Conversazioni Pavesi 2014. Philippe Daverio e Susanna Zatta. Guardar lontano. Veder vicino
Dal 24 Giugno 2014 al 24 Giugno 2014
Pavia
Luogo: Teatro Fraschini
Indirizzo: c.so Strada Nuova 136
Orari: h 21
Costo del biglietto: ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
Telefono per informazioni: +39 0382 399424 / 338 1071862
E-Mail info: chiara.argenteri@comune.pv.it
Sito ufficiale: http://www.comune.pavia.it
Nuovo appuntamento, prima della pausa estiva, per le Conversazioni pavesi, organizzate dall’Associazione Pavia Città Internazionale dei Saperi: una serie di incontri durante i quali uno o più personaggi del mondo della cultura, della scienza e dell’arte (declinata nelle sue molteplici forme) intrattengono il pubblico con una “conversazione” appassionante e partecipata.
Dopo gli appuntamenti di marzo – l’apertura con l’enfant terrible, il pianista compositore e direttore d’orchestra Giovanni Allevi, la conversazione con l’architetto milanese Cini Boeri, figura storica del design italiano, l’incontro con il poeta, scrittore e saggista Franco Loi, e con la celebre pubblicitaria Annamaria Testa –, quelli di aprile – con la produttrice discografica e talent scout Mara Maionchi, al fianco del marito, il paroliere e produttore discografico Alberto Salerno, e poi con lo scienziato Tommaso Bellini, docente di Fisica applicata all’Università degli Studi di Milano –, e quelli di maggio – con José Oubrerie, ultimo collaboratore vivente di Le Corbusier, con il noto psicanalista di scuola lacaniana Massimo Recalcati, e infine con il cantautore, musicista, ex leader indiscusso dei Timoria, Omar Pedrini –, l’estate inaugura martedì 24 giugno, ore 21, al Teatro Fraschini con l’eclettico Philippe Daverio, storico dell’arte, autore e conduttore televisivo, scrittore e docente universitario, che intratterrà con Susanna Zatti, storica dell’arte e direttrice dei Musei civici di Pavia, una conversazione dal titolo: “Guardar lontano. Veder vicino”. Alsaziano di nascita e milanese d’adozione, Philippe Daverio è sicuramente uno dei volti più noti e delle menti più autorevoli della divulgazione artistica nostrana, grazie anche ai numerosi programmi televisivi di successo, come Passepartout, che ha condotto sulle reti nazionali. Il suo metodo divulgativo è semplice eppure rivoluzionario: prima di tutto occorre “guardar lontano”, descrivere le vite degli artisti, la sorte delle opere e dei loro committenti, le vicende storiche dell’epoca, i legami familiari, le parentele e le affinità. Poi, un attimo dopo, ma in maniera assolutamente immediata, “veder vicino”, entrare nelle opere, scorgere i dettagli, valutare la consistenza di una pennellata o la piccola screpolatura di un marmo. Come fa col più importante e prolifico periodo dell’arte italiana: il Rinascimento, quando nasce “la lingua visiva che parliamo ancora oggi”, in Europa ma soprattutto in Italia.
Il mio è un viaggio esoterico nelle storie dell'arte, precisa Daverio, una visita guidata, un’avventura d’altri tempi che usa il linguaggio televisivo, conciso e icastico. Le opere degli artisti del nostro Rinascimento vengono raccontate da lui secondo prospettive inedite e curiose: Giotto, “un fulmine nella sotria dell’arte”, in relazione alle vite dei santi che vivevano in Umbria, Mantegna secondo le tracce che ha lasciato nelle principali città dell’epoca, da Mantova a Venezia, alla ricerca di tutte le invenzioni pittoriche che ha tramandato, Piero della Francesca nel suo complesso rapporto con i Principi e le loro corti. Ma anche la curiosità anarchica di Leonardo, i sussulti religiosi di Michelangelo, i cagnolini di Tiziano, l’eccentrica sensualità di Parmigianino e perfino quel “talentaccio e caratteraccio” di Caravaggio, in una vertiginosa e pazzesca ascesa fino all’empireo dell’arte di tutti i tempi.
