Guido Mariani. Attraversamenti eclettici della contemporaneità
Guido Mariani. Attraversamenti eclettici della contemporaneità, Casa natale di Raffaello - Bottega Giovanni Santi, Urbino
Dal 04 Agosto 2012 al 30 Agosto 2012
Urbino | Pesaro e Urbino
Luogo: Casa natale di Raffaello - Bottega Giovanni Santi
Indirizzo: via Raffaello 57
Orari: feriali 9-12.30/ 15-18.30; festivi 10-13
Curatori: Gian Carlo Bojani
Enti promotori:
- Accademia Raffaello - Urbino
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0722 320105
E-Mail info: press.zanchi@gmail.com
Culla storica all’arte ceramica, Urbino è nuovamente sede di un importante omaggio ad uno dei più autorevoli maestri faentini, lo scultore e ceramista Guido Mariani, vincitore del prestigioso “Premio Faenza” nel 1980 e portavoce di uno stile contemporaneo originale ed eclettico che è andato rinnovandosi fino ad oggi.
Promossa dall’Accademia Raffaello di Urbino, la mostra “GUIDO MARIANI, attraversamenti eclettici della contemporaneità” è allestita alla Casa natale di Raffaello – Bottega Giovanni Santi, dal 4 al 30 agosto 2012, con una scelta di significativi capolavori che ripercorrono la carriera dell’artista.
A cura di Gian Carlo Bojani, già direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e a cui si devono le precedenti mostre dedicate a Guerrino Tramonti e Alfonso Leoni, la mostra di Guido Mariani segna un altro punto di riferimento imprescindibile nell’indagine condotta da Bojani sull’arte ceramica del novecento.
L’esposizione di Guido Mariani presenta un’antologia di opere realizzate con tecniche e materiali ceramici diversi; una campionatura divisa per decenni a partire dagli esordi con i teatrini in maiolica degli anni settanta, come Help, Non per indicare e soprattutto Non abbiamo alternative, da cui sono scaturite nuove e successive sculture, come i pantaloni ricreati a grandezza naturale, con cui vince il Premio Internazionale della Ceramica a Faenza.
Segue la produzione matura degli anni ottanta con lavori come Blu e bipistola, Artemide, Afrodite, Panni di tutti, Alla palmetta persiana, Prego accomodatevi. Sono gli anni della sua epifania, come scrive Bojani, a cui approda “con opere che parvero derivare dalla pop-art; riproducenti quasi in fac-simile oggetti della vita quotidiana: poltrone di sapore Dada, carriole, stracci, panni, sgabelli, “pizie” o “arpie” apparentemente innocenti (...); il clima era quello suscitato da Claes Oldenburg, George Segal e Robert Rauchenberg (...) ma le sue intenzioni erano ben diverse”. Mariani non si ispira infatti al consumismo e piuttosto trae spunto dalle campagne povere e dai borghi contadini della sua terra; oggetti come segni di una civiltà che sta per scomparire e tuttavia c’è nelle sue opere una pacata ironia che esorcizza la nostalgia, anche attraverso l’uso di squillanti decori maiolicati.
Alla fine degli anni ottanta il suo lavoro diventa più informale, più espressionista, ed è facendo leva sulle caratteristiche del gesto e della plasticità che la critica lo definisce ”Neo-Barocco Selvaggio”.
Si giunge quindi agli anni novanta di cui sono un mirabile esempio: Ghibli, Tramontana, Zefiro, Vortice, Metallica e alla produzione dal 2000 con Ho la mosca al naso, Io no, Oooh!, Cavalieri d'oriente, A jo dal zamandal.
In questi anni Mariani conferma una vocazione sempre più surrealista nell’esaltazione dei formati e nelle espansioni di parti per del tutto con elementi ambiguamente minacciosi e decorativi al tempo stesso, come avviene nelle sue teste parlanti, ancora oggi.
Le ultime ricerche del suo lavoro sono una sorta di teatro ceramico, un vago ritorno ai teatrini degli anni settanta, dove i personaggi recitano un momento leggero e ironico, immersi nel triste passare del presente che loro, spesso, irridono o demistificano.
Scrive Gian Carlo Bojani nel catalogo “...con la sua impareggiabile anche istintiva riflessione antropologica (...) i materiali di Mariani e i modi di realizzarli trasformandoli, captano una complessità di fenomeni fino a ridarci tutto un universo soprattutto di umorale, saturnina cultura popolare anche rivisitata nei Quartieri Alti della speculazione estetica”. Il catalogo edito da “tipografia faentina” – Faenza contiene anche un’antologia critica con testi di C. Cerritelli, F. Vincitorio, G. Ruggeri, G. Lambertini.
L’ARTISTA
Faentino di nascita Guido Mariani si forma con Carlo Zauli, Napoli e Augusto Perez e l’insegnamento della progettazione ceramica e della scultura negli istituti d’arte è sempre stata una caratteristica del suo percorso. Impegnato nel rinnovamento della ceramica artistica, negli anni novanta conosce l’ imprenditore pioniere del design Dino Gavina e inizia con lui una stimolante collaborazione per creare complementi d’arredo in ceramica che vengono poi diffusi dalla Simongavina. Vincitore di molti premi nazionali oltre al “Premio Faenza”, si fa conoscere a livello europeo grazie ad un percorso dove la demistificazione, la provocazione, il trompe-l’oeil, conferiscono alla ceramica d’arte un volto nuovo.
Ha preso parte a oltre duecento mostre tra personali e collettive in tutto il mondo. Alcuni musei conservano le sue opere: il museo Adrian Dubuchè di Limoges, quello di Shigaraki in Giappone, il museo italiano di Fuping in Cina e di Taipei a Taiwan. A Faenza Avvia, con Claudio Cerritelli, Gaia Studio, galleria d’arte contemporanea dedicata ai significati profondi della “terra”, presentando tra l’altro il gruppo “transmaniere” proposto da Giorgio Celli, nonché autori come Fontana, Valentini e Leoncillo.
