissimi spazi dei Chiostri.
Biografia
Sembra impossibile che il lavoro di Candida Ferrari sia nato da esordi geometrici e analitici, eppure, considerando le cose secondo una prospettiva che va al di là di certe miopie linguistiche, la coerenza e il rigore del suo percorso nascono da un amore per il colore e per la luce che negli esempi iniziali della sua ricerca era già fortemente evidente e che l’ha portata alla trasparenza e alla relazione con una stesura pittorica intrinsecamente legata alle dinamiche dello spazio e dell’ambiente in rapporto con la storia e lo scorrere del tempo.
Furono due situazioni espositive ad essere importanti per l’accoglimento della luce come dimensione naturale, una mostra del 1991 con grandi acetati sovrapposti e stratificati, a cura di Luciano Caramel alla Galleria Mazzocchi di Parma, e Accordi di luce a cura di Vittoria Biasi, in cui Ferrari proiettava immagini in dissolvenza sui movimenti dello Stadio di Domiziano “vestendone” i resti con l’impalpabile corporeità dei suoi lavori. Da allora ad oggi il filtro cronologico ha assunto una consistenza sempre più rilevante arrivando ad abbracciare il colore come colatura oggettuale in relazione con il divenire lento e progressivo di una traccia impressa gradualmente, e che coperta dalle stratificazioni del tempo, diventa una sorta di libro le cui pagine vanno sfogliate per leggere il racconto delle immagini necessarie della storia.
Oggi, dopo che il corpo di questa ricerca ha trovato anche una dimensione oggettuale e installativa, e dopo che il rapporto con la luce è divenuto compiutamente trasversale, Candida Ferrari è pronta a misurarsi con gli opposti concettuali più assoluti, quelli della rifrazione dell’argento e della densa consistenza del bitume colato su una superficie specchiante, che la porta a toccare i territori di una raffinata trascendenza.
Candida Ferrari vive e lavora tra Parma e Milano. La sua galleria di riferimento è lo Studio Maria Cilena Arte Contemporanea. Oltre agli eventi citati nel testo e nell’impossibilità di segnalare in maniera completa il curriculum dell’artista, si segnalano il Concorso Immaginaria del 1992 (Secondo premio; giuria composta da A. Bonito, D. Palazzoli, B.Munari, G. Politi, T. Pericoli) la personale del 2005 a cura di G. Bonomi alla Galleria San Ludovico di Parma dal titolo Sfogliando pagine di luce e ombra. Aphrodite, opere per la superficie acquatica, Venezia 2009. Venetiandream, Istanbul città della cultura 2010, La luce della leggerezza, Galleria Varart, Firenze 2011, a cura di G. Bonomi e C. Caramel.
Elena Fiorin
La mostra, promossa in collaborazione con i Musei civici di Reggio Emilia, è accompagnata da un catalogo con una introduzione del direttore dei Musei Civici Elisabetta Farioli e da due testi critici di Giorgio Bonomi e Umberto Nobili.
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