Pietro D’Aguanno. Opere 1964 -2012
Dal 16 Novembre 2012 al 09 Dicembre 2012
Palermo
Luogo: Palazzo dei Normanni - Sala Duca di Montalto
Indirizzo: piazza del Parlamento 1
Curatori: Paola Nicita, Maria Antonietta Spadaro
Telefono per informazioni: +39 091 6262833
E-Mail info: fondazione@federicosecondo.org
Sito ufficiale: http://www.federicosecondo.org/it/mostre.html
Una personalità mite e discreta che ama il silenzio del proprio studio e, ancor di più, lavorare nella sua casa allo Stagnone di Marsala, quell’angolo di Sicilia dove isole di indecifrabile mistero vivono sospese tra mare e cielo.
La pittura come mestiere scrupoloso, nel significato più alto del termine, è la grande passione di D’Aguanno, formatosi con Giovanni Varvaro e Alfonzo Amorelli.
Nel suo percorso ha esplorato vari linguaggi sperimentando tecniche e forme, dal figurativo all’astratto, sempre con interna coerenza espressiva e tenendosi fuori da mode e “correnti”.
Dalle composizioni con giornali degli anni ’60 è approdato poi all’oggettività lucida e immota della corposa serie delle nature morte, nelle quali la commozione per il dettaglio definisce forme perfette nella loro straniata metafisica presenza. In un’altra fase dedicata ai paesaggi, troviamo lievi creazioni di luci riflesse, giocate tra mille gradazioni di verdi, grigi, azzurri, in una purezza atmosferica onirica e reale al contempo. Arriviamo ad un’altra serie di opere, i cosiddetti buchi neri, composizioni ottenute inserendo frammenti di antiche tele in un nuovo contesto pittorico: sofisticati “trapianti” di notevole effetto. Ha anche composto opere con fotografie o oggetti applicati sulla tela.
Infine egli ha elaborato con una tecnica mista decisamente più aggressiva – usando plastica fusa, smalto, cera, pece – paesaggi aspri come masse magmatiche: quasi un grido della natura di fronte ai tragici guasti ambientali che ne minacciano l’equilibrio.
La pittura come mestiere scrupoloso, nel significato più alto del termine, è la grande passione di D’Aguanno, formatosi con Giovanni Varvaro e Alfonzo Amorelli.
Nel suo percorso ha esplorato vari linguaggi sperimentando tecniche e forme, dal figurativo all’astratto, sempre con interna coerenza espressiva e tenendosi fuori da mode e “correnti”.
Dalle composizioni con giornali degli anni ’60 è approdato poi all’oggettività lucida e immota della corposa serie delle nature morte, nelle quali la commozione per il dettaglio definisce forme perfette nella loro straniata metafisica presenza. In un’altra fase dedicata ai paesaggi, troviamo lievi creazioni di luci riflesse, giocate tra mille gradazioni di verdi, grigi, azzurri, in una purezza atmosferica onirica e reale al contempo. Arriviamo ad un’altra serie di opere, i cosiddetti buchi neri, composizioni ottenute inserendo frammenti di antiche tele in un nuovo contesto pittorico: sofisticati “trapianti” di notevole effetto. Ha anche composto opere con fotografie o oggetti applicati sulla tela.
Infine egli ha elaborato con una tecnica mista decisamente più aggressiva – usando plastica fusa, smalto, cera, pece – paesaggi aspri come masse magmatiche: quasi un grido della natura di fronte ai tragici guasti ambientali che ne minacciano l’equilibrio.
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