Antonello Ghezzi. L’isola dei pirati
Dal 24 Giugno 2022 al 04 Settembre 2022
Prato
Luogo: Villa Rospigliosi
Indirizzo: Via Firenze 83
Curatori: Riccardo Farinelli
E-Mail info: chorasis.spaziovisione@gmail.com
Quel fare leggero e magico del duo artistico Antonello Ghezzi giunge a Villa Rospigliosi per affermare e condividere il desiderio e il diritto al voler sognare.
Da venerdì 24 giugno gli spazi esterni della storica Villa settecentesca sono luogo dell’immaginazione con L’isola dei pirati, l’intervento espositivo, a cura di Riccardo Farinelli, che il collettivo Antonello Ghezzi ha ideato e progettato per ChorAsis.
L’isola dei pirati per villa Rospigliosi esalta, fin dal titolo, la dimensione della favola e dell’immaginazione come componente fondante di quella realtà parallela che per loro è l’arte. Essi per primi forniscono, a questo scopo, un esempio concreto con un proprio racconto il quale, partendo da un particolare come il profumo, la forma, il colore dei limoni, sviluppa una storia che progressivamente si sviluppa autonomamente.
La storia raccontata dagli artisti e le loro installazioni blu (l’infinito colore romantico della fantasia), poste negli spazi prospicienti la villa, hanno lo scopo di stimolare e sollecitare il visitatore a fare altrettanto. Trovare propri spunti per costruire altre possibili individuali storie dove realtà e immaginazione possono insieme convivere.
Il pubblico, se lo vorrà, potrà cogliere questo invito al sognare, magari salire quella scala dove da lassù è naturale pensare attraverso punti di vista inusuali. Magari osservare quei disegni posti sulla parete della rimessa e ascoltare o, seduti a quello scrittoio, dando spazio alla propria memoria, alla naturalezza di gesti e sentimenti semplici, immaginare e quasi quasi iniziare a scrivere la propria fiaba.
L’isola dei pirati è un progetto artistico poetico, dai toni gioiosi e tratti volutamente infantili. Un progetto presentato con quella leggerezza e ingenuità spontanea che caratterizza il loro operare, così come quello spirito di ottimismo contagioso.
È di Antonello Ghezzi quel tentativo di rendere tangibili le favole, storie che vivono sul confine fra realtà e immaginazione, di emozioni e sentimenti. Storie che, poste nel presente, donano speranza, fanno stare bene, rendendo possibili le cose che ci piacciono ma solitamente appartenenti alle fiabe.
Sul viale Galilei di Prato, per Arte di Confine, già dal 15 giugno tre gonfaloni sono testimonianza della presenza in città dei due artisti con Non sono più la stessa, sembrano annunciare quei contenuti del progetto e quel loro pensare l’arte.
Il duo bolognese formato da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi, il cui lavoro d’arte si combina con quello sociale, è oggi uno dei collettivi più interessanti nel panorama italiano. Una ricerca e intenzione che pone come punto di partenza generativo, portante e focale la leggerezza magica, un modo gioioso di sentimenti romantici, solidali, speranze, pensieri volti al bello. Al carattere utopico di una società migliore dove la relazione umana è valore da coltivare e custodire. L’universalità, i sogni e un guardare sempre in alto dove i confini non esistono.
Scrive il curatore Riccardo Farinelli:
Gli spazi di villa Rospigliosi sembrano essere l’ennesima occasione per Antonello Ghezzi (ovvero Nadia Antonello e Paolo Ghezzi) di ribadire alcuni concetti per loro importanti sull’arte. Questa almeno sembra essere la molla che per prima ha spinto il duo ad accettare l’invito a progettare un intervento espositivo originale per quei luoghi, punto focale del progetto ChorAsis nel quale si inscrive. Concetti che, a ben pensare, trovano una esemplificazione proprio nel titolo, L’isola dei pirati,e nella sua apparente incongruenza con il luogo ospitante, che è in tutta evidenza una villa settecentesca. Lo straniamento che ne consegue evidenzia come per i due autori l’arte è in primo luogo immaginazione, la quale, stimolata magari da un profumo, un colore, una forma, è in grado di prospettare altri possibili punti di vista della realtà. Tali concetti, così importanti da essere ribaditi in più occasioni espositive, trovano metodologicamente un punto di partenza dal quale cominciare ad espandersi, proprio in un dettaglio estratto dall’insieme, quello che ha maggiormente colpito l’interesse e appunto l’immaginazione dei due artisti (ma anche del visitatore, come vedremo). Si innesca così un gioco di rimandi, fatto anche di memorie personali e di storie lette o ascoltate, dove l’individualità viene esaltata nella leggerezza di una favola.