Guardar lontano Veder vicino
Philippe Daverio e Susanna Zatti Allontanandomi dalla storia dell’arte accademica, i miei percorsi aprono nuove prospettive su periodi e artisti già molto frequentati, come Piero della Francesca, Mantegna o Michelangelo. Il racconto e la scelta delle immagini non sono mai banalmente divulgativi ma, pur con un linguaggio accessibile, affronto ogni argomento con un atteggiamento di ricerca e di curiosità, stimolando l’interesse nel lettore.
Parlo di arte attraverso storie di persone e di immagini, dalla passione di Tiziano per i cani a quella di Parmigianino per l’alchimia, dalla rivoluzione giottesca, all’anarchia di Leonardo. Vuole essere un po' il riassunto di come si osservano i quadri: si guarda da vicino, i particolari, per vedere lontano, il mondo che sta dietro quei tratti, quelle tele. Basta la sensibilità, basta la passione? Io credo che il sentimento, l'anima di un mondo lontano nel tempo, si capisce solo con l'arte. Soprattutto in Italia dove la letteratura è inferiore, per numero di opere, alle altre arti, prima fra tutte la pittura. E nello specifico, il Rinascimento italiano è prima pittorico che letterario: se noi leggiamo un testo della prima metà del Cinquecento abbiamo bisogno di una serie di chiavi di lettura per riuscire a comprenderlo bene, ma con un pittore come Raffaello s'intuisce subito la genialità. L'arte è un divertimento non leggero, ma sicuro, che si coglie subito e ci consegna molti documenti del passato. Anche se, per nostra disgrazia, non abbiamo più la grinta di quel secolo nè la sua dialettica. L’Italia rinascimentale si fondava sul cosmopolitismo, noi oggi esistiamo sul provincialismo, siamo l’opposto.
Biografia: Philippe Daverio
Philippe Daverio è nato il 17 ottobre 1949 a Mulhouse, in Alsazia, e vive a Milano dove ha avuto inizio la sua attività di mercante d’arte. Quattro le gallerie d’arte moderna da lui inaugurate, di cui due a New York. Assessore alla Cultura a Milano dal 1993 al 1997, si è occupato del restauro e del rilancio di Palazzo Reale a Milano. Opinionista per “Panorama”, “Liberal”, “Vogue”, “Gente”, consulente per la casa editrice Skira, Philippe Daverio si è sempre definito uno storico dell’arte. Così infatti lo ha scoperto il pubblico televisivo di Raitre: nel 1999 in qualità di “inviato speciale” della trasmissione Art’è, nel 2000 come conduttore di Art.tù, poi autore e conduttore di Passepartout, programma d’arte e cultura che ha avuto grande successo e ha notevole riconoscimento di critica e di pubblico.
Si occupa inoltre di strategia ed organizzazione nei sistemi culturali pubblici e privati, e svolge attività di docente: è stato incaricato di un corso di Storia dell’arte presso lo IULM di Milano, e mantiene corsi di Storia del design presso il Politecnico di Milano. Dal 2006 Philippe Daverio è Professore Ordinario di "Sociologia dei processi artistici", presso l'Università degli Studi di Palermo, facoltà di Architettura - dipartimento Design. Da marzo 2008 è il nuovo direttore della prestigiosa rivista d’arte Art e Dossier, della casa editrice fiorentina Giunti
Da dicembre 2010 è anche autore e conduttore di Emporio Daverio su RaiCinque, una proposta di invito al viaggio attraverso le città d’Italia e le unità minori del Belpaese, una introduzione al museo diffuso e uno stimolo a risvegliare le coscienze sulla necessità d’un vasto piano di salvaguardia.
Da gennaio 2012 il programma d’arte e cultura Passepartout è stato sostituito dal programma Il Capitale, sempre in onda su Raitre (la domenica alle 13.20) .
