Dal 3 febbraio al via i percorsi didattici ogni domenica e lunedì
Apre al pubblico la Schola praeconum, la sede dei banditori pubblici della Roma imperiale
Schola praeconum, nuova rampa | Foto: © Simona Murrone | Courtesy Parco archeologico del Colosseo
Samantha De Martin
30/01/2025
Roma - Un mosaico a tessere bianche e nere ritrae otto figure maschili vestite con tuniche corte e calzari in atteggiamento di solenne processione.
In due gruppi di quattro questi soggetti sono intenti a reggere un caduceo, un vessillo e un bastone. A terra spiccano alcune cassette ben chiuse. I simboli li identificano con i praecones o banditori, uomini liberi impiegati in contesti pubblici per annunciare cerimonie e processioni nella Roma imperiale o per proclamare i vincitori soprattutto nel Circo.
Costituiti in collegi, erano a tutti gli effetti uomini al servizio dello Stato. La contiguità topografica con il Circo Massimo e il diretto collegamento a nord con il Paedagogium – il collegio preposto all’istruzione degli schiavi imperiali – lasciano immaginare che lo spazio che ospita questo mosaico unico nel suo genere fosse la sede degli araldi degli spettacoli nel Circo.
Siamo all’interno della Schola praeconum del Circo Massimo, alle pendici meridionali del Palatino, sede del collegio degli araldi. L’edificio apre finalmente al pubblico dopo otto mesi di lavori e 500.000 euro di finanziamento che hanno previsto un articolato intervento riguardante tutti gli aspetti della ricerca interdisciplinare, dalle indagini preliminari ai rilievi fotogrammetrici 3D, dagli scavi archeologici alla valorizzazione illuminotecnica con la sponsorizzazione di iGuzzini e la predisposizione di una nuova rampa e vetrata per la migliore visione del mosaico e delle pitture che hanno dato il nome al contesto.
Schola praeconum | Foto: © Simona Murrone | Courtesy Parco archeologico del Colosseo
Per riannodare i fili di questa storia dobbiamo fare un salto alla fine dell’Ottocento quando fu ritrovato l’ambiente “ipogeo” con le pitture raffiguranti figure umane impegnate in un banchetto. Intorno al 1930 gli scavi parziali permisero di risalire in maniera più precisa alla planimetria dell’edificio. Furono individuati tre ambienti principali, coperti a volta, affacciati su una corte porticata. Uno dei tre ambienti, decorato con pitture, conservava lo straordinario mosaico bianco e nero con la raffigurazione del collegio degli araldi. La British School of Rome e la Soprintendenza Archeologica di Roma intervennero nell’area della corte negli anni Settanta recuperando ingenti scarichi di ceramica risalenti all’ultima fase di utilizzo della Schola. Adesso i fondi PNRR hanno permesso di portare avanti molte delle ricerche interrotte e di avviare un progetto scientifico di studio e recupero conservativo di questo edificio datato tra l’età Severiana e il V-VI secolo d.C., che funge da cerniera storica e topografica tra il Palatino e il Circo Massimo, con cui era collegato.
“Sono dieci progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Caput Mundi nell’ambito della Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo che il Parco archeologico del Colosseo sta portando avanti e due di questi sono stati conclusi nel 2024 - commenta Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo -. La riapertura della Schola degli araldi costituisce il primo traguardo, terminato nei tempi previsti Il cantiere, che ha unito archeologia, restauro, valorizzazione illuminotecnica e accessibilità. Rappresenta un modello di ricerca e progettazione interdisciplinare, in cui le indagini archeologiche hanno fornito nuovi dati per la comprensione del sito, mentre il restauro ha disvelato colori perduti e l’accessibilità per tutti consente di vedere e toccare il mosaico che ha dato il nome all’edificio. La riapertura della Schola al pubblico, con percorsi didattici accompaganti la domenica e il lunedì, avvia un percorso di riqualificazione del fronte del Palatino rivolto verso il Circo Massimo, che vedrà ulteriori riaperture e nuovi ingressi entro il 2026”.
Schola praeconum | Foto: © Simona Murrone | Courtesy Parco archeologico del Colosseo
Le indagini archeologiche hanno permesso di risalire a una sequenza di fasi di vita dell’edificio, caratterizzate da almeno sette periodi (dal I sec. d.C. al XIX secolo). I resti archeologici ritrovati risalgono al periodo compreso tra la costruzione della Schola, verso la metà del III sec. d.C., e le prime trasformazioni tra l’età massenziana e il V sec. d.C. A questi periodi seguì una fase di crolli dovuti probabilmente ai numerosi terremoti documentati. Future ricerche dovranno meglio precisare l’assetto complessivo del sito e la sua articolazione planimetrica. Intanto, grazie all’intervento portato a compimento dal Parco archeologico del Colosseo sarà possibile ammirare i resti lungo il percorso della rampa che garantisce piena accessibilità al sito, terminando nella sala affrescata e mosaicata, per avere, grazie a ad una vetrata, una ottimale visione degli apparati decorativi. La sponsorizzazione di iGuzzini nell’ambito della progettazione illuminotecnica del PArCo rende ben visibile l’impianto dell’edificio anche dalla prospiciente via dei Cerchi, come anche le porzioni di intonaco dipinto dell'imponente sala centrale con soffitti cassettonati e colori sfumati dal rosso all’oro.