Si tenta così una risposta alla domanda: cosa accade quando un individuo, immerso totalmente in un ambiente, ne coglie gli stimoli attraverso la propria capacità di osservare e immaginare?
Pare che, nella volontà di rendere evidente il disegno complessivo, Antonello Ghezzi abbiano concepito e messo a punto una macchina narrativa in grado di muoversi progettualmente in quattro mosse, dove il visitatore è costantemente visto come protagonista attivo e in movimento.
Mossa n.1 (Al di sopra del rumore di fondo): Uscendo dal viale dei cipressi, il visitatore è sorpreso dalla visione, nel prato prospiciente la facciata della villa, di una altana in legno completamente blu oltremare, colore della fantasia e della immaginazione. Vi si avvicina, nota una scala, ne sale i gradini. Sulla piattaforma trova uno scrittoio e una sedia, blu oltremare anch’essi. Dei fogli e delle penne sullo scrittoio sembrano quasi un invito a scrivere qualcosa. Cosa? Alza lo sguardo, il punto di vista rialzato gli consente di vedere più cose, oltre la punta dei cipressi.
Mossa n.2 (Sotto gli occhi di tutti): Sul prato è adesso ben visibile una grande “X” rossa. Cosa vorrà dire? Il visitatore si siede. Il tempo passa. Comincia a scrivere. Finito, ridiscende.
Mossa n.3 (Scala per andare a prendere le nuvole): Varcata la soglia di una larga porta, si entra in un ampio ambiente sulla cui parete di fondo è appoggiata una scala di legno, che prosegue dipinta sulla parete, sopra la quale si trova una nuvoletta, dipinta anch’essa. La presenza, anche in questo caso, del blu, il titolo della installazione e la struttura stessa dell’insieme, ribadisce il senso e il significato da dare all’intera esperienza, già ampiamente enunciato dall’altana nel prato.
Mossa n.4 (L’isola dei pirati): Sulla parete a destra si trova un divano, ampio e comodo. È un chiaro invito a sedersi, prendersi del tempo e, magari, intanto osservare i molti disegni che si trovano sulla parete di fronte, che paiono rappresentare una storia che sembra parli di limoni e di pirati, proprio come quella che è possibile ascoltare in cuffia o leggere sui fogli appoggiati lì accanto.
Quando lo si crede opportuno, ci si alza dal divano. Forse il desiderio è fare un altro giretto, guardare meglio. Forse si vuol ritornare allo scrittoio, aggiungere qualcosa a quel che si è scritto. Forse si vuol soltanto guardare e odorare i limoni, quelli che piacevano tanto a quel signore della storia e ai pirati che hanno abitato quell’isola.
Nadia Antonello (Cittadella, 1985) e Paolo Ghezzi (Bologna, 1980) si formano all'Accademia di Belle Arti di Bologna e nel 2009 fondano il duo Antonello Ghezzi.
La loro ricerca si focalizza sulla leggerezza e la magia. I progetti che li hanno visti esporre in tante parti del mondo e tra le più svariate istituzioni, tentano di rendere tangibili le favole. Una porta che si apre solo se sorridi, bolle di sapone che abbattono i muri, una macchina per esprimere desideri con le stelle cadenti, piccole sculture tra amanti, cieli stellati del futuro. Scale, nuvole e semafori blu che ci danno il via libera per volare. Come fossero sandali alati oppure specchi che, come lo scudo di Atena, aiutano Perseo ad affrontare Medusa.
Le loro installazioni e performance sono in numerose collezioni private e sono state esposte in contesti italiani ed internazionali tra cui: Kunsthall di Bergen, Beit Beirut, Wayfarers di Brooklyn a New York, Parlamento Europeo di Bruxelles, Gnration di Braga in Portogallo, Museo per la Memoria di Ustica di Bologna, Miasto Ogródow di Katowice, Palazzina dei Bagni Misteriosi di Milano, Artbab Manama in Bahrain, Sound Design Festival di Hamamatsu in Giappone, Istituto Italiano di Cultura di Atene, Usina del Arte a Buenos Aires, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Museo di Villa Croce di Genova, Moscow Biennale, Pitti Uomo di Firenze, Sarajevo Winter Festival, Blik Opener di Delft, Arsenale di Verona e CIFF di Copenhagen.
