Would Have Been / Avrebbe potuto essere
Dal 22 Novembre 2018 al 04 Gennaio 2019
Palermo
Luogo: Palazzo Ziino
Indirizzo: via Dante 53
Orari: da lunedì a venerdì 9.30-18.30
Curatori: Angelika Stepken, Daniela Bigi
Enti promotori:
- Città di Palermo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: visualstartup@accademiadipalermo.it
Inaugura giovedì 22 novembre alle ore 18 la mostra WOULD HAVE BEEN / AVREBBE POTUTO ESSERE, frutto della collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti di Palermo e Villa Romana, una delle più stimate istituzioni straniere presenti in Italia, con sede a Firenze.
La mostra è inserita all’interno del programma espositivo Visual Startup, il progetto di direzione artistica di Palazzo Ziino che il Comune di Palermo ha affidato all’Accademia di Belle Arti di Palermo per il triennio 2016/2019 e che mira a trasformare un prestigioso spazio espositivo in un cantiere di sperimentazione artistica a partire dalla vitalità ideativa e dall’energia progettuale dei giovani artisti.
Gli artisti in mostra, Jeewi Lee, Christophe Ndabananiye, Lerato Shadi e Viron Erol Vert, sono i Vincitori del Premio Villa Romana 2018. Selezionati tra una rosa di candidati proposti da un’apposita giuria, composta quest’anno dall'artista Nasan Tur e da Bonaventure Soh Bejeng Ndikung (direttore del SAVVY Contemporary di Berlino e Curator at Large di Documenta 14), hanno soggiornato e lavorato a Firenze presso Villa Romana tra febbraio e novembre 2018.
Il Premio Villa Romana viene assegnato ogni anno a quattro artisti residenti in Germania che si sono distinti per l’eccezionale qualità del loro lavoro. I premiati hanno a disposizione un appartamento e un atelier nella Casa per Artisti Villa Romana di Firenze e ricevono una borsa di studio. Al termine del loro soggiorno, collaborano insieme alla produzione di una pubblicazione.
Il Premio Villa Romana è il più antico premio tedesco dedicato all’arte e viene conferito fin dal 1905. Tra i vincitori di questo premio spiccano tra gli altri Max Beckmann, Käthe Kollwitz, Georg Baselitz, Anna Oppermann, Michael Buthe e molti altri artisti e artiste che hanno contribuito a scrivere la storia dell’arte contemporanea.
La mostra è stata preceduta e accompagnata da un workshop che ha visto la partecipazione di un gruppo di studenti dell’Accademia di Palermo.
Per Jeewi Lee, Christophe Ndabananiye, Lerato Shadi e Viron Erol Vert, Would Have Been / Avrebbe potuto essere allude a visioni e possibilità future nel passato. Perché non riusciamo più a pensare al futuro senza mettere paletti o chiedere garanzie di immutabilità?
Le riflessioni di Would Have Been rendono possibile il superamento dei confini spazio-temporali, la presenza del passato nel presente e sulle sue tracce, la costruzione di un nuovo futuro. Adottare prospettive ibride e transculturali fa emergere altre realtà parallele. Ognuno costruisce via via la propria realtà, esistono miliardi di micro-universi paralleli. Il mondo è fatto di tutte le idee che si hanno del mondo. L'immaginazione ha molte fonti e tecniche a sua disposizione.
JEEWI LEE, nata nel 1987 a Seul, ha studiato pittura alla Universität der Künste di Berlino e allo Hunter College di New York. Attualmente vive a Berlino. Realizza installazioni spaziali site specific, azioni e serie di immagini di eventi performativi o quotidiani, percepibili nell’opera stessa solo in forma di traccia. Le tracce testimoniano movimenti (nello spazio urbano e negli spazi espositivi) e riflettono contemporaneamente il processo della loro stessa produzione. Jeewi Lee ha partecipato a numerose mostre collettive in diversi spazi indipendenti; nel 2014 e nel 2017 ha partecipato al Festival of Future Nows alla Neue Nationalgalerie di Berlino.
CHRISTOPHE NDABANANIYE, nato nel 1977 a Lubumbashi, nella Repubblica Democratica del Congo, dal 2009 vive e lavora a Berlino. Ha studiato alla Hochschule der Bildenden Künste di Saarbrücken. È autore di una serie di ritratti in cui ha tematizzato esperienze traumatiche collegate ai temi della fuga, della famiglia, della patria e della lingua madre. Successivamente, al ritratto si è sostituito il motivo della scarpa, come simbolo del movimento dell’individuo e della forza di gravità. Nel suo paese d’origine, il Congo, l’artista fotografa le scarpe di persone sconosciute e poi le ritrae in installazioni e interventi pittorici. Nei suoi ultimi dipinti ha portato avanti il suo lavoro sulla memoria su carta o su lastre di polistirolo. Christophe Ndabananiye è stato collaboratore del Laboratorio mediatico per l’arte africana presso la Freie Universität di Berlino e ha preso parte a diverse mostre, tra le altre al SAVVY Contemporary di Berlino.
LERATO SHADI, nata nel 1979 a Mafikeng in Sudafrica, vive e lavora a Berlino. Ha studiato arte all’Università di Johannesburg. La sua pratica artistica si concentra sulle politiche del corpo, in particolare quello femminile e della donna sudafricana. Nel suo lavoro, Lerato Shadi tratta la violenza istituzionale, le strategie patriarcali e coloniali di esclusione e oblio e la resistenza attraverso la narrazione soggettiva. Shadi lavora con diversi media (disegno, performance, video). Le sue opere sono state presentate in numerosi musei e spazi indipendenti, così come alle Biennali di Mosca e Dakar.
VIRON EROL VERT, nato nel 1975 in Germania, vive e lavora tra Istanbul e Berlino. Ha studiato alla Universität der Künste di Berlino e alla Königliche Akademie di Anversa e ha compiuto degli studi anche nel settore del design della moda e dei tessuti. Con oggetti e installazioni, si confronta con le narrazioni della storiografia mediterranea e traduce i caratteri nei suoi codici visivi. Ha recentemente installato Dreamatory, una sorta di dormitorio artificiale nella galleria Wedding di Berlino, per consentire ai visitatori di far spazio ai loro sogni all'interno della vita quotidiana. Tra le mostre personali, ha esposto al Künstlerhaus di Stoccarda, alla galleria Galerist di Istanbul e al Berghain di Berlino.
La mostra sarà anticipata da una lecture di Angelika Stepken, direttrice di Villa Romana,il giorno 22 novembre alle ore 11.00 presso l’aula Blu Cobalto, Accademia di Belle Arti di Palermo, Cantieri Culturali alla Zisa.
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