World Art Day 2016 - Studio Futurista Artè
Dal 15 Aprile 2016 al 15 Aprile 2016
Palermo
Luogo: Studio Futurista Artè
Indirizzo: viale Regione Siciliana Nord Ovest
Enti promotori:
- Con il patrocinio di AIAPI | ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE ARTI PLASTICHE ITALIA - IAAA/AIAP
- UNESCO Official Partner
- Comune di Palermo
In occasione del World Art Day , Studio Futurista Artè di Antonino Gaeta, “Nuovo Gruppo Futurista Siciliano Contemporaneo" con il patrocinio di AIAPI | ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE ARTI PLASTICHE ITALIA - IAAA/AIAP e UNESCO Official Partner", e del Comune di Palermo, per la Giornata Mondiale delle Arti 2016, che si svolgerà Venerdi 15 Aprile 2016, giornata che unisce tutto il mondo in un unica grande festa dedicata all’arte , nella ricorrenza del genetliaco del grande Genio e Maestro Leonardo Da Vinci, aprirà le porte del proprio studio, rendendo , in pieno spirito Futurista fruibile quello che solitamente viene inteso come luogo e intimo e privato dell’ artista, proponendosi in sintonia con i nuclei Futuristi presenti in Italia centro di azione comune, per un comune risveglio, sollecitando la società tutta ad una riscoperta dell’Arte e della Bellezza unico mezzo per una rinascita sociale e umana. Un Luogo dove l’unica Bandiera è quella delle Arti Libere, capaci di urlare la propria indipendenza da un sistema che in nome dell’arte sopprime la libera azione ed il libero pensiero dell’ Artista stesso. Lo studio rimarrà aperto ,dalle ore 10:00 – 14:00 e dalle 16:30 alle 22:00. Durante la giornata seguiranno diversi momenti, proiezioni, incontri musica; Farà da filo conduttore il tema “ Storia e contemporaneità…..Il nostro obbiettivo all’insegna del Futuribile “. Alle Ore 19,30 ,Presentazione della Mostra dal titolo “ Oltre La Forma …le Teletavole” Di Antonino Gaeta, presiederà l’apertura il Consigliere Dott. Giulio Cusumano. Segurà un Momento Musicale con il Gruppo Gothic Folk , Mera Lumen di William Cloud (voice – guitar) che presenteranno parte del nuovo repertorio.
Gaeta “, Fondatore del Nuovo Gruppo Futurista Siciliano, persegue un ideale di libertà e di rinnovo delle Arti, svincolandosi da tuttò ciò che riporta l’arte ad un cupo accademismo. Apre cosi a Palermo il primo “Studio Futurista ARTE’ “, che diviene luogo di incontri per giovani artisti; fa propria la frase “Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro”. Associa così il suo agire con i nuovi futuristi contemporanei Italiani, con i quali scambia idee e programmi per liberare l’arte da ogni critica superficiale, esaltando ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima.
Nato a Palermo nel 1976, vive ed opera nella stessa città, dove ha conseguito i titoli artistici
presso il Liceo Artistico, e l’Accademia di Belle Arti di Palermo ,nella Prima Cattedra di Pittura, con il Maestro Franco Nocera, Da circa 20 anni lavora nel campo delle arti visive sperimentando sia materiali che tecniche diverse come il vetro, la plastica, le tele ed i supporti lignei.
Gaeta ha attraversato fasi stilisticamente diverse, mantenendo una ispirazione immutata e riconoscibile, che nasce nel complesso di emozioni, di sogni ed anche di ossessioni, che si sono accumulate nel sue subconscio.
Dopo un brillante inizio, tutto interno all’astrattismo, scopre, alla fine degli anni 90, una pittura quasi figurativa, per qualche anno affiancata dalle ultime opere astratte, i bellissimi "Rossi". Il figurativismo di Gaeta, fin dall’inizio, si caratterizza per l’uso di colori accesi (il rosso, il giallo, il blu, qualche volta anche il verde) in composizioni complesse, con figure umane che emergono da un tessuto abitato da animali fantastici, in cui è spesso riconoscibile un richiamo al fuoco ed alle ali ed alle piume degli uccelli. Confrontando queste opere con i coevi astratti rossi, si coglie l’essenza dell’ispirazione di Gaeta: la voglia di comunicare le sue sensazioni, colpendo, con i colori forti, gli occhi ed il cuore, prima di tutto, ma poi anche il cervello, perché le sue opere fanno pensare.
