Ferdinando Scianna. Quale bellezza?
Dal 13 Novembre 2021 al 09 Gennaio 2022
Spilimbergo | Pordenone
Luogo: Palazzo Tadea
Indirizzo: Piazza Castello
Orari: Mercoledì, giovedì e venerdì 15-19. Sabato e domenica 10.30-12.30 / 15-19. Festivi: 08.12.21 / 26.12.21 / 01.01.22 / 06.01.22 ore 15-19. 25.12.21 chiuso
Curatori: CRAF (Centro RIcerca e Archiviazione della Fotografia)
Costo del biglietto: Obbligatoria la prenotazione e il green pass
Telefono per informazioni: +39 0427 91453
E-Mail info: segreteria@craf-fvg.it
Il Festival Friuli Venezia Giulia Fotografia parla di #Bellezza. La 35esima edizione della rassegna realizzata dal CRAF (Centro Ricerca e Archiviazione della Fotografia) offre al pubblico una mostra speciale firmata Ferdinando Scianna in programma a Spilimbergo (PN) dal prossimo 13 novembre. Il salone nobile del cinquecentesco Palazzo Tadea ospiterà 49 immagini dell’autore siciliano, tra i più celebri fotografi del secolo scorso e primo italiano accolto nell’Agenzia Magnum.
Il tema scelto quest’anno dal CRAF come filo conduttore, #Bellezza, è un’esortazione a prendere coscienza dell’unicità dell’universo che circonda l’uomo, ostinato cercatore di eleganza, splendore, incanto. L’uomo insegue la bellezza nelle sue più appariscenti manifestazioni, mentre la mostra e la rassegna educano lo sguardo a rivolgersi altrove.
Quale bellezza? Il titolo della mostra di Ferdinando Scianna è una domanda dalle mille risposte. Il fotografo siciliano, in effetti, si astiene e non consegna al pubblico una definizione di bellezza assoluta. La selezione nell’archivio di Ferdinando Scianna indaga l’attrazione e insieme la difficoltà a spiegare cos’è davvero la bellezza, che riconosce nelle forme della natura, l’attrazione per il viso o il corpo femminile, la gioia nella contemplazione di un paesaggio, un’architettura classica o un oggetto pregiato.
“Quando gli amici di Spilimbergo mi hanno proposto una mostra sulla bellezza, sono rimasto piuttosto sconcertato – spiega Ferdinando Scianna -. La mia prima reazione è stata: ma che cosa diavolo è questa bellezza? E però l’idea mi si è subito insinuata dentro. Certamente una delle ragioni deriva dalla relazione speciale che ho con Spilimbergo. Sono passati molti anni, ma non ho mai dimenticato che proprio a Spilimbergo ho costruito, nel 1989, Le forme del caos, la mia prima grande mostra antologica e relativo, importante catalogo. Un avvenimento-svolta, per molti versi, nella mia storia di fotografo. Non ho mai dimenticato l’affetto e la generosità con cui sono stato accolto. Tuttavia, rimaneva il problema. Ho scritto e ripetuto molte volte che credo non ci sia nulla di più inutile di una “bella fotografia”. Le fotografie, ho sempre creduto e credo, sono racconto e memoria, devono essere buone fotografie. Quindi, non certo una mostra di “belle fotografie”. Ma l’originalità di un fotografo, in definitiva, consiste nella peculiarità formale, oltre che narrativa. Se le fotografie ce l’hanno, gli altri le ricevono anche come belle oltre che giuste. Che cosa vuol dire? C’è forse qualcuno che pretenda di avere una definizione autentica di che cosa sia la bellezza? L’idea di bellezza è sempre soggettiva, è radicata nella lingua, nella tradizione, nel gusto di ciascuno, è costruita attraverso il sentimento di una collettività. È mobile e cambia con il tempo. Ma forse esiste, se ognuno di noi ha o crede di avere una sua idea di bellezza. In Sicilia, persino di una pietanza si dice: è bella la pasta col sugo, la pasta con le sarde. Quelle che preparava tua madre, quelle che disegnavano e costruivano la tua identità. Insomma, ho deciso di provarci. Ho fatto un viaggio nel mio archivio tirando fuori fotografie che mi sembrava avessero avuto come molla per spingermi a farle anche un mio sentimento della bellezza. Sono saltate fuori immagini dei più svariati argomenti, di persone, di cose, di animali, di oggetti d’arte, di natura, di bambini, di paesaggi, nei quali la bellezza del mondo, delle cose, delle esperienze, esprimeva anche la mia maniera di vederle, forse anche una mia idea di bellezza. Una serie di immagini che ribadiva la domanda: ma cosa diavolo è questa bellezza? L’inevitabile titolo per questa mostra, per questo catalogo.”