Ha realizzato lavori pubblici di notevole impegno come il muro di via Battaglia a Faenza, l’arredo della Chiesa della Madonna delle Grazie di Larino, e la monumentale Via Crucis di Casacalenda e altri lavori non meno significativi come a Trieste e al Dams di Imperia.
Promossa dall’Accademia Raffaello di Urbino, la mostra “GUIDO MARIANI, attraversamenti eclettici della contemporaneità” è allestita alla Casa natale di Raffaello – Bottega Giovanni Santi, dal 4 al 30 agosto 2012, con una scelta di significativi capolavori che ripercorrono la carriera dell’artista.
A cura di Gian Carlo Bojani, già direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e a cui si devono le precedenti mostre dedicate a Guerrino Tramonti e Alfonso Leoni, la mostra di Guido Mariani segna un altro punto di riferimento imprescindibile nell’indagine condotta da Bojani sull’arte ceramica del novecento.
L’esposizione di Guido Mariani presenta un’antologia di opere realizzate con tecniche e materiali ceramici diversi; una campionatura divisa per decenni a partire dagli esordi con i teatrini in maiolica degli anni settanta, come Help, Non per indicare e soprattutto Non abbiamo alternative, da cui sono scaturite nuove e successive sculture, come i pantaloni ricreati a grandezza naturale, con cui vince il Premio Internazionale della Ceramica a Faenza.
Segue la produzione matura degli anni ottanta con lavori come Blu e bipistola, Artemide, Afrodite, Panni di tutti, Alla palmetta persiana, Prego accomodatevi. Sono gli anni della sua epifania, come scrive Bojani, a cui approda “con opere che parvero derivare dalla pop-art; riproducenti quasi in fac-simile oggetti della vita quotidiana: poltrone di sapore Dada, carriole, stracci, panni, sgabelli, “pizie” o “arpie” apparentemente innocenti (...); il clima era quello suscitato da Claes Oldenburg, George Segal e Robert Rauchenberg (...) ma le sue intenzioni erano ben diverse”. Mariani non si ispira infatti al consumismo e piuttosto trae spunto dalle campagne povere e dai borghi contadini della sua terra; oggetti come segni di una civiltà che sta per scomparire e tuttavia c’è nelle sue opere una pacata ironia che esorcizza la nostalgia, anche attraverso l’uso di squillanti decori maiolicati.
Alla fine degli anni ottanta il suo lavoro diventa più informale, più espressionista, ed è facendo leva sulle caratteristiche del gesto e della plasticità che la critica lo definisce ”Neo-Barocco Selvaggio”.
Si giunge quindi agli anni novanta di cui sono un mirabile esempio: Ghibli, Tramontana, Zefiro, Vortice, Metallica e alla produzione dal 2000 con Ho la mosca al naso, Io no, Oooh!, Cavalieri d'oriente, A jo dal zamandal.
In questi anni Mariani conferma una vocazione sempre più surrealista nell’esaltazione dei formati e nelle espansioni di parti per del tutto con elementi ambiguamente minacciosi e decorativi al tempo stesso, come avviene nelle sue teste parlanti, ancora oggi.
Le ultime ricerche del suo lavoro sono una sorta di teatro ceramico, un vago ritorno ai teatrini degli anni settanta, dove i personaggi recitano un momento leggero e ironico, immersi nel triste passare del presente che loro, spesso, irridono o demistificano.
Scrive Gian Carlo Bojani nel catalogo “...con la sua impareggiabile anche istintiva riflessione antropologica (...) i materiali di Mariani e i modi di realizzarli trasformandoli, captano una complessità di fenomeni fino a ridarci tutto un universo soprattutto di umorale, saturnina cultura popolare anche rivisitata nei Quartieri Alti della speculazione estetica”. Il catalogo edito da “tipografia faentina” – Faenza contiene anche un’antologia critica con testi di C. Cerritelli, F. Vincitorio, G. Ruggeri, G. Lambertini.
L’ARTISTA
Faentino di nascita Guido Mariani si forma con Carlo Zauli, Napoli e Augusto Perez e l’insegnamento della progettazione ceramica e della scultura negli istituti d’arte è sempre stata una caratteristica del suo percorso. Impegnato nel rinnovamento della ceramica artistica, negli anni novanta conosce l’ imprenditore pioniere del design Dino Gavina e inizia con lui una stimolante collaborazione per creare complementi d’arredo in ceramica che vengono poi diffusi dalla Simongavina. Vincitore di molti premi nazionali oltre al “Premio Faenza”, si fa conoscere a livello europeo grazie ad un percorso dove la demistificazione, la provocazione, il trompe-l’oeil, conferiscono alla ceramica d’arte un volto nuovo.
Ha preso parte a oltre duecento mostre tra personali e collettive in tutto il mondo. Alcuni musei conservano le sue opere: il museo Adrian Dubuchè di Limoges, quello di Shigaraki in Giappone, il museo italiano di Fuping in Cina e di Taipei a Taiwan. A Faenza Avvia, con Claudio Cerritelli, Gaia Studio, galleria d’arte contemporanea dedicata ai significati profondi della “terra”, presentando tra l’altro il gruppo “transmaniere” proposto da Giorgio Celli, nonché autori come Fontana, Valentini e Leoncillo.
Ha realizzato lavori pubblici di notevole impegno come il muro di via Battaglia a Faenza, l’arredo della Chiesa della Madonna delle Grazie di Larino, e la monumentale Via Crucis di Casacalenda e altri lavori non meno significativi come a Trieste e al Dams di Imperia.
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