Una crisi mistica, pienamente coerente con il suo mondo interiore, lo fa abbandonare la pittura, per cinque lunghi anni, proprio nel momento in cui stava ottenendo successo e riconoscimenti. Con il ritorno alla vita "normale", riprende il filo interrotto della sua ricerca figurativa, con opere pregne di riferimenti culturali alti, in cui, sempre più di frequente, compaiono suoi autoritratti e l’animale mitico un po’ rettile ed un po’ uccello, con evidenti richiami alla fenice, che Gaeta dichiara di aver visto da piccolo. Bellissimo, e pieno di amore e di calore, è il quadro "Sapientia" del 2008. Altrettanto belli sono i due frammenti del 2011, in cui Gaeta sperimenta smalti preziosi, facendosi trascinare in un riuscitissimo esercizio di decorazione modernista, che richiama il liberty di Klimt e che si tinge anche di classicismo nel virile volto di uomo. Del 2012 sono due importanti ritratti: l’autoritratto ed il ritratto di Edo con il gatto di casa, rappresentati in un mondo di coloratissimi graffiti, pieni di movimento.
Nel 2014 avviene la svolta che porta Gaeta al di là della pittura. Il movimento che anima le piume ed i graffiti degli ultimi quadri, li spinge fuori dai confini della tela. E l’artista è costretto ad intagliare nel legno forme complesse, che riprendono nei contorni i suoi elementi decorativi, ora finalmente liberi di estendersi nello spazio. In alcune opere sopravvive ancora un frammento di tela rettangolare, che dà un risalto ancora maggiore al componente dinamico. Il risultato è un’opera aperta, che ridiventa qualcosa di simile ad un quadro solo quando viene rinchiusa in una cornice, che le conferisce il dono dell’immutabilità. Con questa soluzione tecnico-artistica il percorso di Gaeta raggiunge un equilibrio perfetto tra forma e contenuto ed una assoluta originalità nel mondo dell’arte figurativa contemporanea. Bellissime sono le opere dedicate ai vizi capitali, la cui prima lettura incanta, per poi spingere l’osservatore a cercare delle risposte dentro di se. Nella fase del suo ultimo studio artistico, la pittura nasce come forma, non solo come stesura di colore. Questo diventa un modo per andare oltre il confine della tela, oltre il margine concepito come quadro per raccontare in maniera diversa l’idea dell’artista. Elemento fondamentale è il colore che, oltre al grande impatto visivo, viene investito da un valore “escatologico”. Il colore segue un percorso dettato dalla sua voglia di conoscenza e verità delle varie dottrine religiose, a cui attribuisce un significato ben preciso ed ordinato. Diventa quindi veicolo di storia, di un racconto umano e simbolico. Le gradazioni dei colori sembrano piatte, variando dalle tinte scure a quelle chiare, come se emergessero dal buio verso la luce, così come avveniva nell’icona.
Il cammino di Gaeta che lo porta ad allontanarsi sempre di più dalla tela per cercare le tre dimensioni (la scultura?) non è ancora terminato. In alcune delle sue ultime creazioni, Gaeta utilizza delle vere forme tridimensionali, da lui plasmate nel gesso e poi incorporate nell’opera, con risultati molto interessanti. Gaeta recupera la manualità di tecniche antiche, da lui apprese da ragazzo, come l’intaglio del legno e la modellazione in gesso, e le utilizza come se fossero nuove tecnologie. Nel suo futuro ci sarà certamente un’altra tecnica antica, la ceramica, in cui potrà combinare naturalmente scultura e pittura.
In alcune opere, in aggiunta alla dinamica spaziale, esiste anche una dinamica temporale. Le opere formano infatti una sequenza, in cui ognuna contiene un link alla precedente, simbolicamente rappresentato con una piccola versione della sua tavolozza. La lettura dell’intera sequenza permette di comprendere appieno quello che l’artista ha inteso narrare.
Esiste una seconda dinamica temporale, che, purtroppo, viene perduta nell‘opera finita. Ed è quella della sua genesi. Assistere al processo di creazione di un’opera di Gaeta è una esperienza veramente coinvolgente. Il processo dovrebbe essere documentato con video, simili a quelli che mostrano il dischiudersi di un fiore.
Le opere di Gaeta nascono da un pensiero scritto, da un’emozione che viene tradotta prima nero su bianco e poi trasferita nel supporto da lui scelto. Gaeta ritiene infatti che le parole siano un mezzo privilegiato per veicolare le sue emozioni. Si tratta di piccole composizioni poetiche, in cui Toni annota, per se stesso, le sensazioni che vuole comunicare. Scrupolosamente vergate a mano in un quadernetto, che meriterebbe di essere pubblicato. Gaeta non riconosce a questi scritti la natura di poesie, ma lo sono, a tutti gli effetti, e sono pure opere di qualità.
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