Sergio Borghesi. Rosso 2021
Dal 01 Maggio 2021 al 31 Ottobre 2021
Volterra | Pisa
Luogo: Teatro Persio Flacco
Indirizzo: Via dei Sarti 37
Orari: 9-12 e 15-18 (giovedì pomeriggio chiuso)
Enti promotori:
- Regione Toscana
- Comune di Volterra
- Fondazione CRV
- Cassa di Risparmio di Volterra
Telefono per informazioni: +39 0588 88204
E-Mail info: info@teatropersioflacco.it
Torna sulla scena della città uno dei pionieri dell’arte contemporanea, del design dell’alabastro e delle arti applicate alla psichiatria. Insegnante e direttore artistico, nel 2009 organizza l’ultima grande mostra di Mauro Staccioli a Volterra
Scansioni spaziali potentissime per squarci di luce, colori straordinari dipinti dalla natura, albe e tramonti di un tempo che scivola via sull’orizzonte dell’infinito, rivelando la memoria episodica della nostra storia.
Si ri-aggancia ad una delle più grandi rivoluzioni compiute nella capitale etrusca: il passaggio del Rosso Fiorentino e la sua Deposizione, alle origini remote dell’arte moderna. Quel Rosso ancora “nelle vene”, e negli slanci, di un volterrano autentico, come intuiva e annotava nel 2004 la giornalista e amica Piera Rolandi.
Dal 1 maggio, finoal 31 ottobre 2021, sarà il Teatro Persio Flacco, in Via dei Sarti a Volterra (PI), ad accogliere la scenografia della personale di pittura e grafica “ROSSO 2021”: dalle invenzioni sceniche del grande maestro cinquecentesco, ai meta quadri firmati da Sergio Borghesi, Volterra ritrova così la sua anima contemporanea, quella che ha contato nomi come Mino Trafeli e Mauro Staccioli, e la manifestazione storica Volterra 73.
Assente dal “palco” espositivo volterrano dal 2007, Sergio Borghesi è protagonista di una inedita mostra voluta dal Presidente dell’Accademia dei Riuniti Davide G. Arcieri, nell’ambito della rassegna espositiva “Teatro Persio Flacco in mostra”, nelle sale del gioiello ottocentesco, dove ha un suo mini-percorso e calibra una certa ascesa emotiva nello spettatore.
Dalle sintesi bidimensionali della grafica del primo spazio, dove si familiarizza con le forme e con il concetto spaziale di Borghesi, la seconda sala coinvolge totalmente nella dimensionalità e nell’ascesa installativa delle tele in collage e nelle profondità magnetiche di passaggi ed impasti di colore e luce. Il ROSSO, è anche il pigmento dominante, quello che per Chiara Bruschi, “avvolge, scalda”, ma anche “delira” e, “nella sfumatura che lo rende diverso”, si fa spazio in cui perdersi per ritrovarsi, per tracciare ricordi che si stratificano negli andamenti del ciclo eterno della vita.
Con rimandi all’espressionismo astratto, fino alla Pop art più sintetica, dalle onde collinari di Volterra ai riverberi delle isole del Tirreno, è “quel senso del mare” che Sergio Borghesi cerca di rappresentare. Ed a monte ci sono anche i retaggi di tecniche modernissime, come le riprese video - spinte fin giù sui fondali - per rimandare la freschezza del verde delle acque, la persistenza cristallina del sale, la luce calda ed accecante dell’aria, la struggente percezione di un tramonto, reso fino agli albori di calde e surreali notti, nei pannelli più ombrosi.
E se ci può essere ancora quel senso matissiano leggero, della silhouette di un frammento di memoria di corpo, tutto ri-scivola in quella simbologia dominante di forme assolute, astrali ed ancestrali. Come nella geniale collocazione delle scultura ambientali di Mauro Staccioli - citate in omaggi che si accendono come eclissi nelle nuove grafiche di Borghesi - amplificano, ma anche lasciano sospeso, il rapporto fra i sentimenti del finito ed i messaggi enigmatici dell’infinito.
“Tra i primi a collaborare con progetti di attività manipolative all’interno dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra, Sergio Borghesi esordisce con l’attività artistica alla metà degli anni ‘60, prima ancora di aver concluso gli studi, a Volterra e poi a Firenze.