Tra le 49 immagini esposte a Palazzo Tadea fino al 9 gennaio 2022 molti classici dell’autore ma anche fotografie inedite che Ferdinando Scianna ha scelto per questa inedita mostra realizzata in collaborazione con Contrasto, che firma anche il catalogo, e con la consulenza di Alessandra Mauro. Un percorso suggestivo, carico di pathos, emozionante.
A Ferdinando Scianna il CRAF conferirà durante l’apertura il premio Friuli Venezia Giulia Fotografia: “L’albo d’oro si arricchisce di un’altra pietra miliare– dichiara il presidente del CRAF Ernico Sarcinelli – il riconoscimento è il tributo del CRAF alla luminosa carriera dell’autore e alla sua lunga collaborazione con il Centro sin dalla sua fondazione”.
Ferdinando Scianna nasce a Bagheria in Sicilia, nel 1943.
Comincia a fotografare negli anni Sessanta. Nel 1965 esce il volume Feste religiose in Sicilia, con un saggio di Leonardo Sciascia: ha così inizio una lunga collaborazione e amicizia tra Scianna e lo scrittore siciliano.
Nel 1967, si trasferisce a Milano, lavora per L’Europeo e poi, come corrispondente per la stessa testata, a Parigi, città in cui vivrà per dieci anni. Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens e in Italia La villa dei mostri, sempre con un’introduzione di Sciascia. A Parigi scrive inoltre per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine Littéraire e soprattutto conosce Henri Cartier- Bresson che lo introdurrà nel 1982, primo italiano, nella prestigiosa agenzia Magnum Photos.
Dal 1987 alterna al reportage la fotografia di moda riscuotendo un successo internazionale. È autore di numerosi libri svolge da anni un’attività critica e giornalistica.
Inaugurazione 13 novembre ore 11
Teatro Cinema Castello, Piazza Duomo, Spilimbergo
Seguirà visita alla mostra a Palazzo Tadea
Il tema scelto quest’anno dal CRAF come filo conduttore, #Bellezza, è un’esortazione a prendere coscienza dell’unicità dell’universo che circonda l’uomo, ostinato cercatore di eleganza, splendore, incanto. L’uomo insegue la bellezza nelle sue più appariscenti manifestazioni, mentre la mostra e la rassegna educano lo sguardo a rivolgersi altrove.
Quale bellezza? Il titolo della mostra di Ferdinando Scianna è una domanda dalle mille risposte. Il fotografo siciliano, in effetti, si astiene e non consegna al pubblico una definizione di bellezza assoluta. La selezione nell’archivio di Ferdinando Scianna indaga l’attrazione e insieme la difficoltà a spiegare cos’è davvero la bellezza, che riconosce nelle forme della natura, l’attrazione per il viso o il corpo femminile, la gioia nella contemplazione di un paesaggio, un’architettura classica o un oggetto pregiato.
