Sulla superficie della luce. Riccardo Guarneri - Gioni David Parra
Dal 22 Marzo 2014 al 10 Maggio 2014
Pontedera | Pisa
Luogo: Galleria Liba
Indirizzo: via G. Bruno 9
Orari: giovedì, venerdì e sabato 17-19.30
Curatori: Matteo Galbiati
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 347 2320947
E-Mail info: libarte@tiscali.it
Sito ufficiale: http://www.gallerialiba.com
Inaugura il prossimo 22 marzo alla Galleria Liba di Pontedera la bi-personale degli artisti Riccardo Guarneri (1933) e Gioni David Parra (1962). In mostra le opere dei due artisti toscani, di diversa generazione e formazione, si confronteranno in un dialogo serrato riflettendo su linguaggi che procedono tanto per comuni e condivisi temi e reciproche sensibilità e affinità, quanto per differenti e autonome singolarità e proprietà.
Questa mostra si inserisce nella linea programmatica che la Galleria Liba sta seguendo ormai da diversi anni: le scelte e le proposte ricadono sempre su artisti impegnati in una riflessione seriamente profonda sul valore e il senso del fare pittura, in cui l’espressione pittorica, perseguendo vie aniconiche e astrattive, rinnova sempre i propri postulati e la propria evidenza narrativa. L’impegno rimane quello di dichiararne ancora l’attualità e il valore vivo in una contemporaneità caotica, disordinata e disorientata come l’attuale.
Qui l’incontro e il confronto con due modi di intendere la pittura passa attraverso le ricerche di due artisti che, generazionalmente distanti, sono avvicinabili per gli spunti che i loro lavori offrono nel reciproco dialogo: accanto a sensibilità comuni vissute e predicate sul senso del colore e sul rapporto con la luce e la profondità dello spazio, si ritrovano anche quelle distanze che ne dimostrano la non omologazione di genere e lasciano trapelare un differente approccio con la materia e la sostanza del fare pittura.
La libertà immaginativa delle visioni pittoriche di Riccardo Guarneri viene filtrata attraverso geometrie in dissolvenza, in cui il colore, velato e semitrasparente, sembra perdersi nei confini labili delle figure. Una luce divampante sembra assorbire (o restituire?), poco a poco, le energie del tessuto cromatico che si fa delicatamente evanescente. La superficie fa emergere energie, forze e dinamiche in un punto precario di equilibrio, raggiunto con misura e meticolosità. Guarneri concede alla vista immagini diafane, frutto di una memoria pescata da lontano e ce le restituisce in tutta la loro maestosa delicatezza. Qui il gesto pittorico si dichiara in uno spazio rinnovabile, sempre soggetto a spinte estatiche che ne alterano le profondità e gli spessori. Una storia che viaggia sempre su un crinale imprevedibile e mutevole.
In Parra, restando vero questo valore di ricerca oltre il visibile, al contrario, questa riflessione sulla forza segnica del colore e dell’impronta figurale si inscrive – lui è anche scultore – in un linguaggio in cui la presenza fisicamente tattile della materia diventa elemento centrale. La proliferazione tecnica delle sue opere sviluppa un rapporto tangibile e concreto del loro esserci, o meglio, dell’affermazione della loro esistenza. La pittura polimaterica di Parra si fa solida e concreta e la “pelle” della sostanza cromatica diventa reale intercettatore delle relazioni e sollecitazioni esterne. La monocromia vibrante delle sue tele, dove piccoli addensamenti paiono far attecchire qualcosa che spinge da sotto la superficie in uno stato ancora germinale ed embrionale delle cose, mostra come l’agire dell’artista sia votato ad una sperimentazione continua, ad una messa in prova che riparte sempre da quel punto preciso dove la materia intercetta la sensibilità della luce. L’intervento luminifico pare svegliare e attivare quella rutilante e incontenibile voglia e carica d’essere che trapassa l’integrità, apparentemente immota, di ogni suo lavoro.Una mostra dove la Pittura, pratica solerte e mai scaduta, sollecita in loro ancora vivissime dinamiche, fisiche e percettive, che dal mondo dei sensi accompagnano lo sguardo all’universo del pensiero e dell’intelletto, svelando, sotto la superficie di una luce inafferrabile, la profondità amplissima dell’atto creativo. Atto creativo – quello pittorico – che torna ad essere generante e generativo, che torna ad essere fine e nuovo inizio di qualcosa che sposta sempre oltre l’orizzonte inafferrabile del proprio intrigante mistero.