Nel 1970 inizia a dipingere su tela gli spazi ristretti vitali obbligati dell’uomo che vive il frenetismo caotico della città, e dove la sua spersonalizzazione è sempre più evidente. La tela poi man mano è sostituita da materie plastiche, da acciaio e la superficie diventa tridimensionale, di grandi dimensioni e percorribile.
In “Volterra 73”, Sergio Borghesi, insieme a Ciriaco Campus, Pino Cosimelli, Franco Politano e Mino Trafeli, realizza una installazione sul piano di Castello, oggi Parco Fiumi, contro il carcere Mediceo. Una “manifestazione silenziosa” per sottolineare il disagio dei detenuti.
Seguono eventi importanti, a Venezia, nella Galleria Graziussi, a Matera e a Montepulciano.
Nel 1982, Borghesi decide di non esporre le proprie opere, ma continua a lavorare con la serigrafia, la fotografia, il video , le multivision e diventa il promotore, con Vittorio Fagone e Pietro Grilli, dello Spazio Multimediale di Volterra, per anni luogo di riferimento dell’arte multimediale italiana ed europea. In quegli stessi anni è impegnato nella valorizzazione del patrimonio artistico e culturale di Volterra e del suo territorio, con il Gruppo Fotoimmagine.
Nel 2000, quando il mondo è dominato dalla tecnologia e da messaggi virtuali ormai codificati, Borghesi ritorna al concetto di pittura intesa come capacità di raccontare il proprio pensiero”.
Come direttore artistico, dal 2005 dà il via alle attività di “Generazioni in Arte”, una compagine di artisti legati all’ISA (Istituto Statale di Arte), con cui organizza rassegne in antichi siti, e dove spessoentrano nei linguaggi anche le millenarie suggestioni etrusche.
Ma non manca la fondamentale storia volterrana legata dell’alabastro, portata alla ribalta nel 2006 con la mostra “Luoghi d'Incontro” dello scultore Marco Bagnoli, del designer Carlo Bimbi e dell’architetto Vittorio Giorgini. Segue, nel 2009, l’evento che celebra l’artigiano-artista Aulo Grandoli detto “Il Pupo”. “Luoghi d’Incontro” che segnano una tappa anche per le installazioni di Ciriaco Campus, nel 2008, fino ancora al 2009, quando Sergio Borghesi organizza la grande mostra di Mauro Staccioli “Luoghi d’Esperienza” i cui giganteschi segni accolgono ancora nello spettacolo paesaggistico di Volterra.
Le esposizioni della rassegna “Teatro Persio Flacco in mostra” sono organizzate nel rispetto delle vigenti disposizioni di sicurezza e delle regole di distanziamento per pandemia da Covid-19.
Scansioni spaziali potentissime per squarci di luce, colori straordinari dipinti dalla natura, albe e tramonti di un tempo che scivola via sull’orizzonte dell’infinito, rivelando la memoria episodica della nostra storia.
Si ri-aggancia ad una delle più grandi rivoluzioni compiute nella capitale etrusca: il passaggio del Rosso Fiorentino e la sua Deposizione, alle origini remote dell’arte moderna. Quel Rosso ancora “nelle vene”, e negli slanci, di un volterrano autentico, come intuiva e annotava nel 2004 la giornalista e amica Piera Rolandi.
Dal 1 maggio, finoal 31 ottobre 2021, sarà il Teatro Persio Flacco, in Via dei Sarti a Volterra (PI), ad accogliere la scenografia della personale di pittura e grafica “ROSSO 2021”: dalle invenzioni sceniche del grande maestro cinquecentesco, ai meta quadri firmati da Sergio Borghesi, Volterra ritrova così la sua anima contemporanea, quella che ha contato nomi come Mino Trafeli e Mauro Staccioli, e la manifestazione storica Volterra 73.
Assente dal “palco” espositivo volterrano dal 2007, Sergio Borghesi è protagonista di una inedita mostra voluta dal Presidente dell’Accademia dei Riuniti Davide G. Arcieri, nell’ambito della rassegna espositiva “Teatro Persio Flacco in mostra”, nelle sale del gioiello ottocentesco, dove ha un suo mini-percorso e calibra una certa ascesa emotiva nello spettatore.
