Gustavo Francalancia

Gustavo Francalancia
Gustavo Francalancia
Dal 17 Settembre 2011 al 16 Ottobre 2011
Spello | Perugia
Luogo: Villa Fidelia
Indirizzo: via Flaminia, 72
Orari: 10.30 – 18.00
Curatori: Marco Francalancia
Costo del biglietto: Euro 3,00
Telefono per informazioni: 0742.652547
A Gustavo Francalancia, uno degli ultimi eredi della scuola romana, o più propriamente del realismo magico, è dedicata la mostra monografica che si terrà dal 17 settembre al 16 ottobre 2011 nella ottocentesca Villa Fidelia a Spello, in provincia di Perugia.
L’iniziativa è stata voluta con decisione dal figlio Marco, sensibile fotografo, per rendere omaggio ad una vita dedicata alla pittura e, insieme al padre, oggi novantenne, “tirare uno scherzo alla sorte” – come ironicamente afferma - organizzando questa nuova personale.
Ma anche salutare il rientro di Gustavo Francalancia ad Assisi, dove il maestro abitò fino al 1973, esercitando la professione di dentista, per poi trasferirsi a Roma dedicandosi prevalentemente al lavoro artistico.
La Capitale in quegli anni era una città dalla vita culturale molto vivace, animata da artisti e intellettuali come Francesco Trombadori, Titina Maselli, Cesare Vivaldi e Paolo Volponi che ne furono tra i principali protagonisti. Senza dimenticare galleristi del calibro di Plinio de Martiis, che con la “Tartaruga” ispirò la pratica espositiva contemporanea da Leo Castelli in poi, e di Bruno Sargentini, al quale Gustavo era strettamente legato sul piano professionale.
Stimoli forti, che si sommano a quelli di famiglia, essendo Gustavo figlio d’arte. Suo padre è stato il noto pittore Riccardo Francalancia (Assisi, 1886 - Roma, 1965), di cui ha continuato la tradizione riprendendone i soggetti: i paesaggi dell’Umbria e del Lazio, gli interni, le nature morte.
Uno scenario ben tratteggiato nel contributo critico alla mostra, firmato da Valerio Rivosecchi, arricchito con alcuni simpatici aneddoti che restituiscono al lettore l’umore proprio di una certa romanità, dall’ironia scanzonata e irriverente, a volte amara. La stessa amara ironia che connota la personalità di Gustavo, esemplificata nel titolo di un suo recente autoritratto: Natura non ancora morta (2008, olio su tela, 50x70 cm).
Questa storia è implicitamente raccontata nei 120 dipinti a olio e nelle 10 grafiche (alcuni dei quali inediti) in mostra, selezionati da Marco Francalancia che ne cura l’allestimento, con la collaborazione di Claudio Carli, e il catalogo.
Tra le opere in esposizione, si segnalano Autoritratto (1983, olio su tela, 20x25 cm) e Conchiglia (1976, olio su tela, 40 x 50 cm), su cui si è invece soffermato il critico Ezio Genovesi per la loro singolarità rispetto al resto della produzione di Gustavo Francalancia.
Su Autoritratto scrive: “il volto non ci guarda e non si guarda. La natura degli uomini, che Francalancia conosce bene per esperienza, lo ha disilluso: non vi sono scoperte che possano cambiare lo stato delle cose. L’asprezza della rappresentazione riflette, in quel momento, il suo sguardo sul mondo”.
E sulla conchiglia, donata a Gustavo da Edita Mühlen, affermata pittrice (e moglie di Mario Broglio): “c’è una trama più profonda sotto l’apparenza di una creatura marina ridotta allo stato minerale; una trama che lega tanti stati d’animo presenti e passati. La conchiglia di Edita è sola in un mondo tutto per sé. In questa solitudine si differenzia e si eleva al di sopra delle altre nature morte: essa rivela la ricerca di un valore universale (…). Un archetipo di forme organiche e di successioni numeriche, dove si raccolgono tutti i significati possibili nella relazione tra le persone e la loro esistenza individuale, tra questa e la natura, tra la natura e il tempo”.
La mostra è realizzata con il patrocinio e il contributo tecnico e logistico della Provincia di Perugia.
L’iniziativa è stata voluta con decisione dal figlio Marco, sensibile fotografo, per rendere omaggio ad una vita dedicata alla pittura e, insieme al padre, oggi novantenne, “tirare uno scherzo alla sorte” – come ironicamente afferma - organizzando questa nuova personale.
Ma anche salutare il rientro di Gustavo Francalancia ad Assisi, dove il maestro abitò fino al 1973, esercitando la professione di dentista, per poi trasferirsi a Roma dedicandosi prevalentemente al lavoro artistico.
La Capitale in quegli anni era una città dalla vita culturale molto vivace, animata da artisti e intellettuali come Francesco Trombadori, Titina Maselli, Cesare Vivaldi e Paolo Volponi che ne furono tra i principali protagonisti. Senza dimenticare galleristi del calibro di Plinio de Martiis, che con la “Tartaruga” ispirò la pratica espositiva contemporanea da Leo Castelli in poi, e di Bruno Sargentini, al quale Gustavo era strettamente legato sul piano professionale.
Stimoli forti, che si sommano a quelli di famiglia, essendo Gustavo figlio d’arte. Suo padre è stato il noto pittore Riccardo Francalancia (Assisi, 1886 - Roma, 1965), di cui ha continuato la tradizione riprendendone i soggetti: i paesaggi dell’Umbria e del Lazio, gli interni, le nature morte.
Uno scenario ben tratteggiato nel contributo critico alla mostra, firmato da Valerio Rivosecchi, arricchito con alcuni simpatici aneddoti che restituiscono al lettore l’umore proprio di una certa romanità, dall’ironia scanzonata e irriverente, a volte amara. La stessa amara ironia che connota la personalità di Gustavo, esemplificata nel titolo di un suo recente autoritratto: Natura non ancora morta (2008, olio su tela, 50x70 cm).
Questa storia è implicitamente raccontata nei 120 dipinti a olio e nelle 10 grafiche (alcuni dei quali inediti) in mostra, selezionati da Marco Francalancia che ne cura l’allestimento, con la collaborazione di Claudio Carli, e il catalogo.
Tra le opere in esposizione, si segnalano Autoritratto (1983, olio su tela, 20x25 cm) e Conchiglia (1976, olio su tela, 40 x 50 cm), su cui si è invece soffermato il critico Ezio Genovesi per la loro singolarità rispetto al resto della produzione di Gustavo Francalancia.
Su Autoritratto scrive: “il volto non ci guarda e non si guarda. La natura degli uomini, che Francalancia conosce bene per esperienza, lo ha disilluso: non vi sono scoperte che possano cambiare lo stato delle cose. L’asprezza della rappresentazione riflette, in quel momento, il suo sguardo sul mondo”.
E sulla conchiglia, donata a Gustavo da Edita Mühlen, affermata pittrice (e moglie di Mario Broglio): “c’è una trama più profonda sotto l’apparenza di una creatura marina ridotta allo stato minerale; una trama che lega tanti stati d’animo presenti e passati. La conchiglia di Edita è sola in un mondo tutto per sé. In questa solitudine si differenzia e si eleva al di sopra delle altre nature morte: essa rivela la ricerca di un valore universale (…). Un archetipo di forme organiche e di successioni numeriche, dove si raccolgono tutti i significati possibili nella relazione tra le persone e la loro esistenza individuale, tra questa e la natura, tra la natura e il tempo”.
La mostra è realizzata con il patrocinio e il contributo tecnico e logistico della Provincia di Perugia.
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