Uno:Uno. A tu per tu con l'opera. Antonio Oberto
Dal 27 Luglio 2014 al 29 Agosto 2014
Pavia
Luogo: Musei civici del Castello Visconteo
Indirizzo: viale XI Febbraio 35
Orari: ore 16.30
Enti promotori:
- Musei Civici del Castello Visconteo - Settore Cultura del Comune di Pavia
- Associazione Amici dei Musei Pavesi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0382 399770
E-Mail info: museicivici@comune.pv.it
Sito ufficiale: http://www.museicivici.pavia.it/unoauno
Un’opera d’arte al mese, per un anno ricco di cultura. Si intitola Uno:Uno. A tu per tu con l’opera, l’iniziativa organizzata dai Musei Civici del Castello Visconteo, Settore Cultura del Comune di Pavia, in collaborazione con l’Associazione Amici dei Musei Pavesi, che fino a novembre, ogni quarta domenica del mese, proporrà all’interno dei Musei civici una visita guidata ad hoc, alla scoperta dei capolavori delle collezioni pavesi. Un capolavoro alla volta.
L’appuntamento è fissato per domenica 27 luglio 2014, ore 16.30, con Antonio Oberto e Nel Ticino a Santa Sofia. Un’occasione per un tuffo artistico nel Ticino, che si presta particolarmente alla stagione estiva. Nel Ticino a Santa Sofia immortala un bagno nel fiume in una fresca e immediata veduta paesaggistica di gusto post-impressionista. I nostri Musei sono ricchi di arte, di storia e di opere di straordinario valore, a volte non sufficientemente conosciute anche nella nostra stessa città – dichiara l’Assessore alla Cultura, Turismo, Expo 2015, Legalità, Giacomo Galazzo–. Questa bella iniziativa apre le porte dei nostri musei e lo fa in un modo nuovo e originale, tentando di invogliare il visitatore a tornare periodicamente a visitarli proprio perché luogo di esperienze artistiche sempre nuove e stimolanti.
Il dipinto dell’artista pavese Antonio Oberto sarà esposto fino al 29 agosto 2014 in una sala pensata appositamente per ospitare un capolavoro alla volta, in modo da privilegiare il contatto diretto con l'opera e una fruizione "slow".
Un video focus e alcuni documenti scelti accompagneranno l'esposizione e consentiranno di approfondire la storia del dipinto, l'iconografia e la sua collocazione della produzione dell'artista.
Nel Ticino a Santa Sofia (1932, olio su legno) di Antonio Oberto
Elemento strutturale della forma urbana della città, molto amato e frequentato dai cittadini, il Ticino ha sempre sollecitato l’ispirazione degli artisti, che ne hanno sentito e trasmesso il valore poetico: pittori e fotografi hanno preso spunto dal fiume per creazioni suggestive, fantastiche e originali.
A tale fascino non si sottrae Antonio Oberto, pittore pavese vissuto tra il 1872 e il 1954 e formatosi alla Civica Scuola di Pittura, dove fu giovanissimo allievo di Pietro Michis (tra il 1883 e il 1893) e si aggiudicò premi scolastici prestigiosi.
Insieme ai coetanei Erminio Rossi e Romeo Borgognoni, Oberto si inserì nel filone della pittura di paesaggio legata al gusto verista tardo-ottocentesco e idealmente ispirata all'impressionismo lombardo del borghigiano Ezechiele Acerbi: numerose sono le sue vedute del Ticino e gli scorci di città, molto apprezzati dal collezionismo pavese e caratterizzati da una pennellata vivace e densa di colore.
Artista poliedrico, accanto alla pittura da cavalletto Oberto svolse un'intensa attività di decoratore presso il Cimitero Monumentale e in prestigiosi edifici pubblici cittadini, tra cui i Palazzi della Camera di Commercio, delle Poste e dell'Amministrazione Provinciale, esprimendo una cifra stilistica originale e aggiornata sull'esempio del modernismo europeo e dedicando anche all'interno di questa produzione un occhio di riguardo agli angoli pittoreschi della città e del Ticino.
Tra anni Venti e anni Trenta sono molteplici i dipinti di Oberto dedicati a vedute di città e di fiume, spesso animati da uomini e donne al lavoro o colti in momenti di svago, come nel nostro caso. Le composizioni di questo periodo sono contraddistinte da pennellate libere e sciolte e da una visione allargata, che va oltre le ristrette angolazioni tardo-ottocentesche, con una maggiore attenzione per i rapporti luminosi e per la definizione delle figure, rese con piccoli tocchi di pennello che restituiscono efficacemente la vivacità di una scena estiva colta nella sua freschezza.