Tra le ultime pubblicazioni, nel 2011 è uscito il volume “Il Museo Immaginato”, edito da Rizzoli, e nel 2012 il volume “Il Secolo lungo della Modernità”, sempre edito dalla stessa casa editrice, con cui nel 2013 ha pubblicato “Guardar lontano veder vicino. Esercizi di curiosità e storia dell’arte”.
Dopo gli appuntamenti di marzo – l’apertura con l’enfant terrible, il pianista compositore e direttore d’orchestra Giovanni Allevi, la conversazione con l’architetto milanese Cini Boeri, figura storica del design italiano, l’incontro con il poeta, scrittore e saggista Franco Loi, e con la celebre pubblicitaria Annamaria Testa –, quelli di aprile – con la produttrice discografica e talent scout Mara Maionchi, al fianco del marito, il paroliere e produttore discografico Alberto Salerno, e poi con lo scienziato Tommaso Bellini, docente di Fisica applicata all’Università degli Studi di Milano –, e quelli di maggio – con José Oubrerie, ultimo collaboratore vivente di Le Corbusier, con il noto psicanalista di scuola lacaniana Massimo Recalcati, e infine con il cantautore, musicista, ex leader indiscusso dei Timoria, Omar Pedrini –, l’estate inaugura martedì 24 giugno, ore 21, al Teatro Fraschini con l’eclettico Philippe Daverio, storico dell’arte, autore e conduttore televisivo, scrittore e docente universitario, che intratterrà con Susanna Zatti, storica dell’arte e direttrice dei Musei civici di Pavia, una conversazione dal titolo: “Guardar lontano. Veder vicino”. Alsaziano di nascita e milanese d’adozione, Philippe Daverio è sicuramente uno dei volti più noti e delle menti più autorevoli della divulgazione artistica nostrana, grazie anche ai numerosi programmi televisivi di successo, come Passepartout, che ha condotto sulle reti nazionali. Il suo metodo divulgativo è semplice eppure rivoluzionario: prima di tutto occorre “guardar lontano”, descrivere le vite degli artisti, la sorte delle opere e dei loro committenti, le vicende storiche dell’epoca, i legami familiari, le parentele e le affinità. Poi, un attimo dopo, ma in maniera assolutamente immediata, “veder vicino”, entrare nelle opere, scorgere i dettagli, valutare la consistenza di una pennellata o la piccola screpolatura di un marmo. Come fa col più importante e prolifico periodo dell’arte italiana: il Rinascimento, quando nasce “la lingua visiva che parliamo ancora oggi”, in Europa ma soprattutto in Italia.
Il mio è un viaggio esoterico nelle storie dell'arte, precisa Daverio, una visita guidata, un’avventura d’altri tempi che usa il linguaggio televisivo, conciso e icastico. Le opere degli artisti del nostro Rinascimento vengono raccontate da lui secondo prospettive inedite e curiose: Giotto, “un fulmine nella sotria dell’arte”, in relazione alle vite dei santi che vivevano in Umbria, Mantegna secondo le tracce che ha lasciato nelle principali città dell’epoca, da Mantova a Venezia, alla ricerca di tutte le invenzioni pittoriche che ha tramandato, Piero della Francesca nel suo complesso rapporto con i Principi e le loro corti. Ma anche la curiosità anarchica di Leonardo, i sussulti religiosi di Michelangelo, i cagnolini di Tiziano, l’eccentrica sensualità di Parmigianino e perfino quel “talentaccio e caratteraccio” di Caravaggio, in una vertiginosa e pazzesca ascesa fino all’empireo dell’arte di tutti i tempi.
Guardar lontano Veder vicino
Philippe Daverio e Susanna Zatti Allontanandomi dalla storia dell’arte accademica, i miei percorsi aprono nuove prospettive su periodi e artisti già molto frequentati, come Piero della Francesca, Mantegna o Michelangelo. Il racconto e la scelta delle immagini non sono mai banalmente divulgativi ma, pur con un linguaggio accessibile, affronto ogni argomento con un atteggiamento di ricerca e di curiosità, stimolando l’interesse nel lettore.