Da venerdì 24 giugno gli spazi esterni della storica Villa settecentesca sono luogo dell’immaginazione con L’isola dei pirati, l’intervento espositivo, a cura di Riccardo Farinelli, che il collettivo Antonello Ghezzi ha ideato e progettato per ChorAsis.
L’isola dei pirati per villa Rospigliosi esalta, fin dal titolo, la dimensione della favola e dell’immaginazione come componente fondante di quella realtà parallela che per loro è l’arte. Essi per primi forniscono, a questo scopo, un esempio concreto con un proprio racconto il quale, partendo da un particolare come il profumo, la forma, il colore dei limoni, sviluppa una storia che progressivamente si sviluppa autonomamente.
La storia raccontata dagli artisti e le loro installazioni blu (l’infinito colore romantico della fantasia), poste negli spazi prospicienti la villa, hanno lo scopo di stimolare e sollecitare il visitatore a fare altrettanto. Trovare propri spunti per costruire altre possibili individuali storie dove realtà e immaginazione possono insieme convivere.
Il pubblico, se lo vorrà, potrà cogliere questo invito al sognare, magari salire quella scala dove da lassù è naturale pensare attraverso punti di vista inusuali. Magari osservare quei disegni posti sulla parete della rimessa e ascoltare o, seduti a quello scrittoio, dando spazio alla propria memoria, alla naturalezza di gesti e sentimenti semplici, immaginare e quasi quasi iniziare a scrivere la propria fiaba.
L’isola dei pirati è un progetto artistico poetico, dai toni gioiosi e tratti volutamente infantili. Un progetto presentato con quella leggerezza e ingenuità spontanea che caratterizza il loro operare, così come quello spirito di ottimismo contagioso.
È di Antonello Ghezzi quel tentativo di rendere tangibili le favole, storie che vivono sul confine fra realtà e immaginazione, di emozioni e sentimenti. Storie che, poste nel presente, donano speranza, fanno stare bene, rendendo possibili le cose che ci piacciono ma solitamente appartenenti alle fiabe.
Sul viale Galilei di Prato, per Arte di Confine, già dal 15 giugno tre gonfaloni sono testimonianza della presenza in città dei due artisti con Non sono più la stessa, sembrano annunciare quei contenuti del progetto e quel loro pensare l’arte.
Il duo bolognese formato da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi, il cui lavoro d’arte si combina con quello sociale, è oggi uno dei collettivi più interessanti nel panorama italiano. Una ricerca e intenzione che pone come punto di partenza generativo, portante e focale la leggerezza magica, un modo gioioso di sentimenti romantici, solidali, speranze, pensieri volti al bello. Al carattere utopico di una società migliore dove la relazione umana è valore da coltivare e custodire. L’universalità, i sogni e un guardare sempre in alto dove i confini non esistono.
Scrive il curatore Riccardo Farinelli:
Gli spazi di villa Rospigliosi sembrano essere l’ennesima occasione per Antonello Ghezzi (ovvero Nadia Antonello e Paolo Ghezzi) di ribadire alcuni concetti per loro importanti sull’arte. Questa almeno sembra essere la molla che per prima ha spinto il duo ad accettare l’invito a progettare un intervento espositivo originale per quei luoghi, punto focale del progetto ChorAsis nel quale si inscrive. Concetti che, a ben pensare, trovano una esemplificazione proprio nel titolo, L’isola dei pirati,e nella sua apparente incongruenza con il luogo ospitante, che è in tutta evidenza una villa settecentesca. Lo straniamento che ne consegue evidenzia come per i due autori l’arte è in primo luogo immaginazione, la quale, stimolata magari da un profumo, un colore, una forma, è in grado di prospettare altri possibili punti di vista della realtà. Tali concetti, così importanti da essere ribaditi in più occasioni espositive, trovano metodologicamente un punto di partenza dal quale cominciare ad espandersi, proprio in un dettaglio estratto dall’insieme, quello che ha maggiormente colpito l’interesse e appunto l’immaginazione dei due artisti (ma anche del visitatore, come vedremo). Si innesca così un gioco di rimandi, fatto anche di memorie personali e di storie lette o ascoltate, dove l’individualità viene esaltata nella leggerezza di una favola.