Con una scelta inconsueta rispetto ai più tradizionali scorci o rappresentazioni dei lavori legati all'acqua, nel dipinto Nel Ticino a Santa Sofia, datato 1932, il pittore ci restituisce una genuina immagine dell'uso ludico e ricreativo al quale il fiume si è da sempre prestato. Siamo lontani dalla città, in un contesto naturale e paesaggistico di grande suggestione e bellezza. A poca distanza da un barcè, tipica imbarcazione fluviale, un gruppo di donne si gode il piacere di un bagno di acqua e di sole.
L'uso di bagnarsi nel fiume non solo per igiene, ma anche per diletto, ha certamente radici antiche, come ci attesta, già in un documento del '500, il richiamo al rispetto del pudore rivolto ai giovani che nuotavano nudi. La vera e propria abitudine alla balneazione, però, si sviluppa nella seconda metà dell'Ottocento. Sulle rive del Ticino si costruiscono dapprima padiglioni, poi sedi stabili per le attività ricreative e sportive e nascono organizzazioni a questo orientate, attente anche alla salute dei bagnanti, come, nel 1894, la 'Società anonima cooperativa pei bagni pubblici in Ticino'.
Col mutare dello stile di vita e delle abitudini, il ruolo ludico prende nel tempo sempre più spazio e nel corso del '900 le rive del fiume diventano una comoda alternativa a quelle marittime, tanto che alcune spiagge pavesi verranno popolarmente definite con i nomi di alcuni centri della Liguria, come la nota "Varazze".
Una cronaca della Provincia Pavese del 1923 racconta dell'affollamento delle rive, parlando di un vero e proprio "brulichio sulla sponda destra, fino al ponte della ferrovia". Nel frattempo anche l'acqua si colora di bagnanti variopinti, nelle loro cuffiette e cappellini.
Cambia anche il senso del pudore e di conseguenza l'abbigliamento più o meno 'coperto' con il quale ci si concede agli sguardi degli astanti. Diminuiscono i centimetri di stoffa, in parallelo con l'affermarsi della moda dell'abbronzatura, che sostituisce l'ambizione al pallore tipicamente ottocentesca.
Nel dipinto di Oberto si registra la presenza dei tipici costumi degli anni Trenta, con pantaloncini corti sopra al ginocchio e parti superiori decisamente scollate, che avevano rappresentato una rivoluzione rispetto alla moda ancora castigata di fine Ottocento.
Le visite e l’ingresso ai musei sono gratuiti e senza prenotazione.
Si terranno alle ore 16.30; ritrovo presso la biglietteria dei Musei civici
L’appuntamento è fissato per domenica 27 luglio 2014, ore 16.30, con Antonio Oberto e Nel Ticino a Santa Sofia. Un’occasione per un tuffo artistico nel Ticino, che si presta particolarmente alla stagione estiva. Nel Ticino a Santa Sofia immortala un bagno nel fiume in una fresca e immediata veduta paesaggistica di gusto post-impressionista. I nostri Musei sono ricchi di arte, di storia e di opere di straordinario valore, a volte non sufficientemente conosciute anche nella nostra stessa città – dichiara l’Assessore alla Cultura, Turismo, Expo 2015, Legalità, Giacomo Galazzo–. Questa bella iniziativa apre le porte dei nostri musei e lo fa in un modo nuovo e originale, tentando di invogliare il visitatore a tornare periodicamente a visitarli proprio perché luogo di esperienze artistiche sempre nuove e stimolanti.
Il dipinto dell’artista pavese Antonio Oberto sarà esposto fino al 29 agosto 2014 in una sala pensata appositamente per ospitare un capolavoro alla volta, in modo da privilegiare il contatto diretto con l'opera e una fruizione "slow".
Un video focus e alcuni documenti scelti accompagneranno l'esposizione e consentiranno di approfondire la storia del dipinto, l'iconografia e la sua collocazione della produzione dell'artista.
Nel Ticino a Santa Sofia (1932, olio su legno) di Antonio Oberto
Elemento strutturale della forma urbana della città, molto amato e frequentato dai cittadini, il Ticino ha sempre sollecitato l’ispirazione degli artisti, che ne hanno sentito e trasmesso il valore poetico: pittori e fotografi hanno preso spunto dal fiume per creazioni suggestive, fantastiche e originali.