La Schola Praeconum si potrà visitare, a partire dal 3 febbraio, domenica e lunedì dalle 10 alle 13.30. Info e biglietti sul sito www.colosseo.it.
In due gruppi di quattro questi soggetti sono intenti a reggere un caduceo, un vessillo e un bastone. A terra spiccano alcune cassette ben chiuse. I simboli li identificano con i praecones o banditori, uomini liberi impiegati in contesti pubblici per annunciare cerimonie e processioni nella Roma imperiale o per proclamare i vincitori soprattutto nel Circo.
Costituiti in collegi, erano a tutti gli effetti uomini al servizio dello Stato. La contiguità topografica con il Circo Massimo e il diretto collegamento a nord con il Paedagogium – il collegio preposto all’istruzione degli schiavi imperiali – lasciano immaginare che lo spazio che ospita questo mosaico unico nel suo genere fosse la sede degli araldi degli spettacoli nel Circo.
Siamo all’interno della Schola praeconum del Circo Massimo, alle pendici meridionali del Palatino, sede del collegio degli araldi. L’edificio apre finalmente al pubblico dopo otto mesi di lavori e 500.000 euro di finanziamento che hanno previsto un articolato intervento riguardante tutti gli aspetti della ricerca interdisciplinare, dalle indagini preliminari ai rilievi fotogrammetrici 3D, dagli scavi archeologici alla valorizzazione illuminotecnica con la sponsorizzazione di iGuzzini e la predisposizione di una nuova rampa e vetrata per la migliore visione del mosaico e delle pitture che hanno dato il nome al contesto.
Schola praeconum | Foto: © Simona Murrone | Courtesy Parco archeologico del Colosseo
Per riannodare i fili di questa storia dobbiamo fare un salto alla fine dell’Ottocento quando fu ritrovato l’ambiente “ipogeo” con le pitture raffiguranti figure umane impegnate in un banchetto. Intorno al 1930 gli scavi parziali permisero di risalire in maniera più precisa alla planimetria dell’edificio. Furono individuati tre ambienti principali, coperti a volta, affacciati su una corte porticata. Uno dei tre ambienti, decorato con pitture, conservava lo straordinario mosaico bianco e nero con la raffigurazione del collegio degli araldi. La British School of Rome e la Soprintendenza Archeologica di Roma intervennero nell’area della corte negli anni Settanta recuperando ingenti scarichi di ceramica risalenti all’ultima fase di utilizzo della Schola. Adesso i fondi PNRR hanno permesso di portare avanti molte delle ricerche interrotte e di avviare un progetto scientifico di studio e recupero conservativo di questo edificio datato tra l’età Severiana e il V-VI secolo d.C., che funge da cerniera storica e topografica tra il Palatino e il Circo Massimo, con cui era collegato.
“Sono dieci progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Caput Mundi nell’ambito della Missione 1 Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo che il Parco archeologico del Colosseo sta portando avanti e due di questi sono stati conclusi nel 2024 - commenta Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo -. La riapertura della Schola degli araldi costituisce il primo traguardo, terminato nei tempi previsti Il cantiere, che ha unito archeologia, restauro, valorizzazione illuminotecnica e accessibilità. Rappresenta un modello di ricerca e progettazione interdisciplinare, in cui le indagini archeologiche hanno fornito nuovi dati per la comprensione del sito, mentre il restauro ha disvelato colori perduti e l’accessibilità per tutti consente di vedere e toccare il mosaico che ha dato il nome all’edificio. La riapertura della Schola al pubblico, con percorsi didattici accompaganti la domenica e il lunedì, avvia un percorso di riqualificazione del fronte del Palatino rivolto verso il Circo Massimo, che vedrà ulteriori riaperture e nuovi ingressi entro il 2026”.
Schola praeconum | Foto: © Simona Murrone | Courtesy Parco archeologico del Colosseo
Le indagini archeologiche hanno permesso di risalire a una sequenza di fasi di vita dell’edificio, caratterizzate da almeno sette periodi (dal I sec. d.C. al XIX secolo). I resti archeologici ritrovati risalgono al periodo compreso tra la costruzione della Schola, verso la metà del III sec. d.C., e le prime trasformazioni tra l’età massenziana e il V sec. d.C. A questi periodi seguì una fase di crolli dovuti probabilmente ai numerosi terremoti documentati. Future ricerche dovranno meglio precisare l’assetto complessivo del sito e la sua articolazione planimetrica. Intanto, grazie all’intervento portato a compimento dal Parco archeologico del Colosseo sarà possibile ammirare i resti lungo il percorso della rampa che garantisce piena accessibilità al sito, terminando nella sala affrescata e mosaicata, per avere, grazie a ad una vetrata, una ottimale visione degli apparati decorativi. La sponsorizzazione di iGuzzini nell’ambito della progettazione illuminotecnica del PArCo rende ben visibile l’impianto dell’edificio anche dalla prospiciente via dei Cerchi, come anche le porzioni di intonaco dipinto dell'imponente sala centrale con soffitti cassettonati e colori sfumati dal rosso all’oro.
La Schola Praeconum si potrà visitare, a partire dal 3 febbraio, domenica e lunedì dalle 10 alle 13.30. Info e biglietti sul sito www.colosseo.it.
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