Vittorio Corsini. Non odiarmi
Dal 22 Gennaio 2023 al 19 Marzo 2023
Pistoia
Luogo: ME Vannucci
Indirizzo: Via Gorizia 122
Orari: dal mercoledì al giovedì 17:00 -19:30; venerdì e sabato 9:30-12:30 / 17:00 -19:30 o su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 0573 20066
E-Mail info: info@vannucciartecontemporanea.com
Sito ufficiale: http://www.vannucciartecontemporanea.com
La mostra non odiarmi di Vittorio Corsini presenta le ultime opere realizzate dall’artista toscano, tra le quali una grande installazione che occupa la sala principale della galleria ME Vannucci di Pistoia. Accompagna la mostra un testo di Gabi Scardi.
Questa l'introduzione dell'artista alla lettura della mostra:
Non odiarmi se apro la porta
Non odiarmi se invado il tuo spazio
Non odiarmi se abbatto i muri
Non odiarmi se ti chiamo per nome
Non odiarmi se mangio la tua zuppa
Non odiarmi se la mia casa è senza fondamento Non odiarmi se le lacrime sono sul mio viso
Non odiarmi se il letto è sotto la tua finestra
Non odiarmi se la sedia apre una breccia
Non odiarmi se la polenta non è buona
Non odiarmi se la casa è disfatta
Non odiarmi se faccio ancora carezze
Non odiarmi se la finestra è rotta
Non odiarmi se il cielo è rosso
Non odiarmi se ti faccio inciampare
Non odiarmi se la parete è storta
Non odiarmi se l’aria passa dalle fessure
Non odiarmi se le mie braccia sono aperte
Ma puoi odiami, per quattro secondi, crescerò con te Nella sala principale della galleria la grande scultura in metallo Neither inside nor outside, 2023, riproduce la pianta di un’abitazione. Sul perimetro alcuni mobili attraversano e rompono l’accerchiamento delle pareti. Il disegno, che poi è ciò che lega il progetto, è in qualche modo manomesso, perché vivere, incontrare, muoversi nello spazio significa, per l’artista, cambiare in continuazione il progetto, significa abbracciare la mobilità, lasciare le certezze della stabilità, avventurarsi nell’abbraccio.
Una riflessione, come sempre quella di Corsini, sull’intensità e la potenza delle relazioni umane, sul valore degli scambi e degli incontri fra le persone e ogni casa è il frutto, l’oggettivazione di questi incontri, questi cambiamenti.
Il progetto di una casa nasce da un sogno, un’idea di vita che vorremmo condurre, da una definizione degli spazi a cui attribuiamo un valore di proiezione e di costruzione del nostro nome.
Il tempo, le azioni della vita, le difficoltà o gli amori inevitabilmente cambiano i nostri sogni, le nostre prospettive, cambiano il nostro modo di vivere, e quella pianta subisce variazioni, non tanto nei muri che restano immobili, ma nella percezione di questi spazi che cambiano faccia, cambiano disposizione.
Nel percorso della mostra altre piante di altri edifici come Art Hotel, realizzata in stoffa e poggiata su dei basamenti in legno o Vannucci’s gallery, una stampa su carta con inserti di stoffa. Anche qui i diversi materiali con cui i perimetri sono realizzati creano delle aperture, rendono i confini permeabili.
For lunch è invece una scultura composta da due pentole in cristallo poste una accanto all’altra, sul bordo di ognuna di esse è collocata, in modo apparentemente casuale una piccola stampa in PVC, in realtà un QR Code il cui disegno grafico è realizzato appositamente per l’opera. Inquadrando i due codici veniamo collegati alle ricette di due pietanze fondamentali alla sopravvivenza di due popoli: una zuppa eritrea e la polenta italiana.
Parla di cibo e di relazioni anche l’opera Babette’s feast, un riferimento al racconto di Karen Blixen, Il pranzo di Babette, in cui il cibo inteso anche come opera d’arte diventa punto di incontro, relazione e superamento di contrapposizioni. Corsini realizza una cassa in acciaio specchiante riprendendo le forme delle comuni cassette della frutta, quasi a voler realizzare un contenitore dove poter raccogliere ciò che fa parte della storia personale, un piccolo trasloco con gli oggetti che fanno parte del proprio vissuto, parole che prendono corpo.
All’interno una serie di sculture in cristallo: pentole e stoviglie, ma anche la copertina del libro con impresso il titolo Babette’s feast.
Conclude il percorso della mostra l’opera Hate me, composta da otto neon rossi attaccati alla parete. Durante la giornata l’installazione ogni tanto si spegne, lasciando intravedere la scritta in vernice fotosensibile “Hate me”, che però dura solo quattro secondi, poi scompare.
Vittorio Corsini è nato nel 1956 a Cecina (Livorno), vive e lavora tra la Toscana e Milano. È docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano.
La ricerca di Vittorio Corsini da sempre si concentra sul tema dell’abitare come archetipo mentale e come luogo in cui l’individuo si definisce e si realizza. Mediante sculture e installazioni, realizza una sorta di inventario visivo degli elementi dell’abitare domestico, assurgendo la casa a un’icona costante del suo lavoro.