Si tenta così una risposta alla domanda: cosa accade quando un individuo, immerso totalmente in un ambiente, ne coglie gli stimoli attraverso la propria capacità di osservare e immaginare?
Pare che, nella volontà di rendere evidente il disegno complessivo, Antonello Ghezzi abbiano concepito e messo a punto una macchina narrativa in grado di muoversi progettualmente in quattro mosse, dove il visitatore è costantemente visto come protagonista attivo e in movimento.
Mossa n.1 (Al di sopra del rumore di fondo): Uscendo dal viale dei cipressi, il visitatore è sorpreso dalla visione, nel prato prospiciente la facciata della villa, di una altana in legno completamente blu oltremare, colore della fantasia e della immaginazione. Vi si avvicina, nota una scala, ne sale i gradini. Sulla piattaforma trova uno scrittoio e una sedia, blu oltremare anch’essi. Dei fogli e delle penne sullo scrittoio sembrano quasi un invito a scrivere qualcosa. Cosa? Alza lo sguardo, il punto di vista rialzato gli consente di vedere più cose, oltre la punta dei cipressi.
Mossa n.2 (Sotto gli occhi di tutti): Sul prato è adesso ben visibile una grande “X” rossa. Cosa vorrà dire? Il visitatore si siede. Il tempo passa. Comincia a scrivere. Finito, ridiscende.
Mossa n.3 (Scala per andare a prendere le nuvole): Varcata la soglia di una larga porta, si entra in un ampio ambiente sulla cui parete di fondo è appoggiata una scala di legno, che prosegue dipinta sulla parete, sopra la quale si trova una nuvoletta, dipinta anch’essa. La presenza, anche in questo caso, del blu, il titolo della installazione e la struttura stessa dell’insieme, ribadisce il senso e il significato da dare all’intera esperienza, già ampiamente enunciato dall’altana nel prato.
Mossa n.4 (L’isola dei pirati): Sulla parete a destra si trova un divano, ampio e comodo. È un chiaro invito a sedersi, prendersi del tempo e, magari, intanto osservare i molti disegni che si trovano sulla parete di fronte, che paiono rappresentare una storia che sembra parli di limoni e di pirati, proprio come quella che è possibile ascoltare in cuffia o leggere sui fogli appoggiati lì accanto.
Quando lo si crede opportuno, ci si alza dal divano. Forse il desiderio è fare un altro giretto, guardare meglio. Forse si vuol ritornare allo scrittoio, aggiungere qualcosa a quel che si è scritto. Forse si vuol soltanto guardare e odorare i limoni, quelli che piacevano tanto a quel signore della storia e ai pirati che hanno abitato quell’isola.
Nadia Antonello (Cittadella, 1985) e Paolo Ghezzi (Bologna, 1980) si formano all'Accademia di Belle Arti di Bologna e nel 2009 fondano il duo Antonello Ghezzi.
La loro ricerca si focalizza sulla leggerezza e la magia. I progetti che li hanno visti esporre in tante parti del mondo e tra le più svariate istituzioni, tentano di rendere tangibili le favole. Una porta che si apre solo se sorridi, bolle di sapone che abbattono i muri, una macchina per esprimere desideri con le stelle cadenti, piccole sculture tra amanti, cieli stellati del futuro. Scale, nuvole e semafori blu che ci danno il via libera per volare. Come fossero sandali alati oppure specchi che, come lo scudo di Atena, aiutano Perseo ad affrontare Medusa.
Le loro installazioni e performance sono in numerose collezioni private e sono state esposte in contesti italiani ed internazionali tra cui: Kunsthall di Bergen, Beit Beirut, Wayfarers di Brooklyn a New York, Parlamento Europeo di Bruxelles, Gnration di Braga in Portogallo, Museo per la Memoria di Ustica di Bologna, Miasto Ogródow di Katowice, Palazzina dei Bagni Misteriosi di Milano, Artbab Manama in Bahrain, Sound Design Festival di Hamamatsu in Giappone, Istituto Italiano di Cultura di Atene, Usina del Arte a Buenos Aires, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Museo di Villa Croce di Genova, Moscow Biennale, Pitti Uomo di Firenze, Sarajevo Winter Festival, Blik Opener di Delft, Arsenale di Verona e CIFF di Copenhagen.
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