Dalle sintesi bidimensionali della grafica del primo spazio, dove si familiarizza con le forme e con il concetto spaziale di Borghesi, la seconda sala coinvolge totalmente nella dimensionalità e nell’ascesa installativa delle tele in collage e nelle profondità magnetiche di passaggi ed impasti di colore e luce. Il ROSSO, è anche il pigmento dominante, quello che per Chiara Bruschi, “avvolge, scalda”, ma anche “delira” e, “nella sfumatura che lo rende diverso”, si fa spazio in cui perdersi per ritrovarsi, per tracciare ricordi che si stratificano negli andamenti del ciclo eterno della vita.
Con rimandi all’espressionismo astratto, fino alla Pop art più sintetica, dalle onde collinari di Volterra ai riverberi delle isole del Tirreno, è “quel senso del mare” che Sergio Borghesi cerca di rappresentare. Ed a monte ci sono anche i retaggi di tecniche modernissime, come le riprese video - spinte fin giù sui fondali - per rimandare la freschezza del verde delle acque, la persistenza cristallina del sale, la luce calda ed accecante dell’aria, la struggente percezione di un tramonto, reso fino agli albori di calde e surreali notti, nei pannelli più ombrosi.
E se ci può essere ancora quel senso matissiano leggero, della silhouette di un frammento di memoria di corpo, tutto ri-scivola in quella simbologia dominante di forme assolute, astrali ed ancestrali. Come nella geniale collocazione delle scultura ambientali di Mauro Staccioli - citate in omaggi che si accendono come eclissi nelle nuove grafiche di Borghesi - amplificano, ma anche lasciano sospeso, il rapporto fra i sentimenti del finito ed i messaggi enigmatici dell’infinito.
“Tra i primi a collaborare con progetti di attività manipolative all’interno dell’Ospedale Psichiatrico di Volterra, Sergio Borghesi esordisce con l’attività artistica alla metà degli anni ‘60, prima ancora di aver concluso gli studi, a Volterra e poi a Firenze.
Nel 1970 inizia a dipingere su tela gli spazi ristretti vitali obbligati dell’uomo che vive il frenetismo caotico della città, e dove la sua spersonalizzazione è sempre più evidente. La tela poi man mano è sostituita da materie plastiche, da acciaio e la superficie diventa tridimensionale, di grandi dimensioni e percorribile.
In “Volterra 73”, Sergio Borghesi, insieme a Ciriaco Campus, Pino Cosimelli, Franco Politano e Mino Trafeli, realizza una installazione sul piano di Castello, oggi Parco Fiumi, contro il carcere Mediceo. Una “manifestazione silenziosa” per sottolineare il disagio dei detenuti.
Seguono eventi importanti, a Venezia, nella Galleria Graziussi, a Matera e a Montepulciano.
Nel 1982, Borghesi decide di non esporre le proprie opere, ma continua a lavorare con la serigrafia, la fotografia, il video , le multivision e diventa il promotore, con Vittorio Fagone e Pietro Grilli, dello Spazio Multimediale di Volterra, per anni luogo di riferimento dell’arte multimediale italiana ed europea. In quegli stessi anni è impegnato nella valorizzazione del patrimonio artistico e culturale di Volterra e del suo territorio, con il Gruppo Fotoimmagine.
Nel 2000, quando il mondo è dominato dalla tecnologia e da messaggi virtuali ormai codificati, Borghesi ritorna al concetto di pittura intesa come capacità di raccontare il proprio pensiero”.
Come direttore artistico, dal 2005 dà il via alle attività di “Generazioni in Arte”, una compagine di artisti legati all’ISA (Istituto Statale di Arte), con cui organizza rassegne in antichi siti, e dove spessoentrano nei linguaggi anche le millenarie suggestioni etrusche.
Ma non manca la fondamentale storia volterrana legata dell’alabastro, portata alla ribalta nel 2006 con la mostra “Luoghi d'Incontro” dello scultore Marco Bagnoli, del designer Carlo Bimbi e dell’architetto Vittorio Giorgini. Segue, nel 2009, l’evento che celebra l’artigiano-artista Aulo Grandoli detto “Il Pupo”. “Luoghi d’Incontro” che segnano una tappa anche per le installazioni di Ciriaco Campus, nel 2008, fino ancora al 2009, quando Sergio Borghesi organizza la grande mostra di Mauro Staccioli “Luoghi d’Esperienza” i cui giganteschi segni accolgono ancora nello spettacolo paesaggistico di Volterra.
Le esposizioni della rassegna “Teatro Persio Flacco in mostra” sono organizzate nel rispetto delle vigenti disposizioni di sicurezza e delle regole di distanziamento per pandemia da Covid-19.
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