Corsini fa della interazione con gli utenti uno dei punti cardini della sua poetica. Pone grande attenzione quindi all’arte pubblica di cui si cita il progetto che da molti anni conduce per la città di Peccioli. La sua poetica lo porta indistintamente ad utilizzare diversi medium: dal disegno alla scultura, dal vetro alla luce fino alle indagini sui social medium come per esempio nel progetto “lightmood”.
Ha esposto in numerose gallerie e musei pubblici, il suo lavoro è presente in collezioni pubbliche e private.
www.vittoriocorsini.com
Questa l'introduzione dell'artista alla lettura della mostra:
Non odiarmi se apro la porta
Non odiarmi se invado il tuo spazio
Non odiarmi se abbatto i muri
Non odiarmi se ti chiamo per nome
Non odiarmi se mangio la tua zuppa
Non odiarmi se la mia casa è senza fondamento Non odiarmi se le lacrime sono sul mio viso
Non odiarmi se il letto è sotto la tua finestra
Non odiarmi se la sedia apre una breccia
Non odiarmi se la polenta non è buona
Non odiarmi se la casa è disfatta
Non odiarmi se faccio ancora carezze
Non odiarmi se la finestra è rotta
Non odiarmi se il cielo è rosso
Non odiarmi se ti faccio inciampare
Non odiarmi se la parete è storta
Non odiarmi se l’aria passa dalle fessure
Non odiarmi se le mie braccia sono aperte
Ma puoi odiami, per quattro secondi, crescerò con te Nella sala principale della galleria la grande scultura in metallo Neither inside nor outside, 2023, riproduce la pianta di un’abitazione. Sul perimetro alcuni mobili attraversano e rompono l’accerchiamento delle pareti. Il disegno, che poi è ciò che lega il progetto, è in qualche modo manomesso, perché vivere, incontrare, muoversi nello spazio significa, per l’artista, cambiare in continuazione il progetto, significa abbracciare la mobilità, lasciare le certezze della stabilità, avventurarsi nell’abbraccio.
Una riflessione, come sempre quella di Corsini, sull’intensità e la potenza delle relazioni umane, sul valore degli scambi e degli incontri fra le persone e ogni casa è il frutto, l’oggettivazione di questi incontri, questi cambiamenti.
Il progetto di una casa nasce da un sogno, un’idea di vita che vorremmo condurre, da una definizione degli spazi a cui attribuiamo un valore di proiezione e di costruzione del nostro nome.
Il tempo, le azioni della vita, le difficoltà o gli amori inevitabilmente cambiano i nostri sogni, le nostre prospettive, cambiano il nostro modo di vivere, e quella pianta subisce variazioni, non tanto nei muri che restano immobili, ma nella percezione di questi spazi che cambiano faccia, cambiano disposizione.
Nel percorso della mostra altre piante di altri edifici come Art Hotel, realizzata in stoffa e poggiata su dei basamenti in legno o Vannucci’s gallery, una stampa su carta con inserti di stoffa. Anche qui i diversi materiali con cui i perimetri sono realizzati creano delle aperture, rendono i confini permeabili.
For lunch è invece una scultura composta da due pentole in cristallo poste una accanto all’altra, sul bordo di ognuna di esse è collocata, in modo apparentemente casuale una piccola stampa in PVC, in realtà un QR Code il cui disegno grafico è realizzato appositamente per l’opera. Inquadrando i due codici veniamo collegati alle ricette di due pietanze fondamentali alla sopravvivenza di due popoli: una zuppa eritrea e la polenta italiana.
Parla di cibo e di relazioni anche l’opera Babette’s feast, un riferimento al racconto di Karen Blixen, Il pranzo di Babette, in cui il cibo inteso anche come opera d’arte diventa punto di incontro, relazione e superamento di contrapposizioni. Corsini realizza una cassa in acciaio specchiante riprendendo le forme delle comuni cassette della frutta, quasi a voler realizzare un contenitore dove poter raccogliere ciò che fa parte della storia personale, un piccolo trasloco con gli oggetti che fanno parte del proprio vissuto, parole che prendono corpo.
All’interno una serie di sculture in cristallo: pentole e stoviglie, ma anche la copertina del libro con impresso il titolo Babette’s feast.
Conclude il percorso della mostra l’opera Hate me, composta da otto neon rossi attaccati alla parete. Durante la giornata l’installazione ogni tanto si spegne, lasciando intravedere la scritta in vernice fotosensibile “Hate me”, che però dura solo quattro secondi, poi scompare.
Vittorio Corsini è nato nel 1956 a Cecina (Livorno), vive e lavora tra la Toscana e Milano. È docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano.
La ricerca di Vittorio Corsini da sempre si concentra sul tema dell’abitare come archetipo mentale e come luogo in cui l’individuo si definisce e si realizza. Mediante sculture e installazioni, realizza una sorta di inventario visivo degli elementi dell’abitare domestico, assurgendo la casa a un’icona costante del suo lavoro.
Corsini fa della interazione con gli utenti uno dei punti cardini della sua poetica. Pone grande attenzione quindi all’arte pubblica di cui si cita il progetto che da molti anni conduce per la città di Peccioli. La sua poetica lo porta indistintamente ad utilizzare diversi medium: dal disegno alla scultura, dal vetro alla luce fino alle indagini sui social medium come per esempio nel progetto “lightmood”.
Ha esposto in numerose gallerie e musei pubblici, il suo lavoro è presente in collezioni pubbliche e private.
www.vittoriocorsini.com
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