Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà
Dal 12 Ottobre 2013 al 30 Marzo 2014
Faenza | Ravenna
Luogo: Mic - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
Indirizzo: viale Baccarini 19
Orari: da martedì a venerdì 10-13.30; sabato, domenica e festivi 10-17.30
Curatori: Claudia Casali
Enti promotori:
- Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
- Fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
Costo del biglietto: intero € 8, ridotto e gruppi € 5
Telefono per informazioni: +39 0546 697311/ 339 1228409
E-Mail info: ufficiostampa@micfaenza.org
Sito ufficiale: http://www.micfaenza.org/
Una collaborazione inedita tra la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e la Fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, porterà a Bologna a Palazzo Fava (22 settembre 2013 – 12 gennaio 2014) e a Faenza al MIC (12 ottobre 2013 – 30 marzo 2014) una straordinaria mostra dedicata al più importante scultore del ‘900 italiano: Arturo Martini.
Un racconto diviso in un due atti: quello a Bologna rivolto all’analisi della scultura in terracotta di grandi dimensioni, e quello a Faenza attento alla ricerca estetica dell’artista attraverso, in particolare, la rappresentazione della figura femminile.
A Faenza la mostra Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà a cura di Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche, espone una cinquantina di opere, significative della sua poetica e della sua idea di “armonia”, sia attraverso l’interpretazione della figura femminile tra mito e realtà, sia attraverso le opere degli ultimi anni caratterizzate da una accentuata ricerca formale.
Nella prima metà del ‘900 Arturo Martini è stato lo scultore più sensibile alle esigenze di rinnovamento, immettendo, di decennio in decennio, nuova linfa nel corpo spento della scultura italiana. Rimasto sempre all’interno dell’ambito figurativo, l’artista trevigiano ha saputo però trasmettere le tensioni e le vibrazioni che la grande tradizione può suggerire ad un occhio moderno, libero da schemi, aperto al futuro. È accaduto così che per l’ultima volta nella scultura italiana ed europea, la forza del Mito e si potrebbe dire della “poesia”, abbia trovato un interprete degno dell’antico.
Le opere al MIC di Faenza dialogheranno idealmente con quelle a Palazzo Fava e completeranno l’attenzione sul percorso artistico lasciando spazio a tutti i materiali da lui utilizzati (ceramica, bronzo, legno, marmo, pietra, gesso). Di madre brisighellese, Martini frequentò Faenza, nel 1918, in congedo militare, realizzando piccole sculture in gesso, arredi ecclesiastici, disegni, cheramografie, e pubblicando il volume Contemplazioni, uno dei più importanti libri d’artista. Per la mostra sono stati selezionati pezzi significativi del suo percorso artistico, dagli inizi più scolastici alla produzione finale più sperimentale, e relativa ai principali centri di sviluppo della sua attività: Treviso, Faenza, la Liguria, Milano, Venezia.
Tra le principali opere in mostra sono da segnalare:
Ritratto di Fanny Nado Martini (1905), Davide Moderno (1908), La lettura (1910 ca), La fanciulla piena d’amore (1913), La lussuriosa (1918), La pulzella di Orleans (1920), Leda (1926), La leggenda di San Giorgio (1926-27), Presepio piccolo e grande (1926-27), La pisana (grande frammento) (1928), Lo spaventapasseri (1928-29), La Nena (1930), Odalisca (1930), Torso (1930), Donna sdraiata (1932), Vittoria Fascista (1932), Abbraccio-amplesso (1936-1940), Testa di Vittoria (1937- 38), Cavallo allo steccato (1943), Signorina seduta (1943), Donna sulla sabbia (1944).
Un racconto diviso in un due atti: quello a Bologna rivolto all’analisi della scultura in terracotta di grandi dimensioni, e quello a Faenza attento alla ricerca estetica dell’artista attraverso, in particolare, la rappresentazione della figura femminile.
A Faenza la mostra Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà a cura di Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche, espone una cinquantina di opere, significative della sua poetica e della sua idea di “armonia”, sia attraverso l’interpretazione della figura femminile tra mito e realtà, sia attraverso le opere degli ultimi anni caratterizzate da una accentuata ricerca formale.
Nella prima metà del ‘900 Arturo Martini è stato lo scultore più sensibile alle esigenze di rinnovamento, immettendo, di decennio in decennio, nuova linfa nel corpo spento della scultura italiana. Rimasto sempre all’interno dell’ambito figurativo, l’artista trevigiano ha saputo però trasmettere le tensioni e le vibrazioni che la grande tradizione può suggerire ad un occhio moderno, libero da schemi, aperto al futuro. È accaduto così che per l’ultima volta nella scultura italiana ed europea, la forza del Mito e si potrebbe dire della “poesia”, abbia trovato un interprete degno dell’antico.
Le opere al MIC di Faenza dialogheranno idealmente con quelle a Palazzo Fava e completeranno l’attenzione sul percorso artistico lasciando spazio a tutti i materiali da lui utilizzati (ceramica, bronzo, legno, marmo, pietra, gesso). Di madre brisighellese, Martini frequentò Faenza, nel 1918, in congedo militare, realizzando piccole sculture in gesso, arredi ecclesiastici, disegni, cheramografie, e pubblicando il volume Contemplazioni, uno dei più importanti libri d’artista. Per la mostra sono stati selezionati pezzi significativi del suo percorso artistico, dagli inizi più scolastici alla produzione finale più sperimentale, e relativa ai principali centri di sviluppo della sua attività: Treviso, Faenza, la Liguria, Milano, Venezia.
Tra le principali opere in mostra sono da segnalare:
Ritratto di Fanny Nado Martini (1905), Davide Moderno (1908), La lettura (1910 ca), La fanciulla piena d’amore (1913), La lussuriosa (1918), La pulzella di Orleans (1920), Leda (1926), La leggenda di San Giorgio (1926-27), Presepio piccolo e grande (1926-27), La pisana (grande frammento) (1928), Lo spaventapasseri (1928-29), La Nena (1930), Odalisca (1930), Torso (1930), Donna sdraiata (1932), Vittoria Fascista (1932), Abbraccio-amplesso (1936-1940), Testa di Vittoria (1937- 38), Cavallo allo steccato (1943), Signorina seduta (1943), Donna sulla sabbia (1944).
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