A tale fascino non si sottrae Antonio Oberto, pittore pavese vissuto tra il 1872 e il 1954 e formatosi alla Civica Scuola di Pittura, dove fu giovanissimo allievo di Pietro Michis (tra il 1883 e il 1893) e si aggiudicò premi scolastici prestigiosi.
Insieme ai coetanei Erminio Rossi e Romeo Borgognoni, Oberto si inserì nel filone della pittura di paesaggio legata al gusto verista tardo-ottocentesco e idealmente ispirata all'impressionismo lombardo del borghigiano Ezechiele Acerbi: numerose sono le sue vedute del Ticino e gli scorci di città, molto apprezzati dal collezionismo pavese e caratterizzati da una pennellata vivace e densa di colore.
Artista poliedrico, accanto alla pittura da cavalletto Oberto svolse un'intensa attività di decoratore presso il Cimitero Monumentale e in prestigiosi edifici pubblici cittadini, tra cui i Palazzi della Camera di Commercio, delle Poste e dell'Amministrazione Provinciale, esprimendo una cifra stilistica originale e aggiornata sull'esempio del modernismo europeo e dedicando anche all'interno di questa produzione un occhio di riguardo agli angoli pittoreschi della città e del Ticino.
Tra anni Venti e anni Trenta sono molteplici i dipinti di Oberto dedicati a vedute di città e di fiume, spesso animati da uomini e donne al lavoro o colti in momenti di svago, come nel nostro caso. Le composizioni di questo periodo sono contraddistinte da pennellate libere e sciolte e da una visione allargata, che va oltre le ristrette angolazioni tardo-ottocentesche, con una maggiore attenzione per i rapporti luminosi e per la definizione delle figure, rese con piccoli tocchi di pennello che restituiscono efficacemente la vivacità di una scena estiva colta nella sua freschezza.
Con una scelta inconsueta rispetto ai più tradizionali scorci o rappresentazioni dei lavori legati all'acqua, nel dipinto Nel Ticino a Santa Sofia, datato 1932, il pittore ci restituisce una genuina immagine dell'uso ludico e ricreativo al quale il fiume si è da sempre prestato. Siamo lontani dalla città, in un contesto naturale e paesaggistico di grande suggestione e bellezza. A poca distanza da un barcè, tipica imbarcazione fluviale, un gruppo di donne si gode il piacere di un bagno di acqua e di sole.
L'uso di bagnarsi nel fiume non solo per igiene, ma anche per diletto, ha certamente radici antiche, come ci attesta, già in un documento del '500, il richiamo al rispetto del pudore rivolto ai giovani che nuotavano nudi. La vera e propria abitudine alla balneazione, però, si sviluppa nella seconda metà dell'Ottocento. Sulle rive del Ticino si costruiscono dapprima padiglioni, poi sedi stabili per le attività ricreative e sportive e nascono organizzazioni a questo orientate, attente anche alla salute dei bagnanti, come, nel 1894, la 'Società anonima cooperativa pei bagni pubblici in Ticino'.
Col mutare dello stile di vita e delle abitudini, il ruolo ludico prende nel tempo sempre più spazio e nel corso del '900 le rive del fiume diventano una comoda alternativa a quelle marittime, tanto che alcune spiagge pavesi verranno popolarmente definite con i nomi di alcuni centri della Liguria, come la nota "Varazze".
Una cronaca della Provincia Pavese del 1923 racconta dell'affollamento delle rive, parlando di un vero e proprio "brulichio sulla sponda destra, fino al ponte della ferrovia". Nel frattempo anche l'acqua si colora di bagnanti variopinti, nelle loro cuffiette e cappellini.
Cambia anche il senso del pudore e di conseguenza l'abbigliamento più o meno 'coperto' con il quale ci si concede agli sguardi degli astanti. Diminuiscono i centimetri di stoffa, in parallelo con l'affermarsi della moda dell'abbronzatura, che sostituisce l'ambizione al pallore tipicamente ottocentesca.
Nel dipinto di Oberto si registra la presenza dei tipici costumi degli anni Trenta, con pantaloncini corti sopra al ginocchio e parti superiori decisamente scollate, che avevano rappresentato una rivoluzione rispetto alla moda ancora castigata di fine Ottocento.
Le visite e l’ingresso ai musei sono gratuiti e senza prenotazione.
Si terranno alle ore 16.30; ritrovo presso la biglietteria dei Musei civici
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