Parlo di arte attraverso storie di persone e di immagini, dalla passione di Tiziano per i cani a quella di Parmigianino per l’alchimia, dalla rivoluzione giottesca, all’anarchia di Leonardo. Vuole essere un po' il riassunto di come si osservano i quadri: si guarda da vicino, i particolari, per vedere lontano, il mondo che sta dietro quei tratti, quelle tele. Basta la sensibilità, basta la passione? Io credo che il sentimento, l'anima di un mondo lontano nel tempo, si capisce solo con l'arte. Soprattutto in Italia dove la letteratura è inferiore, per numero di opere, alle altre arti, prima fra tutte la pittura. E nello specifico, il Rinascimento italiano è prima pittorico che letterario: se noi leggiamo un testo della prima metà del Cinquecento abbiamo bisogno di una serie di chiavi di lettura per riuscire a comprenderlo bene, ma con un pittore come Raffaello s'intuisce subito la genialità. L'arte è un divertimento non leggero, ma sicuro, che si coglie subito e ci consegna molti documenti del passato. Anche se, per nostra disgrazia, non abbiamo più la grinta di quel secolo nè la sua dialettica. L’Italia rinascimentale si fondava sul cosmopolitismo, noi oggi esistiamo sul provincialismo, siamo l’opposto.
Biografia: Philippe Daverio
Philippe Daverio è nato il 17 ottobre 1949 a Mulhouse, in Alsazia, e vive a Milano dove ha avuto inizio la sua attività di mercante d’arte. Quattro le gallerie d’arte moderna da lui inaugurate, di cui due a New York. Assessore alla Cultura a Milano dal 1993 al 1997, si è occupato del restauro e del rilancio di Palazzo Reale a Milano. Opinionista per “Panorama”, “Liberal”, “Vogue”, “Gente”, consulente per la casa editrice Skira, Philippe Daverio si è sempre definito uno storico dell’arte. Così infatti lo ha scoperto il pubblico televisivo di Raitre: nel 1999 in qualità di “inviato speciale” della trasmissione Art’è, nel 2000 come conduttore di Art.tù, poi autore e conduttore di Passepartout, programma d’arte e cultura che ha avuto grande successo e ha notevole riconoscimento di critica e di pubblico.
Si occupa inoltre di strategia ed organizzazione nei sistemi culturali pubblici e privati, e svolge attività di docente: è stato incaricato di un corso di Storia dell’arte presso lo IULM di Milano, e mantiene corsi di Storia del design presso il Politecnico di Milano. Dal 2006 Philippe Daverio è Professore Ordinario di "Sociologia dei processi artistici", presso l'Università degli Studi di Palermo, facoltà di Architettura - dipartimento Design. Da marzo 2008 è il nuovo direttore della prestigiosa rivista d’arte Art e Dossier, della casa editrice fiorentina Giunti
Da dicembre 2010 è anche autore e conduttore di Emporio Daverio su RaiCinque, una proposta di invito al viaggio attraverso le città d’Italia e le unità minori del Belpaese, una introduzione al museo diffuso e uno stimolo a risvegliare le coscienze sulla necessità d’un vasto piano di salvaguardia.
Da gennaio 2012 il programma d’arte e cultura Passepartout è stato sostituito dal programma Il Capitale, sempre in onda su Raitre (la domenica alle 13.20) .
Tra le ultime pubblicazioni, nel 2011 è uscito il volume “Il Museo Immaginato”, edito da Rizzoli, e nel 2012 il volume “Il Secolo lungo della Modernità”, sempre edito dalla stessa casa editrice, con cui nel 2013 ha pubblicato “Guardar lontano veder vicino. Esercizi di curiosità e storia dell’arte”.
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