Questa mostra si inserisce nella linea programmatica che la Galleria Liba sta seguendo ormai da diversi anni: le scelte e le proposte ricadono sempre su artisti impegnati in una riflessione seriamente profonda sul valore e il senso del fare pittura, in cui l’espressione pittorica, perseguendo vie aniconiche e astrattive, rinnova sempre i propri postulati e la propria evidenza narrativa. L’impegno rimane quello di dichiararne ancora l’attualità e il valore vivo in una contemporaneità caotica, disordinata e disorientata come l’attuale.
Qui l’incontro e il confronto con due modi di intendere la pittura passa attraverso le ricerche di due artisti che, generazionalmente distanti, sono avvicinabili per gli spunti che i loro lavori offrono nel reciproco dialogo: accanto a sensibilità comuni vissute e predicate sul senso del colore e sul rapporto con la luce e la profondità dello spazio, si ritrovano anche quelle distanze che ne dimostrano la non omologazione di genere e lasciano trapelare un differente approccio con la materia e la sostanza del fare pittura.
La libertà immaginativa delle visioni pittoriche di Riccardo Guarneri viene filtrata attraverso geometrie in dissolvenza, in cui il colore, velato e semitrasparente, sembra perdersi nei confini labili delle figure. Una luce divampante sembra assorbire (o restituire?), poco a poco, le energie del tessuto cromatico che si fa delicatamente evanescente. La superficie fa emergere energie, forze e dinamiche in un punto precario di equilibrio, raggiunto con misura e meticolosità. Guarneri concede alla vista immagini diafane, frutto di una memoria pescata da lontano e ce le restituisce in tutta la loro maestosa delicatezza. Qui il gesto pittorico si dichiara in uno spazio rinnovabile, sempre soggetto a spinte estatiche che ne alterano le profondità e gli spessori. Una storia che viaggia sempre su un crinale imprevedibile e mutevole.
In Parra, restando vero questo valore di ricerca oltre il visibile, al contrario, questa riflessione sulla forza segnica del colore e dell’impronta figurale si inscrive – lui è anche scultore – in un linguaggio in cui la presenza fisicamente tattile della materia diventa elemento centrale. La proliferazione tecnica delle sue opere sviluppa un rapporto tangibile e concreto del loro esserci, o meglio, dell’affermazione della loro esistenza. La pittura polimaterica di Parra si fa solida e concreta e la “pelle” della sostanza cromatica diventa reale intercettatore delle relazioni e sollecitazioni esterne. La monocromia vibrante delle sue tele, dove piccoli addensamenti paiono far attecchire qualcosa che spinge da sotto la superficie in uno stato ancora germinale ed embrionale delle cose, mostra come l’agire dell’artista sia votato ad una sperimentazione continua, ad una messa in prova che riparte sempre da quel punto preciso dove la materia intercetta la sensibilità della luce. L’intervento luminifico pare svegliare e attivare quella rutilante e incontenibile voglia e carica d’essere che trapassa l’integrità, apparentemente immota, di ogni suo lavoro.Una mostra dove la Pittura, pratica solerte e mai scaduta, sollecita in loro ancora vivissime dinamiche, fisiche e percettive, che dal mondo dei sensi accompagnano lo sguardo all’universo del pensiero e dell’intelletto, svelando, sotto la superficie di una luce inafferrabile, la profondità amplissima dell’atto creativo. Atto creativo – quello pittorico – che torna ad essere generante e generativo, che torna ad essere fine e nuovo inizio di qualcosa che sposta sempre oltre l’orizzonte inafferrabile del proprio intrigante mistero.
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