“Quando gli amici di Spilimbergo mi hanno proposto una mostra sulla bellezza, sono rimasto piuttosto sconcertato – spiega Ferdinando Scianna -. La mia prima reazione è stata: ma che cosa diavolo è questa bellezza? E però l’idea mi si è subito insinuata dentro. Certamente una delle ragioni deriva dalla relazione speciale che ho con Spilimbergo. Sono passati molti anni, ma non ho mai dimenticato che proprio a Spilimbergo ho costruito, nel 1989, Le forme del caos, la mia prima grande mostra antologica e relativo, importante catalogo. Un avvenimento-svolta, per molti versi, nella mia storia di fotografo. Non ho mai dimenticato l’affetto e la generosità con cui sono stato accolto. Tuttavia, rimaneva il problema. Ho scritto e ripetuto molte volte che credo non ci sia nulla di più inutile di una “bella fotografia”. Le fotografie, ho sempre creduto e credo, sono racconto e memoria, devono essere buone fotografie. Quindi, non certo una mostra di “belle fotografie”. Ma l’originalità di un fotografo, in definitiva, consiste nella peculiarità formale, oltre che narrativa. Se le fotografie ce l’hanno, gli altri le ricevono anche come belle oltre che giuste. Che cosa vuol dire? C’è forse qualcuno che pretenda di avere una definizione autentica di che cosa sia la bellezza? L’idea di bellezza è sempre soggettiva, è radicata nella lingua, nella tradizione, nel gusto di ciascuno, è costruita attraverso il sentimento di una collettività. È mobile e cambia con il tempo. Ma forse esiste, se ognuno di noi ha o crede di avere una sua idea di bellezza. In Sicilia, persino di una pietanza si dice: è bella la pasta col sugo, la pasta con le sarde. Quelle che preparava tua madre, quelle che disegnavano e costruivano la tua identità. Insomma, ho deciso di provarci. Ho fatto un viaggio nel mio archivio tirando fuori fotografie che mi sembrava avessero avuto come molla per spingermi a farle anche un mio sentimento della bellezza. Sono saltate fuori immagini dei più svariati argomenti, di persone, di cose, di animali, di oggetti d’arte, di natura, di bambini, di paesaggi, nei quali la bellezza del mondo, delle cose, delle esperienze, esprimeva anche la mia maniera di vederle, forse anche una mia idea di bellezza. Una serie di immagini che ribadiva la domanda: ma cosa diavolo è questa bellezza? L’inevitabile titolo per questa mostra, per questo catalogo.”
Tra le 49 immagini esposte a Palazzo Tadea fino al 9 gennaio 2022 molti classici dell’autore ma anche fotografie inedite che Ferdinando Scianna ha scelto per questa inedita mostra realizzata in collaborazione con Contrasto, che firma anche il catalogo, e con la consulenza di Alessandra Mauro. Un percorso suggestivo, carico di pathos, emozionante.
A Ferdinando Scianna il CRAF conferirà durante l’apertura il premio Friuli Venezia Giulia Fotografia: “L’albo d’oro si arricchisce di un’altra pietra miliare– dichiara il presidente del CRAF Ernico Sarcinelli – il riconoscimento è il tributo del CRAF alla luminosa carriera dell’autore e alla sua lunga collaborazione con il Centro sin dalla sua fondazione”.
Ferdinando Scianna nasce a Bagheria in Sicilia, nel 1943.
Comincia a fotografare negli anni Sessanta. Nel 1965 esce il volume Feste religiose in Sicilia, con un saggio di Leonardo Sciascia: ha così inizio una lunga collaborazione e amicizia tra Scianna e lo scrittore siciliano.
Nel 1967, si trasferisce a Milano, lavora per L’Europeo e poi, come corrispondente per la stessa testata, a Parigi, città in cui vivrà per dieci anni. Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens e in Italia La villa dei mostri, sempre con un’introduzione di Sciascia. A Parigi scrive inoltre per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine Littéraire e soprattutto conosce Henri Cartier- Bresson che lo introdurrà nel 1982, primo italiano, nella prestigiosa agenzia Magnum Photos.
Dal 1987 alterna al reportage la fotografia di moda riscuotendo un successo internazionale. È autore di numerosi libri svolge da anni un’attività critica e giornalistica.
Inaugurazione 13 novembre ore 11
Teatro Cinema Castello, Piazza Duomo, Spilimbergo
Seguirà visita alla mostra a Palazzo Tadea
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